Test genetici: un secco no di Slow Medicine al “fai dai te”.

Di recente sono aumentate su internet le vendite dei test genetici: il prezzo invitante spinge il consumatore all’acquisto per conoscere il proprio stato di salute futuro. Non tutti sanno però che questi esami vanno prescritti dal proprio medico di fiducia solo in casi particolari. I test genetici si possono trovare in vendita sia su internet che presso le farmacie: attenzione però poiché i loro risultati possono essere imprecisi ed il consumatore finale può non conoscere il giusto metodo per interpretarli.

Il codice genetico rappresenta infatti solo uno dei diversi fattori che possono essere causa di malattie: sono quindi esclusi molti altri fattori tra cui quelli ambientali. Pensiamo ad esempio al fumo, all’abuso di alcol, all’alimentazione quotidiana ed all’attività fisica: ognuno ha abitudini e ritmi di vita differenti che i test non considerano. Lo stile di vita quindi influisce moltissimo sulle probabilità di ammalarsi. Il consiglio degli esperti di Slow Medicine, un movimento culturale che si occupa dell’individuazione di pratiche a rischio, è quello di diffidare da questi test senza un’indicazione ed una prescrizione medica precisa. Il rischio di queste analisi senza una corretta interpretazione è che i risultati possano generare inutili allarmi o finte rassicurazioni nei confronti di chi li utilizza.

Direttore responsabile
Buzzoni Umberto

Visite fiscali: cosa cambierà a breve nella prassi.

Dal primo settembre entreranno in vigore le nuove normative che disciplinano il settore delle visite fiscali per controllare lo stato di salute dei dipendenti in malattia. Sarà l’INPS ad occuparsi delle visite anche per i dipendenti pubblici al posto delle Asl, che finora si erano occupate della pubblica amministrazione. La prima fase punterà ad una migliore copertura territoriale per sopperire alla carenza di medici disponibili. In secondo luogo verranno modificati gli orari di reperibilità. Attualmente, ricordiamo, per la pubblica amministrazione sono dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 mentre per i privati dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.

Dal primo settembre però le fasce di reperibilità saranno le stesse sia per i dipendenti privati che per quelli pubblici. Cosa succede se, arriva un controllo e non siete a casa? Nei casi di assenza alla visita fiscale all’indirizzo stabilito nel certificato medico e negli orari di reperibilità sono previste sanzioni pari al 100% dell’indennità di malattia percepibile per i primi dieci giorni di malattia in caso di prima assenza; 50% del restante periodo per la seconda assenza; 100% dell’intera indennità per irreperibilità alla terza visita. In caso di assenza alla vista fiscale INPS all’indirizzo indicato nel certificato medico, se non si tratta di una patologia esonerata, il lavoratore può comunque presentare, entro 15 giorni dalla sanzione, una giustificazione.

Sia per i lavoratori dipendenti pubblici che privati le assenze possono essere giustificate in caso di: forza maggiore, situazioni che hanno reso necessaria la presenza del lavoratore altrove, accertamenti specialistici contemporanei alla visita fiscale. In questi casi comunque il dipendente, se deve allontanarsi dall’indirizzo indicato durante le fasce di reperibilità per effettuare una visita specialistica o per altri motivi, sempre documentati, è tenuto a comunicare l’assenza all’amministrazione pubblica presso la quale è impiegato che, a sua volta, riferirà all’INPS.

Vacanze rovinate? Ecco quando il tour operator si fa carico dei danni.

Siete andati in vacanza ma si è trattato di tutt’altro? Il tour operator in alcuni casi è responsabile se viene dimostrata la gravità dei danni subiti da un punto di vista oggettivo, che escluda cioè il pregiudizio del turista. Quanto appena detto è stato stabilito nell’ordinanza n. 6830, del 16 marzo 2017, emessa dalla Corte di Cassazione in merito alla vicenda di un turista, derubato ed aggredito in maniera violenta all’interno di un villaggio, durante un periodo di vacanza organizzato da un’agenzia di viaggi. Il Tribunale accolse in parte le richieste del turista in merito al danno non patrimoniale da vacanza rovinata e al danno da lesioni subite aggiungendo inoltre l’inadempimento contrattuale per il costo della vacanza non goduta.

A questa condanna Il tour operator ricorreva in Cassazione che, rifacendosi ad una precedente sentenza, dichiarò: “l’organizzatore di un pacchetto turistico è tenuto a risarcire qualsiasi danno subito dal consumatore anche quando la responsabilità sia ascrivibile esclusivamente ad altri prestatori di servizi, salvo il diritto della stessa a rivalersi nei confronti di questi ultimi”. In sostanza viene sancita la responsabilità dell’organizzatore per l’inadempimento delle obbligazioni derivanti dal contratto, affermando, di conseguenza, il diritto del consumatore, in tale ipotesi, al risarcimento del danno morale. Inoltre si continua a leggere nella sentenza che “nel caso in cui l’ inesatta esecuzione delle prestazioni offerte nel pacchetto turistico non sia di scarsa importanza ai sensi dell’art. 1455 c.c., il turista può chiedere, oltre e indipendentemente dalla risoluzione del contratto, un risarcimento del danno correlato al tempo di vacanza inutilmente trascorso ed all’irripetibilità dell’occasione perduta”.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Sana alimentazione elisir lunga vita, nonni Cilento testimonial

“La pastina e il brodino? No, quelle le mangiano gli ammalati. Noi stiamo bene, non abbiamo problemi di salute e a pranzo prepariamo pasta, quando è possibile fatta in casa, con pomodoro fresco, coltivato e raccolto nei nostri terreni”. Parola di Giovannina, 85 anni, e Maria, 90, vivaci nonnine di Pioppi di Pollica (Sa), testimonianze viventi di come la giusta alimentazione possa essere l’elisir di una vita lunga e in salute.

La dieta mediterranea, nei territori in cui la ricerca scientifica su questo regime alimentare è nata e si è sviluppata, è uno dei temi del workshop “Dentro la neurologia del territorio – Workshop point of care su epilessia, Parkinson, Alzheimer e depressione“, che si è svolto a Pollica (Sa), organizzato da Ainat (associazione dei neurologi ambulatoriali).

“Il segreto della nostra longevità? Tanto lavoro nei campi e una sana alimentazione con i prodotti della nostra terra, a partire dalla colazione”, raccontano le lucidissime Giovannina e Maria, il cui stile di vita, insieme a quello dei cosiddetti grandi anziani del Cilento, è ormai oggetto di studi e ricerche in tutto il mondo. “Riunendoci a Pollica, abbiamo voluto rendere omaggio alla dieta mediterranea e ai suoi effetti benefici anche nella prevenzione delle patologie neurologiche – spiega Gennaro Barbato, responsabile scientifico del workshop – L’ottimo stato di salute delle nonnine è un ulteriore riscontro, dal punto di vista pratico, degli studi scientifici sul rapporto tra longevità, sana alimentazione e qualità della vita. Mente sana in corpo ben nutrito, si potrebbe sintetizzare parafrasando un antico adagio”.

Gli alberi per l’acqua: senza foreste avremmo più sete

Ogni volta che aprite il rubinetto dell’acqua per riempire una teiera o una pentola per cuocere del riso o della pasta, pensate a chi lo ha reso possibile: una foresta. Potrebbe essere lontana cento o più chilometri dal luogo in cui vi trovate, ma è assai probabile che dobbiate la vostra tazza di the, almeno in parte, agli alberi che hanno contribuito a catturare l’acqua, e che l’hanno fatta filtrare per un lungo viaggio sino a voi.

L’importanza delle foreste per il ciclo dell’acqua non può essere sottovalutata. Esse rallentano il flusso dell’acqua, facendola filtrare delicatamente attraverso il suolo, garantendo stabili forniture per tutto l’anno, anche durante le stagioni più aride. Allo stesso tempo, le foreste filtrano l’acqua che entra nei fiumi, nei laghi, nei corsi d’acqua e nelle falde sotterranee, aumentando la qualità di questa risorsa vitale. Una ricerca in Burkina Faso ha dimostrato che un singolo albero può aiutare a ricaricare le falde acquifere, facendo sì che l’acqua non evapori dal suolo, grazie alle radici che consentono all’acqua piovana di filtrare più profondamente nel terreno, fornendo così acqua potabile pulita e sicura.

Lo stretto ed essenziale rapporto tra le foreste e l’acqua è il tema della Giornata internazionale delle Foreste di quest’anno, che si celebra il 21 marzo. La FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, coglie quest’occasione per evidenziare il ruolo cruciale che le foreste svolgono nella fornitura di acqua di buona qualità per una popolazione mondiale in continua crescita. Oltre a garantire l’approvvigionamento di acqua potabile, la gestione delle foreste riduce la povertà mediante la creazione di posti di lavoro, aiuta a prevenire gli incendi boschivi, protegge i bacini idrografici e fornisce altri servizi, come la rimozione dell’anidride carbonica dall’aria che respiriamo.

fonte La Repubblica

Facebook avrà più iscritti morti che vivi entro la fine del secolo

Un grande «cimitero virtuale», il più grande. Entro la fine del secolo, su Facebook ci saranno più morti che vivi. Secondo le statistiche, come riporta l’Independent, all’attuale ritmo di crescita il social network più famoso al mondo, nel 2098 conterà miliardi di persone ormai decedute ma ancora con un profilo attivo. A oggi, gli utenti che ogni mese utilizzano il social di Zuckerberg sono 1,5 miliardi, ma cosa succederà quando tutti i proprietari saranno morti? Facebook non cancella gli account anche se appartenenti a persone che ormai non ci sono più, lasciando il compito a parenti e amici del defunto di amministrare il profilo attraverso la funzione «contatto erede».
Il profilo diventa così «commemorativo», un ricordo per chi ancora resta in vita, visibile a tutti.

Il «turning point» del 2098
Hachem Sadikki, un ricercatore della University of Massachusetts, ha calcolato le tempistiche basandosi sul sempre più basso tasso di crescita del social network e ha stabilito che all’attuale ritmo di crescita e se continuerà a esistere, a partire dal 2098 il rapporto vivi/morti su Facebook si invertirà. Così il social network sarà caratterizzato da un enorme numero di account «morti», non eliminabili se non da chi è in possesso della password di accesso. Anche venendo selezionati come contatti erede non è infatti possibile eliminare completamente il profilo del morto. Secondo alcune stime, nel 2016 moriranno circa 970 mila utenti di Facebook: una cifra nettamente superiore ai 390 mila del 2010 e ai 580 mila del 2012, dovuta ovviamente al numero maggiore di utenti attualmente presenti sul portale. Onde evitare una situazione piuttosto spiacevole, è sufficiente che i soggetti desiderosi di entrare a far parte della community virtuale leggano il regolamento interno al sito e ripongano le credenziali al sicuro. Almeno per facilitare il compito agli eredi.

Il «contatto erede»
Facebook ha cercato di aggirare il problema chiedendo agli utenti di nominare un «Legacy contact», una sorta di esecutore online. Una persona scelta per gestire il proprio account se viene reso commemorativo. L’età minima per selezionare un contatto erede è di 18 anni. La nuova funzione arriva dopo 11 anni dalla nascita del noto social network in seguito a numerose polemiche su come Facebook ha gestito gli account degli utenti defunti.

fonte Il Corriere della Sera

Nasa: il 2015 l’anno più caldo degli ultimi 136 anni

Il clima cambia molto rapidamente infatti se un decennio fa un mutamento climatico richiedeva una gestazione molto lunga, oggi le stagioni cambiano in continuazione con inverni che sembrano primavere ed estati sempre più africane. Secondo i dati Nasa il 2015 è stato l’anno più caldo in assoluto degli ultimi 136 anni e il primo mese del 2016 ha stabilito un nuovo primato dato che era dal 1880 che il mese di gennaio non fosse così caldo.

Per misurare l’andamento delle temperature viene considerato l’aumento della temperatura globale del pianeta terra che è di 1,13 gradi rispetto alle media trentennale 1951-1980, uno sbalzo di temperatura dalla media più alta mai registrato nella storia ed è la quarta volta consecutiva in cui la temperatura sale di oltre un grado sopra la media dopo ottobre (+1.06 gradi), novembre (+1.02) e dicembre (+1,11).

Una delle cause dell’aumento delle temperature è l’anticiclone El Niño che riscalda le acque del Pacifico ma come spiegato da Stefan Rahmstorf, studioso del Potsdam Institute, El Niño ed altri anticicloni simili possono comportaere un aumento della temperatura di 0,2 gradi centigradi al massimo, mentre “oltre l’80% dell’aumento è dovuto al riscaldamento climatico”. Con l’affievolirsi del Niño nei prossimi mesi potrebbero scendere in parte le temperature globali ma “il trend di riscaldamento andrà avanti finché non elimineremo i combustibili fossili”.