Istat: carrello spesa record. Inflazione stabile, benzina a +20,8%

da Repubblica.it

Ad aprile il rincaro annuo del cosiddetto carrello della spesa, cioè i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza (dal cibo ai carburanti), è del 4,7% un valore, superiore al tasso d’inflazione (3,3%), che risulta il più alto da settembre 2008. Lo rileva l’Istat nelle stime preliminari.

La reazione dei consumatori. “Tradotto in termini di costo della vita, significa che una famiglia di tre persone spenderà, per fare la spesa di tutti i giorni, 635 euro in più su base annua, mentre per una famiglia di quattro persone la stangata sarà di 686 euro all’anno”. E’ quanto calcolano le associazioni dei consumatori. “E’ evidente che aumentare ad ottobre l’Iva significherebbe una ulteriore spinta sui prezzi già alle stelle”, aggiunge. Secondo le associazioni infatti, “l’effetto sull’inflazione sarebbe variabile tra l’1,32% e l’1,74%, a seconda che scattino anche gli arrotondamenti e le speculazioni”.

Inflazione zona euro. Secondo Eurostat, l’inflazione nella zona euro dovrebbe segnare un lieve calo al 2,6% mese di aprile rispetto al 2,7% di marzo.

Carburanti. Sempre nel mese di aprile il prezzo della benzina aumenta su base annua del 20,8%, in forte accelerazione rispetto al 18,6% di marzo, mentre su base mensile sale del 3,1%. L’Istat aggiunge che il rialzo tendenziale è il più alto almeno dal gennaio del 1996. Il tasso d’inflazione annuo ad aprile resta invece stabile al 3,3%, lo stesso valore già registrato sia a marzo che a febbraio. Su base mensile i prezzi sono aumentati dello 0,5%. L’istituto di statistica rileva anche un rincaro congiunturale marcato si registra per il prezzo del Gpl (+4,4%), il cui tasso di variazione tendenziale accelera ulteriormente e sale al 12,5% (dal 7,7% di marzo). Infine, il prezzo del gasolio per riscaldamento aumenta dello 0,3% sul mese precedente e del 10,1% su quello corrispondente del 2011 (era +11,7% a marzo).

Gas e energia elettrica. Ad aprile l’Istat segnala per i beni energetici, con riferimento al comparto regolamentato, un aumento congiunturale dovuto principalmente al rialzo del prezzo dell’energia elettrica (+3,6%), il cui tasso di crescita tendenziale tuttavia scende al 10,9% (dall’11,2% di marzo). In aumento risulta, sottolinea l’Istituto nelle stime preliminari, anche il prezzo del gas (+1,5%), che cresce su base annua del 15,1% (era +15,6% a marzo 2012). D’altra parte ad aprile è scattata la prima tranche di incrementi, decisi dall’Autorità per l’energia, sulle bollette di gas e luce.

Disoccupazione in Italia. E la disoccupazione in Italia nel quarto trimestre 2011 ha raggiunto il 9,7%, il tasso più alto dal 2001 ma “il tasso reale potrebbe risultare superiore poichè ai quasi 2,1 milioni di disoccupati si aggiungono 250.000 lavoratori in cig”. Lo afferma l’Ilo, l’Agenzia internazionale delle Nazioni Unite sul Lavoro nella sua scheda sull’Italia, definendo “allarmante” il livello dei Neet. La disoccupazione giovanile sale al 32,6%, più che raddoppiata dall’inizio del 2008, mentre i disoccupati di lunga durata rappresentano il 51,1% dei disoccupati totali. I lavoratori che non cercano più lavoro hanno raggiunto il 5% del totale e i Neet e cioè i giovani che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione, hanno raggiunto la cifra allarmante di 1,5 milioni. Dall’inizio della crisi l’occupazione a tempo parziale e determinato è cresciuta fino ad arrivare rispettivamente al 15,2% e al 13,4% del totale, mentre il 50% del lavoro a tempo parziale e il 68% di quello a tempo determinato non è frutto di una scelta dei lavoratori.

Disoccupazione mondiale. L’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) prevede che nel 2012 la disoccupazione nel mondo raggiungerà le 202 milioni di unità, a causa dei contraccolpi delle misure di austerità messe in atto in diversi Paesi. Secondo l’agenzia delle Nazioni unite la disoccupazione mondiale raggiungerà il 6,3% nel 2013 e i giovani fra i 15 e i 24 anni saranno i più colpiti. L’Ilo ha pubblicato oggi il dato secondo cui fra il 2008 e il 2009 la crisi economica globale ha fatto perdere 50 milioni di posti di lavoro.

Tasse e recessione. Le misure di austerità, sottolinea ancora l’Ilo. “rischiano di alimentare ulteriormente il ciclo di recessione e di rinviare ancora l’inizio della ripresa economica e il risanamento fiscale. La pressione delle tasse per ridurre il deficit che dovrebbe raggiungere il 45% nel 2012″.

Investimenti imprese. E sono in calo gli investimenti delle imprese europee: nell’ultimo trimestre del 2011, secondo i dati diffusi oggi da Eurostat, il tasso è ammontato al 20,7% nell’Eurozona (21% nel terzo trimestre) e al 20,2% nell’Ue a 27 paesi (era 20,6% nel trimestre precedente); quanto alla quota dei profitti, è scesa nella zona Euro a 38,1% (era 38,4% nel periodo precedente) per effetto dell’aumento del costo del lavoro (+0,4%) a fronte di una lieve diminuzione del valore aggiunto (-0,1%). Gli investimenti sono scesi in maniera più marcata (-1,7%) rispetto al valore aggiunto (-0,1%). Stabile, dopo due anni di aumenti, il volume totale delle scorte.

Risparmio e reddito. Aumenta invece il tasso di risparmio delle famiglie dell’Ue, mentre continuano a scendere i redditi e gli investimenti rimangono stabili: è la fotografia scattata da Eurostat nel quarto trimestre 2011, che conferma in parte l’andamento del trimestre precedente. Negli ultimi tre mesi 2011 nella Ue-17 il reddito a disposizione delle famiglie – in termini reali – è sceso dello 0,4% dopo un -0,3% nel terzo trimestre. Allo stesso tempo, il tasso di risparmio è passato dall’11,2% all’11,8% nei 27 e dal 13,5% al 13,7% nei 17.

Prestiti a privati. I prestiti al settore privato nell’eurozona sono aumentati appena dello 0,6% annuo a marzo, rallentando dal +0,8% di febbraio, nonostante gli oltre 1000 miliardi di euro prestati dalla Bce alle banche dell’area della moneta unica. Lo comunica la stessa Eurotower.

Istat: 3 giovani “attivi” su 10 senza lavoro. A novembre il tasso più alto dal 2004

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fonte: repubblica.it

In base ai dati provvisori e destagionalizzati dell’Istat il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a novembre è arrivato al 30,1%, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto a ottobre e di 1,8 punti su base annua. E’ il tasso più alto da gennaio 2004 (quando hanno avuto inizio le serie storiche mensili). Si tratta del dato più clamoroso di quelli contenuti nell’ultimo bollettino redatto dall’istituto di statistica sul lavoro in Italia. Il tasso di disoccupazione in generale a novembre è all’8,6%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a ottobre e di 0,4 punti su base annua. E’ il livello più alto da maggio 2010.

 

A novembre la disoccupazione maschile diminuisce del 3,7% rispetto al mese precedente, mentre aumenta del 6% nei dodici mesi. Il numero di donne disoccupate cresce del 6% rispetto a ottobre e del 5,2% su base annua. Il tasso di disoccupazione maschile (pari al 7,6%) scende di 0,3 punti percentuali nell’ultimo mese e cresce di 0,4 punti nel confronto con l’anno precedente; quello femminile (pari al 9,9%) è in aumento di 0,6 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,5 punti rispetto a novembre 2010. Gli uomini inattivi diminuiscono dello 0,3% in confronto al mese precedente e dello 0,6% su base annua. Il numero di donne inattive segna una variazione positiva dello 0,1% nel confronto congiunturale e dello 0,3% nei dodici mesi.
Nel terzo trimestre 2011 il tasso di disoccupazione è stato pari al 7,6%, un decimo di punto in più rispetto al terzo trimestre 2010. Nello stesso periodo il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni è aumentato al 26,5% dal 24,7% del terzo trimestre 2010. Continua a crescere la disoccupazione di lunga durata in italia. Nel terzo trimestre del 2011, il tasso di disoccupazione di coloro che cercano lavoro da oltre 12 mesi è salito al 52,6%: si tratta del livello più elevato dal terzo trimestre del 1993 (anno d’inizio delle serie storiche ricostruite).
Nel terzo trimestre del 2011 è continuato a crescere il numero dei dipendenti a termine (+7,6% su base annua, pari a 166.000 unità), un aumento che per circa i due terzi riguarda giovani under 34. Lo rileva l’Istat, aggiungendo che così l’incidenza del lavoro a termine sul totale degli occupati sale al 10,3%.