Additivi: una abbuffata per le festivita’

additivida Aduc – di Primo Mastrantoni

Li troviamo ovunque. Sono i coloranti, i conservanti, gli antimicrobici e gli antiossidanti, gli esaltatori di sapore, gli agenti di rivestimento, gli aromi naturali e artificiali, gli stabilizzanti, i gelificanti, i lievitanti, gli emulsionanti gli acidificanti, insomma gli additivi alimentari – che in occasione delle abbuffate natalizie i consumatori ingurgitano in quantita’ notevoli. Aumentano con il processo di industrializzazione dei prodotti alimentari e creano qualche preoccupazione perche’ sommati tra loro diventano responsabili dell’aumento del 5% delle allergie alimentari. Comunque un uso eccessivo degli additivi puo’ causare danni alla salute, poiche’ il potenziale effetto dannoso e’ in rapporto alla dose e al peso del consumatore e i primi a soffrirne sono i bambini, per l’uso di prodotti contenenti additivi e per il minor peso corporeo.
Qualche esempio serve a dare la dimensione del fenomeno: i nitrati e nitriti di sodio e potassio, contenuti nelle carni preparate (salumi, prosciutti, ecc), interferiscono con la presenza di vitamina A e B1 e possono modificare il funzionamento della tiroide; in particolare i nitriti possono trasformarsi in nitrosammine, composti cancerogeni. I solfiti, contenuti nei crostacei, nel vino, nella frutta secca e candita, funghi secchi, ecc., possono dar luogo a reazioni allergiche come le asme bronchiali e l’orticaria. I fosfati, contenuti in budini, gelati, latte concentrato, prosciutto cotto, possono determinare una insufficiente calcificazione delle ossa. Si potrebbe continuare per un bel po’ e il consiglio che possiamo dare ai consumatori e’ sempre lo stesso: consumare prodotti freschi (siamo il giardino d’Europa, perche’ dobbiamo mangiare le fragole a dicembre?), congelati o trattati con il calore (pastorizzazione), o che comunque non contengano additivi (meno la lista e’ lunga, meglio e’).

Ricotta: consigli sul consumo

ricottada Aduc

Dovrebbe essere un “latticino derivato dalla ricottura del siero del latte, residuato dalla lavorazione del formaggio”. La ricotta (di pecora) e’ un alimento “leggero”, fatto essenzialmente di acqua 74%, di grassi 11,5%, di proteine 9,5% e di zuccheri 4,2%, adatta a chi vuole mangiare leggero perche’ 100 grammi di ricotta forniscono appena 157 kcalorie, cioe’ l’equivalente di un bicchiere e mezzo di vino. Per questo motivo la richiesta di ricotta e’ aumentata e alcune ditte aggiungono al prodotto latte o crema di latte, che rende la ricotta piu’ cremosa e anche spalmabile, con effetti piacevoli ma illusori perche’ viene persa la caratteristica leggerezza del prodotto stesso. Suggeriamo ai consumatori di diffidare da ricotte cremose o “light”. La ricotta e’ di per se’ “light”.

Non sappiamo piu’ da dove viene il nostro cibo

L’emergenza mondiale di una alimentazione “senza glutine” e’, per Robyn O’Brien, autrice del libro “The Unhealthy Truth”sull’industria alimentare, e’ un cattivo segnale.

D. Come valuta l’emergenza mondiale di una alimentazione “senza glutine”
R.
 E’ un cattivo segnale, sintomatico di un problema generale. In Usa, dove le allergie alimentari sono molto diffuse, il 18% della popolazione acquista prodotti “senza glutine”. Si tratta di persone ciliache, ma sono una minoranza (1% della popolazione). Gli altri sono intolleranti, digeriscono male il glutine oppure vogliono semplicemente nutrirsi in modo piu’ sano.
D. Lei e’ un’analista finanziaria, ed e’ l’emblema della lotta contro la cattiva alimentazione sostenuta da Erin Brokovitch. Perche’?
R.
 Uno dei miei figli soffre di allergia alimentare. Ho scoperto che negli Usa, a partire dal 1994, alcune modificazioni genetiche sono state apportate nei cibi, modifiche che non sono state accettate in Europa. Utilizzando il mio approccio di analisi finanziaria, ho cercato quali decisioni erano state prese per massimizzare il guadagno ed ho scoperto a quali derive questo abbia portato.
D. Cosa ha scoperto?
R
. Le aggiunte di ingredienti e additivi chimici, il dopaggio degli animali perche’ ingrassasseno rapidamente, l’uso massivo di pesticidi… Tutto questo distrugge la nostra barriera digestiva, che e’ a garanzia della nostra immunita’. Qualche scienziato non conosce veramente gli impatti di tali cambiamenti, ma noi siamo diventati piu’ vulnerabili. Delle stime inquietanti sono state pubblicate: il 41% degli americani dovrebbe avere un cancro durante la propria vita, la meta’ uomini e un terzo donne. Aumentano le malattie auto-immuni, legate ad un livello alto di infiammazione del corpo. I nostri sistemi immunitari lottano enormemente a causa dell’alimentazione che ci viene proposta.
D. Quali sono i progressi?
R.
 Le mentalita’ evolvono. Dopo la pubblicazione del libro, e la partecipazione a delle conferenze come quelle organizzate da TED (organizzazione no-profit la cui finalita’ e’ la diffusione di idee e approcci nuovi), alcune societa’ mi hanno contattato, ed io ho creato Allergykids, una societa’ di consulenza. Noi siamo disconnessi dalle nostre radici, soprattutto in Usa. Non sappiamo piu’ da dove viene il cibo. L’industria agroalimentare ha preso una cattiva direzione. Occorre reagire rapidamente.

Qui una conferenza di Robyn O’Brien

(intervista di Laure Belot, pubblicata sul quotidiano Le Monde del 24/02/2013)

Il grana padano abbassa la pressione?

da Aduc – di Primo Mastrantoni

All’European Meeting on Hypertension 2012, in Gran Bretagna,  e’ stata presentata la ricerca (1) di un gruppo italiano sugli effetti benefici che il grana padano avrebbe sulla pressione arteriosa. Responsabili sarebbero alcune sostanze contenute nel grana padano che avrebbero una azione inibitoria dell’enzima di conversione dell’angiotensina, che agisce  sulla pressione arteriosa. Gli autori hanno selezionato 29 soggetti in terapia antipertensiva che non assumevano farmaci ed hanno integrato la loro dieta con 30 g di grana padano per due mesi, senza alterare l’apporto calorico totale. Dopo il trattamento non si sono verificate variazioni nell’indice di massa corporea e nei valori del colesterolo totale e HDL, dei trigliceridi, della  glicemia, del sodio e potassio. I risultati raccolti sono comparabili a quelli dei farmaci e superiori a quelli ottenuti con la sola restrizione del sodio alimentare. I risultati migliori si sono ottenuti con i formaggi mediamente invecchiati (9-12 mesi) perché in quel periodo la concentrazione delle sostanze inibenti e’ maggiore. Riguardo ai dubbi sull’eccessivo apporto di acidi grassi saturi e sodio col formaggio, gli autori fanno notare che questo tipo di formaggio non e’ particolarmente ricco di grassi o di sodio, almeno in confronto con altri alimenti consumati: 30 g di grana padano contengono 128-129 mg di sodio e 6 g di grassi (4 g saturi, 2 g insaturi). L’effetto del grana padano non si somma a quello dei farmaci. Insomma, notizia confortante. L’idea di curarsi mangiando e gustando non ci dispiace.
(1) Crippa G et al. Dietary Integration with Grana Padano cheese effectively reduces blood pressure in hypertensive patients. J Hypertension 2012; 30 (e-Supplement A): e376.

Mozzarella blu: nuovo caso a Milano

di Antonella Giordano

E’ di nuovo allarme mozzarella blu: nella mensa di una scuola di Milano è stata trovata una mozzarella con una macchia blu e la cosa ha destato subito preoccupazione tra i genitori dei bambini. In poche ore si sono rincorse voci di bambini che hanno accusato attacchi di dissenteria dopo aver mangiato le mozzarelle della mensa. Ma com’è andata realmente? Lo abbiamo chiesto a Milano Ristorazione, la società che gestisce le mense scolastiche per le scuole dell’infanzia, primarie, secondarie di primo grado e i nidi del Comune di Milano.

Si tratta di un caso di entità minima perché stiamo parlando di una mozzarella che ha presentato una macchiolina blu, sulle 83.300 che abbiamo consegnato quel giorno (2500 kg di mozzarelle). A prima vista sembra sia Pseudomonas fluorescens, un batterio non patogeno, quindi non pericoloso per l’uomo. Comunque il campione è stato inviato all’Istituto Zooprofilattico di Milano e aspettiamo i risultati delle analisi. Abbiamo rassicurato le commissioni mense e i genitori perché è tutto sotto controllo e bisogna stare tranquilli. In questi casi si sa come succede: la mozzarella è una, una signora dice che son 5, poi diventano 10 e si crea allarmismo”.

Da dove arrivano le mozzarelle?Si tratta di mozzarelle di latte italiano, di filiera corta, che arrivano da un fornitore di Torino”. Intanto dall’Istituto Zooprofilattico confermano di aver ricevuto il campione incriminato, ma non aggiungono altro prima delle dovute analisi.

Carne separata meccanicamente: ciò che è definibile come carne

da Aduc

“La salsiccia è il cibo degli dei”, diceva il poeta romantico tedesco Jean-Paul, che subito aggiungeva: “poiché solo Dio sa cosa contiene”.
In Usa, nelle ultime settimane il termine “pink slime” ha creato un grande scompiglio e ha buone probabilità d’essere incoronato parola tabù dell’anno. Pink slime, o poltiglia rosacea, deve la sua recente popolarità a un famoso cuoco televisivo britannico, Jamie Oliver, che nella sua trasmissione Jamie Oliver’s Food Revolution ha mostrato quello che l’industria statunitense propina come carne. Con l’ausilio di un’asciugatrice e di detergenti domestici Oliver ha illustrato al pubblico sbalordito come si ottiene un ingrediente aggiuntivo alla carne macinata. Ufficialmente si usa un eufemismo, si parla di “carne bovina magra finemente strutturata” per suggerire l’idea di una particolare carne, pregiata e povera di calorie. Povera di calorie, può anche darsi; pregiata, certamente no. La materia prima sono i residui di carne e di grassi dopo la macellazione, gli stessi utilizzati dall’industria alimentare per cani e gatti. Una centrifuga provvede a separare il grasso dalla carne, e la poltiglia ottenuta è trattata con ammoniaca diluita nell’acqua a scopo igienico, ossia per uccidere eventuali germi.

In Usa non c’è obbligo di specifica etichettatura per quel tipo di ingredienti, e le stime parlano di un 50%-70% di carne macinata prodotta in quel modo. Dopo la repentina diffusione in Internet della trasmissione di Jamie Oliver, le precisazioni dell’industria della carne in Usa sono cadute nel vuoto. La blogger Bettina Siegel ha lanciato una petizione in Rete contro l’uso di pink slime nelle mense scolastiche, sottoscritta in breve tempo da 250.000 persone. Quando poi il tema è stato ripreso dall’emittente televisiva ABC, corredato dalle immagini ripugnanti della poltiglia, i produttori si sono dovuti arrendere. Una catena dopo l’altra di supermercati è stata costretta a sbarazzarsi della carne “incriminata”; McDonald’s, che ha dato prova di buon fiuto, ha informato di avervi rinunciato fin dall’estate scorsa; Burger King e Taco Bell hanno seguito l’esempio; il drastico crollo della domanda ha costretto l’azienda AFA Foods, che lavora 225 milioni di chili di carne all’anno, a depositare istanza di fallimento e il suo collega texano, Beef Inc, ha chiuso tre dei suoi quattro stabilimenti.
La situazione nell’Ue Da noi la lavorazione degli scarti della macellazione è un fatto abituale. Anche qui si usano i resti come in Usa, ma con una differenza: in tutta l’Ue è vietato disinfettare la carne con sostanze chimiche. Il procedimento definito “carne separata meccanicamente” è stato sottoposto a critica durante la crisi della Bse. Attraverso lo sminuzzamento degli ossi e l’alta pressione per amalgamare la massa osso-carne, non si può escludere che tessuto nervoso, tendini e scarti ossei, così come il midollo della spina dorsale, non entrino nel prodotto finito. E’ un guaio poiché sono ritenuti portatori della Bse e all’origine della malattia di Creutzfeld Jakob. Ecco perché nel 2001 sono entrati in vigore divieti particolari per il trattamento della carne bovina. Nel frattempo le norme si sono allentate. Finora solo la Svezia e la Finlandia sono classificate come esenti da Bse; da maggio 2012 lo sarà anche l’Austria. Ciò vuol dire che questi tre Paesi possono separare meccanicamente la carne bovina ed esportarla. Per polli, maiali, pecora, capra e volatili il divieto non c’è mai stato. In questo periodo la Commissione Europea sta preparando una legge alimentare più severa. Da dicembre 2011 è in vigore un nuovo obbligo di etichettatura, che però sarà vincolante solo fra tre e cinque anni. Esso contempla tra l’altro l’indicazione obbligatoria del luogo di provenienza per tutta la carne (finora valeva solo per quella bovina) e scritte sulle confezioni di una certa grandezza. E’ invece ancora in fase di studio una definizione univoca di carne separata meccanicamente.
(tratto da un articolo di Eva Steindorfer per Die Presse del 07-04-2012. Traduzione di Rosa a Marca)

Succo di pompelmo e farmaci. Accoppiata pericolosa

da Aduc – di Primo Mastrantoni

Il succo di pompelmo puo’ interferire con l’azione di alcuni farmaci. Il succo aumenta l’assorbimento del farmaco con conseguenti possibili danni ad alcuni organi. Lo rivela la Fda (Food and Drug Administrationi) statunitense.
Molti farmaci sono metabolizzati nell’intestino con l’aiuto di un enzima. Talune sostanze contenute nel succo di pompelmo possono bloccare l’azione dell’enzima stesso e determinare, quindi, una maggiore assunzione del farmaco.

 

I farmaci che possono essere interessati all’interazione con il succo di pompelmo sono quelli indicati per abbassare il colesterolo e la pressione del sangue, quelli antiansia, antistaminici e antiaritmia.
La soluzione? Non bere succo di pompelmo quando si assumono certe categorie di farmaci o chiedere al proprio medico, o farmacista, le informazioni sulle possibili interazioni succo di pompelmo-farmaco.