Whatsapp gratis a vita e niente spam e pubblicità

L’app di messaggistica istantanea più popolare al mondo è diventata gratis a vita, ma le novità non finiscono qui. Martedì milioni di utenti WhatsApp avevano ricevuto la comunicazione che erano stati omaggiati dell’abbonamento gratis a vita ma dopo meno di un’ora una seconda comunicazione rettificava “Siamo spiacenti, abbiamo modificato il tuo account. Il servizio scadrà il xx/xx/xxxx”.

Nel blog dell’azienda pero’ hanno poi ufficializzato la gratuità dell’App con un articolo in cui ricalcano quanto detto dal ceo Jan Koum nel corso della Digital Life Design conference di Monaco:  «Nel corso della nostra crescita ci siamo resi conto che questo modello non ha funzionato bene. Molti utenti non hanno la carta di credito e sono preoccupati di perdere il contatto con i loro familiari dopo il primo anno gratuito» – continua il post – Non significa che arriveranno spam e pubblicità, ma «da quest’anno sperimenteremo nuovi tool per permettere alle persone di comunicare con organizzazioni e aziende. Questo significa, ad esempio, ricevere dalla tua banca la comunicazione di una recente operazione fraudolenta o da una compagnia aerea l’informazione di un volo cancellato».

Quindi addio agli 89 centesimi (99 centesimi di dollaro) richiesti all’anno per usufruire del servizio dopo i primi 12 mesi gratuiti ma non solo in quanto sono in programma ulteriori migliorie in termini di standard di sicurezza (crittografia end-to-end) per proteggere i messaggi da occhi indiscreti.

L’azienda che può contare già su un miliardo di utenti nel mondo, fondata nel 2009 da Jan Koum e Brian Acton ed acquistata nel 2014 da Facebook per 19 miliardi di dollari ha inoltre come obiettivo migliorare l’interazione con Facebook per permettere di condividere maggiori informazioni con i nostri contatti ed assicurando una migliore esperienza di utilizzo dell’applicazione.

di Umberto Buzzoni

 

Ginevra: protesi della caviglia realizzata con imaging e stampanti 3D

Un’équipe degli Ospedali universitari di Ginevra (Hôpitaux Universitaires de Genève o HUG) ha posato, per la prima volta in Svizzera, una protesi della caviglia la cui preparazione è stata effettuata ricorrendo a imaging e stampanti 3D. Questa tecnica è già praticata in Gran Bretagna, Germania, Italia.

Rispetto ai metodi convenzionali, essa presenta numerosi vantaggi: forte diminuzione della durata dell’intervento, maggiore precisione, personalizzazione della posa, meno irradiazioni, chirurgia meno invasiva e rischi di infezione ridotti, sottolinea un comunicato odierno.

Il metodo consiste nel realizzare, prima dell’intervento e sulla base di un scanner dell’articolazione del paziente, una riproduzione virtuale delle ossa. Seguono una ricostruzione tridimensionale dell’anatomia e la simulazione della posizione ideale della protesi. Sulla base di queste ricostruzioni sono prodotte, con una stampante 3D, le guide di posizionamento e di incisione, precise al millimetro, che saranno utilizzate durante l’intervento.

Il primo fiore sbocciato sulla Stazione spaziale internazionale

Sulla stazione spaziale dedicata alla ricerca scientifica che si trova in orbita terrestre bassa, chiamata Stazione spaziale internazionale (International Space Station o ISS), è sbocciato il primo fiore.

L’annuncio è stato dato dall’astronauta della Nasa Scott Kelly con un tweet con la foto della zinnia arancione in contrasto contro il blu della Terra e l’oscurità dello spazio. L’obiettivo del progetto è quello di verificare il comportamento delle piante da fiore in condizioni di microgravità e la possibilità di produrre cibo nello spazio in maniera autonoma. La sua fioritura, avvenuta sabato, rappresenta il secondo successo per l’esperimento di giardinaggio spaziale ‘Veggie‘ sulla Iss: lo scorso agosto gli astronauti avevano già gustato il loro primo raccolto di lattuga romana, dopo mesi di tentativi ed errori nel processo di coltivazione.

Rispetto all’insalata, la zinnia rappresenta un nuovo passo avanti verso le colture spaziali destinate alle future missioni umane di lunga durata, come quelle previste su Marte. Questa pianta, originaria del Centro America e simile ad una margherita, rappresenta infatti una sfida più complessa: è più difficile da coltivare, cresce in tempi più lunghi (60-80 giorni) ed è particolarmente sensibile all’ambiente e alla luminosità, cosa che sta aiutando gli astronauti a capire le strategie migliori per far crescere le piante in condizioni di microgravità.

Nel corso dell’esperimento sono state superate diverse difficoltà, tutte ampiamente previste nella tabella di marcia, come le muffe, l’eccessiva umidità e l’accartocciamento delle foglie. ”E’ vero che le piante non sono cresciute perfettamente, ma abbiamo imparato molto da questo”, afferma Gioia Massa, responsabile del programma Veggie della Nasa. L’entusiasmo è tale che si pensa già alla coltivazione in orbita dei pomodori, i cui semi dovrebbero arrivare nell’astro-serra nel corso del 2017.

Quello effettuato dall’Iss è il primo esperimento sui sistemi biorigenerativi che interessa una pianta da fiore. Un’apposita struttura fornisce acqua, sostanze nutrienti e illuminazione alle astro-zinnie che hanno preso vita grazie alle cure di Kelly e di un altro astronauta, Tim Peake dell’Esa. In particolare i due sono riusciti a evitare la formazione sulle piantine di muffe “aliene”, responsabili del fallimento di test precedenti.

L’importanza del test sul fiore risiede anche nel fatto di essere propedeutico alla coltivazione di piante da frutto e ortaggi come i pomodori, i cui semi dovrebbero far ingresso a bordo della “serra cosmica” nel 2017. La facility Veggie è già diventata famosa per aver offerto verdura fresca “spaziale”, lattuga rossa romana per la precisione, raccolta e mangiata il 10 agosto dagli astronauti.

di Umberto Buzzoni

Dieta veloce 5:2 “Cinque giorni si mangia Due si digiuna”

Un nuovo trend creato dal famoso medico inglese Michael Mosley che ha spiegato il paradigma della sua dieta “The 5:2 fast diet” nel libro “The Fast Diet“. Alla base di qeusta dieta c’è il concetto di depurazione del corpo utilizzando un’azione intermittente, ovvero cinque giorni di alimentazione normale e due di dieta a forte restrizione calorica. Angelina Jolie, Ben Affleck, Katy Perry e Beyoncè sono alcuni dei nomi di famosi che hanno adottato la logica del digiuno intermittente per rimettersi in forma.

La promessa di Mosley è quella di non riprendere i chili di troppo e di dimagrire in modo sano senza perdere la massa muscolare “Sappiamo tutti che quando si decide di perdere peso le prime mosse sono quelle di mangiare cibi con basso contenuto di grassi, fare più esercizio fisico e non saltare i pasti. Questo è stato il consiglio dietetico standard dato per decenni alle persone, anche se può funzionare solo per alcuni. Quindi non c’è un’alternativa? Noi pensiamo che ci sia, ed è il digiuno intermittente”.

Si mangia normalmente per cinque giorni a settimana e si fa la dieta gli altri due giorni, “nei quali si riduce l’apporto calorico al 25% rispetto al livello normale. Ciò significa che, ad esempio, un lunedì e un giovedì si mangiano 500 calorie (per la donna) e 600 (per l’uomo). Se si segue questo regime è possibile perdere circa 0,4 chili in una settimana, nel primo caso, e un po’ di più nel secondo. Alcuni studi sul digiuno intermittente mostrano non solo che le persone vedono dei miglioramenti a livello di pressione sanguigna e colesterolo, ma anche per la sensibilità all’insulina. Non c’è niente di più ‘potente’ per il corpo come il digiuno”.

Mosley ricorda spesso di aver perso 10 chili in 9 settimane con il digiuno intermittente. Un calo che potrebbe sembrare un traguardo irraggiungibile per molti alle prese con il sovrappeso e con la bilancia che non mente. Soprattutto quando la ‘The 5:2 fast diet‘ permette di mangiare comunque ciò che si vuole nei giorni in cui non si digiuna parzialmente.

C’è però anche chi punta il dito contro la dieta intermittente. Sono molti i nutrizionisti che non vedono di buon occhio questo regime alimentare che sta prendendo sempre più piede. I medici del National Health Service britannico hanno sottolineato che il digiuno provoca ansia, disidratazione e alitosi. Si possono ottenere gli stessi risultati con una dieta più equilibrata, che prevede di mangiare con moderazione e senza esagerare tutti i giorni.

di Umberto Buzzoni

Rischio trombosi, causa alla Bayer per le pillole anticoncezionali

Lo Studio Legale Calvetti di Treviso, per conto dell’Associazione Salute&Diritto, ha depositato una denuncia alla magistratura di Torino per indagare ed accertare l’operato di Bayer in relazione alle pillole anticoncezionali Yasmin e Yaz e Yasminell poichè per Calvetti sono molte le donne in Italia e all’estero vittime di episodi tromboembolici dopo aver preso le pillole anticoncezionali contenenti il principio attivo Drospirenone.

«Chiediamo – ha spiegato l’avvocato – che la procura indaghi e accerti l’operato di Bayer in relazione alle pillole anticoncezionali Yasmin e Yaz e che risarcisca il danno alle donne coinvolte. Ma chiediamo anche alla federazione europea per la salute che disponga l’immediata sospensione e distribuzione del farmaco». Negli Stati Uniti la Bayer ha già transato 651 cause di donne vittime di episodi tromboembolici, infarti e ictus ed ha reso noto di aver pagato 142 milioni di dollari in rimborsi transattivi, per una media di circa 218.000 dollari a causa.

In Europa l’European Medicines Agency ha confermato che comportano un aumento del rischio e ha rigettato la richiesta di Bayer di cambiare il marketing di questi prodotti in trattamento dell’acne moderato tra le donne perché i rischi di tromboembolia venosa sarebbero stati maggiori dei benefici.

di Umberto Buzzoni

Governo Britannico: Il vino rosso non fa bene alla salute

La Gran Bretagna cambia le linee guida in materia di consumo di alcolici includendo il vino tra le bevande con potenziali effetti nocivi per la salute distruggendo la credenza che il vino rosso aiuti a ridurre il rischio di cancro, malattie cardiovascolari e demenza se consumato con moderazione.

Si tratta del primo documento oltremanica sul tema del consumo di alcol e gli effetti sulla salute pubblicato dopo vent’anni firmato della Chief Medical Officer britannica, Sally Davies, in cui si afferma che non esiste un livello di consumo sicuro di alcol, dato che anche piccole quantità possono aumentare il rischio di alcuni tumori.

Nel report sono riportate tutte le ultime scoperte scientifiche sul consumo di alcol dal 2012, anno in cui iniziarono la ricerca. Cambiano le linee guida delle autorità sanitarie che prima consigliavano per gli uomini, di non consumare oltre 3-4 unità di alcolici al giorno, e per le donne a 1-3 unità mentre ora solo non ci sono più differenze “di genere” ma viene anche consigliato di astenersi dal bere per almeno due giorni a settimana per consentire al fegato di rigenerarsi.

La Gran Bretagna si appresta a varare le nuove linee guida in materia di consumo di alcolici e non esclude il vino dalle bevande con potenziali effetti nocivi per la salute.

Viene così distrutta la credenza che la credenza che il vino rosso possa ridurre il rischio di cancro, malattie cardiovascolari e demenza se consumato con moderazione.

Questo sarà il primo documento sul tema del consumo di alcol e gli effetti sulla salute pubblicato dopo vent’anni.

A firmarlo la Chief Medical Officer inglese, Sally Davies che afferma che non esiste un livello di consumo sicuro di alcol, dato che anche piccole quantità possono aumentare il rischio di alcuni tumori.

La stesura del report è stata avviata nel 2012 e contiene tutte le ultime scoperte scientifiche sul consumo di alcol.

Attualmente il consiglio delle autorità sanitarie è, per gli uomini, di non consumare oltre 3-4 unità di alcolici al giorno, mentre le donne si dovrebbero fermare a 1-3 unità.

Secondo le nuove linee guida, non ci dovranno essere più queste differenze ‘di genere’ e verrà consigliato di astenersi dal bere per almeno due giorni a settimana per consentire al fegato di rigenerarsi.

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di Umberto Buzzoni

Zuckerberg come Iron Man, vuole maggiordomo con intelligenza artificiale

Il fondatore di FacebookMark Zuckerberg, ha annunciato che il suo obiettivo per il 2016 sarà realizzare un maggiordomo come “Jarvis” di Iron Man cioè un sistema basato su intelligenza artificiale per gestire la sua abitazione in grado di rispondere a comandi vocali, riconoscere le persone e riferire cosa accade nella stanza della figlia neonata Max.

Questo progetto rientra nella filosofia di Mark Zuckerberg che ogni anno vuole affrontare una sfida per crescere anche al di fuori del suo impegno in Facebook. Così, dopo aver raggiunto i propositi di leggere un libro ogni due settimane, imparare il Mandarino, incontrare una nuova persona ogni giorno, per il 2016 alza il tiro e punta a realizzare un sistema basato su intelligenza artificiale per gestire la sua casa. Si tratta di una sfida “personale”, sottolinea, ma non mancherà di condividerne gli sviluppi con la comunità online. E chissà che non sia il trampolino di lancio per lo sviluppo di nuovi prodotti.

Zuckerberg dice di ispirarsi a Jarvis di Iron Man, il sistema informatico che gestisce la casa di Tony Stark, dal riscaldamento alla sicurezza. “Comincerò con l’esplorare le tecnologie già disponibili. Poi comincerò con l’insegnare al sistema a riconoscere la mia voce per controllare tutto in casa – musica, luci, temperatura, etc – e poi gli insegnerò a lasciar entrare gli amici riconoscendoli quando suonano alla porta. E ancora a farmi sapere cosa succede nella stanza di Max“. Sul piano lavorativo il sistema dovrà aiutarlo a visualizzare dati in realtà virtuale.

di Umberto Buzzoni