Se il cane uccide, il padrone è un killer

da Adico

Se il cane toglie la vita a qualcuno il padrone è responsabile. A dirlo è una sentenza della Cassazione che fa ricadere le responsabilità degli atti di un animale direttamente sul padrone.
LESIONI E MORSI – La Quarta sezione penale con la sentenza 48429 ha dichiarato inammissibile il ricorso di G. M., 40enne pugliese, e, convalidando la condanna del padrone per duplice omicidio colposo stabilita per due casi di decesso causati dai suoi cani, ha fatto notare che «non può essere messo in discussione che la morte dei due uomini è riconducibile ai due cani di proprietà del ricorrente». A dimostrarlo «la presenza sul corpo delle vittime di plurime lesioni da morsi di cane in punti vitali e le concordi testimonianze delle persone, compresi i carabinieri intervenuti sul posto, che hanno assistito alla parte finale dell’aggressione, quando gli animali stavano ancora infierendo» sui due malcapitati.
ATTEGGIAMENTO AGGRESSIVO – Ma non è finita. Per la Suprema Corte, ha pesato «l’atteggiamento palesemente aggressivo tenuto dai cani quando, rifugiatisi nell’abitazione dell’imputato, dopo il fatto, manifestarono palese aggressività anche nei confronti di chiunque tentasse di avvicinarsi a loro, compreso il padrone». E a nulla è valso il tentativo dell’imputato di discolparsi dicendo che non poteva essere a lui attribuita la responsabilità della morte dei due uomini visto che nella notte ignoti avevano lasciato il cancello della sua villa aperto, favorendo così l’uscita dei due feroci cani. Insomma, conclude la Cassazione, «è accertata la colpa» di G.M., il padrone dei cani «per la mancata adozione delle cautele e sussistente il rapporto di causalità tra la sua condotta e l’evento verificatosi». Quanto al presunto tentativo di furto da parte di ignoti, la Suprema Corte si limita a rilevare che il proprietario dei cani, presentatosi dai carabinieri per denunciare la scomparsa dei cani, «non aveva fatto alcun cenno» del fatto.

Ridurre il sale nei cibi è salutare e il gusto non ci rimette

da Swissinfo

Si può diminuire la quantità di sale senza compromettere qualità e sapore dei cibi? Si può, secondo una ricerca della Scuola universitaria professionale di scienze agronomiche, forestali e alimentari di Zollikofen (Svizzera). Lo studio è stato fatto in seguito alla campagna nazionale per convincere la popolazione a ridurre il consumo di sale, che incide sulla pressione alta con effetti negativi per la circolazione del sangue e il cuore. Va detto che in Svizzera il consumo medio giornaliero è di 9,1 grammi -molto al di sopra dei 5 gr raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
I ricercatori hanno perciò esaminato varie opzioni per abbassare in modo significativo la quantità di cloruro di sodio in alcuni tipi di alimenti, e hanno concluso che è possibile centrare l’obiettivo senza pregiudicare né la qualità né la conservazione dei prodotti. La ricerca ha riguardato gli alimenti preparati come pane, prodotti a base di carne, cibi pronti, e la loro ricetta è stata rielaborata con meno sale.
Il pane è risultato il prodotto che più si presta alla diminuzione. Ed essendo basilare per molta gente, intervenire su quell’alimento ha indubbiamente un effetto positivo. Il sale non gli dà solo sapore, ma ne favorisce anche la cottura giacché modifica la struttura della pasta e incide su consistenza e colore. Poiché le dosi dei panettieri svizzeri oscillano tra l’1,2% e il 2,3% del prodotto finale, il margine d’azione è piuttosto ampio.
In quanto ai prodotti di carne essiccata, la ricercatrice Claudine Allemann fa notare che sono sicuramente molto salati, ma l’impatto è minore perché il loro consumo non è così frequente.
Il sale è un ingrediente a basso costo, utilizzato per rendere più saporiti i cibi, eppure lo studio indica che si possono operare delle riduzioni modeste senza alterare il gusto. Per esempio, i test hanno mostrato che la maggior parte dei partecipanti hanno apprezzato i cracker al frumento con il 15% di sale in meno.

Ora spetterebbe al mercato. Tre grandi aziende alimentari -Nestlé, Migros, Coop- si sono già impegnate in questo senso. La Coop dice che il suo pane non contiene più dell’1,5% di cloruro di sodio; la Migros ha cominciato a limitarlo già nel 2009 e l’anno scorso ha deciso d’intervenire su 171 prodotti; in quanto alla Nestlé, annuncia che nei prossimi cinque anni lo ridurrà del 10% nei suoi cibi preparati. Per le piccole aziende, come le panetterie famigliari, è una cosa più complicata e onerosa: rielaborare il prodotto costa, e se la quantità di sale è stampata sulla confezione, bisogna cambiare l’imballaggio.

Tradizioni gastronomiche
Alcune sono dure a morire. Prendiamo il formaggio Gruyère, il più consumato dopo la mozzarella. “Un prodotto come quello non può essere cambiato”, sostiene categoricamente Philippe Bardet, che rappresenta 175 produttori di questa specialità casearia. E’ vero che, con un tasso tra l’1,2% e l’1,7% sul prodotto finito, il Gruyère è il formaggio svizzero più salato (anche se meno dei formaggi importati Roquefort e Feta). Ma Bardet sostiene che bisogna tener conto della DOP (denominazione di origine protetta) e che la ricetta dev’essere salvaguardata. Il sale è un fattore di conservazione e impedisce al formaggio di guastarsi durante il processo di maturazione, aggiunge. Dopo essere state pressate per 20 ore, le forme vengono messe in un bagno salato al 20%, poi maturano in cantina e via via vengono lavate con acqua salata che mantiene sana la crosta. Insomma, la procedura di conformità alla ricetta del Gruyère è contenuta in un regolamento di ben 22 pagine. Il discorso vale anche per altri formaggi, naturalmente. Ma Claudine Allemann è convinta che si possa intervenire, soprattutto nelle varietà con una salinità superiore alla media.
Dalla ricerca si evince che c’è un potenziale di riduzione di sale molto esteso, possibile da sfruttare. “Ciò che conta è la somma degli sforzi individuali”, conclude la ricercatrice.

Nuovo redditometro e controlli di massa. Ecco le 8 armi contro l’evasione fiscale

di ROBERTO PETRINI
fonte:repubblica.it

Otto bazooka da schierare in campo nella campagna di primavera contro gli evasori fiscali. Attilio Befera, direttore generale della Agenzia delle entrate, il braccio operativo dello Stato nella lotta all’evasione, ha varcato ieri 1le soglie del Parlamento per spiegare alla Commissione Finanze della Camera le proprie strategie.
Nel proprio arsenale c’è un redditometro potenziato, la nuova mega-banca dati dei movimenti bancari, il tutoraggio per chi ha più di 100 milioni di fatturato, l’accertamento esecutivo di Equitalia, la richiesta di 1.440 assunzioni di 007 fiscali, lo spesometro che traccia chi spende più di 3.600 euro, la limitazione dell’uso del contante a 1.000 euro.

E un piano per continuare la politica dei blitz contro il far west dello scontrino fiscale e i nemici delle tasse. Nel carniere già risultati positivi: lo scorso anno sono stati recuperati 11,5 miliardi con 2 milioni di controlli.

Il redditometro
Usate cento voci di spese per ricostruire l’imponibile

Entro giugno scatta il nuovo redditometro, ovvero il meccanismo messo a punto dall’Agenzia delle Entrate per confrontare i redditi dichiarati dai contribuenti con l’effettivo tenore di vita misurato attraverso le spese sostenute. Dopo una analisi, che ha raggiunto 22 milioni di famiglie e 50 milioni di soggetti, divisi in undici tipologie, è stato messo a punto un meccanismo che si impernia su 100 voci di spesa. Le voci sono state suddivise in 7 macrocategorie: casa, mezzi di trasporto, assicurazioni, istruzione, attività ricreative, investimenti ed altre spese. In pratica tra le operazioni sotto controllo vengono inserite il possesso di barche, auto di grossa cilindrata, cavalli da corsa, ma anche viaggi di un certo livello e visite ai centri spa; segnalazioni anche per chi manda i figli alla scuola privata o fa una assicurazione sulla vita. Ogni consumo ha un peso ponderato statisticamente che, attraverso un algoritmo, si trasforma in reddito presunto. Chi mostrerà una differenza di almeno il 10 per cento tra il reddito dichiarato e quello effettivo sarà sottoposto all’accertamento fiscale.

La banca dati
Nel cervellone di Serpico 40 milioni di depositi

Lo chiamano, con felici espressioni, Serpico o Grande Fratello. E’ il bazooka impugnato dal direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera. A costruirlo è stato il decreto “Salva-Italia” confezionato dal premier Mario Monti. La norma è rivoluzionaria perché dispone che banche, operatori finanziari e assicurazioni, debbano riversare nei computer dell’Anagrafe tributaria, oltre ai dati identificativi del rapporto, anche i saldi e i movimenti, con l’evidenza del dare e dell’avere. Si tratta di 400 milioni di dati che fanno capo a 40 milioni conti correnti. Fino ad oggi se l’Agenzia voleva conoscere le coordinate bancarie di un sospetto evasore doveva interpellare l’intero sistema bancario e, una volta conosciuti i rapporti, chiedere i movimenti. Dalle prossime settimana – Befera ieri ha annunciato che il provvedimento applicativo è imminente – i dati cominceranno ad affluire alla Sogei, la società che gestisce il cervellone e i funzionari dell’Agenzia con un click potranno far scattare i controlli.

Ipoteche e pignoramenti
Equitalia sempre più in trincea con l’accertamento esecutivo

L’accertamento esecutivo entra a regime. E’ entrato in vigore dal primo ottobre scorso, ma da quest’anno i controlli del fisco si concentreranno sulle dichiarazioni dei redditi del 2007-2008. L’accertamento esecutivo, affidato ad Equitalia, è un istituto che serve per incassare le imposte non dichiarate (dall’Iva, all’Irpef all’Irap). L’atto di contestazione, inviato dal fisco, diventa esecutivo dopo 30 giorni ed entro i successivi 30 giorni viene affidato ad Equitalia. A questo punto per 180 giorni Equitalia non può procedere all’esecuzione forzata (pignoramenti ed espropriazioni), ma può far scattare ipoteche e fermi amministrativi. E non è poco. Befera ieri ha ricordato che ci sono stati oltre 250 atti intimidatori contro Equitalia, di cui 70 a gennaio e ha denunciato l’effetto avuto sui dipendenti: “demotivazione e paura” con riflessi anche sui “risultati”.

Il tutoraggio
Un angelo custode nelle imprese con giri d’affari oltre 100 milioni

Per i grandi contribuenti scatta il tutoraggio. Per tutti coloro che hanno un volume di affari superiore a 100 milioni, l’Agenzia delle entrate, attraverso le sue sedi regionali, diventerà una sorta di “angelo custode”. L’obiettivo dell’Agenzia è quello di intensificare il numero dei “grandi contribuenti” sotto stretto controllo incrociato: passeranno dai 2.000 del 2011 ai 3.100 del 2012. Si lavora dunque per instaurare con i “grandi contribuenti”, che rappresentano un segmento strategico nell’economia nazionale, un rapporto di mutua collaborazione per favorirne l’adempimento spontaneo. Il controllo – si spiega – assume la natura di “servizio” a beneficio della collettività e, soprattutto, della platea di quei “grandi contribuenti” che si attengono alle norme e per i quali l’evasione o l’elusione perpetrata dai propri concorrenti rappresenta, in ultima analisi, una forma di concorrenza sleale.

La tracciabilità
La stretta sul contante è già legge. Obiettivo: stop agli scambi in nero

Tracciabilità, la più formidabile delle armi in mano all’Agenzia delle Entrate. Dal 6 dicembre scorso, nelle operazioni tra privati e nelle transazioni tra consumatori e imprese, non può essere utilizzato denaro contante se i pagamenti sono superiori o pari ai mille euro. La stessa limitazione si applica agli assegni, bancari o circolari, privi della clausola di non trasferibilità e senza indicazione del beneficiario. Entro il prossimo 31 marzo i libretti di deposito bancari, postali o al portatore, con saldo superiore a mille euro, devono essere estinti definitivamente o il loro saldo dovrà essere ridotto sotto i mille euro. Un meccanismo messo in opera per contrastare la circolazione di denaro in nero, frutto dell’economia sommersa, di attività criminali e dell’evasione fiscale.

 I blitz
Scontrini e ricevute ai raggi x: la campagna stile-Cortina prosegue

La campagna dei blitz non si arresta. Dopo quello di Capodanno a Cortina e quello della Movida milanese, si annunciano nuove e clamorose azioni dell’Agenzia delle entrate. Il metodo è semplice ed efficace e si affianca alle sofisticate azioni a base di statistiche e computer. Il funzionario dell’Agenzia si affianca alla cassiera dell’esercizio e le fa compagnia per l’intera giornata. Se il numero di scontrini risulta superiore a quello di una analoga giornata della settimana precedente, vuol dire che qualcosa non va. Così è stato nel week- end milanese quando è emerso un numero di scontrini del 44 per cento superiore a quello del sabato precedente. “Facciamo blitz separati con la Guardia di Finanza per aumentare la deterrenza”, ha detto ieri il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera durante una audizione in Parlamento.

 Gli 007
Deroga al blocco del turn over per assumere 1.440 ispettori in più

Più 007 per fare maggiori controlli. Per questo l’Agenzia delle entrate punta ad assumere 1.440 funzionari in più per portare avanti la lotta agli evasori fiscali. Nel 2011 sono stati fatti oltre due milioni di controlli, tra i quali, oltre 700 mila su imposte indirette, 1 milione sulle dichiarazioni dei redditi e 300 mila su materia di registro. Circa 11.500 controlli si sono avvalsi di indagini finanziarie. In tutto sono stati recuperati 11,5 miliardi. Per quest’anno, visti i nuovi strumenti a disposizione si attende una performance maggiore. “Il recupero dell’evasione è stato rafforzato rispetto agli anni precedenti facendo registrare un trend nettamente positivo”, ha detto Befera. Una attività imponente che necessita di un potenziamento anche delle risorse umane: Befera punta ad una deroga del blocco del turn over per dotare l’Agenzia di 1.440 assunzioni nei prossimi tre anni.

Lo spesometro
Il codice fiscale al rivenditore per acquisti sopra i 3600 euro

Scatta e va a regime lo spesometro (da non confondersi con il redditometro). Al fine di monitorare meglio l’evasione fiscale e le entrate dei cittadini, per ogni acquisto superiore a 3.600 euro, sarà obbligatorio fornire al venditore il proprio codice fiscale che a sua volta lo trasmetterà in via telematica all’Agenzia delle Entrate. Un controllo profondo, con lo scopo di verificare gli acquisti dei contribuenti confrontandoli con il loro reddito. I dati acquisiti confluiranno in un’apposita banca dati e, tramite incroci con le altre informazioni contenute nell’Anagrafe tributaria, consentiranno un’analisi del rischio finalizzata alla selezione dei soggetti da sottoporre a controllo fiscale. In particolare per le persone fisiche non titolari di partita Iva gli elementi acquisiti saranno posti a confronto, insieme agli altri elementi di maggiore capacità contributiva, con i redditi dichiarati.

Truffe lavoro – L’inchiesta UNC

da Unione Nazionale Consumatori

Nel mondo degli inganni e dei raggiri, le truffe in danno di chi cerca lavoro sono tra le più spregevoli perché fanno leva sulle speranze di chi sta cercando un’occupazione con il solo intento di “spillare” dei soldi al malcapitato di turno.

Proprio per analizzare i raggiri più frequenti e le tecniche più utilizzate dai truffatori, la nostra Unione ha di recente realizzato un’inchiesta da cui emerge che i truffatori scelgono principalmente i giovani come vittime predilette: desiderosi di accedere al mondo del lavoro, sono infatti inclini a trascurare quelli che invece rappresentano dei veri e propri campanelli di allarme. Complice la crisi, dobbiamo aggiungere che stanno aumentando i casi di raggiri anche in danno di persone appartenenti ad altre fasce di età, magari padri di famiglia che hanno da poco perso il lavoro e sono in cerca di nuova occupazione.

Ecco i casi di truffa più frequenti:

 

  • Al provino segue la richiesta di un corso di formazione a pagamentocon la promessa di una finta assunzione
  • Realizzazione di un costoso book fotografico
  • Iscrizione a un clubche nasconde meccanismi di vendita piramidali
  • Lavoro a domicilio con lauti guadagni
  • Installazione distributori di gadget, caramelle
  • Offerta di lavoro via mail come intermediario finanziario

Ed ecco come difendersi:

  • Diffidiamo di chi ha fretta di farci concludere l’ “affare” e di chi ci chiede somme di denaro per iniziare l’attività
  • Leggiamo sempre il contratto dall’inizio alla fine 
  • Pretendiamo copia scritta del contratto, timbrata e firmata dal datore di lavoro
  • Verifichiamo se l’azienda è iscritta alla Camera di Commercio
  • Non firmiamo mai documenti in bianco
  • Facciamo una ricerca su Internet in cerca di notizie circa l’esperienza di altri
  • In caso di problemi reclamiamo sempre per iscritto

Ricordiamo inoltre che, in caso di problemi, è possibile rivolgersi alle Forze dell’ordine (Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza) e alle Associazioni dei consumatori.

Forse per il pudore nel confidare che si è avuta la necessità di trovare un lavoro, forse per la vergogna di dire che si ha abboccato all’amo, abbiamo modo di credere che il numero (relativamente modesto) di segnalazioni possa nascondere la reale portata del fenomeno. Anche perché raccontare la propria esperienza negativa può servire a tutelare altri dal cadere in un simile inganno.

Potranno essere segnalati casi all’indirizzo info@consumatori.it, indicando nell’oggetto “TRUFFE LAVORO”.

SMS INGANNEVOLI – Segreteria.org: bene la multa ma ora i rimborsi

da Unione Nazionale Consumatori

E’ solo una prima vittoria: l’obiettivo è che i consumatori non ricevano mai più sms ingannevoli volti solo a spillare denaro. Esprimiamo soddisfazione per la sanzione inflitta dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato a Vas Advertising S.r.l., Net Revolution S.r.l., HtNet Limited 2010 e Telecom Italia, per la promozione di servizi di chat a pagamento attraverso numerazioni a sovrapprezzo.

Lo scorso maggio denunciammo Segreteria.org a seguito di numerose segnalazioni giunte alla nostra Unione da parte di consumatori che segnalavano di aver ricevuto sul loro telefonino un sms che li avvertiva di un messaggio urgente in segreteria. Richiamando il numero si verificava l’infondatezza del messaggio: si trattava, infatti, di un’utenza 899, dal costo, in alcuni casi, fino a 15 euro. Come se non bastasse nel messaggio si faceva riferimento al sito ‘segreteria.org’ che si è rivelato un portale di incontri a pagamento e chat.

E’ inammissibile che i consumatori siano disturbati sul loro telefonino con servizi non richiesti, da cui, comunque sarebbe sempre bene diffidare. Senza contare che, la qualificazione dei messaggi presenti in segreteria come ‘urgenti’ rende la pratica particolarmente grave in quanto, come sostiene anche il Garante, ‘induce l’utente a chiamare immediatamente, disincentivando un’attenta ponderazione del reale scenario’.

Apprezziamo la restituzione da parte di Telecom delle somme indebitamente pagate da alcuni consumatori, ma ci aspettiamo che l’azienda faccia di meglio rimborsando tutti coloro che sono caduti nel tranello e non solo quanti hanno presentato un reclamo.

Ticket in base al reddito, riduzione per le esenzioni

di Roberto Turno
fonte: sole24ore.it

La sanità riparte da più ticket e meno esenzioni. Con ticket differenziati a seconda del reddito Isee (anche mobiliare e immobiliare) delle famiglie, uniformi in tutta Italia. Ma pagando di più al crescere della tariffa della prestazione sanitaria ricevuta, siano farmaci o visite ed esami specialistici. Limitando le esenzioni per patologia o invalidità alle situazioni più gravi e complesse. Aumentando da 65 a 70 anni l’esenzione per età, e abbassando la soglia di 30mila euro lordi l’anno dell’esenzione per reddito. Ma avrà nuovi ticket sui dispositivi medici, dai prodotti per i diabetici ai pannoloni, dall’ossigeno terapeutico agli alimenti per i celiaci, sempre salvaguardando i redditi più bassi.

 

 E ancora: darà un addio graduale a 212 piccoli ospedali con meno di 120 posti letto, da riconvertire in strutture per l’assistenza sul territorio; vedrà la riforma delle cure primarie di medici di famiglia e pediatri, la revisione della mobilità dei pazienti da una regione all’altra e della libera professione dei medici, nuove regole sui piani di rientro nelle regioni in disavanzo.
Eccola la prima ossatura del «Patto per la salute 2013-2015» secondo le Fregioni. Una proposta (si veda www.24oresanita.com) che sarà discussa al prossimo incontro col Governo in una trattativa da concludere entro aprile, altrimenti palazzo Chigi (anzitutto Salute ed Economia) farà da sé. Oggi i governatori dedicheranno un vertice «straordinario» alla partita più calda per loro, la spesa sanitaria che vale in media più del 74% dei conti locali. La voglia dei governatori di non perdere tempo c’è tutta, con l’eccezione delle due Regioni a trazione leghista (Veneto e Piemonte).
Tanto delicata, la partita della sanità, che il documento delle regioni parte proprio dai nodi del fabbisogno e degli investimenti. Mettendo in chiaro che il finanziamento decrescente della spesa per la salute, dopo i tagli della manovra estiva, semina pesanti dubbi sulla tenuta dei livelli di assistenza (i Lea), che giocoforza saranno rivisti. Secondo le regioni dal 2012 al 2014 mancheranno all’appello oltre 9 miliardi. Mentre stimano che per il 2015, ultimo anno del «Patto», il fabbisogno sarà di 121,54 miliardi, 11,75 miliardi più (circa il 10%) del 2012.
La partita sui ticket sarà quella dall’impatto sociale più delicato e pesante per gli italiani. Per il momento le regioni non parlano di compartecipazioni sui ricoveri e neppure della “tassa sui cibi spazzatura” (junk food) per finanziare la costruzione di nuovi ospedali, che però piace a parecchi governatori.
Sui ticket l’obiettivo è di reimpostare «in modo unitario» l’intera struttura delle compartecipazioni su farmaci e specialistica. Secondo queste direttrici: ticket differenziati per situazione economica e crescenti «al crescere della tariffa, ma con incidenza decrescente fino a un tetto massimo per ricetta»; esenzioni diverse per patologia o invalidità limitate «alle situazioni caratterizzate da maggiore severità e complessità»; aumento a 70 anni dell’esenzione per età e riduzione dell’attuale tetto di 30mila euro lordi annui delle esenzioni per reddito. Un’alternativa al taglio delle esenzioni per patologia è di introdurre un tetto annuale massimo al ticket differenziato per situazione economica, con l’obiettivo di garantire maggiormente i casi più gravi. Per la specialistica ci sono ipotesi più dettagliate in altri documenti tecnici, che ipotizzano anche 4 fasce di reddito. Per la socialistica: abolizione del superticket da 10 euro, aumento dell’attuale franchigia (36,15 euro) differenziandola per reddito ed età, regressione della quota nelle esenzioni per patologia, creazione di “pacchetti di prestazioni”. Mentre per i farmaci si ipotizzano ticket legati al prezzo delle singole confezioni, sempre a seconda del reddito e dell’età, con regressione nelle esenzioni per patologia e il mantenimento del sistema di pagamento (prezzo di riferimento) tra generici e farmaci di marca.
Il nodo dell’equità dei ticket andrà sciolto, afferma il documento delle Regioni, superando il criterio cardine attuale del reddito. La stella polare dovrà essere «un criterio che individui la situazione economica degli assistiti» grazie all’Isee, ma con alcune modifiche che definiscano un indicatore più adatto» al suo specifico impiego ai ticket sanitari. In questo senso, si fa esplicito riferimento al «sanitometro» in cantiere nel 1998-99 fondato su un Isee modificato con detrazioni specifiche, ad esempio, per gli ultra 65enni, i bambini fino a 6 anni e i nuclei familiari che includono «persone fragili». Ma tutto questo, evidentemente, andrà costruito nei prossimi due mesi.

Una spia nei nostri smartphone

da Casa del Consumatore

Il caso è scoppiato già da qualche mese: un software “spione” installato di default negli smartphone di tutto il mondo.

Si chiama Carrier IQ e registra la posizione dei dispositivi tramite il GPS integrato, i messaggi di testo, i numeri chiamati, le immagini inviate, le ricerche effettuate sul web e quant’altro: insomma, traccia tutto ciò che fanno gli utenti e i loro spostamenti, poi invia questi dati “sensibili” ai produttori dei telefoni, ma anche ad alcuni operatori telefonici. Fortunatamente è possibile rimuoverlo…

Il software è stato scoperto da un giovane hacker americano che lo ha definito come un vero e proprio “rootkit”, cioè un programma creato per avere il controllo sul sistema operativo senza l’autorizzazione dell’utente (cfr. definizione su Wikipedia).

 

A quanto pare, i dispositivi più colpiti sono alcuni smartphone Android, Symbian Nokia, BlackBerry, iPhone con iOS, telefoni Samsung e HTC, per un totale di più di 150 milioni di dispositivi.

La notizia ha fatto subito scalpore, suscitando le reazioni di clienti e possessori di smartphone.
Il dibattito è acceso e vede contrapposti, da un lato, l’azienda che ha sviluppato il software, dall’altro, i produttori dei dispositivi e gli operatori telefonici.
La prima sostiene di averlo creato per un fine utile e legittimo consistente nel fornire informazioni sulla qualità del segnale, sullo stato della batteria e in generale sulle prestazioni dei dispositivi, in modo da consentire a produttori ed operatori di evitare malfunzionamenti e migliorare la qualità dei servizi da loro forniti alla clientela. Il tutto in maniera anonima e senza archiviare né trasmettere ad altri alcuna informazione personale.
I “cattivi” sarebbero, quindi, i produttori che ne farebbero un utilizzo distorto e scorretto, installandolo all’insaputa degli utenti, raccogliendo informazioni sensibili e in questo modo violando la loro privacy.
Nella vicenda pare sia coinvolta perfino l’FBI. Non è chiaro, però, se quest’ultima stia indagando sulla società che ha prodotto il software o se lo stia lei stessa utilizzando per carpire informazioni utili ad incastrare alcuni criminali.

Non sappiamo chi abbia ragione e chi torto, fatto sta che il rischio per gli utenti è quello di essere violati nella propria privacy senza neppure accorgersene.
Comunque, non bisogna allarmarsi: rimuovere il software dovrebbe essere un’operazione piuttosto semplice e rapida. Basta controllare le impostazioni sulla diagnostica, andando su “impostazioni” – “generali” – “info” – “diagnosi e uso”. Quindi verificare e selezionare “non inviare”.

Qualora i vostri dispositivi non vi permettessero di disinstallare il programma, vi preghiamo di segnalarcelo.
Nel frattempo, auspichiamo che tutte le aziende coinvolte si impegnino per eliminare Carrier IQ e qualunque altro software-spia dai loro prodotti.