Bonus barriere architettoniche al 75%. L’ADE si è espressa.

Come già evidenziato in un altro articolo dopo lo stop allo sconto in fattura deciso dal governo erano comparsi in rete molti spot pubblicitari su lavori in detrazione al 75% con la possibilità dello sconto in fattura. Si tratta in pratica del bonus barriere architettoniche al posto del normale ecobonus al 50% e abbiamo cercato di fare un po’ di chiarezza.

Si è venuta a creare una strada  alternativa al DL 11/2023 che ha praticamente abolito la possibilità di scegliere  la cessione del credito oppure  lo sconto in fattura sui lavori non ancora cominciati alla data del 17 febbraio 2023. Si tratta del bonus  barriere architettoniche. ll bonus barriere architettoniche 2023 riguarda cittadini e imprese che possono usufruire di detrazione IRPEF al 75% su dei lavori che sono agevolabili anche se nell’edificio sono assenti  persone disabili e over 65.

Per quanto concerne gli infissi, le porte, le finestre e le porte-finestre questi devono essere facilmente utilizzabili. Per questo  i meccanismi di apertura e chiusura devono essere tali che chi gli utilizza  li può manovrare facilmente  e con poca forza. (a titolo di esempio riportiamo come le ante mobili degli infissi esterni devono poter essere usate esercitando una pressione non superiore a kg 8).

Molti erano però i dubbi e le incertezze degli addetti ai lavori sull’applicabilità della norma. Ora l’Agenzia delle Entrate ha dato delucidazioni attraverso la Circolare 17 /analizzano l’argomento in 5 parti:
1) gli aspetti generali (i riferimenti di legge)
2) chi sono  i beneficiari
3) quali sono i limiti di detraibilità
4) quali sono gli interventi ammessi
5) quali sono le alternative alla fruizione diretta della detrazione: contributo sotto forma di sconto o cessione del credito.

Segnali positivi erano già arrivati in precedenza dall’Ade ma con questa circolare ha fugato ogni dubbio.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Agenzia delle Entrate ed accertamenti fiscali: casi in cui scattano i controlli.

In questo articolo parleremo dei possibili casi sospetti che fanno scattare un accertamento fiscale. Il primo tra tutti è il pagamento di fatture false ovvero quando si ha uno scambio di denaro per una prestazione mai erogata. A volte tali documenti fiscali sono emessi solo per ricevere contributi  o sconti statali. Il rischio di essere scoperti è alto e le conseguenze riguardano sia chi crea la fattura falsa sia colui che la paga. Un altro caso che desta sospetti è il rimborso per spese non dimostrabili. Spesso si ricevono soldi da persone con cui non si hanno rapporti contrattuali o di parentela. In queste situazioni è necessario dimostrare, con un documento, la spesa sostenuta ad esempio un biglietto aereo, uno scontrino, la fattura di un pernottamento in hotel. Dello stesso avviso anche i bonifici non dimostrabili specie se gli importi sono alti: in questo caso bisogna avere un documento scritto per giustificare il bonifico. Dire “è un regalo»” non salva dall’accertamento poiché le donazioni da estranei scontano sempre un’imposta dell’8% sul valore del bene. Solo quelle tra genitori, nonni o coniugi hanno una franchigia di un milione ed un’aliquota pari al 4% mentre quelle tra fratelli e sorelle hanno una franchigia di 100mila euro ed un’aliquota del 6%.

Destano sospetti anche i bonifici esteri. L’Agenzia delle Entrate in questi casi potrebbe avviare un’indagine coinvolgendo anche la Banca che, per ottemperare agli obblighi di antiriciclaggio, potrebbe chiedere spiegazioni. Se le risposte del cliente sono insufficienti la pratica è segnalata all’Agenzia delle Entrate ai fini dell’accertamento di evasione fiscale. Se il contribuente è un imprenditore o un professionista, i controlli bancari possono essere estesi anche al conto corrente del coniuge. Quando i passaggi di denaro tra marito e moglie sono intensi e periodici, oppure quando si tratta di cifre elevate, l’Agenzia delle Entrate supera la presunzione che si tratti di normali contributi di assistenza familiare e può sospettare un tentativo di evasione.

Attenzione poiché potrebbe succedere che, per una operazione poco trasparente, seppur lecita, l’Agenzia delle Entrate inserisca il nominativo della persona coinvolta nelle “liste selettive”, ossia l’elenco dei contribuenti a maggior rischio evasione. Ricordiamo che l’Agenzia delle Entrate può verificare la posizione del contribuente fino a cinque anni dopo la scadenza del termine per l’invio della dichiarazione dei redditi relativa al periodo di imposta considerato.

Direttore responsabile
Buzzoni Umberto

Bonus rubinetti ed altre proposte degne di nota.

Al fine di scoraggiare l’uso delle bottiglie di plastica ed incentivare il consumo di acqua proveniente direttamente dal rubinetto di casa è previsto un bonus fino a milleeuro per l’installazione di appositi filtri. La proposta fa parte della lista degli emendamenti presentati in commissione di Bilancio al Senato: la detrazione è fino a 1.000 euro per chi installa in maniera privata i filtri per la depurazione dell’acqua, ed aumenta sino a 5.000 euro se si tratta di attività commerciali. L’idea nasce per limitare e ridurre al minimo l’uso di bottiglie e contenitori in plastica materiale altamente inquinante per l’ambiente.

In lista ci sono anche altre proposte molto interessanti tra cui l’introduzione del vuoto a rendere per i contenitori in plastica ed  in vetro per acqua, bibite, saponi, detersivi; la riduzione dell’aliquota Iva per i prodotti igienici biodegradabili tra cui gli assorbenti femminili  ed i pannolini lavabili. In arrivo anche ecobonus per alberghi e strutture ricettive che installano eco compattatori ricaricabili nei bagni delle camere e degli spazi comuni.

Direttore responsabile
Buzzoni Umberto

Scontrino elettronico al via dal 1 gennaio 2020: ecco cosa cambia.

A partire dal primo gennaio entra in vigore lo scontrino elettronico obbligatorio per tutti i commercianti al dettaglio. Di conseguenza sarà necessario l’acquisto di un nuovo registratore di cassa telematico oppure l’aggiornamento del proprio per potersi collegare direttamente all’Agenzia delle Entrate. Cosa cambia per i clienti? Il consumatore al posto dello scontrino tradizionale riceverà un documento con valenza  commerciale, quindi non idoneo ai fini delle detrazioni ma valido per garanzie, cambi e resi. Il documento commerciale potrà essere rilasciato al cliente in formato cartaceo oppure via mail. In accordo con il cliente, sarà possibile avvalersi solo del formato elettronico a patto che si garantisca l’autenticità e integrità. La parte fiscale sarà invece trasmessa direttamente all’Agenzia delle Entrate.

Se il cliente volesse avere una copia del documento commerciale fiscale l’esercente è obbligato ad emetterla: attenzione perché il cliente può richiederla solo ed esclusivamente in fase di acquisto. Insieme all’introduzione dello scontrino elettronico prenderà il via anche la “lotteria dei corrispettivi“ a cui potranno partecipare i consumatori su richiesta fornendo il proprio codice fiscale. L’obiettivo è incentivare i clienti a chiedere lo scontrino per avere strumenti tracciabili e contrastare l’evasione fiscale. Sono inoltre previsti incentivi per chi utilizza metodi di pagamento elettronici.

Direttore responsabile
Buzzoni Umberto

 

Arriva lo scontrino elettronico!

Tempo di cambiamenti anche per il tradizionale scontrino di carta che, come la fattura, verrà sostituito da quello elettronico.  I commercianti dovranno affrettarsi e cambiare il vecchio sistema di emissione del documento fiscale a partire dal prossimo primo luglio, data in cui ci sarà

l’addio definitivo alla carta.  Inizialmente è bene sottolineare che il cambiamento riguarderà solo gli esercizi commerciali con un fatturato superiore ai 400mila euro.

L’obbligo sarà esteso a tutti i commercianti italiani dal primo gennaio del 2020. Sono previste delle agevolazioni per acquistare i nuovi registratori di cassa che saranno dotati di un sistema di memorizzazione interna in grado di gestire tutte le transazioni commerciali. Gli incassi giornalieri saranno comunicati direttamente all’Agenzia delle Entrate che potrà monitorare con rapidità i movimenti di ogni singolo negozio.  

Direttore responsabile
Buzzoni Umberto

Hai pagato le tasse? Ecco come il fisco pignora il conto corrente

Hai Il fisage1co come creditore?
Ora il tuo conto corrente può essere pignorato in maniera automatica
, senza bisogno di un procedimento in tribunale, davanti al giudice. Questo quanto riportato su laleggepertutti.it. Basta solo che l’Agente per la riscossione, “ex Equitalia”, è notificare la cartella di pagamento al contribuente, attendere almeno 60 giorni e poi notificare l’atto di pignoramento alla banca e al debitore. Decorsi altri 60 giorni dalla notifica del pignoramento senza che, nel frattempo, il debito sia stato saldato o sia stata presentata la domanda di dilazione, le somme bloccate vengono accreditate sul conto corrente dell’esattore.
Quando il creditore è un soggetto privato il pignoramento del conto corrente avviene essenzialmente in tre passaggi:
la notifica al debitore dell’atto di precetto, un’intimazione cioè ad adempiere al più presto al pagamento delle somme indicate (maggiorate delle spese legali). Se il debitore non paga entro 10 giorni, il creditore può passare al gradino successivo. Ma se trascorrono più di 90 giorni, il precetto ‘scade’ e va nuovamente notificato. L’atto di precetto non specifica quale sarà il tipo di pignoramento che verrà eseguito: il creditore può, dunque, decidere anche all’ultimo minuto;
la notifica al debitore e alla banca del vero atto di pignoramento: questo ha lo scopo di “vincolare” le somme presenti sul conto corrente nageei limiti d
ell’importo. Dunque il correntista non potrà più prelevarle, né la banca potrà pagare eventuali Rid o assegni con tali somme. La banca deve comunicare al creditore via Pec o con raccomandata, se sul suo conto corrente sono presenti somme di denaro quindi, ne conferma il blocco;
l’atto di pignoramento contiene anche una citazione, ossia l’invito a presentarsi davanti al giudice del tribunale nella sezione esecuzioni forzate, in una specifica data. Il giudice verifica se la banca ha già comunicato al creditore la presenza di somme sul conto. In tal caso si emette un provvedimento con cui assegna il denaro pignorato al creditore.
Quando il creditore è il fisco, le cose cambiano. I passaggi da tre diventa uno soltanto. Da una parte la cartella di pagamento è anche atto di precetto, quindi, non c’è bisogno di una seconda notifica. D’altra parte, l’Agente per la riscossione “ex Equitalia” è infatti autorizzato a procedere in autonomia, senza bisogno dell’autorizzazione del giudice.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Spid, identità digitale: si parte ma non tutti sono pronti

Domani il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione, Marianna Madia, e il direttore generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), Antonio Samaritani, daranno il via allo SPID, il Sistema pubblico per l’identità digitale. Ogni cittadino e ogni impresa potranno ottenere un PIN unico per accedere ai servizi online della Pubblica Amministrazione italiana. Addio alla miriade di user e password da tenere a mente per interloquire con ministeri, regioni, comuni, scuole, fisco, previdenza sociale, aziende sanitarie, eccetera.

Si comincerà con un piccolo gruppo di amministrazioni centrali e periferiche che hanno partecipato alla fase sperimentale: Agenzia delle Entrate, Inps, Inail e Agenzia per l’Italia Digitale; le regioni Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Marche. Unico comune per ora è quello di Firenze. In tutto saranno offerti 300 servizi, in gran parte già disponibili. Le altre amministrazioni dovranno adeguare le piattaforme informatiche agli standard di sicurezza indicati dall’AgID.

Il Governo vorrebbe dare il PIN unico a dieci milioni di cittadini e imprese entro il 2017. Obiettivo ambizioso, perché significa che ogni Pubblica Amministrazione deve essere in grado di interagire con gli standard indicati dall’AgID. Comunque tutti i portali web della PA dovranno consentire l’accesso ai propri servizi tramite il PIN unico entro 24 mesi. L’identità SPID è costituita da credenziali con caratteristiche differenti in base al livello di sicurezza richiesto per l’accesso. Esisteranno tre livelli di sicurezza, ognuno dei quali corrisponderà a tre diversi livelli di identità SPID. Pubbliche amministrazioni e privati definiranno autonomamente il livello di sicurezza necessario per poter accedere ai propri servizi digitali.

Alla vigilia della conferenza stampa per il lancio dell’iniziativa siamo andati a vedere come si sono attrezzati i tre Gestori accreditati dall’AgID: Poste Italiane, Infocert e TIM Trust Technologies.

Ebbene, solo Poste Italiane sembra essere già pronta con il suo PosteID, già adottato per i servizi offerti dall’azienda. La soluzione di Poste, infatti, è abilitata per lo SPID, come si evince dal logo della pagina dedicata al servizio. Quanto a Infocert, ancora oggi nella pagina dedicata allo SPID c’è soltanto un modulo da compilare per prenotarsi. “Una volta inviata la domanda – c’è scritto – ti risponderemo al più presto all’indirizzo mail inserito”. C’è un annuncio di disponibilità del servizio anche sul sito di TIM Trust Technologies: “TIMid sarà disponibile a breve su Nuvola Store oppure sul nostro Store online. Dopo aver verificato la tua identità, ti invieremo le tue credenziali SPID e da quel momento potrai usarle per entrare nei siti che aderiscono a SPID”.

Sembra strano che a distanza di poche ore dall’avvio dello SPID i gestori non siano pronti. E c’è un’altra perplessità. L’Agenzia per l’Italia digitale ha sempre garantito che per lo SPID non si pagherà nulla, ma sui siti di Infocert e TIM Trust Technologies si precisa che il servizio “è gratuito per i primi 2 anni”. E dopo, quanto costerà l’eventuale rinnovo? Di cifre non c’è traccia. Non è un bell’esordio, almeno dal punto di vista della trasparenza.

fonte La Repubblica