Essere o avere? Alla ricerca della felicità

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In quale misura la crisi economica e la flessione degli acquisti di beni di consumo incidono sulla felicità individuale percepita? Un budget ridotto ci indurrà a scegliere tra il possesso di un oggetto od un’esperienza?

Questi i quesiti che hanno ispirato la ricerca di Thomas Gilovich e Matt Killigsworth, i cui esiti sono stati recentemente pubblicati negli Stati Uniti dalla rivista “Psychological Science”.

Dalle rilevazioni condotte da Gilovich, professore di psicologia dell’Università di Harvard e dal 2003 studioso degli stati umani in rapporto agli “acquisti esperienziali”, è emerso che vivere un’esperienza, – una vacanza, un viaggio, una mostra, uno spettacolo – , induca ad una felicità più intensa dell’emozione suscitata dal possedere un oggetto benché a lungo desiderato.

La ragione essenziale della gratificazione, infatti, non investirebbe direttamente né il desiderio del bene, preliminare e preparatorio al suo raggiungimento, né la sua detenzione, superata dalla persistenza della precedente o di una nuova richiesta di soddisfazione.

Diversamente, la felicità individuale si esplicherebbe non solo nella consumazione dell’esperienza in sé, ma soprattutto nella sua rinnovazione ed estensione per tutto il tempo della nostra esistenza, ovvero nella sua suscettibilità ad essere rivissuta nella memoria personale.

In breve, lo studio ha evidenziato la traslazione della scelta dal modello “essere/avere” alla individuazione della migliore destinazione di spesa, in termini di appagamento individuale ed anche di riflesso collettivo, dal momento che è stato dimostrato che i soggetti privilegianti gli acquisti esperienziali sono anche i più propensi a svolgere attività sociali.

Infine, a differenza del bene di consumo, l’esperienza gode dell’attribuzione della nostra più privata predilezione: se infatti la comparazione con altri oggetti quand’anche superiori potrà farci dubitare della soddisfazione procurata da quello ormai posseduto, la consapevolezza di quanto vissuto ne porrà al riparo il ricordo da ogni vano confronto.

(Fonte: La Stampa)

Petula Brafa

Pensioni 2015: erogazione uniformata al 10 di ogni mese

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Anche l’INPS si adegua all’indirizzo intrapreso dal governo per il contenimento della spesa pubblica. È allo studio, infatti, l’ipotesi di uniformare alla data del 10 di ogni mese l’erogazione delle prestazioni previdenziali, incluse le pensioni, le indennità civili e di accompagnamento nonché le rendite vitalizie Inail.

Il progetto, contenuto all’art. 26 della bozza del disegno della legge di stabilità 2015, si propone di razionalizzare la diversità dei tempi di pagamento, – conseguita all’incorporazione di altri Istituti quali l’Enpals ed in particolare  l’Inpdap, di cui si adotta proprio la convenzionale data mensile di liquidazione del trattamento pensionistico – , con un risparmio sulle commissioni bancarie fino a 20 milioni di euro all’anno.

La norma, inoltre, introdurrebbe altri provvedimenti ispirati al generale riordino dei costi: la cancellazione delle prestazioni economiche accessorie per le cure termali; la riduzione del 35% dei finanziamenti in favore dei patronati che prestano assistenza ai pensionati; il ridimensionamento del fondo per gli sgravi contributivi finalizzati ad incentivare la contrattazione di secondo livello, istituito nel 2007.

Infine, per prevenire le indebite erogazioni post-mortem e scongiurare le truffe perpetrate dai parenti delegati all’incasso, la bozza del testo di legge imporrà in capo al medico accertatore del decesso l’obbligo della comunicazione all’INPS entro 48 ore, tramite certificato telematico. In tal caso, le erogazioni sottoposte a riserva e già transitate su conto corrente bancario e/o postale dovranno essere restituite dagli istituti di credito, peraltro tenuti a segnalare, – nell’ipotesi di mancata provvista – , i dati dei titolari delle somme.

(fonte: Il Messaggero)

Petula Brafa

Truffe on line: attacchi ai clienti di Poste Italiane

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Nel corso delle recenti indagini sulla violazione degli account, la società di sicurezza Kaspersky ha registrato oltre 45.000 tentativi di phishing ai danni dei clienti di Poste Italiane nel terzo trimestre dell’anno.

E sebbene la cronaca quotidiana già da sé motivi la difesa attraverso l’adozione di software sempre più evoluti ed accorgimenti preventivi, sono ancora numerose le vittime degli hacker, professionisti della pirateria informatica e di illecite acquisizioni di dati ai danni degli utenti del web.

Nel caso di Poste, in particolare, molti clienti avrebbero ricevuto alcune email, apparentemente provenienti dalla Società, recanti un collegamento per l’accesso ad un sito “presunto”, previo inserimento di login e password, così da consentire il trafugamento dei dati bancari.

I cyber criminali non hanno difettato di varietà e fantasia, recapitando anche falsi messaggi “ufficiali” per comunicare l’avvenuto blocco o la disattivazione temporanea dell’account, o addirittura la ricezione di un telegramma leggibile solo on line, pur di invitare l’ignaro utente all’inserimento delle proprie personali chiavi d’accesso digitale al conto corrente.

La vigilanza della Polizia Postale ed i sistemi di sicurezza informatica possono ovviare al rischio, tuttavia la migliore prevenzione non può che cominciare da un uso consapevole del web, dall’attenzione alla condivisione delle proprie informazioni personali e dal diffidare delle sospette richieste di inserimento dati.

Petula Brafa

Accolti i ricorsi giudiziari promossi dai medici specializzandi 1982-2006

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La battaglia condotta dai medici per la mancata erogazione della legittima retribuzione, – durante gli studi di specializzazione sostenuti tra il 1982 ed il 2006 – , registra l’ennesima vittoria.

Ne dà notizia ‘Consulcesi’, società di servizi ed assistenza legale per i professionisti sanitari, da anni impegnata nella campagna di adesione alla class action promossa contro il Consiglio dei Ministri e la Tesoreria di Stato, ad oggi condannati a rimborsare, attraverso Banca d’Italia, ben 362 milioni di euro.

Dal comunicato stampa del 9 ottobre si apprende infatti che, con la sentenza n. 2181/14 del 5 marzo 2014, la Corte d’Appello di Roma ha riconosciuto oltre 17 milioni di euro ai 600 medici ricorrenti, rinnovando il giudizio già pronunciato da altri Tribunali aditi sull’intero territorio nazionale e consolidando l’orientamento giurisprudenziale sulla vicenda.

“Continuano ad arrivare assegni milionari e sempre più sentenze favorevoli ai nostri medici”, – ha affermato il Presidente onorario di Consulcesi Massimo Tortorella, – “ed il prossimo 20 ottobre parte la nuova azione collettiva, alla quale è possibile partecipare: anche i principali OMCeO, Sindacati ed Enti hanno convenzionato tutti i propri iscritti per l’adesione alle azioni di rimborso a costi ridotti.  Per le migliaia di professionisti in attesa di vedersi riconoscere ciò che è loro diritto” – ha concluso – “sono già a disposizione oltre 350 avvocati e consulenti legali, che rispondono gratuitamente al numero verde 800.122.777”

Il reiterato riconoscimento delle istanze ha indotto da tempo la Consulcesi a percorrere la via transattiva, più auspicabile per la riduzione di tempi e costi, non solo di giustizia: la rinnovata soccombenza dello Stato, – che ha recepito tardivamente la normativa europea sulla materia – , profila infatti il paventato rischio di esborsi per le casse pubbliche fino a 4 miliardi di euro.

In vista di una soluzione, la società ha proposto ben tre disegni di legge in Parlamento, finalizzati alla stesura ed alla definizione di un accordo di cui, tuttavia, potranno avvalersi solo quanti avranno promosso ricorso prima della trasformazione in legge.

Forte delle rivendicazioni riconosciute, Consulcesi ha preannunciato a breve anche la presentazione della prima azione di rimborso per la violazione della Direttiva europea n.2003/88 sugli orari di lavoro.

Ogni ulteriore approfondimento potrà essere acquisito tramite il sito www.consulcesi.it.

Petula Brafa

F24 cartaceo, addio: oltre i 1000 euro, obbligo di invio telematico

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In prossimità della scadenza TASI al 16 ottobre, i contribuenti italiani si confronteranno con le novità introdotte sul fronte delle modalità di pagamento.

Dal 1° ottobre, infatti, – come già i titolari di partita IVA – , anche i privati saranno obbligati all’invio telematico del modello F24 per gli importi superiori a mille euro, a saldo zero e per i crediti in compensazione con saldo finale maggiore di zero.

Al relativo versamento, si potrà provvedere attraverso i servizi on line dell’Agenzia delle Entrate e dell’Amministrazione finanziaria, con delega all’intermediario (nei casi di saldo zero) e tramite home banking.

Benché inaugurato dal proposito di ridurre i costi a carico dell’Erario, l’adempimento telematico, tuttavia, rischia di imbastire un ordito di difficoltà pratiche, non solo per le complessità dei regolamenti comunali in capo al calcolo della TASI, – ricadente su tutti gli immobili, inclusi quanti ad oggi esenti da ICI e IMU in virtù delle detrazioni fisse – , ma soprattutto per l’eventuale imperizia degli inesperti, dei più anziani e dei resistenti alla pur necessaria alfabetizzazione digitale.

Per istruire la migliore prassi, l’Agenzia delle Entrate ha pertanto diffuso la Circolare n.27/E (http://www.agenziaentrate.gov.it), indicando le procedure telematiche ed i casi di ammissione al persistente utilizzo cartaceo.

Sarà ancora consentito avvalersi degli sportelli bancari e postali per gli importi pari o inferiori a mille euro; per i modelli precompilati dall’Ente impositore per somme anche superiori, purché in assenza di crediti in compensazione; per i ratei in corso di tributi, contributi ed altre entrate fino al 31 dicembre, anche per cifre superiori a mille euro, per crediti in compensazione e per saldo zero; per gli aventi diritto ad agevolazioni fiscali nella forma di crediti di imposta, fruibili in compensazione solo presso gli agenti di riscossione; per le imposte in capo ai protestati ed ai cattivi pagatori privi di conto corrente, che, – a fronte dell’obbligo telematico e della mancata disponibilità di canali abilitati, potranno ricorrere ad un intermediario o, in ultima istanza, al modello cartaceo.

Petula Brafa

Tutela Ambientale e Degrado Urbano: Nuove Sanzioni contro l’Abbandono di Sigarette e Chewing gum

images (1)È stato recentemente depositato alla Camera il disegno di legge “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali“, collegato alla legge di stabilità 2014.

Lo si apprende dalle pagine del quotidiano romano “il Messaggero”: in particolare, “il ddl prevede che i Comuni installino nelle strade, nei parchi e nei luoghi di aggregazione degli appositi contenitori. Per questa ragione, la legge stabilisce che le norme entrino in vigore dal primo luglio 2015, proprio per permettere alle amministrazioni di attrezzarsi”.

Il progetto normativo si rivolge soprattutto alla maggiore tutela del territorio dal degrado causato dall’abbandono di mozziconi di sigarette e di gomme da masticare, secondo un’inveterata ed incivile abitudine tanto dannosa per l’ambiente quanto gravosa per le risorse della collettività.

Secondo i rilievi condotti nella Capitale, infatti, il Comune spende annualmente ben 5,5 milioni di euro per rimuovere 18 milioni di cicche e 15 mila chewing gum.

Ed altrove, in Italia, la situazione non è migliore, malgrado la puntuale installazione di posacenere e contenitori di raccolta per disincentivare l’inquinamento ambientale.

“La sanzione è sacrosanta, ma non sarà facile applicarla”, – ha dichiarato l’Assessore all’Ambiente al Campidoglio Estella Marino, distinguendo i poteri sanzionatori in capo ai rappresentanti di legge e la diffusione di una maggiore coscienza civile, mutuata dall’educazione e dal rispetto delle aree pubbliche, dalle strade ai parchi, rispettivamente luoghi di servizio e di aggregazione.

“È giusto muoversi su due fronti: la repressione ma anche la sensibilizzazione”.

Petula Brafa

Nuove Frontiere Farmacologiche contro l’Epatite “C”

imagesAll’esito della trattativa ancora in corso tra l’AIFA, l’Agenzia Ministeriale del Farmaco, e la produttrice americana Gilead, si profila favorevolmente la rimborsabilità del “Sofosbuvir”, il farmaco in grado di debellare, in un tempo compreso tra le 12 e le 24 settimane, il virus dell’epatite C, responsabile di diecimila casi all’anno in Italia.

Tuttavia, a causa della sperequazione tra l’elevato costo e i fondi nazionali stanziabili, la copertura potrebbe essere garantita solo ai pazienti più gravi ed affetti da cirrosi epatica, coinfezione con HIV, carcinoma epatico o in attesa di trapianto del fegato, ovvero a 30.000 su 400.000 casi attestati.

Del resto, lo stadio avanzato della malattia impone rimedi urgenti e tempi strettissimi.

Negare il farmaco a questi pazienti”, – ha dichiarato il Presidente di EPAC Onlus Ivan Gardini -, “significa condannarle a morire, ma a questo primo passo deve far seguito nel 2015 l’estensione della rimborsabilità a tutti gli affetti da epatite C, ovviamente a prezzo rinegoziato verso il basso”. “Anche se questo”, – aggiunge – , “significherà potenziare la rete dei centri ospedalieri autorizzati dalla regioni al trattamento, che oggi come oggi non possono prendere in carico più di 30mila pazienti”.

Per EPAC e per le altre associazioni di malati, infatti, la richiesta di accesso a cure rimborsabili riguarda un’utenza ben più numerosa dei soli casi gravi censiti e punta a salvaguardare il mutuo approvvigionamento dei farmaci già in commercio in favore dei pazienti cronici o cronicizzati.

L’immissione in mercato di nuovi prodotti farmacologici, infatti, da un lato incontra il plauso della scienza e le speranze dei malati, dall’altro la necessità di redistribuire le risorse destinate al Welfare sanitario, in Italia sempre più ridotte e suscettibili di ulteriori riduzioni.

La questione ha già raccolto l’interesse del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che, – in vista dei recenti traguardi della ricerca farmaceutica e della prossima presentazione al pubblico dei costosi anticorpi monoclonali contro l’Alzheimer e dei nuovi antitumorali – ,  ha rivolto ai colleghi europei l’invito a “fare gruppo per ridurre i costi delle cure” e ha proposto la creazione di un “fondo speciale” Ue per garantire l’accesso ai farmaci innovativi.

Petula Brafa