Governo Britannico: Il vino rosso non fa bene alla salute

La Gran Bretagna cambia le linee guida in materia di consumo di alcolici includendo il vino tra le bevande con potenziali effetti nocivi per la salute distruggendo la credenza che il vino rosso aiuti a ridurre il rischio di cancro, malattie cardiovascolari e demenza se consumato con moderazione.

Si tratta del primo documento oltremanica sul tema del consumo di alcol e gli effetti sulla salute pubblicato dopo vent’anni firmato della Chief Medical Officer britannica, Sally Davies, in cui si afferma che non esiste un livello di consumo sicuro di alcol, dato che anche piccole quantità possono aumentare il rischio di alcuni tumori.

Nel report sono riportate tutte le ultime scoperte scientifiche sul consumo di alcol dal 2012, anno in cui iniziarono la ricerca. Cambiano le linee guida delle autorità sanitarie che prima consigliavano per gli uomini, di non consumare oltre 3-4 unità di alcolici al giorno, e per le donne a 1-3 unità mentre ora solo non ci sono più differenze “di genere” ma viene anche consigliato di astenersi dal bere per almeno due giorni a settimana per consentire al fegato di rigenerarsi.

La Gran Bretagna si appresta a varare le nuove linee guida in materia di consumo di alcolici e non esclude il vino dalle bevande con potenziali effetti nocivi per la salute.

Viene così distrutta la credenza che la credenza che il vino rosso possa ridurre il rischio di cancro, malattie cardiovascolari e demenza se consumato con moderazione.

Questo sarà il primo documento sul tema del consumo di alcol e gli effetti sulla salute pubblicato dopo vent’anni.

A firmarlo la Chief Medical Officer inglese, Sally Davies che afferma che non esiste un livello di consumo sicuro di alcol, dato che anche piccole quantità possono aumentare il rischio di alcuni tumori.

La stesura del report è stata avviata nel 2012 e contiene tutte le ultime scoperte scientifiche sul consumo di alcol.

Attualmente il consiglio delle autorità sanitarie è, per gli uomini, di non consumare oltre 3-4 unità di alcolici al giorno, mentre le donne si dovrebbero fermare a 1-3 unità.

Secondo le nuove linee guida, non ci dovranno essere più queste differenze ‘di genere’ e verrà consigliato di astenersi dal bere per almeno due giorni a settimana per consentire al fegato di rigenerarsi.

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di Umberto Buzzoni

Passi avanti nella Ricerca grazie a modelli di ossa e organi in 3D

Un osso fratturato, i polmoni o il cuore ricostruiti e stampati in 3 dimensioni, in modo che il chirurgo possa provare l’intervento prima sulla copia e poi sul paziente. Di questo e altri possibili sviluppi della stampa 3D in campo biomedico, già protagonista dei ‘medical drama’ in tv, si è discusso oggi al JOBday, organizzato dal Campus Biomedico di Roma.

La 3D Medical, start up italiana che realizza queste copie tridimensionali, ha incontrato i giovani laureati in medicina ed illustrato le nuove possibilità offerte dalla tecnologia. “Grazie all’uso della modellazione tridimensionale e delle stampanti 3D siamo in grado di produrre, a partire da immagini Tac o Risonanza magnetica, parti anatomiche” specifiche per i singoli pazienti. “I modelli sono realizzati sull’esatta anatomia del soggetto e rappresentano in dettaglio la parte da trattare. Il chirurgo potrà così avere un modello stampato ancora prima della chirurgia”, ha spiegato Massimiliano Romiti, amministratore di 3D Medical, principale start up del settore nel nostro Paese.

Oltre agli effetti positivi sulla cura dei pazienti, sono attesi importanti risultati anche nel campo dell’occupazione. “Il settore cresce a una velocità frenetica tanto che, secondo gli analisti di Canalys, potrebbe generare un giro di affari superiore ai 20 miliardi di dollari entro il 2020. C’è moltissimo interesse, visto che la stampa 3D ha portato una ondata di innovazione che non si vedeva da molti anni”, aggiunge.

Quali sono, dunque, le occupazioni del futuro legate alla stampa 3D in campo biomedicale? “Verranno create categorie completamente nuove, come, per esempio, quella di Modellatore 3D; chi sarà pronto ad apprendere le nuove competenze richieste dal mercato, sarà anche in grado di crescere professionalmente in un’industria che rappresenta il futuro”, aggiunge Romiti. Medical 3D ne è convinta, tanto da assumere personale: “Ci siamo costituiti da tre settimane e già abbiamo la necessità di allargare il nostro organico: ci sono posizioni aperte per tecnici di radiologia, ingegneri biomedici e biologi. Presto serviranno professionisti in grado di costruire, vendere e riparare le stampanti 3D; ogni innovazione tecnologica ha sempre creato più posti di lavoro di quanti ne abbia cancellati”, dice ancora Romiti.

Intanto è stato creato il primo osso identico all’originale. “Lo studio ha come nucleo centrale la modellazione tridimensionale della trabecolatura ossea, finalizzata alla stampa 3D, per fornire un valido ausilio diagnostico-operatorio per il chirurgo ortopedico. Grazie a questo modello il chirurgo ortopedico potrà avere tra le mani un modello anatomico sezionato”, spiega Luca Borro, esperto di modellazione tridimensionale della società. Il risultato è stato presentato al primo Meeting italiano di stampa 3D nel medicale e in ortopedia e traumatologia, che si è tenuto alla FieraMilanoCity lo scorso marzo.

Reflusso gastroesofageo: la possibilità di curarsi con una tecnica ad ultrasuoni

Chi soffre di reflusso gastroesofageo può tirare un sospiro di sollievo: una nuova cura andrà presto a trattare il tanto odiato disturbo. In occasione del workshop internazionale EndoLive 2015 di Roma, infatti, è stata presentata la nuova tecnica ad ultrasuoni che va ad agire come una sorta di “cucitrice” per andare di risolvere i sintomi causati dal reflusso gastroesofageo come bruciori di stomaco, rigurgito e acidità.

Questo nuovo metodo, chiamato MUSE (Medigus Ultrasonic Surgical Endostapler) unisce una cucitrice chirurgica con onde ultrasuoni e una videocamera in miniatura in un unico strumento: questo ovviamente dovrà passare per il cavo orale andando a “ricostruire” la valvola esofagea.

“Studi preliminari eseguiti con questa nuova tecnica” ha spiegato il direttore dell’Unità operativa di Endoscopia digestiva chirurgica del Policlinico universitario A. Gemelli di Roma, Guido Costamagna, “hanno dimostrato che a tre anni la procedura rimane efficace nel migliorare la qualità della vita nei pazienti con Mrge moderata-grave.” Grazie a questa procedura, l’uso dei farmaci normalmente assunti dai pazienti che vengono sottoposti a questa operazione è stato eliminato del tutto o ridotto almeno al 73% di coloro sottoposti al trattamento.

Sempre in occasione dell’incontro lo stesso Costamagna ha evidenziato come la malattia da reflusso gastroesofageo sia in fondo molto comune. “il 20% della popolazione normale” ha dichiarato lo stesso “riferisce di avere almeno un episodio di bruciore allo stomaco alla settimana. Si parla di malattia quando il reflusso causa sintomi, bruciore e rigurgito, o quando , con la gastroscopia, si scoprono lesioni infiammatorie dell’esofago, esofagite, o ulcere o trasformazione metaplastica della mucosa.” Per questo motivo il trattamento in genere è medico “tuttavia, se i sintomi sono seri e scarsamente controllati dalla terapia medica, può essere indicato il ricorso alla chirurgia”.

Pillola dei 5 giorni dopo anche in Italia in farmacia senza ricetta

Pubblicata sulla Gazzetta Ufficale la decisione dell’Aifa che ha adottato le linee dell’Agenzia europea del farmaco. Solo le minorenni dovranno presentare la richiesta del medico e comunque l’anticoncezionale non sarà disponibile tra i prodotti da banco e nelle parafarmacie. Scompare l’obbligo del test di gravidanza.
Le farmacie italiane devono consegnare la ‘pillola dei 5 giorni dopo’ alle pazienti maggiorenni quando la richiedono, anche se queste non hanno la ricetta del medico. La determina Aifa che ha recepito la nuova disposizione di Ema, l’autorità del farmaco europea, è stata pubblicata l’8 maggio scorso sulla Gazzetta Ufficiale. A questo punto il regime di uno dei medicinali cu sui di recente si sono scatenate varie polemiche è cambiato. Solo le minorenni dovranno avere la richiesta del dottore, da rinnovare ogni volta. Inoltre cade l’obbligo di fare il test di gravidanza prima di prendere il medicinale. Anche su questo è stata l’Ema a intervenire, mentre l’Italia era tra i pochi paesi a richiedere quell’esame, come a suo tempo richiesto dal Consiglio superiore di sanità.

La EllaOne, questo il nome commerciale del farmaco, si può prendere senza ricetta, ma non è un farmaco da banco. Non è a libero servizio, di quelli, per capirsi, che si possono prendere da soli dagli scaffali delle farmacie o delle parafarmacie. Va sempre richiesta al farmacista. E il fatto che ci sia un doppio regime a seconda dell’età della donna, oltre a rendere la pillola dei 5 giorni dopo unica nel suo genere dal punto di vista della somministrazione, dovrebbe rendere impossibile la vendita all’interno delle parafarmacie, dove i medicinali venduti sono tutti senza prescrizione.

Praticamente da sabato scorso le donne possono richiedere EllaOne in farmacia. Il medicinale è un anticoncezionale, funziona solo se non è avvenuta la fecondazione e fino a cinque giorni dopo il rapporto sessuale. In Italia, dopo la decisione Ema di togliere la ricetta su richiesta dell’azienda produttrice, è partito un dibattito. L’Aifa ha fatto intervenire il ministero che a sua volta ha coinvolto il Consiglio superiore di sanità. Questo organismo tecnico scientifico ha votato per mantenere la ricetta in Italia. L’unico membro che si è opposto a questa ipotesi è stato il farmacologo milanese Silvio Garattini. Ma la commissione tecnico scientifica dell’ente regolatorio, cioè l’Aifa, non poteva prendere una decisione diversa da quella di Ema. Per questo ha comunque deciso di togliere la ricetta, almeno per le maggiorenni.

Pronto soccorso: un accesso ogni secondo. Necessari 300 medici in più all’anno

Quasi un accesso al secondo. Pazienti in barella nei corridoi affollati dei pronto soccorso, attese di ore e giorni per un posto letto, medici e operatori sanitari sottoposti a turni massacranti. E’ la fotografia ricorrente dei dipartimenti di emergenza e urgenza degli ospedali italiani soprattutto nei periodi ‘caldi’, come il picco dell’influenza invernale. Nel nostro Paese ci sono 844 pronto soccorso, in cui lavorano 12 mila medici e 25 mila infermieri. Ogni anno gli accessi sono circa 24 milioni: 2 milioni al mese, 67 mila al giorno, 2.800 l’ora e quasi uno ogni secondo. Sono questi i dati diffusi oggi da Simeu, la b, in occasione della seconda edizione della settimana nazionale del pronto soccorso dal 16 al 24 maggio.

Il picco dell’influenza. “Questo sistema è ormai in uno stato di grave difficoltà strutturale che è stato evidente all’inizio del 2015 quando i pronto soccorso hanno affrontato l’epidemia influenzale e il sistema dell’emergenza è andato in crisi – avverte la Simeu – Per contrastare il ripetersi di questi episodi serve introdurre un Piano di gestione del sovraffollamento “.

Le iniziative. Nelle principali città italiane verranno organizzati incontri con i cittadini e simulazioni di attività cliniche in pubblico per spiegare meglio le dinamiche dell’emergenza sanitaria e ascoltare le esigenze dei pazienti. Quest’anno la Simeu ha trovato un alleato nel Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanza attiva. La collaborazione Tdm-Simeu, per la settimana nazionale del pronto soccorso, prevede un monitoraggio civico condiviso delle strutture che rivelerà tempi, qualità, flussi di accesso e ricovero, l’attenzione prestata ai pazienti.

La prevenzione. “Ogni ospedale italiano dispone di un Peimaf (Piano di emergenza interno per massiccio afflusso di feriti), quasi nessuno di un Pgs per il sovraffollamento – spiega Gian Alfonso Cibinel, presidente della Simeu – eppure il massiccio afflusso di feriti è un evento raro e non prevedibile mentre il sovraffollamento dei pronto soccorso si ripete regolarmente tutti gli inverni. Serve un’organizzazione preventiva per ottenere un sistema più efficace ed efficiente. Alcune Regioni come la Lombardia e il Piemonte hanno prodotto delibere e linee guida che vincolano o invitano le aziende a elaborare i Pgs, ma è necessario passare dalle indicazioni alle risposte concrete”.

I Pronto soccorso, precisa però Cibinel, “non chiedono più risorse, ma una migliore gestione: il ministero prevede circa 30 posti l’anno per le scuole di specializzazione in emergenza e con i posti aggiunti dalle regioni si arriva a circa 80 posti, ma sarebbero necessari almeno altri 300 medici in più l’anno“. “Il pronto soccorso – sottolinea Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tdm – è sempre più spesso in sofferenza con i professionisti costretti a turni massacranti, e con disagi e attese per i cittadini. Per migliorare questo servizio abbiamo messo a disposizione per questa collaborazione il monitoraggio dei pronto soccorso attraverso le 300 sedi del Tdm. I dati raccolti serviranno alla definizione di azioni migliorative concrete”.

Diabete: arriva anche in Italia la prima terapia che agisce sui reni

di Umberto Buzzoni

Arriva anche in Italia la prima terapia per il Diabete che agisce sui reni, già presente in 49 Paesi nel mondo. I reni possono essere visti come due “rubinetti del glucosio” che permettono l’eliminazione dello zucchero in eccesso e la riduzione della glicemia e la nuova terapia appartiene ad una nuova classe di farmaci chiamati inibitori del co-trasportatore di sodio-glucosio 2 (SGLT2), una proteina responsabile del 90% del riassorbimento del glucosio da parte dei reni. La nuova molecola “Dapagliflozin” è stata sviluppata da AstraZeneca, un’azienda biofarmaceutica che conta al suo interno di sette Premi Nobel, nata nel 1999 dalla fusione di Astra AB e Zeneca Group.

La molecola Dapagliflozin nata dallo studio di una sostanza naturale presente nella corteccia degli alberi di mele (la florizina), permette una riduzione della glicemia indipendente dall’insulina ed un basso rischio di ipoglicemie. Altri vantaggi derivanti da questa terapia sono porta la perdita di peso fino a 2-3 chilogrammi e l’abbassamento della pressione arteriosa.

Per la prima volta vengono considerati i reni per la loro capacità di controllo glicemico e gestione del diabete di tipo 2. Con l’assunzione di questa molecola si sfruttano meccanismi fisiologici in grado di abbassare la capacità di riassorbimento del glucosio da parte del rene con lo scopo di aumentare la perdita urinaria di glucosio. Inoltre non solo non interferisce con le altre terapie anti-diabete ma si integra con esse per il trattamento di tutte le fasi della malattia.

Un approccio innovativo di notevole importanza per quella che si può definire una vera e prorpia epidemia sociale dato che ad oggi in Italia si contano ben 4 milioni di persone affette e 387 milioni di persone nel mondo.

La Mano Bionica Made in Italy: protesi con sensori tattili e senza intervento chirurgico

di Umberto Buzzoni

La nuova protesi biorobotica è stata ideata e realizzata a Pisa nell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, dal docente di BioRobotica Christian Cipriani ed il suo team di ricercatori, nel progetto ‘My Hand’ finanziato con oltre 400 milioni di euro dal Ministero dell’Istruzione.

Realizzata in lega di alluminio, dotata di sensori tattili e con un peso di soli 500 grammi, non necessita di intervento chirurgico per l’impianto e consente a chi la indossa ben sette movimenti. Dopo una serie di primi test di funzionamento è pronta per essere testata sui pazienti.

L’ingegnere Marco Controzzi ha spiegato che “La mano utilizza tre motori elettrici e un pollice opponibile, per afferrare oggetti di varia forma e peso differente” e grazie all’altra novità tecnologica, con brevetto internazionale, sarà possibile effettuare tutte le prese con un solo motore che permette la rotazione del pollice o la flessione dell’indice in maniera alternata. Nel dorso della mano è presente l’elettronica di controllo e per la chiusura completa delle dita la protesi impiega meno di 1 secondo.

Questa innovativa protesi dall’aspetto antropomorfo a 5 dita verrà messa in vendita ad un prezzo economico che si aggirerà intorno a quello di uno smartphone di ultima generazione, elemento importante se si pensa che si stima che in Europa ogni anno si contano oltre duemila nuovi casi di amputazione della mano.