Segnali di ripresa: Cassa Integrazione in calo nelle aziende

indLe aziende nei primi sei mesi del 2016, 4.116 hanno usato ammortizzatori sociali, a fronte delle 6.915 dell’anno scorso (-40,5% in “crisi strutturale”). Lo rivelano i dati forniti all’ANSA dall’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro. Per la prima volta dopo 4 semestri in costante crescita i dati tornano a diminuire. Fino a giugno, sono stati emanati dal Ministero del Lavoro 2.347 decreti di Cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs) per 4.116 unità produttive, registrando rispetto al primo semestre del 2015 una flessione del 36,6% del numero di decreti e del 40,5%” della cifra complessiva di aziende. La performance del 2016, quindi, rappresenta una inversione di marcia, perché nel primo semestre del 2014 le unità produttive in difficolta ‘che avevano chiesto il trattamento di integrazione salariale per i dipendenti erano state 4.377, nella metà dell’anno successivo erano salite a 5.003, mentre nel 2015 s’era toccata la punta più alta a giugno. Le ragioni del calo sono riconducibili ad uno stato economico migliore delle aziende italiane e ad una maggiore responsabilità delle imprese nell’utilizzo della cassa integrazione, alla luce delle nuove regole, introdotte a partire dal settembre 2015. Nel primo semestre 2016, in oltre la metà delle imprese (52,1%) sono stati inseriti Contratti di solidarietà (+5,4 punti percentuali rispetto al 2015), e i decreti per crisi aziendali concernevano “il 30% del totale delle unità produttive interessate” (-6% in un anno).

Cina. Mercato industriale in crescita +6%

foto cinaIn Cina la produzione industriale segna un rialzo annuo del 6%, stessi livelli avuti nel mese di aprile, mentre su base mensile il rialzo è dello 0,45% contro i  0,47%. I dati, diffusi dall’Ufficio nazionale di statistica, sono in sostanziale linea con le attese degli analisti.
Più lento dal 2000 il mercato degli investimenti fissi, fuori dalle aree rurali, dove si è registrato un aumento annuo del del solo 9,6% nel primo semestre 2016, in calo rispetto ai mesi precedenti dove si riportava la media del 10,5%. Le statistiche, riguardanti le spese destinate alle infrastrutture, evidenziano un rallentamento ben al di sotto delle stime degli analisti.
Le vendite al dettaglio, invece, sono salite del 10% annuo a maggio, in lieve calo rispetto al di aprile e alle aspettative degli analisti che si erano pronti ad una conferma dei valori del mese precedente.

Lavoro, crescono gli occupati. 242 mila in più su base annua

In crescita, nel primo trimestre, l’occupazione con circa 242 mila occupati in più su base annua +1,1%. L’Istat sottolinea che rispetto al trimestre precedente si denota un “moderato aumento” dello 0,1%. L’istituto di statistica nel report sul Mercato del lavoro spiega che il contributo determinante viene dall’occupazione a tempo indeterminato +340 mila. L’incremento maggiore però si evidenzia per il lavoro a part time.
Oggi il numero degli occupati di età compresa tra 15 e 34 anni CRESCE (+50 mila, +1,0% in un anno) associandosi all’aumento del tasso di occupazione (+0,7 punti) e alla riduzione del tasso di disoccupazione (-2,0 punti); dati statistici confortanti dopo il forte calo dell’occupazione giovanile in tutti gli anni della crisi.
La più evidenziata crescita per il numero di occupati +335 mila è quella per i 50enni, dovuta soprattutto alle minori uscite dal mercato del lavoro per pensionamento a seguito dei cambiamenti delle normative. L’Istat mostra come aspetto più significativo delle dinamiche recenti riguardanti il mercato del lavoro, il calo degli inattivi con una riduzione, nell’ultimo anno, di 168 mila persone dovuta principalmente alla componente maschile.
Secondo gli ultimo rapporti Istat, nel primo trimestre 2016 gran parte degli indicatori sul mercato del lavoro continuano a segnare un miglioramento, complessivamente il sistema economico registra aumenti dallo 0,5% al 2,1% e queste aumento coinvolge tutti i principali settori economici, eccetto le imprese di costruzione.
Secondo Renzi, i dati riportati dall’Istat sui posti di lavoro dovrebbero essere accolti con “sguardo sorridente” e “non vivere con il rancore ideologico”. Da febbraio 2014 ad oggi ci sono 450mila posti in più, di cui più 390mila a tempo indeterminato. Il Presidente del Coniglio afferma che “aver cancellato l’articolo 18 non ha tolto diritti, non ha permesso di licenziare ma di assumere”.

Nasa: il 2015 l’anno più caldo degli ultimi 136 anni

Il clima cambia molto rapidamente infatti se un decennio fa un mutamento climatico richiedeva una gestazione molto lunga, oggi le stagioni cambiano in continuazione con inverni che sembrano primavere ed estati sempre più africane. Secondo i dati Nasa il 2015 è stato l’anno più caldo in assoluto degli ultimi 136 anni e il primo mese del 2016 ha stabilito un nuovo primato dato che era dal 1880 che il mese di gennaio non fosse così caldo.

Per misurare l’andamento delle temperature viene considerato l’aumento della temperatura globale del pianeta terra che è di 1,13 gradi rispetto alle media trentennale 1951-1980, uno sbalzo di temperatura dalla media più alta mai registrato nella storia ed è la quarta volta consecutiva in cui la temperatura sale di oltre un grado sopra la media dopo ottobre (+1.06 gradi), novembre (+1.02) e dicembre (+1,11).

Una delle cause dell’aumento delle temperature è l’anticiclone El Niño che riscalda le acque del Pacifico ma come spiegato da Stefan Rahmstorf, studioso del Potsdam Institute, El Niño ed altri anticicloni simili possono comportaere un aumento della temperatura di 0,2 gradi centigradi al massimo, mentre “oltre l’80% dell’aumento è dovuto al riscaldamento climatico”. Con l’affievolirsi del Niño nei prossimi mesi potrebbero scendere in parte le temperature globali ma “il trend di riscaldamento andrà avanti finché non elimineremo i combustibili fossili”.

Nel 2015 lieve calo dei costi per mantenere una casa

Nel 2014 secondo i dati Istat il mercato immobiliare è tornato a crescere per la prima volta dopo sette anni consecutivi di cali. Gli acquisti di unità immobiliari, pari a 594.431 unità, sono cresciuti dell’1,6% rispetto al 2013 ad eccezione delle Isole dove si è registrato un calo dell’1%.

Questo dato va pero’ analizzato sulla base di quanto osservato dal Censis dato che la crisi economica nel 2013 ha fatto registrare volumi di vendita del mercato immobiliare pari a quelli del 1984.

Elementi che hanno inciso negativamente, secondo il Censis, sono state le tasse sulla casa (Imu, Tari e Tasi) e la diminuzione del reddito disponibile delle famiglie del 9,8% dal 2008. Va inoltre considerato che oltre ai costi sostenuti per la proprietà dell’immobile bisogna affrontare anche le spese per il mantenimento e le utenze come le spese condominali e le bollette per la fornitura di energia elettrica, gas e acqua. L’Osservatorio Nazionale della Federconsumatori e l’Adusbef hanno stimato che nel 2015 per un appartamento di 90 metri quadrati situato in una zona semi-centrale di una grande area metropolitana il costo da sostenere mensilmente in caso di affitto sarebbe di 1.693,45 euro (una riduzione di 32,69 euro rispetto al 2014) mentre per una casa di proprietà il costo di mantenimento sarebbe di 1.151,20 euro al mese (una riduzione di 25,19 euro rispetto al 2014).

Le diminuzioni sono la conseguenza della riduzione dei costi per luce e gas, mutui meno onerosi (ribasso dei tassi d’interesse nel 2015 con un costo medio di 595 euro mensili contro i 618 euro del 2014) e alla riduzione degli affitti (1.212 euro al mese per il 2015 contro i 1.242 dello scorso anno). I cali pero’ saranno in parte compensati dai contemporanei rincari della fornitura del servizio idrico (+3% su base annua), delle spese condominiali (+4%) e della Tari che aumenterà del 6% rispetto al 2014.

Dati Istat con natalità in calo nel 2013 e solo un terzo dei bambini ha genitori sposati

di Umberto Buzzoni

Il report su Natalità e Fecondità in Italia dell’Istat evidenzia un calo di nascite nel 2013 con 514.308 bambini iscritti all’anagrafe, quasi 20 mila in meno rispetto all’anno precedente, ed una diminuzione della fecondità pari a 1,29 figli per cittadina italiana e 2,10 per le cittadine straniere.

Le nascite da entrambi i genitori italiani sono ulteriormente inferiori, 70 mila in meno negli ultimi 5 anni, dovuto principalmente al fatto che le donne italiane fanno sempre meno figli ed inoltre si assiste ad una riduzione delle donne italiane in età feconda.

In forte calo anche la nuzialità, con circa 53 mila matrimoni in meno negli ultimi 5 anni, e la conseguente diminuzione del numero dei bambini nati all’interno del matrimonio (380.863 nel 2013). Altri indicatori registrano una diminuzione come il numero dei bambini nati con almeno un genitore straniero e con entrambi i genitori stranieri con la conseguente leggera flessione della loro quota sul totale delle nascite che si attesta ad un 15% nel 2013.

Lavoro: il lungo cammino verso la parità di genere (e retribuzione)

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Il traguardo verso il superamento delle disuguaglianze lavorative tra uomo e donna potrebbe essere dislocato al 2095, con ripercussioni non solo sulla giustizia sociale, ma anche sulla crescita economica.

Questi gli esiti ancora poco rassicuranti del Gender Gap 2014, il rapporto del World Economic Forum, – di cui è fondatore e presidente Klaus Schwab – , per la rilevazione dell’indice di disparità di genere nella partecipazione alla forza lavoro, nella remunerazione a parità di carriera, nella presenza nella classe dirigente e nella rappresentanza legislativa.

Sui 142 Paesi in esame, hanno superato per oltre l’80% le differenze lavorative solo 14 Stati, tra i quali la Norvegia, gli USA, la Danimarca, l’Islanda, il Burundi, il Malawi, la Moldavia; mentre si è classificata 114a l’Italia, con solo il 57% della disparità recuperata ed una posizione in caduta dalle precedenti rilevazioni del 2013, quando era 97a su 136 nazioni.

E, del resto, le statistiche nazionali confermano la contenuta partecipazione delle connazionali alla vita economica ed al mercato del lavoro, tanto per la contrazione occupazionale quanto per l’incrementabile sostegno alla maternità, che, – in assenza di strutture fuori dall’assistenza familiare – , induce all’abbandono lavorativo.

Il recente rapporto di Bankitalia, infatti, ha rilevato che una madre su cinque, – tanto più sotto i 24 anni e con bassa istruzione – , lascia il proprio impiego ad un anno e mezzo dalla nascita dei figli e che il tasso di occupazione femminile è inversamente proporzionale al numero dei bambini.

Tuttavia segnali positivi provengono dalla politica, designata ad interpretare in norme le istanze della società e recentemente aperta alla maggiore inclusione femminile, come ne attesta l’aumento in Parlamento ed al Governo, con guadagno di posizioni dalla 44a del 2013 alla 37a del 2014 e con l’auspicio, dichiarato dal Presidente Schwab, di adeguate risposte da donne a donne.

4 novembre 2014

Petula Brafa