In periodo di recessione un numero sempre più elevato di consumatori dirotta i propri acquisti verso articoli di importazione a costi più bassi, ed in alcuni casi di gran lunga inferiori. Le conseguenze di questa scelta, che va attentamente analizzata, possono essere gravissime, e spesso si ritorcono sullo stesso consumatore.
In che modo?
Innanzitutto i prezzi più bassi sono indice di prodotti che hanno una qualità più bassa e materiali scadenti. In alcuni casi, come ad esempio per i giocattoli di importazione cinese, i materiali sono addirittura nocivi. La bassa qualità porta con sé una minor durata del prodotto che si usura prima vanificando l’iniziale risparmio nell’acquisto.
Una seconda conseguenza è di natura etica. Il più delle volte una filiera riesce ad ottenere prezzi più bassi perchè si avvale di lavoro nero o di lavoro minorile e soprattuto evade le tasse.
Ma la conseguenza più nascosta e forse più pericolosa è quella di natura economica. La concorrenza sleale sottrae volumi e quote di mercato alle aziende nostrane generando una riduzione di posti di lavoro legali e cassa integrazione.
L’argomento è stato oggetto di una delle ultime puntate della trasmissione televisiva Report, che è possibile visionare su Youtube. La Gabbanelli ha dato voce alla battaglia dell’imprenditore italiano Pasquale Natuzzi, fondatore del Gruppo Natuzzi, contro il “meid in Itali” a favore del “Made in Italy” autentico, contro la finta pelle impropriamente definita “ecopelle”, i terzisti oscuri e a favore degli italiani che rispettano il lavoro, le leggi e le persone. L’intervista a Natuzzi è scaricabile in pdf al seguente link: scarica l’intervista.
E’ dal 2007 che il settore del mobile imbottito Made in Italy a Forlì ha subito una vera e propria concorrenza sleale e cioè da quando lavoratori irregolari cinesi hanno iniziato a produrre divani e poltrone a prezzi fuori mercato in capannoni fatiscenti. Le aziende artigiane locali non sono riuscite a competere perdendo le commesse con clienti della grande distribuzione sia italiana che estera. Poco sono riusciti a fare i rari controlli delle forze dell’ordine e degli organi di controllo.
Il sistema ha avvantaggiato molte grandi marche che hanno aumentato i margini ed ha penalizzato gli artigiani ed i consumatori che si ritrovano con prodotti senza alcuna garanzia di qualità, che non durano e che sono stati realizzati senza alcun rispetto dell’etica imprenditoriale.
E’ in questo contesto che si focalizza la denuncia di Pasquale Natuzzi, la cui azienda è quotata alla borsa di New York e che è leader nel settore del mobile imbottito. Natuzzi sottolinea l’importanza del rispetto delle regole e denuncia apertamente la concorrenza sleale. Il Gruppo Natuzzi infatti realizza tutta la produzione all’interno delle sue fabbriche dando lavoro in Italia a 3.200 dipendenti e a tanti altri nelle fabbriche aperte nel resto del mondo.
Consigliamo vivamente ai lettori del nostro blog di approfondire l’argomento attraverso il video di Youtube o la lettura dell’intervista in pdf, e soprattutto di effettuare scelte consapevoli nei propri acquisti in difesa del Made in Italy, della legalità e della nostra economia.