‘Sanatoria’ cartelle esattoriali. Chi riguarda e come si fa

equitaliada Aduc.it – di Rita Sabelli

La Legge di Stabilità 2014 (1) ha aperto la porta ad una sorta di “sanatoria” per le cartelle esattoriali e gli avvisi di accertamento esecutivi, estinguibili pagando solo il debito originario senza aggiunta di interessi (ma pagando però i compensi dell’agente della riscossione indicati nell’atto).

Il pagamento è da effettuarsi a cura del debitore entro il 28 Febbraio 2014, in un’unica soluzione (non a rate). Successivamente, entro Giugno 2014, l’agente della riscossione dovrà inviare al debitore, per posta ordinaria, la conferma scritta dell’avvenuta estinzione del debito (e quindi della cartella).

A parte la dubbia convenienza di questa iniziativa, c’è da rilevare la difficoltà ad inquadrare i casi coinvolti e a calcolare il dovuto. Vediamo di chiarire ambedue i punti, per quanto possibile.

Casi coinvolti
Per prima cosa, deve trattarsi di cartelle esattoriali i cui ruoli sono stati affidati alla riscossione entro il 31/10/2013, o avvisi di accertamento esecutivi affidati alle agenzie fiscali entro la stessa data.
Sottolineiamo che questo dato, relativo ad una fase “interna” di passaggio tra ente debitore e agente della riscossione, non è presente sull’atto e non è facilmente conoscibile dal debitore, se non rivolgendosi direttamente all’agente che ha emesso la cartella o l’avviso. E’ pertanto consigliabile recarsi personalmente allo sportello dell’ente emittente (Equitalia, altro agente della riscossione, agenzia fiscale) per verificare il proprio caso, oltre che per procedere all’eventuale pagamento (vedi più avanti).

Deve poi trattarsi di cartelle o avvisi esecutivi emessi per debiti verso lo Stato, le Regioni, le Province od i Comuni. In parole povere, esse possono riguardare imposte, tasse, tributi (nazionali o locali) e sanzioni amministrative (multe). Sono invece esclusi, come ha tra l’altro chiarito Equitalia (2), cartelle o avvisi relativi a contributi INPS od INAIL perchè emessi da uffici non considerati “statali” in senso stretto.

Da precisare che per le cartelle e gli avvisi coinvolti viene fin da subito sospesa l’attività di riscossione coattiva (iscrizione di fermo amministrativo, ipoteca, etc.) fino a metà Marzo 2014.

Calcolo e pagamento del dovuto
Considerata la difficoltà ad individuare le cartelle e gli avvisi coinvolti, nonchè ad effettuare il calcolo del dovuto, è bene procedere coinvolgendo l’ente che ha emesso l’atto, recandosi di persona allo sportello competente. In particolare ciò vale per il pagamento, da effettuarsi, secondo quanto previsto da Equitalia per le sue cartelle (2), in autoliquidazione utilizzando i bollettini postali F35 con la causale “definizione ruoli, Ls 2014”. In termini generali è bene utilizzare le modalità di pagamento che l’agente della riscossione, o agente fiscale, ha predisposto in merito.

Si ricorda che per perfezionare la “sanatoria” di deve pagare il debito originario ed i compensi all’agente della riscossione, senza aggiunta degli interessi, nè di mora nè di ritardata iscrizione a ruolo. Per le cartelle relative alle multe, precisa Equitalia, si risparmiano però solo gli interessi di mora, perchè l’altra esclusione riguarda solo le imposte.

Si può procedere alla “sanatoria” anche per cartelle o avvisi per i quali sia già stata attivata una rateizzazione: in questo caso il calcolo è più complesso -deve essere fatta un’attualizzazione del debito residuo- e non si può davvero prescindere dall’aiuto dell’agente della riscossione, anche perchè va revocata la rateizzazione.

Chi risulta debitore di cartelle di importo superiore a 10.000 verrà contattato direttamente dall’agente della riscossione per procedere al corretto calcolo e pagamento.

(1) Legge 147/2013 art.1 commi 618/624
(2) Circolare Equitalia n.37 del 20/1/2014

Equitalia: in arrivo migliaia di fermi auto

equitaliada TGCOM24

Parte in questi giorni una raffica di fermi amministrativi sulle auto di miglia di contribuenti.

Mentre la maggioranza degli italiani si stava organizzando per staccare dal lavoro e trascorrere un bel ferragosto, gli sportelli di Equitalia, tra il 12 e 13 agosto, imbustavano e spedivano preavvisi di fermo amministrativo dell’auto di migliaia di contribuenti.
I preavvisi sono stati recapitati tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, assegnando un termine di trenta giorni per pagare con l’avviso che, in caso contrario, Equitalia provvederà all’iscrizione del fermo amministrativo sull’auto o moto dei malcapitati contribuenti.
A comunicarlo è dirittosemplice.it, che sta ricevendo proprio in questi giorni continue richieste di verifica (che il sito offre gratuitamente) di questi preavvisi.

Come fare per evitare di subire il fermo della propria auto?
Tutti coloro che hanno ricevuto un preavviso di fermo amministrativo (oppure anche un semplice sollecito di pagamento) da Equitalia, devono, per prima cosa, analizzare nel dettaglio le cartelle di pagamento e tutte le singole voci addebitate per verificare se le somme richieste sono effettivamente dovute oppure no.
Una volta effettuata la verifica dei vari addebiti ed individuate eventuali contestazioni da sollevare (es. precedenti provvedimenti di sgravio e/o sentenze di annullamento, multe e/o tributi già pagati, somme prescritte, ecc.), in base alla c.d. Legge di Stabilità è possibile richiedere ad Equitalia la sospensione del fermo amministrativo e, comunque, di tutte le procedure esecutive, oltre che lo sgravio delle cartelle che non sono da pagare.
Naturalmente, le contestazioni e le relative richieste di annullamento e sgravio devono essere adeguatamente motivate, allegando tutta la documentazione utile a supporto.

Quali sono le tempistiche per contestare le cartelle?
Le contestazioni vanno sollevate entro 90 giorni da quando si è ricevuto il preavviso di fermo amministrativo o qualunque altra notifica da Equitalia. Per esempio: chi ha ricevuto il preavviso di fermo nel periodo di ferragosto, avrà tempo fino a metà novembre!

Una volta inviate le proprie contestazioni e richiesto l’annullamento delle cartelle esattoriali, cosa succede?
L’agente della riscossione ed i vari enti creditori, entro 220 giorni dal ricevimento di ciascuna richiesta, sono tenuti ad effettuare le verifiche del caso ed a fornire a ciascun richiedente una risposta motivata di accoglimento o rigetto delle richieste di sgravio. Altrimenti, si verificherà un vero e proprio sgravio automatico delle somme contestate.

Multe stradali? In 6.000 comuni da lunedi non le riscuoterà piu nessuno per l’addio di EQUITALIA

equitaliada IlSole24ore.it

Uscito dal supermercato o dall’ufficio postale, l’automobilista trova la multa sul parabrezza; prende il verbale, lo legge con un sorriso curioso invece che con la solita irritazione, poi lo arrotola e, se è coscienzioso, cerca un cestino della carta anziché buttarlo direttamente per terra.
L’automobilista in questione non è impunito o impazzito, ma solo informato. E sa che, in 6mila Comuni italiani su 8mila, la riscossione coattiva che serve a convincere i più riottosi a pagare le multe e i tributi locali sta chiudendo i battenti. Per la precisione, chiuderà lunedì prossimo: Equitalia, l’agente nazionale della riscossione che raccoglie le entrate anche per questi Comuni, ha scritto nei giorni scorsi ai sindaci per chiedere di non inviare più ruoli a partire dal prossimo 20 maggio. Dal 1° luglio, infatti, la legge prevede che Equitalia «cessi le attività» di riscossione per gli enti locali, per cui le nuove cartelle non avrebbero alcuna possibilità reale di arrivare in tempo alla riscossione e si trasformerebbero esclusivamente in costi amministrativi per i Comuni (il lavoro di Equitalia va sempre pagato). Peccato che, con poche eccezioni, i sindaci non abbiano alcuna alternativa percorribile per sostituire immediatamente Equitalia, perché non possono assumere, e tanto meno possono costituire nuove società strumentali: anzi, devono cedere a privati quelle che hanno entro il 30 giugno, se vogliono evitare di chiuderle entro fine anno.

Come sempre, il caos normativo premia i furbi, che in questo caso sono rappresentati da chi non vuol pagare le multe o le altre tasse comunali (per esempio la tassa rifiuti). La riscossione a ruolo degli enti locali vale un miliardo e mezzo all’anno, ma è chiaro che se non si interviene in fretta si apre una falla che vale molto di più: molti pagano spontaneamente i verbali che li riguardano proprio perché sanno che l’amministrazione pubblica ha strumenti coattivi per convincere chi non si presenta alla cassa: senza riscossione coattiva, tutto sarebbe lasciato alla buona volontà o al senso civico del singolo, con risultati facili da prevedere.
Il problema è particolarmente delicato proprio per le multe: ogni anno i Comuni scrivono verbali per 1,3-1,4 miliardi, ma un buon 20% di questa somma non arriva in cassa nei 12 mesi in cui è stata accertata. Questi dati, però, sono il frutto di una media molto variegata, che comprende città in cui il tasso di riscossione effettivo era molto più basso anche quando le regole erano assai più chiare di oggi: per esempio negli ultimi certificati consuntivi disponibili (2011), a Roma sono stati incassati in conto competenza 130 dei 300 milioni accertati (il 43,3%), a Caserta il dato scende a 40,4%, a Cosenza si attesta al 37% e a Catania crolla al 20,7 per cento. nelle tante città servite da Equitalia, naturalmente, queste percentuali sono destinate a precipitare se il Governo non interviene a breve a metterci una pezza.

Il buco sui soggetti che devono raccogliere le entrate dei Comuni non è l’unico colpo ai sistemi di riscossione locale. Il decreto Sviluppo varato dal Governo Berlusconi nel giugno del 2011, cioè lo stesso provvedimento che fa uscire Equitalia dalla collaborazione con i sindaci, aveva già stoppato l’applicazione ordinaria degli strumenti esecutivi per tutti i debiti tributari sotto i 2mila euro. Lo scopo era di allentare la tensione che cominciava a salire sulla riscossione statale, ma la norma ha concentrato i propri effetti proprio sulle entrate dei Comuni, che nell’ampia maggioranza dei casi sono sotto la soglia dei 2mila euro (superata in genere dai debiti verso lo Stato). Il classico divieto di sosta senza “aggravanti” produce un verbale da 39 euro, che in cinque anni tra interessi, sanzioni e aggi può lievitare intorno a quota 162 euro. Per arrivare a quella soglia dei 2mila euro che farebbe scattare le ganasce, quindi, si dovrebbero accumulare 53 verbali, oppure si possono tranquillamente accumulare 12 divieti di sosta, lasciandoli riposare per anni. La soglia serviva ad allungare i tempi delle ganasce fiscali, che nel nuovo quadro finirebbero per non scattare mai più: le multe, però, si prescrivono in cinque anni, e secondo molte sentenze (anche di Cassazione) la decorrenza non scatta dalla notifica dal momento dell’illecito, allargando di conseguenza le chance per il «tana libera tutti». Un caos, insomma, che è scritto in «Gazzetta Ufficiale» da più di due anni ma che nessuno ha voluto affrontare prima di essere troppo vicini alla data cruciale del 1° luglio prossimo.

”Troppi suicidi”, avvocato rinuncia a difendere Equitalia

da il salvagente.it

Rinuncia a lavorare per Equitalia. E rinuncia a riscuotere il suo onorario per le cause già patrocinate. E’ la decisione di un avvocato napoletano fino a ieri consulente dell’agenzia di riscossione dello Stato, che ha scritto una lettera aperta al Mattino.L’autore della missiva si chiama Gennaro De Falco, napoletano di 55 anni, ex componente del pool di avvocati che assistono la società pubblica deputata alla riscossione dei tributi, per il 51 per cento in mano all’Agenzia delle Entrate e per il 49 per cento in quelle dell’Inps.

“Corresponsabile dei suicidi”

“Conoscevo Diego Peduto, l’immobiliarista napoletano che si è suicidato dopo aver ricevuto una cartella di Equitalia”, scrive. “L’ho incontrato per la prima volta nel ’95 quando gli diedi incarico di vendere la mia casa. Aveva figli della stessa età dei miei e la sua agenzia era nel mio quartiere vicino al mio studio. Insomma, le nostre vite scorrevano quasi parallele”. “Questo suicidio di cui a torto o ragione mi sento corresponsabile mi ha convinto a non accettare più incarichi di difesa di Equitalia. Sto pensando di devolvere alla sua famiglia la quota dei miei onorari quando mi verranno corrisposti”.

“Meccanismo diabolico che uccide le famiglie”

Il j’accuse nei confronti dell’agenzia è duro e diretto: “In queste condizioni non mi sento di andare avanti, in Italia in questi anni si è messo in moto un meccanismo diabolico che sta distruggendo famiglie, persone ed imprese” scrive il legale. Poi conclude: “Non so se questa mia decisione servirà a qualcosa ma almeno alleggerirà la mia coscienza, forse aiuterà a restituire un minimo di dignità agli avvocati ed a far riflettere tutti sulla sostenibilità sociale ed etica della gestione di questa crisi”. Secondo federconsumatori sono 19 le persone, dall’inizio del 2012, che si sono tolte la vita a causa di problemi con il Fisco.

La sfilata delle vedove a Bologna

Venerdì 4 maggio, a Bologna, per parlare di loro è stata organizzata la “sfilata” delle vedove bianche, le mogli di quanti, in questi anni, si sono suicidati per ragioni di questo tipo.

Nuovo redditometro e controlli di massa. Ecco le 8 armi contro l’evasione fiscale

di ROBERTO PETRINI
fonte:repubblica.it

Otto bazooka da schierare in campo nella campagna di primavera contro gli evasori fiscali. Attilio Befera, direttore generale della Agenzia delle entrate, il braccio operativo dello Stato nella lotta all’evasione, ha varcato ieri 1le soglie del Parlamento per spiegare alla Commissione Finanze della Camera le proprie strategie.
Nel proprio arsenale c’è un redditometro potenziato, la nuova mega-banca dati dei movimenti bancari, il tutoraggio per chi ha più di 100 milioni di fatturato, l’accertamento esecutivo di Equitalia, la richiesta di 1.440 assunzioni di 007 fiscali, lo spesometro che traccia chi spende più di 3.600 euro, la limitazione dell’uso del contante a 1.000 euro.

E un piano per continuare la politica dei blitz contro il far west dello scontrino fiscale e i nemici delle tasse. Nel carniere già risultati positivi: lo scorso anno sono stati recuperati 11,5 miliardi con 2 milioni di controlli.

Il redditometro
Usate cento voci di spese per ricostruire l’imponibile

Entro giugno scatta il nuovo redditometro, ovvero il meccanismo messo a punto dall’Agenzia delle Entrate per confrontare i redditi dichiarati dai contribuenti con l’effettivo tenore di vita misurato attraverso le spese sostenute. Dopo una analisi, che ha raggiunto 22 milioni di famiglie e 50 milioni di soggetti, divisi in undici tipologie, è stato messo a punto un meccanismo che si impernia su 100 voci di spesa. Le voci sono state suddivise in 7 macrocategorie: casa, mezzi di trasporto, assicurazioni, istruzione, attività ricreative, investimenti ed altre spese. In pratica tra le operazioni sotto controllo vengono inserite il possesso di barche, auto di grossa cilindrata, cavalli da corsa, ma anche viaggi di un certo livello e visite ai centri spa; segnalazioni anche per chi manda i figli alla scuola privata o fa una assicurazione sulla vita. Ogni consumo ha un peso ponderato statisticamente che, attraverso un algoritmo, si trasforma in reddito presunto. Chi mostrerà una differenza di almeno il 10 per cento tra il reddito dichiarato e quello effettivo sarà sottoposto all’accertamento fiscale.

La banca dati
Nel cervellone di Serpico 40 milioni di depositi

Lo chiamano, con felici espressioni, Serpico o Grande Fratello. E’ il bazooka impugnato dal direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera. A costruirlo è stato il decreto “Salva-Italia” confezionato dal premier Mario Monti. La norma è rivoluzionaria perché dispone che banche, operatori finanziari e assicurazioni, debbano riversare nei computer dell’Anagrafe tributaria, oltre ai dati identificativi del rapporto, anche i saldi e i movimenti, con l’evidenza del dare e dell’avere. Si tratta di 400 milioni di dati che fanno capo a 40 milioni conti correnti. Fino ad oggi se l’Agenzia voleva conoscere le coordinate bancarie di un sospetto evasore doveva interpellare l’intero sistema bancario e, una volta conosciuti i rapporti, chiedere i movimenti. Dalle prossime settimana – Befera ieri ha annunciato che il provvedimento applicativo è imminente – i dati cominceranno ad affluire alla Sogei, la società che gestisce il cervellone e i funzionari dell’Agenzia con un click potranno far scattare i controlli.

Ipoteche e pignoramenti
Equitalia sempre più in trincea con l’accertamento esecutivo

L’accertamento esecutivo entra a regime. E’ entrato in vigore dal primo ottobre scorso, ma da quest’anno i controlli del fisco si concentreranno sulle dichiarazioni dei redditi del 2007-2008. L’accertamento esecutivo, affidato ad Equitalia, è un istituto che serve per incassare le imposte non dichiarate (dall’Iva, all’Irpef all’Irap). L’atto di contestazione, inviato dal fisco, diventa esecutivo dopo 30 giorni ed entro i successivi 30 giorni viene affidato ad Equitalia. A questo punto per 180 giorni Equitalia non può procedere all’esecuzione forzata (pignoramenti ed espropriazioni), ma può far scattare ipoteche e fermi amministrativi. E non è poco. Befera ieri ha ricordato che ci sono stati oltre 250 atti intimidatori contro Equitalia, di cui 70 a gennaio e ha denunciato l’effetto avuto sui dipendenti: “demotivazione e paura” con riflessi anche sui “risultati”.

Il tutoraggio
Un angelo custode nelle imprese con giri d’affari oltre 100 milioni

Per i grandi contribuenti scatta il tutoraggio. Per tutti coloro che hanno un volume di affari superiore a 100 milioni, l’Agenzia delle entrate, attraverso le sue sedi regionali, diventerà una sorta di “angelo custode”. L’obiettivo dell’Agenzia è quello di intensificare il numero dei “grandi contribuenti” sotto stretto controllo incrociato: passeranno dai 2.000 del 2011 ai 3.100 del 2012. Si lavora dunque per instaurare con i “grandi contribuenti”, che rappresentano un segmento strategico nell’economia nazionale, un rapporto di mutua collaborazione per favorirne l’adempimento spontaneo. Il controllo – si spiega – assume la natura di “servizio” a beneficio della collettività e, soprattutto, della platea di quei “grandi contribuenti” che si attengono alle norme e per i quali l’evasione o l’elusione perpetrata dai propri concorrenti rappresenta, in ultima analisi, una forma di concorrenza sleale.

La tracciabilità
La stretta sul contante è già legge. Obiettivo: stop agli scambi in nero

Tracciabilità, la più formidabile delle armi in mano all’Agenzia delle Entrate. Dal 6 dicembre scorso, nelle operazioni tra privati e nelle transazioni tra consumatori e imprese, non può essere utilizzato denaro contante se i pagamenti sono superiori o pari ai mille euro. La stessa limitazione si applica agli assegni, bancari o circolari, privi della clausola di non trasferibilità e senza indicazione del beneficiario. Entro il prossimo 31 marzo i libretti di deposito bancari, postali o al portatore, con saldo superiore a mille euro, devono essere estinti definitivamente o il loro saldo dovrà essere ridotto sotto i mille euro. Un meccanismo messo in opera per contrastare la circolazione di denaro in nero, frutto dell’economia sommersa, di attività criminali e dell’evasione fiscale.

 I blitz
Scontrini e ricevute ai raggi x: la campagna stile-Cortina prosegue

La campagna dei blitz non si arresta. Dopo quello di Capodanno a Cortina e quello della Movida milanese, si annunciano nuove e clamorose azioni dell’Agenzia delle entrate. Il metodo è semplice ed efficace e si affianca alle sofisticate azioni a base di statistiche e computer. Il funzionario dell’Agenzia si affianca alla cassiera dell’esercizio e le fa compagnia per l’intera giornata. Se il numero di scontrini risulta superiore a quello di una analoga giornata della settimana precedente, vuol dire che qualcosa non va. Così è stato nel week- end milanese quando è emerso un numero di scontrini del 44 per cento superiore a quello del sabato precedente. “Facciamo blitz separati con la Guardia di Finanza per aumentare la deterrenza”, ha detto ieri il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera durante una audizione in Parlamento.

 Gli 007
Deroga al blocco del turn over per assumere 1.440 ispettori in più

Più 007 per fare maggiori controlli. Per questo l’Agenzia delle entrate punta ad assumere 1.440 funzionari in più per portare avanti la lotta agli evasori fiscali. Nel 2011 sono stati fatti oltre due milioni di controlli, tra i quali, oltre 700 mila su imposte indirette, 1 milione sulle dichiarazioni dei redditi e 300 mila su materia di registro. Circa 11.500 controlli si sono avvalsi di indagini finanziarie. In tutto sono stati recuperati 11,5 miliardi. Per quest’anno, visti i nuovi strumenti a disposizione si attende una performance maggiore. “Il recupero dell’evasione è stato rafforzato rispetto agli anni precedenti facendo registrare un trend nettamente positivo”, ha detto Befera. Una attività imponente che necessita di un potenziamento anche delle risorse umane: Befera punta ad una deroga del blocco del turn over per dotare l’Agenzia di 1.440 assunzioni nei prossimi tre anni.

Lo spesometro
Il codice fiscale al rivenditore per acquisti sopra i 3600 euro

Scatta e va a regime lo spesometro (da non confondersi con il redditometro). Al fine di monitorare meglio l’evasione fiscale e le entrate dei cittadini, per ogni acquisto superiore a 3.600 euro, sarà obbligatorio fornire al venditore il proprio codice fiscale che a sua volta lo trasmetterà in via telematica all’Agenzia delle Entrate. Un controllo profondo, con lo scopo di verificare gli acquisti dei contribuenti confrontandoli con il loro reddito. I dati acquisiti confluiranno in un’apposita banca dati e, tramite incroci con le altre informazioni contenute nell’Anagrafe tributaria, consentiranno un’analisi del rischio finalizzata alla selezione dei soggetti da sottoporre a controllo fiscale. In particolare per le persone fisiche non titolari di partita Iva gli elementi acquisiti saranno posti a confronto, insieme agli altri elementi di maggiore capacità contributiva, con i redditi dichiarati.

EQUITALIA DEVE PRODURRE I DOCUMENTI IN ORIGINALE

di Avvocato Matteo Sances – da http://consumatori.myblog.it

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I documenti prodotti in copia dall’Agenzia delle Entrate e/o dal Concessionario della riscossione nel corso del processo valgono come prova salvo che il contribuente non ne contesti la conformità all’originale, ai sensi dell’art. 2712 del codice Civile.

 In tal caso, l’Ufficio delle Entrate o il Concessionario sono tenuti a produrre in giudizio i documenti in originale se vogliono adempiere all’onere della prova.

Ciò è quanto emerge da una scarna quanto importante sentenza della Commissione Tributaria Provinciale di Milano (Sent. CTP di Milano n.306/23/11, liberamente visibile su www.studiolegalesances.it – Sez. Documenti), secondo la quale “la documentazione prodotta dal Concessionario si rivela, altresì, inutilizzabile poiché consistente in fotocopie di cui il ricorrente ha contestato l’autenticità ex art. 2712 cc”.

 In pratica, nel corso di un’opposizione ad ipoteca iscritta dal Concessionario della riscossione, il contribuente contestava la mancata notifica delle cartelle e dunque il debito tributario per il quale si stava procedendo.

 Il Concessionario, quindi, nel corso del processo produceva alcune relate di notifica delle cartelle che risultavano in parte illeggibili poiché prodotte in fotocopia.

 Il contribuente allora, in aderenza al dettato dell’art. 2712 del codice Civile (il quale sostanzialmente prevede che le riproduzioni fotografiche formano piena prova dei fatti e delle cose rappresentate se colui contro il quale sono prodotte non ne disconosce la conformità ai fatti o alle cose medesime) ne disconosceva la conformità all’originale.

La mancata produzione della documentazione in originale da parte del Concessionario, dunque, ha comportato il mancato assolvimento dell’onere della prova e la conseguente dichiarazione della Commissione Tributaria di illegittimità dell’ipoteca.

Tale sentenza, d’altronde, si pone in perfetta sintonia con quanto stabilito dalla Suprema Corte, la quale anche recentemente ha chiarito che la documentazione in fotocopia ha valore ed efficacia di prova “salvo che la sua conformità all’originale non venga contestata dalla parte contro cui è prodotta” (ordinanza della Corte di Cassazione n.8027 del 7 aprile 2011).