Scoperto “Nox2” un enzima alla causa dell’ICTUS

Risultati immagini per laboratorio analisiLa “Sapienza” di Roma ha scoperto un enzima per prevenire l’ictus. Una équipe di esperti, coordinati dal direttore della Prima Clinica medica del Policlinico Umberto I di Roma Francesco Violi, ha individuato l’ Nox2 un enzima che favorisce l’arteriosclerosi e quindi l’occlusione dell’arteria carotide, la principale via che porta il sangue al cervello. Lo studio è stato condotto su pazienti affetti da carenza ereditaria di attività di questo enzima. La ricerca è durata 5 anni perché gli studiosi hanno esaminato pazienti affetti dalla malattia granulomatosa cronica con deficit completo che attacca i bambini, ma le indagini sono state estese anche alle mamme che non sono malate, ma hanno un deficit parziale con un’attività del 50% di questo enzima. La raccolta di dati è avvenuta nei centri italiani che studiano questa malattia molto rara, un caso su un milione di persone. Il risultato dello studio, che è stato recentemente confermato da un gruppo di ricercatori dell’NIH (l’agenzia del Dipartimento della Salute degli Stati Uniti), apre la strada per prevenire l’occlusione della carotide e quindi l’ictus, attraverso l’inibizione della Nox2. L’ictus è un danno cerebrale che si verifica quando l’afflusso di sangue diretto al cervello si interrompe improvvisamente per la chiusura o la rottura di un’arteria. L’occlusione di una arteria avviane proprio a causa della formazione e dell’accumulo dentro un’arteria della placca aterosclerotica. Capire perché le arterie cerebrali si occludono e prevenirne la cause è un importante obiettivo per ridurre l’incidenza di questa malattia. La prevenzione rappresenta, pertanto, uno strumento fondamentale per ridurre incidenza e complicanze dell’ictus.

Turismo: scatta il divieto di balneazione per motivi igienico sanitari sulla costa adriatica

divbA seguito degli esiti delle valutazioni dei risultati del monitoraggio effettuato nella mattinata di martedì 14 giugno è stato emanato il provvedimento di divieto di balneazione dalle Aziende Sanitarie Locali e dall’Arpa, in quanto dalle analisi effettuate riscontravano numerose presenze di colibatteri provenienti quasi sicuramente dalle ultime mareggiate.
Si tratta dunque di un divieto temporaneo, che durerà fino a quando le nuove analisi di Arpa non dichiareranno parametri torneranno nella norma.
Negli stabilimenti balneari, gli addetti, hanno già provveduto a esporre il divieto di balneazione.
Le autorità locali dovrebbero presto adottare un di un piano di informazione opportuno e dettagliato in modo da non mettere a rischio la salute dei i cittadini che, proprio in questo periodo, cominciano  a popolare il litorale adriatico.

il vaccino anti tumore può diventare realtà

Vaccino contro i tumori. Questa volta è stato testato con successo prima su animali e poi su alcuni pazienti in stadio di melanoma avanzato dagli scienziati dell’Università Johannes Gutenberg a Mainz in Germania. Si tratta di un vaccino che  già a basse dosi induce una fortissima risposta da parte del sistema immunitario contro il tumore.
Il vaccino è costituito da una molecola di Rna – intercambiabile a seconda del tumore da combattere – inserita all’interno di palline di grasso sintetico (i liposomi, usati in terapia da più di 20 anni) che iniettate per endovena raggiungono il reticolo endoteliale (ovvero milza, linfonodi e midollo osseo) dove vengono inglobate (fagocitate) da cellule immunitarie specifiche, chiamate cellule dendritiche. Queste traducono prontamente l’Rna in una proteina tumorale ” l’antigene tumorale”- che scatena la reazione immunitaria.
Gli esperti hanno testato il vaccino con successo su topi da laboratorio affetti da vari tipi di cancro. Successivamente hanno ripetuto i test sui primi tre pazienti, tutti con un melanoma in stadio avanzato.
Lo stesso tipo tumore, l’anno scorso, era stato già studiato dai ricercatori della Washington University di Saint Louis, in collaborazione con l’University of Oklahoma, i quali avevavo testato il primo vaccino personalizzato (cioè costruito in base alle specifiche mutazioni genetiche del tumore in ogni singolo paziente) su tre pazienti.
Michele Maio, direttore del reparto di Immunoterapia oncologica dell’Ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena e presidente di Nibit, Network italiano per la bioterapia dei tumori , afferma che da più di dieci anni i ricercatori cercano di potenziare i sistemi di difesa immunitaria contro il cancro con l’aiuto di un vaccino a base di Dna o di Rna. Questo studio è certamente un passo avanti, ma va chiarito che dire “universale” non significa che è stato identificato un vaccino, e quindi una proteina, che funziona su tutti i tipi di tumore, ma si riferisce alla metodica: poiché il contenuto a Rna può essere modificato a piacimento a seconda del tumore da combattere.
I vaccini a Rna sono un’evoluzione di quelli a Dna, ed entrambi rappresentano una potenziale strategia di cura anti-tumorale. Il primo è più “semplice” afferma Maio, in quanto in questo caso non si usano virus inattivati su cui caricare le sequenze di Dna che devono poi raggiungere le cellule del sistema immunitario e incorporarle. Il vantaggio dell’Rna invece, è che può essere trasportato da una capsula lipidica e una volta raggiunta la cellula bersaglio viene tradotta nella proteina specifica. Inoltre, da un punto di vista tecnico, si possono usare anche più Rna contemporaneamente, che vengono poi tradotte in proteine diverse a seconda del tipo di tumore.

 

Sigaretta. Un fondo contro il cancro

Un fondo per finanziare l’acquisto di farmaci innovativi contro il cancro raccogliendo un centesimo per ogni sigaretta venduta: la proposta arriva da FederAnziani Senior Italia e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), che durante un incontro organizzato a Roma hanno discusso della proposta insieme al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.

I dati snocciolati da FederAnziani evidenziano l’impatto del cancro sulla salute degli italiani. Ogni ora, infatti, in Italia vengono diagnosticati più di 40 nuovi casi di tumore, per un totale di oltre 363 mila diagnosi nel solo 2015. Fortunatamente la ricerca in campo oncologico ha permesso di aumentare le guarigioni; oggi, infatti, il numero di uomini e di donne che sconfiggono il cancro è aumentato, rispettivamente, del 18 e del 10%. “La ricerca scientifica ha reso disponibili armi sempre più efficaci come l’immunooncologia e le terapie target personalizzate”, ha sottolineato FederAnziani, aggiungendo però: “Questi primi risultati rischiano di essere effimeri senza un impegno concreto nel finanziare l’acquisto dei nuovi farmaci innovativi”.

La proposta di FederAnziani è farlo raccogliendo un centesimo con ciascuna sigaretta venduta. “Lo Stato ricava circa 11 miliardi di euro dalle accise del tabacco e impiega queste risorse in vario modo tranne quello che curarne gli effetti quando ne basterebbe una piccolissima parte, anche solo il 5%, per garantire pieno accesso a tutti i malati ai tanti farmaci in arrivo sul mercato – ha sottolineato la federazione – Per questo chiediamo al Premier Matteo Renzi, al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e al Ministro dell’Economia Piercarlo Padoan di impegnarsi entro il 2016 a Istituire un Fondo Nazionale per l’Oncologia finanziato con un centesimo in più per ogni sigaretta, per un totale di 720 milioni di euro l’anno”.

Da parte sua, il Ministro della Salute non ha escluso la possibilità di prendere in considerazione la proposta, sottolineando però la necessità di condividere e comunicare la decisione “con efficacia” per evitare che venga rifiutata e percepita “solo come una nuova tassa”. Nell’attesa che qualcosa si smuova FederAnziani ha colto l’occasione del convegno per lanciare una raccolta firme a sostegno della sua petizione sul tema.

Aborto, Consiglio d’Europa contro l’Italia: discriminati medici e infermieri non obiettori. Lorenzin: dati vecchi

L’Italia discrimina medici e personale medico che non hanno optato per l’obiezione di coscienza in materia di aborto. Lo afferma il Consiglio d’Europa, accogliendo un ricorso della Cgil e sostenendo che questi sanitari sono vittime di “diversi tipi di svantaggi lavorativi diretti e indiretti”. “Gli svantaggi subiti dal personale che non ha fatto obiezione”, secondo l’organizzazione di Strasburgo, “emergono semplicemente dal fatto che certi medici forniscono servizi di aborto nel rispetto della legge”, e “quindi non c’è alcun motivo ragionevole od obiettivo per questa disparità di trattamento”.

Soddisfatta per la decisione Susanna Camusso, segretario generale della Cgil: “Una sentenza importante – commenta – perché ribadisce l’obbligo della corretta applicazione della legge 194, che non può restare soltanto sulla carta. Il sistema sanitario nazionale, deve poter garantire un servizio medico uniforme su tutto il territorio nazionale, evitando che la legittima richiesta della donna rischi di essere inascoltata. Questa decisione del Consiglio d’Europa riconferma che lo Stato deve essere garante del diritto all’interruzione di gravidanza libero e gratuito affinché le donne possano scegliere liberamente di diventare madri e senza discriminazioni, a seconda delle condizioni personali di ognuna”. La ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, si dice invece stupita: “Mi riservo di approfondire con i miei uffici, ma sono molto stupita perché dalle prime cose che ho letto mi sembra si rifacciano a dati vecchi che risalgono al 2013. Il dato di oggi è diverso”. E aggiunge: “Dal 2013 a oggi abbiamo installato una nuova metodologia di conteggio e nella relazione che abbiamo presentato al Parlamento recentemente non ci risulta una sfasatura. Ci sono soltanto alcune aziende pubbliche che hanno qualche criticità dovuta a problemi di organizzazione. E siamo intervenuti anche richiamando”. Per il ministro “siamo nella norma, anche al di sotto. E non c’è assolutamente lesione del diritto alla salute”.

Alla ministra controreplica lo stesso sindacato. “I dati sono aggiornati alla pubblica udienza che si è tenuta davanti alla Corte europea dei Diritti dell’uomo a Strasburgo il 7 settembre 2015 e non sono mai stati smentiti dal ministero della Salute e dal Governo italiano” afferma la responsabile politiche di genere Cgil, Loredana Taddei. “Auspichiamo un confronto serio e definitivo che conduca l’Italia a superare questo stato di disapplicazione e disorganizzazione degli ospedali e delle Regioni”.

Percorso difficile. Il Consiglio d’Europa riprovera l’Italia perché, nonostante la legge 194/78, l’accesso ai servizi di interruzione volontaria è complicato. L’organismo europeo ha dichiarato, dunque, “ammissibile” il ricorso della Cgil alla Corte sulla violazione dei diritti alla salute delle donne che intendono accedere all’interruzione di gravidanza (secondo le modalità previste dalla legge) e dei medici non obiettori di coscienza.

“Le donne che cercano accesso ai servizi di aborto -si legge nelle conclusioni – continuano ad avere di fronte una sostanziale difficoltà nell’ottenere l’accesso a tali servizi nella pratica, nonostante quanto è previsto dalla legge “.

Il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa denuncia una situazione in cui “in alcuni casi, considerata l’urgenza delle procedure richieste, le donne che vogliono un aborto possono essere forzate ad andare in altre strutture (rispetto a quelle pubbliche), in Italia o all’estero, o a mettere fine alla loro gravidanza senza il sostegno o il controllo delle competenti autorità sanitarie, oppure possono essere dissuase dall’accedere ai servizi di aborto a cui hanno invece diritto in base alla legge 194/78”.

Secondo il Comitato, quest tipo di situazioni possono “comportare notevoli rischi per la salute e il benessere delle donne interessate, il che è contrario al diritto alla protezione della salute”.

Pd: “Situazione grave”. “Durante questa legislatura ho presentato diverse interrogazioni al governo sul tema – ha detto la deputata del Pd, Roberta Agostini -. In alcune regioni le percentuali di obiezione tra i ginecologi sono superiori all’80%: in Molise (93,3%), in Basilicata (90,2%), in Sicilia (87,6%), in Puglia (86,1%), in Campania (81,8%), nel Lazio e in Abruzzo (80,7%). Quattro ospedali pubblici su dieci, di fatto, non applicano la legge 194 e continuano ad aumentare gli aborti clandestini. È del tutto evidente come in Italia si stia violando il diritto alla salute delle donne e quanto sia urgente garantire il servizio di interruzione volontaria di gravidanza in ogni struttura e su tutto il territorio nazionale, nella piena applicazione della legge 194 del 1978. Chiediamo al governo e alle regioni di agire subito assumendo le misure opportune e necessarie per assicurare i diritti delle donne e dei medici”.

Turco: “Parlamento faccia di più”. “Il pronunciamento del Consiglio d’Europa rileva che l’Italia, al di là dei dati rassicuranti della relazione al Parlamento sull’applicazione della 194, deve fare di più e meglio. Il tema dell’aborto deve essere centrale nelle decisioni politiche e non marginale come invece è”, ha commentato l’ex ministra della Sanità, Livia Turco. “Ci deve essere una vigilanza concreta – insiste- e vanno attivate tutte le azioni pratiche possibili per una regolamentazione efficace dell’obiezione di coscienza, di cui indicazioni efficaci sono contenute nella relazione della commissione di bioetica della Presidenza del Consiglio presieduta da Casavola”.

Meloni contro Strasburgo: “Pronunciamenti ridicoli”. Non concorda con il Consiglio d’Europa la leader di Fdi, Giorgia Meloni, candidata a sindaco di Roma: “I pronunciamenti del Consiglio d’Europa sono ridicoli: si occupano solo di questioni ideologiche, come del resto fa anche la Cgil. In Italia non è troppo difficile abortire: è difficile avere un bambino, anche grazie alle politiche delle istituzioni europee che hanno affamato le famiglie italiane per rimpinguare le casse delle grandi banche e delle lobby che le governano. Cominciamo a destinare al sostegno alla maternità i fondi europei, poi vedremo quante saranno le donne che vorranno abortire”.

fonte repubblica.it

Oms ricorda l’importanza dell’attività fisica

La mancanza di attività fisica uccide ogni anno 1 milione di persone in tutta Europa e fa perdere 8,3 milioni di anni al netto della disabilità. A ricordarlo in occasione di un convegno organizzato a Roma è l’Uisp – l’Unione italiana sport per tutti – che ha curato la traduzione dell’edizione italiana del documento Strategia per l’attività fisica OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità 2016-2020 per l’Europa.

L’Oms raccomanda di garantirsi un livello adeguato di attività fisica sin dall’infanzia. Bambini ragazzi dovrebbero praticarne almeno 60 minuti al giorno, ad un’intensità moderata-alta. In età adulta si dovrebbe proseguire con almeno 150 minuti di attività aerobica di intensità moderata alla settimana, da continuare a praticare anche durante la terza età. “Le raccomandazioni attuali insistono sui benefici per la salute di un’attività a intensità moderata – si legge nel documento – e sul fatto che i livelli consigliati possono essere accumulati esercitandosi per intervalli relativamente brevi di tempo”. Purtroppo, però, in Europa i livelli di attività fisica iniziano a diminuire già a partire dagli 11 anni di età, soprattutto fra le ragazze. “Ciò – sottolinea l’Oms – contribuisce all’aumento dei bambini sovrappeso ed obesi in Europa, soprattutto tra le fasce socioeconomiche più deboli”. Contesti svantaggiati sono associati a una maggiore inattività fisica anche nella popolazione adulta e anziana. Infine, ad essere più esposti ai rischi della mancanza di attività fisica sono anche alcune minoranze etniche e le persone con disabilità.

Le conseguenze sulla salute della popolazione sono evidenti. Oltre a far ingrassare (in diversi paesi della Regione europea dell’Oms l’incidenza di sovrappeso e obesità nella popolazione adulta arriva quasi al 70%), l’inattività fisica causa il 5% dei problemi coronarici, il 7% dei casi di diabete di tipo 2, il 9% dei tumori al seno e il 10% dei tumori del colon. La collettività ne fa le spese sia in termini di costi diretti per il sistema sanitario che di costi indiretti dovuti a congedi per malattia, inabilità al lavoro e decessi precoci. Per questo l’Oms si è posta l’obiettivo di ridurre del 10% la prevalenza relativa dell’inattività fisica entro il 2025. In questo modo sarebbe possibile anche contribuire al raggiungimento di altri traguardi, in particolare la riduzione della mortalità precoce associata a malattie cardiovascolari, tumori, diabete e malattie respiratorie croniche, il contenimento della prevalenza dell’ipertensione e l’arresto dell’aumento dell’incidenza di diabete e obesità. Perché ciò sia possibile l’Uisp chiede opportune politiche in tema di salute, urbanistica, ambiente e sport. “Le strategie dell’Oms che abbiamo presentato – ha sottolineato Vincenzo Manco, presidente nazionale dell’associazione, in occasione del convegno romano – ci incoraggiano in questo senso. Chiediamo politiche pubbliche integrate e orientate a questi obiettivi”.

Tumori: Lilt, in 15 anni tasso guarigione dal 40% al 61%

Un grande traguardo è stato raggiunto, in soli 15 anni, nella lotta contro i tumori: il tasso di guaribilità è passato dal 40% al 61% attuale. Un risultato ”enorme”, ha affermato oggi il presidente della Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt), Francesco Schittulli, presentando la XV edizione della Settimana nazionale per la prevenzione oncologica, dal 13 al 21 marzo.

”Un risultato – ha spiegato Schittulli – che è stato reso possibile grazie anche alla prevenzione, con la promozione di corretti stili di vita, sana alimentazione, che vede l’olio extravergine di oliva uno dei protagonisti principali, attività sportiva e diagnosi precoce”. Fondamentale è però la Ricerca: ”Nel 2015 – ha ricordato Schittulli – la Lilt ha destinato 950mila euro, ottenuti dal 5 per mille degli italiani, a 13 progetti”. ‘La mia ricetta della salute? La prevenzione! Mangio sano, faccio sport, non fumo e non bevo alcolici‘ è lo slogan della Settimana Nazionale con l’obiettivo di informare la popolazione sull’importanza della prevenzione anche contro i tumori. Fondamentale, afferma la Lilt, è proprio la giusta alimentazione. Solo in Italia, ricorda Schittulli, ”tra 15 anni, il 20% della popolazione maschile e il 15% di quella femminile sarà obesa, ed oggi un bambino su 10 con meno di 5 anni risulta obeso. E’ opportuno, dunque, educare i più giovani su quanto sia fondamentale condurre una vita regolare e mangiare bene. Per questo la Lilt è impegnata nelle scuole, con il ministero dell’Istruzione, con progetti di educazione ai corretti stili di vita”. Ed in questo senso, ricorda la Lega ‘regina della prevenzione’ e’ la Dieta mediterranea, ricca di frutta fresca, di verdura e povera di grassi. Testimonial della campagna di sensibilizzazione è la cantante Anna Tatangelo. Dal 13 al 21 marzo, dunque, nelle principali piazze d’Italia e nelle Sezioni Lilt, con un piccolo contributo si potrà contribuire a rafforzare le attività della Lega e ricevere, oltre ad una bottiglia di olio extra vergine di oliva, un opuscolo ricco di informazioni e con ‘le ricette della salute’ dello Chef stellato Heinz Beck. In tutta Italia, inoltre, gli ambulatori Lilt accoglieranno i cittadini con medici, specialisti e volontari.

fonte Ansa