Il Decreto: le nuove norme e la sigaretta “senza fumo”

 Dal 2 febbraio 2016 vi saranno importanti novità dovute al decreto sulla green economy, dopo l’approvazione del ddl legge 28 dicembre 2015 n. 221.

Il Ddl contiene le nuove norme sul fumo, che vanno a recepire le regole europee: continuano gli avvisi, tramite immagini e scritte, sui pacchetti di sigarette che informano i fumatori che il fumo fa male alla salute, così come continuerà il divieto di fumare in automobile se sono presenti dei bambini e donne in dolce attesa e sarà vietato fumare anche fuori dagli ospedali, dalle università ospedaliere e dagli istituti di ricovero pediatrici, ma anche fuori dai reparti di ginecologia, ostetricia, neonatologia e pediatria. Eliminati i pacchetti da 10 sigarette e le ricariche delle sigarette elettroniche dovranno riportare etichette dettagliate. Il tabacco sfuso non potrà essere venduto in quantità superiori a 30 grammi.

Inoltre arriva un prodotto nuovo: la sigaretta senza fumo. Un dispositivo con dentro una cartuccia di tabacco lavorato che quando si scalda evapora e chi lo aspira dovrebbe subire meno danni, perché non avviene il dannoso processo della combustione a differenza che nelle sigarette elettroniche.

di Umberto Buzzoni

Collegato Ambiente: Multe per mozziconi e chewing gum a terra

Dopo l’approvazione in via definitiva del Collegato Ambiente, una sorta di agenda verde del Paese che in 79 articoli di legge delinea la strada verso la decarbonizzazione e l’economia circolare, le multe che puntano a rendere gli italiani dei cittadini più eco-friendly diventano realtà.

Per esempio le multe da 30 a 150 euro per l’abbandono sul suolo, nelle acque, nelle caditoie e negli scarichi dei rifiuti di piccole dimensioni, dal chewing gum al fazzolettino. La multa viene raddoppiata a 300 euro se si buttano per terra mozziconi di sigaro o sigaretta, per i quali i Comuni dovranno provvedere a dotare strade, parchi e luoghi d’aggregazione di appositi raccoglitori.

Con la nuova legge, gli animali non sono più beni pignorabili da Equitalia, quelli d’affezione o da compagnia del debitore, sia quelli impiegati ai fini terapeutici o di assistenza del debitore, del coniuge, del convivente o dei figli. I cittadini potrebbero essere chiamati a portare indietro le bottiglie di acqua e birra. Torna infatti, in via sperimentale e su base volontaria, il “vuoto a rendere” in bar, alberghi e ristoranti, che potranno decidere di applicare una cauzione al momento dell’acquisto restituendo i soldi se la persona torna a consegnare il contenitore vuoto.

Il Collegato prevede 35 milioni di euro per progetti di mobilità sostenibile che potrebbero essere impiegati nelle città con iniziative di car-pooling, car-sharing, bike-pooling, bike-sharing e piedibus. Chi deciderà di andare al lavoro in bici, nell’eventualità di un incidente sarà coperto dall’assicurazione Inail.

di Umberto Buzzoni

Pronto soccorso: un accesso ogni secondo. Necessari 300 medici in più all’anno

Quasi un accesso al secondo. Pazienti in barella nei corridoi affollati dei pronto soccorso, attese di ore e giorni per un posto letto, medici e operatori sanitari sottoposti a turni massacranti. E’ la fotografia ricorrente dei dipartimenti di emergenza e urgenza degli ospedali italiani soprattutto nei periodi ‘caldi’, come il picco dell’influenza invernale. Nel nostro Paese ci sono 844 pronto soccorso, in cui lavorano 12 mila medici e 25 mila infermieri. Ogni anno gli accessi sono circa 24 milioni: 2 milioni al mese, 67 mila al giorno, 2.800 l’ora e quasi uno ogni secondo. Sono questi i dati diffusi oggi da Simeu, la b, in occasione della seconda edizione della settimana nazionale del pronto soccorso dal 16 al 24 maggio.

Il picco dell’influenza. “Questo sistema è ormai in uno stato di grave difficoltà strutturale che è stato evidente all’inizio del 2015 quando i pronto soccorso hanno affrontato l’epidemia influenzale e il sistema dell’emergenza è andato in crisi – avverte la Simeu – Per contrastare il ripetersi di questi episodi serve introdurre un Piano di gestione del sovraffollamento “.

Le iniziative. Nelle principali città italiane verranno organizzati incontri con i cittadini e simulazioni di attività cliniche in pubblico per spiegare meglio le dinamiche dell’emergenza sanitaria e ascoltare le esigenze dei pazienti. Quest’anno la Simeu ha trovato un alleato nel Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanza attiva. La collaborazione Tdm-Simeu, per la settimana nazionale del pronto soccorso, prevede un monitoraggio civico condiviso delle strutture che rivelerà tempi, qualità, flussi di accesso e ricovero, l’attenzione prestata ai pazienti.

La prevenzione. “Ogni ospedale italiano dispone di un Peimaf (Piano di emergenza interno per massiccio afflusso di feriti), quasi nessuno di un Pgs per il sovraffollamento – spiega Gian Alfonso Cibinel, presidente della Simeu – eppure il massiccio afflusso di feriti è un evento raro e non prevedibile mentre il sovraffollamento dei pronto soccorso si ripete regolarmente tutti gli inverni. Serve un’organizzazione preventiva per ottenere un sistema più efficace ed efficiente. Alcune Regioni come la Lombardia e il Piemonte hanno prodotto delibere e linee guida che vincolano o invitano le aziende a elaborare i Pgs, ma è necessario passare dalle indicazioni alle risposte concrete”.

I Pronto soccorso, precisa però Cibinel, “non chiedono più risorse, ma una migliore gestione: il ministero prevede circa 30 posti l’anno per le scuole di specializzazione in emergenza e con i posti aggiunti dalle regioni si arriva a circa 80 posti, ma sarebbero necessari almeno altri 300 medici in più l’anno“. “Il pronto soccorso – sottolinea Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tdm – è sempre più spesso in sofferenza con i professionisti costretti a turni massacranti, e con disagi e attese per i cittadini. Per migliorare questo servizio abbiamo messo a disposizione per questa collaborazione il monitoraggio dei pronto soccorso attraverso le 300 sedi del Tdm. I dati raccolti serviranno alla definizione di azioni migliorative concrete”.

A cinque anni dalla laurea il 90% trova il lavoro

di Umberto Buzzoni

Dal XVII rapporto di Almalaurea emerge l’importanza di un titolo accademico dato che rispetto a chi non ha lo conseguito, i laureati hanno diversi vantaggi in ambito lavorativo in particolare in periodi di crisi.

In questa analisi sono state considerate le condizioni occupazionali di 490 mila laureati di 65 università italiane ed il tasso di occupazione a distanza di un anno dal conseguimento del titolo si differenzia: con un 66% per i laureati triennali, 70% per i laureati magistrali biennali e 49% per i magistrali a ciclo unico (architettura, medicina, veterinaria, etc).

A cinque anni dal conseguimento del titolo 9 laureati su dieci lavorano, anche se la percentuale è diminuita rispetto al passato e nel lungo periodo aumenta anche la stabilità del lavoro con un 73% dei laureati triennali, circa 78% dei magistrali a ciclo unico e 70% per i magistrali biennali.

I dati relativi alle retribuzioni a un anno registrano un lieve aumento e superano i 1.000 euro netti mensili: 1.013 per i laureati triennali, 1.065 per i laureati magistrali biennali e 1.024 per i magistrali a ciclo unico.

Dati Istat con natalità in calo nel 2013 e solo un terzo dei bambini ha genitori sposati

di Umberto Buzzoni

Il report su Natalità e Fecondità in Italia dell’Istat evidenzia un calo di nascite nel 2013 con 514.308 bambini iscritti all’anagrafe, quasi 20 mila in meno rispetto all’anno precedente, ed una diminuzione della fecondità pari a 1,29 figli per cittadina italiana e 2,10 per le cittadine straniere.

Le nascite da entrambi i genitori italiani sono ulteriormente inferiori, 70 mila in meno negli ultimi 5 anni, dovuto principalmente al fatto che le donne italiane fanno sempre meno figli ed inoltre si assiste ad una riduzione delle donne italiane in età feconda.

In forte calo anche la nuzialità, con circa 53 mila matrimoni in meno negli ultimi 5 anni, e la conseguente diminuzione del numero dei bambini nati all’interno del matrimonio (380.863 nel 2013). Altri indicatori registrano una diminuzione come il numero dei bambini nati con almeno un genitore straniero e con entrambi i genitori stranieri con la conseguente leggera flessione della loro quota sul totale delle nascite che si attesta ad un 15% nel 2013.