Pillola a base di DNA e analisi del sangue per diagnosticare i tumori

di Umberto Buzzoni

Da anni la comunità scientifica cerca di utilizzare le informazioni provenienti dalle analisi del sangue per la diagnosi di un tumore ma le tante ricerche non erano riuscite a mettere a punto uno strumento infallibile e allo stesso tempo di semplice utilizzo per poter diagnosticare i tumori sin dagli stadi iniziali.

A causa della difficoltà iniziale di diagnosticare il tumore spesso quando vengono individuati risultano troppo avanzati per essere curati perché si sono già sviluppate le metastasi cioè le cellule cancerogene che si diffondono nell’organismo attraverso il flusso sanguigno.

Il lavoro dei ricercatori dell’Università di Stanford in California, guidati da Sanjiv S. Gambhir, ha portato alla messa a punto di una pillola che libera nanoparticelle di Dna che a contatto con cellule cancerogene producono una particolare proteina-spia rilevabile attraverso gli esami del sangue. La proteina SEAP (fosfatasi alcalina embrionale) naturalmente viene prodotta da minuscoli anelli di DNA degli embrioni umani ma i ricercatori americani hanno modificato il gene che produce questa sostanza affinché questa reazione avvenga solo con le cellule tumorali.

I test condotti su cavie da laboratorio hanno dato risultati incoraggianti ed ora la sperimentazione umana potrebbe portare questa pillola ad essere un nuovo ed affidabile strumento di diagnosi precoce nell’arco di pochi anni.

Una scossa elettrica per recuperare parte della funzionalità della mano dopo un ictus

di Umberto Buzzoni

Una nuova tecnica per la riabilitazione delle persone colpite da ictus che permette una riduzione del 19% del deficit motorio è il risultato di un esperimento di riabilitazione compiuto da un gruppo di ricercatori italiani, Nadia Bolognini e Giuseppe Vallar del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca e del Centro di neuroscienze “NeuroMi”, con la collaborazione di Silvia Convento del Dipartimento di Psicologia della Bicocca, Elisabetta Banco e Luigi Tesio dell’Irccs Istituto auxologico italiano di Milano, e Flavia Mattioli degli Spedali Civili di Brescia.

Ad aiutare le persone colpite da ictus a riprendere parte della funzionalità della mano è in pratica una mini scossa elettrica al cervello che stimola per circa 10 minuti la parte posteriore dell’emisfero cerebrale sinistro ovvero quella parte che controlla i movimenti volontari. I risultati sono stati una riduzione del 19% del deficit motorio su 6 pazienti campione affetti da aprassia ideomotoria cioè un deficit nella programmazione di gesti volontari che colpisce pazienti che abbiano subito lesioni cerebrali dell’emisfero sinistro.

In due anni lo studio ha mostrato come questa breve stimolazione a bassa intensità produca un temporaneo, ma effettivo miglioramento della capacità di programmare ed eseguire movimenti volontari. La sperimentazione avvenuta su 6 persone sane e 6 pazienti con lesione all’emisfero sinistro prevedeva dei test, prima e dopo la scossa, tra cui imitare i 24 gesti, eseguiti da un operatore, distinti in 12 simbolici (segno di OK per esempio) e 12 non simbolici come il mettere una mano sotto mento. I risultati dei test hanno dimostrato che la stimolazione comporta una riduzione dei tempi di esecuzione e soprattutto migliora notevolemente l’accuratezza.

Vallar, ordinario di Psicobiologia e Psicologia fisiologica della Bicocca, ha commentato che «Questo risultato dimostra che capacità fondamentali dell’uomo, come fare un movimento per decisione volontaria e cosciente, possono essere rese più efficienti dalla stimolazione delle aree cerebrali che svolgono questa funzione. Inoltre, dimostrare la plasticità del cervello migliorandone la prestazione apre la strada ad applicazioni della stimolazione elettrica transcranica nel campo della riabilitazione di deficit neuropsicologici come l’aprassia».

5 Premi Nobel per la pillola dell’Elisir di lunga vita

di Umberto Buzzoni

A mettere a punto la formula di questo integratore è stata la Elysium Health, startup creata da un ex docente del MIT di Boston (Massachusetts Institute of Technology), Leonard Guarente. Nel gruppo di ricerca sono annoverati diversi colleghi blasonati, tra cui anche vincitori del premio Nobel come Martin Karplus che ha vinto il premio per la Chimica nel 2013, che hanno promosso l’entrata in commercio negli Stati Uniti di questo innovativo integratore chiamato Basis.

La sperimentazione sui topi ha dato risultati incredibili in termini di allungamento della vita media delle cavie ma come ha spiegato Leonard Guarente “Il problema è che è quasi impossibile provare in un lasso di tempo ragionevole che un farmaco che estende la vita degli animali può fare lo stesso nell’uomo. Un esperimento del genere richiederebbe anni, per cui abbiamo deciso di impacchettare una ricerca all’avanguardia in un prodotto da banco“. Con il lancio del farmaco sul mercato si possono continuare a studiare gli effetti sugli esseri umani.

Basis contiene un precursore chimico della nicotinamide adenin dinucleotide (Nad) cioè il composto che le cellule usano nei processi coinvolti nel metabolismo e l’assunzione dovrebbe comportare gli stessi effetti di una dieta con poche calorie che come dimostrato da diverse ricerche è uno dei modi per allungare la vita. In pratica dovrebbe servire a rimpiazzare il Nad perso naturalmente con il passare degli anni.

La pillola e’ in commercio da alcuni giorni negli Stati Uniti e costa 60 dollari al mese (circa 50 euro) e andrebbe presa due volte al giorno tutti i giorni.

Una Graffetta hi-tech può curare l’Ipertensione grave

di Umberto Buzzoni

L’azienda californiana ROX Medical ha ideato e sviluppato un nuovo dispositivo delle dimensioni di una graffetta che potrebbe rappresentare l’alternativa ai farmaci per il trattamento dell’ipertensione.

Il dispositivo chiamato “accoppiatore”, una sorta di graffetta hi-tech, viene impiantato nel paziente, tra l’arteria e la vena della coscia, con un intervento chirurgico indolore eseguito in anestesia locale di circa 40 minuti. I farmaci tradizionalmente prescritti per abbassare la pressione sanguigna agiscono sul sistema nervoso renale mentre l’accoppiatore agisce direttamente sugli aspetti meccanici della circolazione del sangue, facilitandone in maniera molto efficace il deflusso e di conseguenza evitando un possibile affaticamento cardiaco.

La sperimentazione, condotta dai ricercatori della Queen Mary University of London, è stata effettuata su 42 pazienti affetti da ipertensione per poter poi fare il confronto con i risultati ottenuti da 35 pazienti sottoposti alla terapia farmacologica standard. Dopo sei mesi dall’inserimento del dispositivo i pazienti hanno beneficiato di un abbassamento della pressione sanguigna e hanno potuto ridurre nel contempo anche l’assunzione di farmaci pero’ nel 29% dei pazienti la gamba in cui era stato inserito l’accoppiatore si è gonfiata quindi vanno esaminati gli effetti collaterali.

Il Dottor Lobo, autore dello studio, dalla Queen Mary University of London ha dichiarato «La pressione alta è molto pericolosa e può portare a patologie come ictus, infarto e malattie renali croniche. Dobbiamo trovare delle terapie più efficaci per trattare l’ipertensione, poiché i farmaci non risultano sempre efficaci. L’accoppiatore è un grande passo avanti nella ricerca di un trattamento alternativo, dal momento che sfrutta gli aspetti meccanici della circolazione del sangue, costituendo un approccio totalmente nuovo per il controllo della pressione sanguigna». «È ancora troppo presto per inserire questo dispositivo nel trattamento clinico di routine. Abbiamo bisogno di uno studio che ci permetta di verificare gli effetti a lungo termine dell’accoppiatore, e di comprendere meglio quanto sia sicuro e come funzioni all’interno del corpo».

App per smartphone: in 15 minuti le analisi del sangue e individua Hiv e sifilide

di Umberto Buzzoni

Una ricerca coordinata da Samuel Sia della Columbia University ha permesso l’ideazione e sviluppo di un apparecchio che collegato ad uno smartphone può essere utilizzato per diagnosticare rapidamente il virus dell’Hiv e la sifilide.

Il kit costa soltanto 34 dollari ma è in grado di eseguire le analisi compiute nei laboratori con attrezzature costose (circa 15.000 euro). Questo piccolo apparato nero con una puntura sul dito preleva la quantità minima di sangue necessaria per eseguire test clinici in soli 15 minuti individuando anche l’eventuale presenza dei marker di malattie infettive come Hiv e sifilide.

Questo dispositivo che trasforma un laboratorio in un piccolo accessorio low-cost, che si alimenta semplicemente collegandolo all’uscita degli auricolari di uno smartphone o di un pc, potrebbe salvare milioni di vite se impiegato nelle zone più povere dell’Africa e Asia dove le malattie sessualmente trasmissibili sono tra le principali cause di morte..

I primi test sono stati effettuati in Ruanda con operatori sanitari addestrati all’utilizzo in 30 minuti che hanno potuto analizzare 96 pazienti ed ora l’obiettivo è distribuire i kit agli operatori che lottano sul campo contro sifilide e Hiv.

Diabete: dagli aghi ad un tatuaggio di carta per il controllo della glicemia

di Umberto Buzzoni

Grazie al lavoro dei ricercatori del Dipartimento di Nano-Ingegneria dell’Università della California di San Diego a breve i diabetici e chi deve tenere costantemente sotto controllo la glicemia potrebbe utilizzare una sorta di tatuaggio temporaneo in grado di rilevare i livelli di glucosio nel sangue invece del ormai consueto impiego dell’ago.

Questa ricerca descritta in dettaglio in un articolo pubblicato su Analytical Chemistry ha portato all’ideazione di un dispositivo di carta sottile e flessibile simile ad un cerotto ma molto più leggero.

Su di una base di carta sono stati inseriti degli elettrodi su cui viene fatta passare una quantità minima di corrente per circa 10 minuti, per permettere il controllo della glicemia, verificando la quantità di ioni di sodio (trasportano il glucosio) presenti nei fluidi della pelle.

Dai test effettuati su sette individui sani si può affermare che questo “tatuaggio temporaneo” è in grado di misurare con precisione il glucosio presente nei fluidi sotto la pelle ma per ora non si può ancora parlare di un dispositivo realizzato e funzionante bensì di una metodologia promettente.

Inoltre potrebbe essere utilizzato anche per il controllo delle malattie connesse al diabete come le patologie renali e in generale per rilevare l’eventuale presenza di altre sostanze nell’organismo come per esempio droghe ed alcool.

Basterà un prelievo di sangue per prevedere chi è a rischio infarto

di Umberto Buzzoni

Lo studio condotto dall’Università di Uppsala in Svezia, la Colorado State University e l’Istituto Karolinska di Stoccolma e diretto da Erik Ingelsson rappresenta una scoperta importante per l’umanità. La ricerca è stata pubblicata nella rivista Plos Genetics dove spiegano che è stato individuato un composto presente nel plasma delle persone destinate ad ammalarsi alle coronarie.

Il campione di 3.600 persone è stato inizialmente esaminato con analisi del sangue e successivamente monitorato e tenuto sotto osservazione per i dieci anni successivi. Il sangue prelevato è stato analizzato grazie a moderne e sofisticate tecniche di medicina molecolare fino alla catalogazione dei metaboliti (molecole) presenti.

Nei tre gruppi di popolazione selezionati sono state identificate due molecole di grasso che hanno l’effetto di ridurre il rischio di sviluppo di malattia delle arterie coronariche (lisofosfatidilcolina e sfingomielina) ed una terza molecola di grasso, un monogliceride, che invece ne aumenta il rischio.

La malattia delle coronarie è direttamente collegata al rischio d’infarto poiché quando uno di questi vasi sanguigni si rompe, collassa o è ostruito come conseguenza avviene l’infarto del miocardio cioè “il soffocamento” della porzione di cuore che non è più normalmente irrorata di sangue dal vaso sanguigno.

In futuro il prelievo di plasma potrebbe permettere quindi di predire se una persona è a rischio di infarto. Nel caso in cui gli esperimenti su animali dovessero confermare il ruolo causale di questi metaboliti nello sviluppo della malattia cardiovascolare e di conseguenza sul rischio infarto si potranno poi sviluppare nuovi approcci terapeutici anti-infarto.