Allarme dei consumatori sul 2014: “In arrivo stangata da 1.394 euro”

Mülltonnen und Geld vor weißem Hintergrundda Repubblica.it

Dalla stangata di fine anno a quella di gennaio. L’allarme sull’aumento di prezzi e tariffe per il 2014 arriva da Federconsumatori-Adusbef secondo cui i rincari in arrivo costeranno 1.394 euro a famiglia “malgrado – si legge in una nota – la perdurante forte contrazione dei consumi delle famiglie che ancora caratterizza il mercato. Le motivazioni di tali aumenti non sono solo legate alle solite volontà speculative ma anche a nodi irrisolti della nostra struttura economica, in tema di competitività e di oppressione burocratica, nonchè dei servizi pubblici che scaricano sprechi, inefficienze e clientelismo sui prezzi e sulle tariffe”.

Tra le cause degli aumenti, le associazioni dei consumatori sottolineano “una ossessiva pressione fiscale (soprattutto su casa e caseggiati) che colpisce due volte le famiglie e cioè sia direttamente per i beni e i servizi (oltretutto scadenti) che utilizzano e sia per gli aumenti a imprese, commercio e intermediazione, artigiani e professionisti”. Le uniche note in controtendenza potrebbero riguardare i nuovi meccanismi di calcolo che spingerebbero a una riduzione delle tariffe di luce e gas.

Nel complesso, secondo le associazioni, si tratta di “aumenti insostenibili che determineranno nuove e pesantissime ricadute sulle condizioni di vita delle famiglie e sull’intera economia, che dovrà continuare a fare i conti con una profonda e prolungata crisi dei consumi”.

Istat: carrello spesa record. Inflazione stabile, benzina a +20,8%

da Repubblica.it

Ad aprile il rincaro annuo del cosiddetto carrello della spesa, cioè i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza (dal cibo ai carburanti), è del 4,7% un valore, superiore al tasso d’inflazione (3,3%), che risulta il più alto da settembre 2008. Lo rileva l’Istat nelle stime preliminari.

La reazione dei consumatori. “Tradotto in termini di costo della vita, significa che una famiglia di tre persone spenderà, per fare la spesa di tutti i giorni, 635 euro in più su base annua, mentre per una famiglia di quattro persone la stangata sarà di 686 euro all’anno”. E’ quanto calcolano le associazioni dei consumatori. “E’ evidente che aumentare ad ottobre l’Iva significherebbe una ulteriore spinta sui prezzi già alle stelle”, aggiunge. Secondo le associazioni infatti, “l’effetto sull’inflazione sarebbe variabile tra l’1,32% e l’1,74%, a seconda che scattino anche gli arrotondamenti e le speculazioni”.

Inflazione zona euro. Secondo Eurostat, l’inflazione nella zona euro dovrebbe segnare un lieve calo al 2,6% mese di aprile rispetto al 2,7% di marzo.

Carburanti. Sempre nel mese di aprile il prezzo della benzina aumenta su base annua del 20,8%, in forte accelerazione rispetto al 18,6% di marzo, mentre su base mensile sale del 3,1%. L’Istat aggiunge che il rialzo tendenziale è il più alto almeno dal gennaio del 1996. Il tasso d’inflazione annuo ad aprile resta invece stabile al 3,3%, lo stesso valore già registrato sia a marzo che a febbraio. Su base mensile i prezzi sono aumentati dello 0,5%. L’istituto di statistica rileva anche un rincaro congiunturale marcato si registra per il prezzo del Gpl (+4,4%), il cui tasso di variazione tendenziale accelera ulteriormente e sale al 12,5% (dal 7,7% di marzo). Infine, il prezzo del gasolio per riscaldamento aumenta dello 0,3% sul mese precedente e del 10,1% su quello corrispondente del 2011 (era +11,7% a marzo).

Gas e energia elettrica. Ad aprile l’Istat segnala per i beni energetici, con riferimento al comparto regolamentato, un aumento congiunturale dovuto principalmente al rialzo del prezzo dell’energia elettrica (+3,6%), il cui tasso di crescita tendenziale tuttavia scende al 10,9% (dall’11,2% di marzo). In aumento risulta, sottolinea l’Istituto nelle stime preliminari, anche il prezzo del gas (+1,5%), che cresce su base annua del 15,1% (era +15,6% a marzo 2012). D’altra parte ad aprile è scattata la prima tranche di incrementi, decisi dall’Autorità per l’energia, sulle bollette di gas e luce.

Disoccupazione in Italia. E la disoccupazione in Italia nel quarto trimestre 2011 ha raggiunto il 9,7%, il tasso più alto dal 2001 ma “il tasso reale potrebbe risultare superiore poichè ai quasi 2,1 milioni di disoccupati si aggiungono 250.000 lavoratori in cig”. Lo afferma l’Ilo, l’Agenzia internazionale delle Nazioni Unite sul Lavoro nella sua scheda sull’Italia, definendo “allarmante” il livello dei Neet. La disoccupazione giovanile sale al 32,6%, più che raddoppiata dall’inizio del 2008, mentre i disoccupati di lunga durata rappresentano il 51,1% dei disoccupati totali. I lavoratori che non cercano più lavoro hanno raggiunto il 5% del totale e i Neet e cioè i giovani che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione, hanno raggiunto la cifra allarmante di 1,5 milioni. Dall’inizio della crisi l’occupazione a tempo parziale e determinato è cresciuta fino ad arrivare rispettivamente al 15,2% e al 13,4% del totale, mentre il 50% del lavoro a tempo parziale e il 68% di quello a tempo determinato non è frutto di una scelta dei lavoratori.

Disoccupazione mondiale. L’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) prevede che nel 2012 la disoccupazione nel mondo raggiungerà le 202 milioni di unità, a causa dei contraccolpi delle misure di austerità messe in atto in diversi Paesi. Secondo l’agenzia delle Nazioni unite la disoccupazione mondiale raggiungerà il 6,3% nel 2013 e i giovani fra i 15 e i 24 anni saranno i più colpiti. L’Ilo ha pubblicato oggi il dato secondo cui fra il 2008 e il 2009 la crisi economica globale ha fatto perdere 50 milioni di posti di lavoro.

Tasse e recessione. Le misure di austerità, sottolinea ancora l’Ilo. “rischiano di alimentare ulteriormente il ciclo di recessione e di rinviare ancora l’inizio della ripresa economica e il risanamento fiscale. La pressione delle tasse per ridurre il deficit che dovrebbe raggiungere il 45% nel 2012″.

Investimenti imprese. E sono in calo gli investimenti delle imprese europee: nell’ultimo trimestre del 2011, secondo i dati diffusi oggi da Eurostat, il tasso è ammontato al 20,7% nell’Eurozona (21% nel terzo trimestre) e al 20,2% nell’Ue a 27 paesi (era 20,6% nel trimestre precedente); quanto alla quota dei profitti, è scesa nella zona Euro a 38,1% (era 38,4% nel periodo precedente) per effetto dell’aumento del costo del lavoro (+0,4%) a fronte di una lieve diminuzione del valore aggiunto (-0,1%). Gli investimenti sono scesi in maniera più marcata (-1,7%) rispetto al valore aggiunto (-0,1%). Stabile, dopo due anni di aumenti, il volume totale delle scorte.

Risparmio e reddito. Aumenta invece il tasso di risparmio delle famiglie dell’Ue, mentre continuano a scendere i redditi e gli investimenti rimangono stabili: è la fotografia scattata da Eurostat nel quarto trimestre 2011, che conferma in parte l’andamento del trimestre precedente. Negli ultimi tre mesi 2011 nella Ue-17 il reddito a disposizione delle famiglie – in termini reali – è sceso dello 0,4% dopo un -0,3% nel terzo trimestre. Allo stesso tempo, il tasso di risparmio è passato dall’11,2% all’11,8% nei 27 e dal 13,5% al 13,7% nei 17.

Prestiti a privati. I prestiti al settore privato nell’eurozona sono aumentati appena dello 0,6% annuo a marzo, rallentando dal +0,8% di febbraio, nonostante gli oltre 1000 miliardi di euro prestati dalla Bce alle banche dell’area della moneta unica. Lo comunica la stessa Eurotower.

Latte artificiale più caro d’Europa. L’Antitrust interviene sui prezzi

Margherita De Bac
fonte: corriere.it

Latte artificiale i più caro d’Europa secondo il ministro per la cooperazione internazionale con delega alla Famiglia, Andrea Riccardi, che in un esposto inviato al presidente dell’Antitrust ha segnalato un fenomeno ricorrente, il caro-bebè: «Il comparto dei prodotti per la prima infanzia risulta caratterizzato da alcune specificità che incidono sulla formazione dei prezzi e sulla struttura della catena distributiva», denuncia il ministro. La conseguenza è che «il consumatore si trova obbligato ad acquistare il prodotto di una particolare marca su indicazione del pediatra. Tra l’altro la sostituibilità con prodotti equivalenti, alternativi è piuttosto limitata».

I principali canali di vendita secondo Riccardi sono farmacia e parafarmacia «dove i prezzi sono in media più elevati», fino ad arrivare a rincari che, per prodotti analoghi paragonati con altri paesi europei, lievitano del 40 per cento. In supermercati e ipermercati l’offerta è più conveniente. Conclusione: «Un grave danno per le famiglie costrette a sostenere un impegno economico esagerato. Negli ultimi anni sembra cresciuta la tendenza a organizzare gruppi di acquisto solidali per ottenere un risparmio». Ecco allora il pendolarismo in Paesi confinanti come Austria, Slovenia. Una situazione di «non trasparenza» soprattutto per quanto riguarda il meccanismo della determinazione dei prezzi.
Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust, la scorsa settimana ha risposto annunciando l’apertura di una pratica. Perché, riconosce, «i prezzi sono mediamente superiori a quelli praticati nel resto d’Europa. In modo ingiustificato». Non è la prima volta che l’Autorità interviene nel settore dell’infanzia. Nel 2004 una quindicina di aziende di latte artificiale vennero multate perché i loro listini risultarono esageratamente cari. Altre iniziative hanno in quegli anni calmierato i prezzi, in particolare del latte artificiale che, secondo una ricognizione di Altroconsumo, si sono abbassati del 25%. Ma ancora i più alti restano. E in un periodo di grandi difficoltà per le famiglie alcune decine di euro sono un risparmio importante. Dice Riccardi: «Quando le risorse scarseggiano bisogna trovare nuove idee. L’abbattimento dei prezzi è a costo zero per lo Stato ma può portare sollievo agli italiani. Da noi la famiglia da sempre rappresenta un grande ammortizzatore sociale».
Una delle iniziative correttive potrebbe consistere in una sorta di patto, di accordo con le farmacie comunali arrivando così ad un abbassamento dei listini. La Federazione degli ordini dei farmacisti respinge l’accusa di speculare sul latte formulato: «Noi dal 2004 vendiamo il Neolatte, polvere equivalente, 10 euro e 90 al chilo. Più competitivi di così. E anche i pannolini li teniamo per spirito di servizio visto che non possiamo competere con la grande distribuzione». Anche le aziende replicano: «Da noi come in Francia sono in commercio anche latti liquidi, più sicuri sul pianto della sterilità, ma più cari. E la presenza di questi prodotti incide sul prezzo medio. Presi singolarmente i latti italiani sono competitivi col resto d’Europa». Secondo i dati riportati dall’istituto Ims che rileva a livello internazionale le vendite dei medicinali, i prodotti artificiali di tipo 1 e 2 danno un fatturato annuo di 155 milioni in Italia, prezzo medio 20 euro a chilogrammo, spesa media per bambino 276 euro.