Il carciofo. Consigli per gli acquisti

carciofoda Aduc – di Pino Mastrantoni

Di questa pianta ricordiamo sia la pubblicita’ di un liquore, il Cynar, che prometteva di combattere il “logorio della vita moderna” sia l’attribuzione del termine “carciofo” a persona non particolarmente brillante. Vediamo di capirne i motivi.
Il carciofo grazie al suo principio attivo, la cinarina, stimola la produzione della bile, che facilita la digestione dei grassi e agisce sui reni, facilitando il drenaggio delle tossine. Inoltre, abbassa il colesterolo, perciò è un ortaggio molto indicato per chi soffre di iper-colesterolemia. Lo stress quotidiano altera la funzionalità epatica e intestinale e un tonificante naturale non puo’ che far bene, meglio se assunto direttamente dalla pianta perche’ il liquore per il suo contenuto alcolico non e’ il rimedio migliore. La cinarina e’ tremolabile (si degrada con il calore) per cui e’ consigliabile mangiare l’ortaggio crudo.
Il carciofo:
* rapportato al costo e’ caro, infatti, circa il 65% del prodotto viene scartato;
* ha uno scarso apporto calorico;
* e’ povero di vitamine;
* e’ ricco in potassio e ferro (poco utilizzabile);
* e’ ricco di fibra alimentare, cellulosa non assimilabile, che favorisce il transito intestinale.
Insomma il carciofo vale poco dal punto di vista alimentare e questo ne giustifica il nome attribuito a persona, come detto, non particolarmente brillante.
Del carciofo ne esistono tante varieta’, disponibili sul mercato in periodi diversi dell’anno. Per essere sicuri della freschezza occorre scegliere carciofi con foglie dure e lucide, che si spezzino facilmente e in cima siano ben serrate l’una contro l’altra. Un particolare curioso: sembra che la cinarina stimoli i ricettori dei sapori dolci nelle papille gustative della lingua, di conseguenza il cibo acquista un sapore dolce. I carciofi, infine, per il loro alto contenuto di ferro, lasciano in bocca un sapore quasi metallico ed è quindi difficile abbinarvi un vino.

Ricotta: consigli sul consumo

ricottada Aduc

Dovrebbe essere un “latticino derivato dalla ricottura del siero del latte, residuato dalla lavorazione del formaggio”. La ricotta (di pecora) e’ un alimento “leggero”, fatto essenzialmente di acqua 74%, di grassi 11,5%, di proteine 9,5% e di zuccheri 4,2%, adatta a chi vuole mangiare leggero perche’ 100 grammi di ricotta forniscono appena 157 kcalorie, cioe’ l’equivalente di un bicchiere e mezzo di vino. Per questo motivo la richiesta di ricotta e’ aumentata e alcune ditte aggiungono al prodotto latte o crema di latte, che rende la ricotta piu’ cremosa e anche spalmabile, con effetti piacevoli ma illusori perche’ viene persa la caratteristica leggerezza del prodotto stesso. Suggeriamo ai consumatori di diffidare da ricotte cremose o “light”. La ricotta e’ di per se’ “light”.