Diabete: dagli aghi ad un tatuaggio di carta per il controllo della glicemia

di Umberto Buzzoni

Grazie al lavoro dei ricercatori del Dipartimento di Nano-Ingegneria dell’Università della California di San Diego a breve i diabetici e chi deve tenere costantemente sotto controllo la glicemia potrebbe utilizzare una sorta di tatuaggio temporaneo in grado di rilevare i livelli di glucosio nel sangue invece del ormai consueto impiego dell’ago.

Questa ricerca descritta in dettaglio in un articolo pubblicato su Analytical Chemistry ha portato all’ideazione di un dispositivo di carta sottile e flessibile simile ad un cerotto ma molto più leggero.

Su di una base di carta sono stati inseriti degli elettrodi su cui viene fatta passare una quantità minima di corrente per circa 10 minuti, per permettere il controllo della glicemia, verificando la quantità di ioni di sodio (trasportano il glucosio) presenti nei fluidi della pelle.

Dai test effettuati su sette individui sani si può affermare che questo “tatuaggio temporaneo” è in grado di misurare con precisione il glucosio presente nei fluidi sotto la pelle ma per ora non si può ancora parlare di un dispositivo realizzato e funzionante bensì di una metodologia promettente.

Inoltre potrebbe essere utilizzato anche per il controllo delle malattie connesse al diabete come le patologie renali e in generale per rilevare l’eventuale presenza di altre sostanze nell’organismo come per esempio droghe ed alcool.

Diminuisce la richiesta di energia ed aumenta l’uso di fonti “pulite”

di Umberto Buzzoni

Terna, il Gestore Nazionale della Distribuzione Energetica, ha fornito i valori della domanda di energia italiana per l’anno 2014 e si è registrato un calo di circa il 10% dell’energia prodotta da combustibili fossili mentre il 38% del fabbisogno di energia elettrica è stato prodotto da fonti “verdi” come idroelettrico, eolico, geotermico e fotovoltaico. Le fonti “pulite” nell’insieme hanno prodotto 102 miliardi di kWh rispetto ai 95 miliardi di kWh nel 2013 grazie all’aumento della produzione fotovoltaica del 9,8%, idroelettrica del 7,4%, geotermica del 4,2% ed eolica del 1,0%.

A parità di calendario e temperatura la domanda di energia elettrica ha subito una flessione del 2,1% rispetto all’anno precedente e se si considerano l’effetto congiunto dei due giorni lavorativi in meno e della temperatura cioè l’inverno più mite e l’estate più fresca la domanda di 309 miliardi di kilowattora registrata nel 2014 rappresenta una riduzione del 3%.

La produzione nazionale ha soddisfatto l’85,9% della domanda di energia elettrica mentre il restante 14,1% proviene dal saldo dell’energia scambiata con l’estero in buona parte dalle centrali nucleari francesi.

Affittare: più di metà del canone destinato a tasse e spese

di Umberto Buzzoni

Una ricerca del Il Sole 24 Ore fornisce dati interessanti sulla locazione degli immobili in termini di tassazione e spese nelle diverse città italiane.

Per ottenere una classifica sono state calcolate le aliquote Imu e Tasi del 2014, le imposte sui redditi (Irpef al 38% a cui vanno sommati addizionali e tassa di registro) e le spese a carico del proprietario (stima del 10% dell’importo del canone).

Al primo posto la città di Lecco in cui per la cedolare secca svanisce circa il 47% dell’affitto (tasse e spese di manutenzione) e per un’aliquota Irpef medio-alta si arriva all 66% e di poco inferiori rispettivamente sul 45% e 64% per altre città del centro-nord come Padova, Viterbo, Torino, Pordenone e Verona. A Messina, ultima della classifica, chi opta per la cedolare secca perde il 37% mentre chi è sottoposto ad un regime di tassazione ordinaria del 55%.

In pratica con un canone di 13.000 euro, nel caso di un affitto di una casa a Milano, il proprietario incassa in realtà 8.000 euro se con cedolare secca e solo 5.500 euro se in tassazione ordinaria.

Tutti gli Aumenti del 2015: Multe, contributi, bollo auto, IVA e pedaggi

di Umberto Buzzoni

 La CGIA di Mestre ha stilato l’elenco degli aumenti scattati dal primo gennaio e tra i più penalizzati troviamo gli automobilisti e in generale le categorie professionali che quotidianamente utilizzano l’auto o il camion (taxisti, agenti di commercio, autotrasportatori) e, soprattutto, i lavoratori autonomi iscritti alla sezione separata dell’Inps.

L’elenco degli aumenti:

– acqua potabile
– benzina e gasolio per autotrazione
– Iva per l’acquisto del pellet
– birra e prodotti alcolici

– multe per violazione del codice della strada
– tasse automobilistiche (anche per gli autoveicoli e motoveicoli ultraventennali di particolare interesse storico e collezionistico)
– pedaggi autostradali

– contributi previdenziali per artigiani e commercianti
– contributi previdenziali gestione separata Inps
– tassazione dei fondi pensione
– tassazione sulla rivalutazione del Tfr
– riduzione delle esenzioni sui capitali percepiti in caso di morte in presenza di assicurazione sulla vita

Spese per il personale delle Regioni: la Sicilia spende 15 volte di più del Trentino

di Umberto Buzzoni

L’Adnkronos ha analizzato i dati presenti nel sito del Governo soldipubblici.gov.it e per i primi 11 mesi del 2014 la spesa totale delle Regioni per le competenze fisse per il personale a tempo indeterminato è pari a circa 1,5 miliardi di euro.

Al primo posto troviamo la Sicilia con una spesa di 575 milioni di euro che equivalgono a 115 euro procapite, segue la Campania con 139,8 milioni di euro e al terzo posto la Sardegna con 128,6 milioni di euro. La somma della spesa di queste prime tre regioni rappresenta la metà del budget totale. Inoltre mettendo in confronto la capolista con il Trentino Alto Adige che è ultimo in classifica per una spesa di 8,1 milioni di euro, in Sicilia ogni contribuente paga 15 volte di più.

Passando all’analisi della spesa procapite si conferma al primo posto la Sicilia mentre al secondo troviamo la Sardegna con 78,41 euro procapite e al terzo posto il Friuli Venezia Giulia con 71,81 euro. Il Trentino Alto Adige è ultimo in classifica anche per spesa procapite con un costo per contribuente di soli 7,72 euro.

Spesa complessiva

SICILIA con 575 milioni di euro

CAMPANIA con 139,8 milioni di euro

SARDEGNA con 128,6 milioni di euro

PIEMONTE con 96,9 milioni di euro

LAZIO con 90 milioni di euro

FRIULI VENEZIA GIULIA con 88,3 milioni di euro

EMILIA ROMAGNA con 63,4 milioni di euro

PUGLIA con 59 milioni di euro

VENETO con 56,3 milioni di euro

TOSCANA con 49,8 milioni di euro

CALABRIA con 42,9 milioni di euro

ABRUZZO con 38,9 milioni di euro

LIGURIA con 28 milioni di euro

UMBRIA con 27,6 milioni di euro

MARCHE con 27,5 milioni di euro

BASILICATA con 20,3 milioni di euro

MOLISE con 16,4 milioni di euro

TRENTINO ALTO ADIGE con 8,1 milioni di euro
Spesa procapite

SICILIA con 115 euro

SARDEGNA con 78,41 euro

FRIULI VENEZIA GIULIA con 71,81 euro

MOLISE con 52,33 euro

BASILICATA con 35,3 euro

UMBRIA con 31,19 euro

ABRUZZO con 29,64 euro

CAMPANIA con 24,23 euro

PIEMONTE con 22,16 euro

CALABRIA con 21,92 euro

LIGURIA con 17,87 euro

MARCHE con 17,56 euro

LAZIO con 16,2 euro

PUGLIA con 14,54 euro

EMILIA con 14,32 euro

TOSCANA con 13,27 euro

VENETO con 11,53 euro

TRENTINO ALTO ADIGE con 7,72 euro

 

Province Italiane: a Trento il più elevato livello di qualità della vita

di Umberto Buzzoni

L’Edizione del 2014 della ricerca “Qualità della vita” di Italia Oggi ha rivelato che oltre la metà degli italiani vive in province caratterizzate da una qualità della vita scarsa o insufficiente. Nei centri di medie dimensioni del Nord si vive meglio mentre il Sud si conferma tristemente indietro nella classifica: delle 55 province in cui la qualità della vita è risultata scarsa o insufficiente, 6 appartengono al nord-ovest, 1 è del nord-est, 8 si trovano nell’Italia centrale e le altre 40 tra Mezzogiorno e Isole.

La crisi economica, con le sue ricadute sull’occupazione e sui fondi a disposizione delle amministrazioni locali per i servizi, si rileva dall’indagine, “si fa sentire pesantemente”, tanto che la quota di popolazione residente nelle province caratterizzate da una qualità della vita scarsa o insufficiente arriva al 52,6% del totale, vale a dire 31,7 milioni di italiani mentre lo scorso anno il dato si era attestato al 48,4%.

Trento è la provincia che ha registrato i più elevati livelli di qualità della vita nel 2014. Un dato che conferma il primato conquistato nel 2010 e mai lasciato in questi 5 anni. Segue la vicina Bolzano (e anche in questo caso si tratta di una conferma), con Mantova a chiudere il podio grazie a un balzo in avanti di 14 posizioni rispetto al 2013. Quindi è la volta di Treviso, Pordenone, Reggio Emilia, Vicenza, Parma e Verona, un filotto di province del nordest che dimostra come questa sia l’area della Penisola in cui si vive meglio.

A Capodanno 4,2 milioni di italiani in vacanza. Il 5% in più rispetto al 2013

di Umberto Buzzoni

Secondo un’indagine Coldiretti/Ixè sono 4,2 milioni gli italiani che passeranno il Capodanno in vacanza il che rappresenta un aumento del 5% rispetto al 2013 e più della metà alloggerà in case di proprietà, di amici o parenti. Altri dati interessanti sono la spesa media a persona con un 59% che spenderà meno di 500 euro e il 23% tra i 500 e 750 euro e la tendenza ad una durata breve della vacanza con il 37% dei vacanzieri che starà fuori casa meno di 3 giorni.

Il 48% degli italiani ha scelto come destinazioni città o centri d’arte e al secondo posto c’è la montagna con il 22% in forte calo per la mancanza di neve, segue il mare con il 15% e cresce la campagna con il 12%.

Nel report della Coldiretti viene anche spiegata la scelta della campagna e dell’agriturismo perché viene favorita dal bisogno di ottimizzare il tempo a disposizione e dalle disponibilità economiche che spingono verso vacanze flessibili e più vicine a casa. Con il Capodanno aumentano infatti a 650.000 i vacanzieri che hanno prenotato l’agriturismo per le feste di fine anno per soggiorni medi di 2/3 giorni.

Rispetto al 2013 il 21% degli italiani ha scelto una meta delle vacanze più vicina, il 49% di uguale distanza e il 23% più lontana anche per il contenimento del costo dei carburanti per il costo del biglietto aereo, del treno e dei carburanti per il 58% degli italiani mentre per il 26% è condizionato dalla minor disponibilità di tempo.