EQUITALIA DEVE PRODURRE I DOCUMENTI IN ORIGINALE

di Avvocato Matteo Sances – da http://consumatori.myblog.it

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I documenti prodotti in copia dall’Agenzia delle Entrate e/o dal Concessionario della riscossione nel corso del processo valgono come prova salvo che il contribuente non ne contesti la conformità all’originale, ai sensi dell’art. 2712 del codice Civile.

 In tal caso, l’Ufficio delle Entrate o il Concessionario sono tenuti a produrre in giudizio i documenti in originale se vogliono adempiere all’onere della prova.

Ciò è quanto emerge da una scarna quanto importante sentenza della Commissione Tributaria Provinciale di Milano (Sent. CTP di Milano n.306/23/11, liberamente visibile su www.studiolegalesances.it – Sez. Documenti), secondo la quale “la documentazione prodotta dal Concessionario si rivela, altresì, inutilizzabile poiché consistente in fotocopie di cui il ricorrente ha contestato l’autenticità ex art. 2712 cc”.

 In pratica, nel corso di un’opposizione ad ipoteca iscritta dal Concessionario della riscossione, il contribuente contestava la mancata notifica delle cartelle e dunque il debito tributario per il quale si stava procedendo.

 Il Concessionario, quindi, nel corso del processo produceva alcune relate di notifica delle cartelle che risultavano in parte illeggibili poiché prodotte in fotocopia.

 Il contribuente allora, in aderenza al dettato dell’art. 2712 del codice Civile (il quale sostanzialmente prevede che le riproduzioni fotografiche formano piena prova dei fatti e delle cose rappresentate se colui contro il quale sono prodotte non ne disconosce la conformità ai fatti o alle cose medesime) ne disconosceva la conformità all’originale.

La mancata produzione della documentazione in originale da parte del Concessionario, dunque, ha comportato il mancato assolvimento dell’onere della prova e la conseguente dichiarazione della Commissione Tributaria di illegittimità dell’ipoteca.

Tale sentenza, d’altronde, si pone in perfetta sintonia con quanto stabilito dalla Suprema Corte, la quale anche recentemente ha chiarito che la documentazione in fotocopia ha valore ed efficacia di prova “salvo che la sua conformità all’originale non venga contestata dalla parte contro cui è prodotta” (ordinanza della Corte di Cassazione n.8027 del 7 aprile 2011).

Piano B per frenare il mutamento climatico

venerdì, 20 gennaio 2012

 

da Aduc

In un nuovo studio sono indicate le modalità concrete per limitare a meno di due gradi il riscaldamento globale nei prossimi sessant’anni. L’attenzione è puntata sui killer del clima che finora sono stati abbastanza trascurati: il particolato cnasa,piano b,mutamento climatico,scioglimenti ghiacciai,co2,anidride carbonica,atmosfera,clima,meteo,previsioni metereologichearbonioso, il metano e l’ozono ambientale.

Se da subito si riducesse anche massicciamente il rilascio di Co2, la conseguenza sul clima non sarebbe misurabile nel breve periodo, giacché il diossido di carbonio resiste a lungo nell’atmosfera e si dovrebbe aspettare fino al 2040 per vedere i primi risultati. E’ questo il motivo per cui la lotta ai devastanti gas serra, e quindi al cambio climatico, è così faticosa. Gli opachi scenari futuri non riescono a mobilitare davvero la gente: se qualcosa va cambiato, che sia subito!

 Agli impazienti anche se sensibili al tema, i ricercatori della Nasa e della Columbia University ora offrono una manciata di soluzioni veloci. Sull’ultima edizione di Science propongono metodi semplici di lotta al riscaldamento con interventi sui killer meno longevi come il particolato carbonioso, il metano e l’ozono al suolo.

Quelle nocive particelle di fuliggine
Il particolato carbonioso viene dai processi di combustione e si sprigiona da stufe, fornaci, motori Diesel. Queste particelle di fuliggine restano nell’aria solo per qualche giorno prima che la pioggia le lavi via o che certi processi chimici le scompongano. Ma in quel poco tempo fanno un bel danno: assorbono le radiazioni solari e si surriscaldano intensificando così l’effetto serra negli strati superiori dell’aria; oscurano le superfici ghiacciate e nevose e accelerano lo scioglimento delle calotte polari; infine, l’inquinamento che producono inciderebbe sullo spostamento delle stagioni monsoniche nell’Asia Sud-orientale, con effetti devastanti per l’agricoltura di quell’area. Secondo gli autori, un calo delle emissioni delle particelle potrebbe anche limitare il rischio di siccità nell’Europa meridionale e nel Sahel.

Sette misure
Dalle analisi dei climatologi sono emersi sette sistemi utili ad attenuare le emissioni del particolato: dotare tutti i motori Diesel di filtri specifici; vietare di bruciare le sterpaglie e altro in agricoltura; promuovere veicoli a bassa emissione; adottare tecnologie moderne per cucinare e riscaldare; disporre di forni puliti nella produzione di biomassa, mattoni e carbone. In Europa molte di queste misure sono già in funzione, ma la grossa sfida è per i Paesi in via di sviluppo, dove industria e stufe tradizionali rilasciano il particolato in abbondanza.

Metodi contro il metano
Il potenziale del metano sull’effetto serra è molto superiore a quello dei Co2. E’ un gas derivato dai processi di trasformazione del carbone, dall’allevamento animale, dalla coltivazione umida del riso, dalle discariche. Quando una molecola di metano raggiunge l’atmosfera, vi rimane per circa 12 anni, perciò il metano è più longevo del particolato carbonioso. Ma se lo si riduce, gli effetti positivi sul mutamento climatico sono evidenti molto prima di un calo dei Co2. Esso è anche responsabile della formazione di ozono al suolo, il quale è il terzo fattore di surriscaldamento dopo, ben inteso, i Co2 e lo stesso metano. Secondo l’équipe di Drew Shindell del Goddard Institute for Space Studies della Nasa, il maggior potenziale di risparmio di emissioni di metano è legata alle miniere di carbone, alla produzione di petrolio e gas, al trasporto del gas.

Incidenza moderata sulle temperature nel lungo termine
Achim Steiner, direttore esecutivo del Programma ambientale dell’Onu, Unep, approva i sistemi proposti: permettono agli Stati d’agire a livello nazionale, regionale e globale per conseguire obiettivi apprezzabili in direzione di un’economia verde meno inquinante e più efficiente.
La forza delle soluzioni ventilate sta nella possibilità della loro adozione a livello locale e senza troppa burocrazia. Gli autori sottolineano anche i benefici immediati sulla popolazione, tenuto conto che fuliggine, metano e ozono compromettono la salute.
Se si mettessero in pratica tutte le misure proposte, nei prossimi sessant’anni il riscaldamento globale potrebbe essere limitato a due gradi, stando al modello dei ricecatori. Malgrado ciò, resta inalterata l’urgenza di ridurre le emissioni di Co2, sottolineano i climatologi: nel lungo periodo è pur sempre il diossido di carbonio a influenzare di più le temperature.

(articolo di Alice Kohli su Neue Zuercher Zeitung del 13-01-2012. Traduzione di Rosa a Marca)

INCHIESTA: “UNA POLTRONA PER DUE”: La denuncia di Pasquale Natuzzi

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In periodo di recessione un  numero sempre più elevato di consumatori dirotta i propri acquisti verso articoli di importazione  a costi più bassi, ed in alcuni casi di gran lunga inferiori. Le conseguenze di questa scelta, che va attentamente analizzata, possono essere gravissime, e spesso si ritorcono sullo stesso consumatore.

In che modo?

Innanzitutto i prezzi più bassi sono indice di prodotti che hanno una qualità più bassa e materiali scadenti. In alcuni casi, come ad esempio per i giocattoli di importazione cinese, i materiali sono addirittura nocivi. La bassa qualità porta con sé una minor durata del prodotto che si usura prima vanificando l’iniziale risparmio nell’acquisto.

Una seconda conseguenza è di natura etica. Il più delle volte una filiera riesce ad ottenere prezzi più bassi perchè si avvale di lavoro nero o di lavoro minorile e soprattuto evade le tasse.

Ma la conseguenza più nascosta e forse più pericolosa è quella di natura economica. La concorrenza sleale sottrae volumi e quote di mercato alle aziende nostrane generando una riduzione di posti di lavoro legali e cassa integrazione.

L’argomento è stato oggetto di una delle ultime puntate della trasmissione televisiva Report, che è possibile visionare su Youtube. La Gabbanelli ha dato voce alla battaglia dell’imprenditore italiano Pasquale Natuzzi, fondatore del Gruppo Natuzzi, contro il “meid in Itali” a favore del “Made in Italy” autentico, contro la finta pelle impropriamente definita “ecopelle”, i terzisti oscuri e a favore degli italiani che rispettano il lavoro, le leggi e le persone. L’intervista a Natuzzi è scaricabile in pdf al seguente link: scarica l’intervista.

E’ dal 2007 che il settore del mobile imbottito Made in Italy a Forlì ha subito una vera e propria concorrenza sleale e cioè da quando lavoratori irregolari cinesi hanno iniziato a produrre divani e poltrone a prezzi fuori mercato in capannoni fatiscenti. Le aziende artigiane locali non sono riuscite a competere perdendo le commesse con clienti della grande distribuzione sia italiana che estera. Poco sono riusciti a fare i rari controlli delle forze dell’ordine e degli organi di controllo.

Il sistema ha avvantaggiato molte grandi marche che hanno aumentato i margini ed ha penalizzato gli artigiani ed i consumatori che si ritrovano con prodotti senza alcuna garanzia di qualità, che non durano e che sono stati realizzati senza alcun rispetto dell’etica imprenditoriale.

E’ in questo contesto che si focalizza la denuncia di Pasquale Natuzzi, la cui azienda è quotata alla borsa di New York e che è leader nel settore del mobile imbottito. Natuzzi sottolinea l’importanza del rispetto delle regole e denuncia apertamente la concorrenza sleale. Il Gruppo Natuzzi infatti realizza tutta la produzione all’interno delle sue fabbriche dando lavoro in Italia a 3.200 dipendenti e a tanti altri nelle fabbriche aperte nel resto del mondo.

 

Consigliamo vivamente ai lettori del nostro blog di approfondire l’argomento attraverso il video di Youtube o la lettura dell’intervista in pdf, e soprattutto di effettuare scelte consapevoli nei propri acquisti in difesa del Made in Italy, della legalità e della nostra economia.

Istat: 3 giovani “attivi” su 10 senza lavoro. A novembre il tasso più alto dal 2004

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fonte: repubblica.it

In base ai dati provvisori e destagionalizzati dell’Istat il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a novembre è arrivato al 30,1%, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto a ottobre e di 1,8 punti su base annua. E’ il tasso più alto da gennaio 2004 (quando hanno avuto inizio le serie storiche mensili). Si tratta del dato più clamoroso di quelli contenuti nell’ultimo bollettino redatto dall’istituto di statistica sul lavoro in Italia. Il tasso di disoccupazione in generale a novembre è all’8,6%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a ottobre e di 0,4 punti su base annua. E’ il livello più alto da maggio 2010.

 

A novembre la disoccupazione maschile diminuisce del 3,7% rispetto al mese precedente, mentre aumenta del 6% nei dodici mesi. Il numero di donne disoccupate cresce del 6% rispetto a ottobre e del 5,2% su base annua. Il tasso di disoccupazione maschile (pari al 7,6%) scende di 0,3 punti percentuali nell’ultimo mese e cresce di 0,4 punti nel confronto con l’anno precedente; quello femminile (pari al 9,9%) è in aumento di 0,6 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,5 punti rispetto a novembre 2010. Gli uomini inattivi diminuiscono dello 0,3% in confronto al mese precedente e dello 0,6% su base annua. Il numero di donne inattive segna una variazione positiva dello 0,1% nel confronto congiunturale e dello 0,3% nei dodici mesi.
Nel terzo trimestre 2011 il tasso di disoccupazione è stato pari al 7,6%, un decimo di punto in più rispetto al terzo trimestre 2010. Nello stesso periodo il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni è aumentato al 26,5% dal 24,7% del terzo trimestre 2010. Continua a crescere la disoccupazione di lunga durata in italia. Nel terzo trimestre del 2011, il tasso di disoccupazione di coloro che cercano lavoro da oltre 12 mesi è salito al 52,6%: si tratta del livello più elevato dal terzo trimestre del 1993 (anno d’inizio delle serie storiche ricostruite).
Nel terzo trimestre del 2011 è continuato a crescere il numero dei dipendenti a termine (+7,6% su base annua, pari a 166.000 unità), un aumento che per circa i due terzi riguarda giovani under 34. Lo rileva l’Istat, aggiungendo che così l’incidenza del lavoro a termine sul totale degli occupati sale al 10,3%.

RAI. Ma dov'e' il Contratto di Servizio?

RAI. Ma dov’e’ il Contratto di Servizio?

da Aduc – di Primo Mastrantoni

Ma dov’e’ il Contratto di Servizio della RAI, cioe’ quel documento che dovrebbe essere sottoscritto dal ministero dello Sviluppo Economico e dalla RAI per ottenere la concessione? Siamo andati sul sito della RAI e lo abbiamo cercato. Cliccando su “Contratto di servizio”, nella pagina “Corporate Governance” appare il bilancio 2009!!!. Come mai? Eppure a gennaio dovremo pagare il cosiddetto canone, ovvero la tassa RAI aumentata a 112 euro. L’informazione dovrebbe essere il compito dei media e, in particolare, quello della RAI visto che dovrebbe esplicare un servizio pubblico pagato dall’utente. Ma se gli utenti non possono sapere neanche i termini di un contratto tra lo Stato, cioe’ noi, e una societa’ per azioni, cioe’ la RAI, come e’ possibile garantire la qualita’ dell’informazione?
Sul nostro portale c’e’ una petizione per abolire il canone RAI. Piu’ che mai indispensabile sottoscriverla.

 

Divorzio. Cassazione: sempre necessario l’avvocato

  1. divorzio. cassazione: sempre necessario l'avvocatoAnche per l’istanza di divorzio presentata congiuntamente e’ necessario l’avvocato. Lo precisa la Corte di Cassazione con la sentenza n.26365 del 7 dicembre 2011.  Respinta la tesi secondo cui la difesa di un avvocato non sarebbe necessaria perche’ la domanda congiunta di scioglimento degli effetti civili del matrimonio darebbe origine ad un procedimento camerale di volontaria giurisdizione. ma la domanda congiunta non implica la consensualita’ dello scioglimento: e’ il tribunale che decide dopo aver verificatro l’esistenza dei presupposti di legge, per cui la difesa e’ sempre necessaria. Il provvedimento del giudice che scioglie il matrimonio ha carattere decisorio e incide sullo status delle parti e l’obbligo di difesa tecnica sussiste anche in procedimenti di natura volontaria.

Avvocati: se il cliente non paga, il fascicolo va restituito?

Avvocati: se il cliente non paga, il fascicolo va restituito?

da Casa del Consumatore

Non eravate soddisfatti del vostro avvocato ed avete cambiato difensore?
In casi come questi sappiate che dovete pagare tutti i compensi dovuti al vostro precedente avvocato.

Cosa capita peró se ci sono contestazioni sulla sua parcella o non siete in grado di pagare subito il dovuto? Può il “vecchio” difensore rifiutarsi di consegnarvi il fascicolo con i vostri documenti e gli atti di causa se non gli avete pagato integralmente la parcella?
Con una recente sentenza le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno detto no, l’avvocato vi deve consegnare subito tutto, anche se i suoi onorari non sono stati ancora pagati.

Se non lo fa, incorre in un illecito disciplinare, che deve essere sanzionato dal Consiglio dell’Ordine di appartenenza.

Nel caso sottoposto alla Corte l’avvocato, ricevuta la revoca del mandato, si era di fatto sottratto dal restituire al cliente la sua documentazione e persino la sentenza, impedendogli di poter agire contro la parte che aveva perso la causa.

Il cliente a quel punto aveva presentato un esposto contro l’avvocato e il Consiglio dell’ordine gli aveva applicato una sanzione disciplinare.

La Cassazione, nel dar ragione al Consiglio Nazionale Forense, ha confermato che l’avvocato, anche se non ė stato ancora pagato per le sue prestazioni, ė obbligato a restituire tutta la documentazione al cliente, senza perdite di tempo e ostacoli di sorta.