Social Card agli Immigrati e la polemica dei 40 euro al mese

di Umberto Buzzoni

Un emendamento del governo ha scatenato una forte polemica perché è stato inteso come un’estensione della social card anche agli immigrati. In realtà pero’ l’emendamento era relativo alla compensazione delle Poste per i costi di distribuzione da gennaio a marzo del 2014 e non comporta modifiche ai criteri per l’accesso alla prestazione.

Infatti viene confermata la misura prevista nella manovra del 2013 che già prevedeva questa estensione tanto da essere già attiva da mesi la sperimentazione della concessione della social card agli immigrati con regolare permesso di soggiorno.

La Carta Acquisti vale 40 euro al mese ed è volta a sostenere i cittadini che si trovano in difficoltà economiche e che possono avvalersi di questo credito per la spesa sanitaria, alimentare e per il pagamento dell’utenza elettrica e bollette del gas.

La commissione Bilancio approvando l’emendamento del Governo ha alzato il Fondo non autosufficienze a 400 milioni di euro rispetto ai 250 iniziali ma i 150 milioni in più arriveranno dal fondo per la famiglia e varrà solo per il 2015.

“La Buona Scuola”, ultimissimi giorni per la consultazione on line

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C’è ancora tempo fino a sabato 15 per partecipare alla consultazione pubblica su https://labuonascuola.gov.it, l’iniziativa promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero per l’Istruzione ed inaugurata lo scorso 15 ottobre, al fine di avviare un importante programma di riforme nel mondo della scuola.

Il progetto prende il nome da “La Buona Scuola”, il rapporto on line contenente una serie di proposte per ogni ordine e grado di istruzione scolastica, articolate in capitoli programmatici e volte ad affrontare le principali questioni pendenti nell’ambito dell’organizzazione dell’insegnamento, delle relative premesse e finalità, nonché del ruolo di ciascuno dei soggetti coinvolti.

Attraverso la registrazione e la consultazione del materiale sottoposto, – il questionario telematico, l’esame dei risultati dei dibattiti sul territorio ed il confronto nei forum per sezione – , sarà possibile partecipare con osservazioni e suggerimenti alle proposte in corso, in materia di assunzioni e superamento del precariato docente, percorsi di formazione e carriera, autonomia e abbattimento della burocrazia, revisione ed attualizzazione dei programmi di studio, agevolazione del rapporto tra scuola e lavoro, risorse pubbliche ed apertura ad investimenti privati.

All’esito della consultazione, i risultati raccolti saranno esaminati e contribuiranno all’elaborazione di un disegno di legge, poi sottoposto all’esame del Parlamento, mentre le Linee Guida predisposte dal Governo, integrate con le proposte di tutto il mondo della scuola, nel gennaio 2015 saranno concretizzate in decreto legge, con entrata in vigore comunque successiva all’anno scolastico 2015/2016.

Al 7 novembre, il sistema ha registrato ben 900.00 accessi, 100.000 partecipanti on line, 1200 dibattiti, 2500 proposte, 6000 commenti ed oltre 33.000 voti nelle stanze pubbliche della sezione “Costruiamo insieme la buona scuola”.

Parallelamente al cantiere digitale, “La Buona Scuola” ha attivato anche un tour nazionale attraverso eventi lungo l’intera penisola organizzati nel calendario disponibile al’indirizzo https://labuonascuola.gov.it/area/m/32/?_gmln_m=m4111 ed aperti alla partecipazione di Regioni, uffici scolastici, associazioni, fondazioni e privati.

Fonte: www.labuonascuola.gov.it

13 novembre 2014

Petula Brafa

Disabilità e Scuola: la protesta delle famiglie

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Si è svolta ieri 5 novembre la manifestazione in piazza Montecitorio a Roma organizzata dall’Associazione Onlus “Tutti a Scuola” (http://www.tuttiascuola.org/), operativa da oltre dieci anni nel settore dell’infanzia e costituita da genitori che  “in un paese normale … non dovrebbero essere costretti a rivolgersi alla Magistratura per garantire ai propri figli disabili un tempo scuola di qualità”.

L’iniziativa, – inserita nel ciclo delle agitazioni avviate martedì 4 dal raduno del “Comitato 16 novembre”, che raccoglie i malati di SLA e le rispettive famiglie, dinanzi al Ministero dell’Economia, e protesa verso la dimostrazione dei dipendenti pubblici, sotto l’egida delle maggiori sigle sindacali, attesa per sabato 8 – , ha contestato i tagli del governo nelle politiche scolastiche, a danno dei bambini e dei ragazzi affetti da disabilità.

Per visualizzare la gravità della situazione vissuta dagli interessati e dalle famiglie, i manifestanti hanno apposto una ghigliottina in piazza, a simbolo dirompente del grave problema sociale evidentemente sottovalutato dal governo.

 “Siamo qui perché la politica non conosce i disabili, anzi li condanna a morte quando fa finta di non vederli. Fa finta, come con l’ultima manovra di stabilità, di spostare le risorse verso qualcuno”, – ha dichiarato Toni Nocchetti, Presidente della Onlus “Tutti a scuola“. “Il finanziamento al fondo nazionale delle politiche sociali è assolutamente “ridicolo”, come l’ha definito il sottosegretario all’Istruzione del Pd Faraone, il finanziamento al fondo della non autosufficienza. Delle mance i disabili non sanno che farsene” – ha concluso.

Per sollecitare l’attenzione dell’opinione pubblica, l’Associazione ha inaugurato una campagna di sensibilizzazione unitamente a Il Fatto Quotidiano, pubblicando lettere e testimonianze provenienti da tutto il territorio nazionale.

“Sono lettere che raccontano di una scuola che muore intorno agli alunni più fragili” – ha spiegato il Presidente, lamentando il silenzio delle istituzioni.“Avevamo chiesto di incontrare il ministro Giannini, al quale vorremmo consegnare le lettere e provare a far comprendere al presidente del Consiglio che un Paese si governa insieme e soprattutto partendo dai più deboli,” – ha concluso – ,“ma probabilmente questa è una corda che suona stonata”.

Fonte: il Fatto Quotidiano, Tutti a scuola

6 novembre 2014

Petula Brafa

Medicina: nuova scoperta italiana nella diagnosi prenatale

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Dopo la pubblicazione sulla rivista “Journal of Prenatal Medicine”, è stata presentata a Roma la “NGPD Next Generation Prenatal Diagnosis”, ultima frontiera degli esami di villocentesi e amniocentesi genomica, in grado di aumentare dal 7% al 80% la attuale percentuale di diagnosi delle malattie genetiche.

Ne sono autori i ricercatori italiani della SIDIP – Italian College of Fetal Maternal Medicine, autorevoli esperti nello studio del DNA fetale, che del nuovo metodo diagnostico hanno illustrato la assoluta rivoluzionarietà.

“Mentre un tempo le normali amniocentesi e villocentesi erano in grado di analizzare solo il numero dei 46 cromosomi, oggi è possibile studiarne l’intima struttura” – ha dichiarato il dott. Claudio Giorlandino, ginecologo e segretario generale SIDIP. “Si possono così escludere, oltre alle anomalie cromosomiche più comuni, anche le più rare e gravissime patologie genetiche, dalle cardiopatie congenite alle malattie cerebrali, ai nanismi, alle forme di autismo conosciute, ai ritardi mentali sindromici e alle centinaia di altre sorprese che ogni giorno si scoprono dopo la nascita” – ha concluso.

Operando direttamente sul DNA fetale, l’esame si avvale di una tecnica già in uso per la diagnosi di una malattia genetica per volta, estendendo la verifica simultanea a centinaia di altre patologie.

“Abbiamo provato ad applicare la NGS Next Generation Sequencing alla diagnosi prenatale in utero ed è stata una scoperta eccezionale, senza precedenti”, – ha spiegato il dott. Alvaro Mesoraca, biologo e ricercatore SIDIP – . “Abbiamo messo a punto un software validato CE che identifica le patologie selezionate da diagnosticare sul feto. La Ngpd prevede lo studio di circa 300 geni che sono alla base della maggior parte delle malattie genetiche rilevabili in utero: patologie cardiovascolari, scheletriche, malformative, neurologiche”.

E ridotto è anche il rischio di abortività, compreso tra lo 0,1% e lo 0,2%, come ha illustrato il dott. Pietro Cignini, ginecologo e consigliere Sidip. “A dimostrazione della assoluta sicurezza della metodica,” – ha dichiarato il medico -, “lavori scientifici di alta evidenza clinica hanno stabilito come la percentuale di aborto tra chi esegue l’amniocentesi o la villocentesi e chi non vi si sottopone non sia diversa”.

Il pericolo eugenetico sembra scongiurato: la ricerca, infatti, punta essenzialmente all’immediatezza della diagnosi con cure intrauterine, non all’artificio di un nascituro perfetto su esecuzione di volontà genitoriali.

“Si mira alla diagnosi delle sole malattie note e non si analizzano i geni legati a malattie ad insorgenza tardiva o che danno solo probabilità di avere una patologia” , ha dichiarato il dott. Claudio Giorlandino, precisando inoltre che “il file con tutte le informazioni genetiche, una volta utilizzato, viene distrutto proprio per evitare un utilizzo non etico di questi dati sensibili e ‘pericolosi” ‘.   

Allo stato, l’esame, effettuabile dall’undicesima alla sedicesima settimana di gestazione, è accessibile in cinque centri privati a Roma, Milano, Bari, Catania e Umbertide (PG) e seguito, nell’ipotesi di rilevazioni a carico del feto, da un colloquio con il genetista per la valutazione delle successive procedure.

Fonti: rainews24, il sole24ore

5 novembre 2014

Petula Brafa

Lavoro: il lungo cammino verso la parità di genere (e retribuzione)

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Il traguardo verso il superamento delle disuguaglianze lavorative tra uomo e donna potrebbe essere dislocato al 2095, con ripercussioni non solo sulla giustizia sociale, ma anche sulla crescita economica.

Questi gli esiti ancora poco rassicuranti del Gender Gap 2014, il rapporto del World Economic Forum, – di cui è fondatore e presidente Klaus Schwab – , per la rilevazione dell’indice di disparità di genere nella partecipazione alla forza lavoro, nella remunerazione a parità di carriera, nella presenza nella classe dirigente e nella rappresentanza legislativa.

Sui 142 Paesi in esame, hanno superato per oltre l’80% le differenze lavorative solo 14 Stati, tra i quali la Norvegia, gli USA, la Danimarca, l’Islanda, il Burundi, il Malawi, la Moldavia; mentre si è classificata 114a l’Italia, con solo il 57% della disparità recuperata ed una posizione in caduta dalle precedenti rilevazioni del 2013, quando era 97a su 136 nazioni.

E, del resto, le statistiche nazionali confermano la contenuta partecipazione delle connazionali alla vita economica ed al mercato del lavoro, tanto per la contrazione occupazionale quanto per l’incrementabile sostegno alla maternità, che, – in assenza di strutture fuori dall’assistenza familiare – , induce all’abbandono lavorativo.

Il recente rapporto di Bankitalia, infatti, ha rilevato che una madre su cinque, – tanto più sotto i 24 anni e con bassa istruzione – , lascia il proprio impiego ad un anno e mezzo dalla nascita dei figli e che il tasso di occupazione femminile è inversamente proporzionale al numero dei bambini.

Tuttavia segnali positivi provengono dalla politica, designata ad interpretare in norme le istanze della società e recentemente aperta alla maggiore inclusione femminile, come ne attesta l’aumento in Parlamento ed al Governo, con guadagno di posizioni dalla 44a del 2013 alla 37a del 2014 e con l’auspicio, dichiarato dal Presidente Schwab, di adeguate risposte da donne a donne.

4 novembre 2014

Petula Brafa

BENI CULTURALI: AGRICOLTURA IN CAMPO PER IL RECUPERO DEI SITI IN ABBANDONO

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Diffuso dall’attenzione dei media e dalla progressiva sensibilizzazione popolare, il ricorrente appello alla valorizzazione del patrimonio storico nazionale incontra anche l’interesse degli operatori del settore primario.

Con una lettera aperta al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschini, la Confederazione Italiana Agricoltori e l’Associazione per gli agriturismo “Turismo Verde” hanno proposto le rispettive candidature partecipative al recupero dei siti archeologici, storici ed artistici in abbandono, attraverso la vasta rete di aziende e strutture ricettive autorizzate sul territorio.

Tra le attività connesse proprie dell’impresa agricola multifunzionale” , – si legge nel testo – , “individuiamo la possibilità di gestire centinaia di beni archeologici e culturali anche al di fuori della disponibilità dei terreni dell’azienda. Questo, attraverso una specifica convenzione con il ministero. Siamo da sempre sensibili alla salvaguardia delle risorse ambientali e culturali oltre ad un uso sostenibile del suolo”.

Anche se siamo stati martoriati dalla crisi, messi in ginocchio dalle bizzarrie climatiche e … additati come il più grezzo tra gli strati sociali” , – ha dichiarato altresì Enrico Rabazzi, presidente provinciale della CIA di Grosseto – , “gli imprenditori agricoli non si arrendono, alzano la testa e si propongono come custodi dei beni archeologici del nostro paese”.

Oltre la tutela, il progetto ambisce alla riqualificazione di aree caratterizzate da manufatti antichi e reperti, prossime alle proprietà aziendali e soggette a carenza manutentiva o a rischio di incuria e vandalismo, con una efficace proiezione economica verso il rilancio turistico, – tra storia, natura, ambiente, coltivazioni di qualità e prodotti enogastronomici – , e l’attivazione dell’indotto lavorativo connesso.

Del resto, in materia di recupero artistico, l’intervento privato, complici l’impegno economico ed il vantaggio commerciale del riflesso d’immagine,  ha spesso avuto ragione sulle lungaggini burocratiche e sui bizantinismi del sistema pubblico di competenze, come attestano da un lato il successo dei grandi restauri, – il Colosseo a Roma, gli scavi ad Ercolano – , dall’altro il limbo di Pompei.

E, proprio nell’alveo di questi esiti, con il Decreto Legge 31 maggio 2014, n. 83 il MiBACT ha introdotto l’ “Art Bonus”, un sistema di incentivi fiscali in favore del mecenatismo, con credito d’imposta definito al 65%, detraibile in 3 anni e riconosciuto alle persone fisiche ed agli enti senza scopo di lucro nei limiti del 15% del reddito imponibile.

Gli agricoltori promettono il loro impegno e confidano di potere già raccogliere i primi riscontri dagli emendamenti al decreto “Sblocca Italia”, avviando frattanto la programmazione delle attività preliminari, a partire dal censimento dei beni culturali interessati dalla proposta di gestione affidata.

A tale riguardo, il Presidente della CIA di Benevento Raffaele Amore ha dichiarato il proposito di contattare i Sindaci dei Comuni sanniti per procedere alla mappatura dei siti archeologici suscettibili di valorizzazione.

Fonti: AGG, L’Espresso

30 ottobre 2014

Petula Brafa

GENITORI E … FELICI: QUANDO L’ETA’ FA LA DIFFERENZA

famiglia

Se ad oggi il differimento dell’età genitoriale, nei Paesi occidentali, è stato ascritto all’evoluzione sociale, in via direttamente proporzionale alla tardività della realizzazione lavorativa ed alle preoccupanti valutazioni economiche correlate, diversamente un nuovo studio scientifico ha evidenziato il migliore rapporto tra la scelta procreativa consapevole, la maturità anagrafica e la percezione di felicità.

“Happiness: Before and After the Kids” (http://www.demogr.mpg.de/papers/working/wp-2012-013.pdf) è, infatti, la ricerca dei due studiosi Mikko Myrskyla della London School of Economics e Rachel Margolis della Canada’s Western University, condotta unitamente al German Institute for Economic Research e finalizzata a comparare l’andamento della felicità individuale e di coppia, scegliendo a parametro la nascita di un figlio in relazione all’età genitoriale.

Sulla base dei raffronti tra i soggetti esaminati, – selezionati in Inghilterra ed in Germania e sottoposti ad osservazione nell’arco temporale di ben otto anni – , è stato verificato che “l’età giusta per diventare genitori è quella compresa tra i 35 e i 49 anni”: in particolare, –  ha spiegato la dott.ssa Margolis – , “più si va avanti con l’età, più la nascita di un bambino aumenta il benessere dei genitori”.

Nel rapporto, inoltre, si legge che “coloro che hanno bambini in età più avanzata e hanno un’alta disponibilità economica rispondono più positivamente alla nascita di un bambino rispetto alle coppie più giovani e con un livello d’istruzione inferiore” e che “i bambini fanno la felicità di mamma e papà, (…) ma soprattutto nelle coppie che aspettano a dare alla luce un figlio”.

Diversamente, “chi ha figli tra i 23 e i 34 anni vede scemare l’entusiasmo dopo uno o due anni dall’arrivo del bebè, chi ha un bambino tra i 18 e i 22 anni, invece, vede diminuire la propria felicità non appena diventa genitore”.

Inoltre, nelle coppie d’età compresa tra i 35 ed i 49 anni, “la sensazione di benessere e di pienezza è al massimo livello dopo la nascita del primo bambino e raddoppia dopo la nascita del secondo”, pur rimanendo suscettibile alle problematiche demografiche, all’eventuale avvento di un terzo figlio.

Gli studiosi, infatti, hanno puntualizzato che, in tal caso, la scelta consapevole non può ignorare il contesto economico d’accoglienza del nuovo nascituro, tanto più in quanto trascende la ‘novità’ dell’esperienza e prescinde la naturale profusione dell’amore genitoriale, indubbiamente trasversale a ciascuno dei tre campioni anagrafici.

Fonte: Huffington Post

29 ottobre 2014

Petula Brafa