Sperimentazione sugli animali: la lettera aperta al Parlamento della Senatrice Elena Cattaneo

CARO direttore, che cosa diranno in futuro i nostri figli o nipoti e gli storici quando, leggendo i dibattiti parlamentari, scopriranno che alcuni hanno lavorato per determinare il peggioramento delle loro condizioni di salute ed economiche? L’hanno fatto per decenni impedendo la ricerca pubblica sugli Ogm.

E VIETANDONE lo studio o la coltivazione sebbene sicuri. L’hanno fatto più di recente confondendo ciarlataneria e medicina. Lo fanno ogni giorno disconoscendo il valore della ricerca scientifica e l’impegno di ogni giovane ricercatore che, nonostante tutto, si ostina a lavorare in Italia. In modo non meno grave lo stanno facendo anche andando nella direzione di limitare o vietare la sperimentazione animale nella ricerca scientifica. Non stiamo parlando di “vivisezione”, che non esiste nei laboratori di ricerca.

È importante che i cittadini e i malati italiani sappiano che, nel recepire una direttiva europea, il Parlamento italiano, contro la stessa direttiva, ha aggiunto forti limitazioni che comprometteranno il futuro della ricerca biomedica italiana e impediranno, giusto per fare un esempio, lo studio del cancro e gli xenotrapianti. Cioè i nostri figli e nipoti leggeranno che alcuni parlamentari, privi delle conoscenze necessarie, pronunciavano parole come genomica, proteomica, epidemiologia, microcircuiti cellulari per sostenere come questi possano sostituire la sperimentazione animale. Di come quest’ultima ” veniva utilizzata in passato ma oggi esistono metodi più efficaci, come quelli che utilizzano tessuti prodotti in vitro ” o di progetti di ricerca per generare un ” human body on chip ” che, a detta loro, sono usabili ” per valutare rapidamente le risposte del corpo umano a nuovi farmaci”.

Oggi il Senato si appresta a votare alcune mozioni sul benessere animale (giusto), dove la sperimentazione animale viene di fatto equiparata alle crudeltà (assurdo), laddove invece la sperimentazione animale ha come presupposto che gli animali non devono soffrire. Si dice che gli scienziati oggi possono usare un computer, che sarebbe più predittivo della reazione o dell’efficacia di un trattamento rispetto a un modello animale. Senza spiegare chi istruirà il computer con algoritmi (fantascientifici) tali da mimare le risposte biochimiche dell’organismo, dei suoi circuiti umorali, degli organi connessi, di ogni loro singola cellula, ciascuna con i suoi trentamila geni tradotti in centomila proteine funzionali. Non dicono come computer o cellule in un piattino di plastica possono farci capire le basi di malattie multisistemiche, l’attività dei farmaci per la depressione, per i disturbi del movimento o dell’alimentazione, l’insonnia, la Sma, la Sla, la sclerosi multipla, l’Huntington, l’Alzheimer, il diabete, etc. Se è vero che gli animali non sono sempre predittivi, come può un computer essere più predittivo? Oggi il computer K giapponese (che simula solo 1 bilione di neuroni e costa 10 milioni di dollari l’anno) è 1.500 volte più lento della biologia e necessita di 4 anni per simulare una giornata di funzionamento di pochi semplici neuroni. Alcuni parlamentari lamentano che la sperimentazione sia fatta soprattutto su animali maschi e pertanto non sia predittiva per umani di sesso femminile. Invece di chiedere che si investa in sperimentazione animale che riguardi anche il genere femminile ecco la solita proposta del computer. Mi chiedo: ma come si accerteranno che è femmina?

I metodi alternativi (in realtà “complementari”) li creiamo noi scienziati e ne conosciamo bene significato, vantaggi, applicazioni e limiti. E sappiamo che è grazie alla sperimentazione animale che sono state sconfitte malattie che uccidevano milioni di bambini e adulti; che sono aumentate le capacità di trattare farmacologicamente o chirurgicamente malattie a lungo mortali; che abbiamo 4 vaccini contro Ebola e la possibilità di salvare vite umane. È stato anche grazie alla sperimentazione animale se l’aspettativa di vita alla nascita, per i nostri figli e nipoti, oggi supera gli 80 anni; se oggi si sperimentano nell’uomo (anche nel bambino) terapie geniche per diverse malattie; se abbiamo Rna interferenti capaci nell’animale di spegnere geni-malattia; strategie di sostituzione cellulare nel Parkinson di prossima sperimentazione clinica; trattamenti per l’ictus in cui effetto, finestra di opportunità e rischi connessi coincidono quasi perfettamente fra animali e uomo. All’Epfl di Losanna lavorano per ripristinare le funzioni sensoriali e motorie nelle lesioni midollari producendo “device” neuroprotestici che permettono a roditori o scimmie con lesioni di muoversi nuovamente. Mi fermo qui. Ci sono centinaia di esempi. Nemmeno un “capestro voto contro” potrà cambiare questa realtà.

La ricerca in tutto il mondo si attua attraverso la libera competizione tra le idee. Il presidente del Consiglio, alcune settimane fa, sottolineava la necessità che la ricerca italiana fosse più competitiva (io direi anche “attrattiva”) a livello europeo. Giusto. Versiamo il 13% del totale investito in ricerca dall’Unione europea ma i progetti italiani riportano a casa solo l’8% del totale. Cioè con i soldi italiani sosteniamo la ricerca di altri Paesi. Ma come si possono ottenere i dati preliminari che permettono a noi di competere a livello europeo lavorando in un Paese che non ha bandi nazionali per accumulare quei dati o che avversa la sperimentazione animale? Il Governo e il Parlamento devono avere presente che tutto ciò ci renderà isolati e sempre più deboli sul piano dell’accesso a trattamenti più avanzati contro le più gravi malattie e nella competizione al riparto dei fondi per la ricerca. Oltre a questo, le mozioni in discussione sottovalutano pericolosamente i rischi e il peggioramento per la salute umana dei nostri figli e nipoti che deriverà dal rinunciare alla sperimentazione animale. È quindi importante che la comunità scientifica e gli intellettuali italiani forniscano

strumenti al pubblico e ai politici interessati al benessere dei loro concittadini, affinché ogni manipolazione della realtà sia efficacemente contrastata.

(*L’autrice è docente all’Università degli Studi di Milano e senatrice a vita)

Diabete: arriva anche in Italia la prima terapia che agisce sui reni

di Umberto Buzzoni

Arriva anche in Italia la prima terapia per il Diabete che agisce sui reni, già presente in 49 Paesi nel mondo. I reni possono essere visti come due “rubinetti del glucosio” che permettono l’eliminazione dello zucchero in eccesso e la riduzione della glicemia e la nuova terapia appartiene ad una nuova classe di farmaci chiamati inibitori del co-trasportatore di sodio-glucosio 2 (SGLT2), una proteina responsabile del 90% del riassorbimento del glucosio da parte dei reni. La nuova molecola “Dapagliflozin” è stata sviluppata da AstraZeneca, un’azienda biofarmaceutica che conta al suo interno di sette Premi Nobel, nata nel 1999 dalla fusione di Astra AB e Zeneca Group.

La molecola Dapagliflozin nata dallo studio di una sostanza naturale presente nella corteccia degli alberi di mele (la florizina), permette una riduzione della glicemia indipendente dall’insulina ed un basso rischio di ipoglicemie. Altri vantaggi derivanti da questa terapia sono porta la perdita di peso fino a 2-3 chilogrammi e l’abbassamento della pressione arteriosa.

Per la prima volta vengono considerati i reni per la loro capacità di controllo glicemico e gestione del diabete di tipo 2. Con l’assunzione di questa molecola si sfruttano meccanismi fisiologici in grado di abbassare la capacità di riassorbimento del glucosio da parte del rene con lo scopo di aumentare la perdita urinaria di glucosio. Inoltre non solo non interferisce con le altre terapie anti-diabete ma si integra con esse per il trattamento di tutte le fasi della malattia.

Un approccio innovativo di notevole importanza per quella che si può definire una vera e prorpia epidemia sociale dato che ad oggi in Italia si contano ben 4 milioni di persone affette e 387 milioni di persone nel mondo.

Scoperta possibile origine dell’Alzheimer e speranze per la cura

Un team di ricercatori statunitensi della Duke University School of Medicine ha scoperto che quando compaiono i primi segni dell’Alzheimer nell’organismo umano avvengono alcune modifiche in particolari cellule immunitarie del cervello. Questa coincidenza potrebbe spiegare l’origine dell’Alzheimer e rappresentare una grande speranza anche per coloro che già soffrono degli effetti di questa malattia. Queste cellule, chiamate microglia, iniziano a consumare quantitativi elevati di un nutriente, l’amminoacido arginina, fondamentale per il buon funzionamento della memoria.

Uno degli autori dello studio, Carol Colton, ha spiegato che “Se sarà accertato anche negli uomini che il consumo di arginina gioca un ruolo così importante nel processo degenerativo, forse potremmo bloccarlo ed invertire il corso della malattia” e che lo studio “apre le porte ad un modo completamente diverso di pensare l’Alzheimer, in grado di farci superare il punto morto in cui ci trovavamo nella lotta contro la malattia.”

I primi test hanno dimostrato che bloccando il consumo eccessivo di arginina, mediante un inibitore enzimatico chiamato “difluorometilornitina” (Dfmo), nei topi sono diminuite le placche amiloidi, il cui accumulo è responsabile della progressiva degenerazione delle cellule nervose tipica dell’Alzheimer.

Se la sperimentazione dovesse confermare che anche negli uomini il consumo di arginina gioca un ruolo così importante nel processo degenerativo, questa scoperta potrebbe permettere di bloccare la malattia ed invertirne il corso.

La Mano Bionica Made in Italy: protesi con sensori tattili e senza intervento chirurgico

di Umberto Buzzoni

La nuova protesi biorobotica è stata ideata e realizzata a Pisa nell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, dal docente di BioRobotica Christian Cipriani ed il suo team di ricercatori, nel progetto ‘My Hand’ finanziato con oltre 400 milioni di euro dal Ministero dell’Istruzione.

Realizzata in lega di alluminio, dotata di sensori tattili e con un peso di soli 500 grammi, non necessita di intervento chirurgico per l’impianto e consente a chi la indossa ben sette movimenti. Dopo una serie di primi test di funzionamento è pronta per essere testata sui pazienti.

L’ingegnere Marco Controzzi ha spiegato che “La mano utilizza tre motori elettrici e un pollice opponibile, per afferrare oggetti di varia forma e peso differente” e grazie all’altra novità tecnologica, con brevetto internazionale, sarà possibile effettuare tutte le prese con un solo motore che permette la rotazione del pollice o la flessione dell’indice in maniera alternata. Nel dorso della mano è presente l’elettronica di controllo e per la chiusura completa delle dita la protesi impiega meno di 1 secondo.

Questa innovativa protesi dall’aspetto antropomorfo a 5 dita verrà messa in vendita ad un prezzo economico che si aggirerà intorno a quello di uno smartphone di ultima generazione, elemento importante se si pensa che si stima che in Europa ogni anno si contano oltre duemila nuovi casi di amputazione della mano.

L’anticorpo che blocca il virus Hiv: una speranza contro l’Aids

Una nuova speranza per le persone che hanno contratto il virus Hiv e che sono malati di Aids potrebbe arrivare dalla scoperta di un nuovo anticorpo capace di arginare o quantomeno far regredire progressivamente il virus dell’HIV. L’anticorpo si chiama 3BNC117 ed è stato individuato da un gruppo di ricercatori dell’Howard Hughes Medical Institute, tramite uno studio condotto presso la Rockefeller University di New York City, coordinato da Michel Nussenzweig.

Nei test, ad un gruppo ristretto di pazienti affetti da Aids, è stato somministrato l’anticorpo per 28 giorni ed il risultato è stato sorprendente dato che è stato registrato che è capace di ridurre fino a 300 volte la virulenza del virus concentrato nel sangue, con gli effetti di una singola dose che si prolungano per diverse settimane.

L’anticorpo 3BNC117 fa parte degli anticorpi di nuova generazione, chiamati bNAbs che sono capaci di bloccare diversi ceppi di Hiv ma va anche considerato che il virus dell’Hiv nel tempo ha dimostrato una grande capacità di modificarsi in continuazione. Questo anticorpo viene definito efficace in quanto “si attacca” in modo specifico al principale recettore con cui il virus Hiv si lega alle cellule umane CD4 per infettarle ed oltre ad essere una speranza come cura per coloro che hanno già contratto il virus potrebbe rappresentare la base per la creazione di un vaccino efficiente nella prevenzione dell’Aids.

La posta elettronica intelligente con Google Inbox: come ricevere l’invito

di Umberto Buzzoni

Google ha rilasciato una nuova applicazione per le email, separata da Gmail, chiamata Inbox. Tutti gli elementi di Gmail, come email, contatti ed etichette, sono disponibili in Inbox. Gmail e Inbox sono sincronizzati e le funzionalità offerte solo in Inbox non influiscono su Gmail ma hanno molte delle stesse funzionalità con alcune differenze.

Questa applicazione viene definita posta elettronica intelligente perché si basa sull’evoluzione delle tabs già presenti in Gmail, cioè quelle schede che separano la posta in entrata dalle mail Social, Promozioni e Aggiornamenti.

L’applicazione Inbox è stata creata sulla base dei Bundles (etichette dell’Inbox) che raggruppano le mail per tipologie simili (Finanza, Viaggi, Forum, Acquisti, etc) e che possono essere personalizzati dagli utenti in base alle proprie necessità.

Informazioni riportate nella Guida introduttiva di Inbox

Etichette dell’Inbox
Alcuni messaggi vengono già ripartiti in etichette come Promozioni, Social e Viaggi. Queste email vengono raggruppate nell’Inbox per occupare meno spazio e consentirti di gestirle tutte in una sola volta.

Pianificazione o posticipazione
Gestisci le cose da fare dalla tua Inbox. Aggiungi promemoria personali o posticipa email e promemoria fino a quando non sarai pronto a occupartene.

Rimozione delle attività già svolte
Quando hai finito con un’email o un promemoria, contrassegnali come completati per toglierli dall’Inbox.

Organizzazione dell’Inbox secondo le proprie preferenze
Le etichette predefinite dell’Inbox, come Promozioni e Finanze, possono essere personalizzate a proprio piacimento. Inoltre è possibile creare delle etichette personali.

Altre funzionalità utili
Inbox rende più facile contattare gli amici e vedere una sintesi delle informazioni importanti.

>>Le foto e i video vengono messi in evidenza nell’Inbox in modo che non sia necessario aprire i messaggi per vederli.

>>La prossima volta che riceverai un’email di conferma di un volo, avrai a disposizione tutto ciò che ti serve. Quando la data di partenza sarà vicina, Inbox mostrerà lo stato del volo per farti sapere se è in orario. Inoltre potrai effettuare il check-in senza dover aprire l’email.

Inbox è disponibile su invito che si può ricevere da un amico o inviando un’email a inbox@google.com. Il passo successivo è scaricare l’app Inbox sul cellulare o tablet e dopo aver eseguito l’accesso sul dispositivo mobile si potrà utilizzare Inbox anche dal computer (inbox.google.com)

Ad oggi è disponibile per telefoni e tablet Android (4.1 e versioni successive), iPhone e iPad (iOS 7 e versioni successive), browser web Chrome, Firefox e Safari su computer e orologi Android Wear.

In Europa trapiantato il cuore da un cadavere. Il Primo a Sydney l’anno scorso

di Umberto Buzzoni

Nel 2014 un équipe di chirurghi australiani eseguì il primo trapianto al mondo di un cuore fermo nell’ospedale St. Vincent di Sydney. Un mese fa anche in Europa è stato effettuato il primo trapianto di cuore da un donatore cadavere nell’ospedale Papworth del Cambridgeshire nel Regno Unito.

Per riattivare il cuore morto i chirurghi dell’ospedale britannico hanno messo l’organo in una teca con un ambiente caldo con un circuito sterile di sangue che ne ha ripristinato il battito e dopo 50 minuti di monitoraggio il cuore è stato giudicato pronto.

Il paziente, un uomo di 60 anni, Huseyin Ulucan, di Londra, in lista d’attesa dal 2008 a seguito di un infarto, si sta riprendendo bene ed ha dichiarato “Ora mi sento piu’ forte giorno dopo giorno”.

Questa tecnica rappresenta un grande passo avanti nel mondo dei trapianti poiché permette di utilizzare anche gli organi delle persone il cui apparato cardiocircolatorio e respiratorio hanno smesso di funzionare.