La mancanza di attività fisica uccide ogni anno 1 milione di persone in tutta Europa e fa perdere 8,3 milioni di anni al netto della disabilità. A ricordarlo in occasione di un convegno organizzato a Roma è l’Uisp – l’Unione italiana sport per tutti – che ha curato la traduzione dell’edizione italiana del documento Strategia per l’attività fisica OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità 2016-2020 per l’Europa.
L’Oms raccomanda di garantirsi un livello adeguato di attività fisica sin dall’infanzia. Bambini ragazzi dovrebbero praticarne almeno 60 minuti al giorno, ad un’intensità moderata-alta. In età adulta si dovrebbe proseguire con almeno 150 minuti di attività aerobica di intensità moderata alla settimana, da continuare a praticare anche durante la terza età. “Le raccomandazioni attuali insistono sui benefici per la salute di un’attività a intensità moderata – si legge nel documento – e sul fatto che i livelli consigliati possono essere accumulati esercitandosi per intervalli relativamente brevi di tempo”. Purtroppo, però, in Europa i livelli di attività fisica iniziano a diminuire già a partire dagli 11 anni di età, soprattutto fra le ragazze. “Ciò – sottolinea l’Oms – contribuisce all’aumento dei bambini sovrappeso ed obesi in Europa, soprattutto tra le fasce socioeconomiche più deboli”. Contesti svantaggiati sono associati a una maggiore inattività fisica anche nella popolazione adulta e anziana. Infine, ad essere più esposti ai rischi della mancanza di attività fisica sono anche alcune minoranze etniche e le persone con disabilità.
Le conseguenze sulla salute della popolazione sono evidenti. Oltre a far ingrassare (in diversi paesi della Regione europea dell’Oms l’incidenza di sovrappeso e obesità nella popolazione adulta arriva quasi al 70%), l’inattività fisica causa il 5% dei problemi coronarici, il 7% dei casi di diabete di tipo 2, il 9% dei tumori al seno e il 10% dei tumori del colon. La collettività ne fa le spese sia in termini di costi diretti per il sistema sanitario che di costi indiretti dovuti a congedi per malattia, inabilità al lavoro e decessi precoci. Per questo l’Oms si è posta l’obiettivo di ridurre del 10% la prevalenza relativa dell’inattività fisica entro il 2025. In questo modo sarebbe possibile anche contribuire al raggiungimento di altri traguardi, in particolare la riduzione della mortalità precoce associata a malattie cardiovascolari, tumori, diabete e malattie respiratorie croniche, il contenimento della prevalenza dell’ipertensione e l’arresto dell’aumento dell’incidenza di diabete e obesità. Perché ciò sia possibile l’Uisp chiede opportune politiche in tema di salute, urbanistica, ambiente e sport. “Le strategie dell’Oms che abbiamo presentato – ha sottolineato Vincenzo Manco, presidente nazionale dell’associazione, in occasione del convegno romano – ci incoraggiano in questo senso. Chiediamo politiche pubbliche integrate e orientate a questi obiettivi”.