Ascensori e spese

ascensoreda Aduc- di Primo Mastrantoni

Ormai e’ diventato un tormentone in tutte le riunioni condominiali dove si esprime l’italica volonta’ al litigio.

Chi deve pagare le spese ordinarie e straordinarie dell’ascensore?

Come e’ ripartita la quota?

I condomini del piano terra contribuiscono?

Proviamo a far luce.
Le spese di ordinaria manutenzione, comprensiva di riparazioni, e’ ripartita tra tutti i condomini, secondo il criterio di ripartizione delle spese definiti dagli articoli 1123 e 1124 del Codice Civile, e cioe’ il 50% in ragione dei millesimi di proprieta’ degli appartamenti e il 50% in proporzione all’altezza del piano, considerato che, chi abita ai piani piu’ alti, fara’ un uso maggiore dell’ascensore. Le spese straordinarie devono, invece, essere ripartite, proporzionalmente ai millesimi, tra tutti i condomini proprietari dell’immobile.

Dati allarmanti sullo spreco alimentare, ma aumenta l’attenzione dei consumatori

sprecoda Libero.it

Nel 2013 i dati sullo spreco alimentare sono ancora allarmanti ma è cresce l’attenzione dei consumatori.

A tracciare un bilancio di fine anno sullo spreco alimentare è Andrea Segrè, presidente di Last Minute Market. In particolare, secondo i dati dell’Osservatorio Waste Watcher, “nel 2013 lo spreco vale mezzo punto di Pil, ossia 8,7 miliardi di euro. Gli altri anelli della filiera sono un po’ più efficienti ma si fa per dire perché sommando campi, agricoltura, industria e distribuzione contiamo per lo 0.2 di Pil”.

Messi assieme questi sprechi “costano 10mld ed è solo il valore economico al quale si aggiungono le tracce che lasciamo per produrre e trasformare ossia l’impronta ecologica, idrica e carbonica. E’ da questo che capiamo che non ce lo possiamo permettere”.

Secondo i monitoraggi di Last Minute Market, in un anno si potrebbero recuperare in Italia 1,2 milioni di tonnellate di derrate che rimangono sui campi, oltre 2 milioni di tonnellate di cibo dall’industria agro-alimentare e più di 300mila tonnellate dalla distribuzione. Sul tema degli sprechi, sottolinea Segrè “grazie ai media e alla crisi credo sia aumentata l’attenzione da parte dei consumatori anche se i comportamenti poco virtuosi sono la conseguenza di una scarsa conoscenza”.

Ad esempio, “non sappiamo che lo spreco ha un impatto ambientale, non sappiamo che gettare un kg di carne vuol dire gettare via 15mila litri di acqua”. Per questo, aggiunge Segrè, “dobbiamo conoscere, questa consapevolezza è importante e dobbiamo assolutamente fare un’azione di prevenzione e comunicazione”.

L’indagine condotta sempre dall’Osservatorio Waste Watcher ha indagato anche sul perché si getta via il cibo: fra queste primeggia la motivazione per cui il cibo ‘aveva fatto la muffa’ (38,94%) o ‘era scaduto’ (32,31%), o ‘era andato a male fuori dal frigo nel caso di frutta e verdura’ (26,69%), o ancora perché ‘l’odore o il sapore non sembravano buoni’ (25,58%).

In misura sensibilmente inferiore sono state indicate cause come ‘l’aver cucinato troppo cibo’ (13,29%), ‘l’aver calcolato male gli acquisti’ (13,15%), o addirittura motivazioni più ‘capricciose’ come l’aver acquistato ‘cose che non piacevano’ (6,61%).

Allarme dei consumatori sul 2014: “In arrivo stangata da 1.394 euro”

Mülltonnen und Geld vor weißem Hintergrundda Repubblica.it

Dalla stangata di fine anno a quella di gennaio. L’allarme sull’aumento di prezzi e tariffe per il 2014 arriva da Federconsumatori-Adusbef secondo cui i rincari in arrivo costeranno 1.394 euro a famiglia “malgrado – si legge in una nota – la perdurante forte contrazione dei consumi delle famiglie che ancora caratterizza il mercato. Le motivazioni di tali aumenti non sono solo legate alle solite volontà speculative ma anche a nodi irrisolti della nostra struttura economica, in tema di competitività e di oppressione burocratica, nonchè dei servizi pubblici che scaricano sprechi, inefficienze e clientelismo sui prezzi e sulle tariffe”.

Tra le cause degli aumenti, le associazioni dei consumatori sottolineano “una ossessiva pressione fiscale (soprattutto su casa e caseggiati) che colpisce due volte le famiglie e cioè sia direttamente per i beni e i servizi (oltretutto scadenti) che utilizzano e sia per gli aumenti a imprese, commercio e intermediazione, artigiani e professionisti”. Le uniche note in controtendenza potrebbero riguardare i nuovi meccanismi di calcolo che spingerebbero a una riduzione delle tariffe di luce e gas.

Nel complesso, secondo le associazioni, si tratta di “aumenti insostenibili che determineranno nuove e pesantissime ricadute sulle condizioni di vita delle famiglie e sull’intera economia, che dovrà continuare a fare i conti con una profonda e prolungata crisi dei consumi”.

Coldiretti, un italiano su 3 ricicla i regali

regalida AGI.iT

Al via la difficile opera del riciclo dei regali per piu’ di un italiano su tre (33 per cento) che non ha remore a privarsi degli oggetti indesiderati trovati sotto l’albero di Natale.

E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixe‘ dalla quale si evidenzia pero’ anche la presenza di uno zoccolo duro di italiani (53 per cento) che dichiara di non aver mai riciclato i regali e che mai lo fara’.
La tendenza a riciclare i regali si diffonde, ma nell’89 per cento dei casi – sottolinea Coldiretti – avverra’ a favore di parenti e amici che possono apprezzare l’oggetto ricevuto in dono. Preferiscono invece la beneficenza il 27 per cento degli italiani che riciclano il regalo di Natale mentre il 15 per cento preferisce restituirlo al negozio cambiandolo o chiedendo un buono. Molto diffusa tra i piu’ giovani e’ la tendenza a riciclare i regali su internet. I prodotti con il minor tasso di “riciclo” sono quelli dell’enogastronomia per i quali – sostiene Coldiretti – si trova sempre l’occasione di consumo mentre piu’ a rischio sono i capi di abbigliamento, i prodotti per la casa o quelli tecnologici che sono molto gettonati tra gli acquisti di Natale. Quest’anno – continua la Coldiretti – sono aumentati del 2 per cento gli italiani che intendono riciclare i regali di Natale anche per effetto della crisi. Per il Natale le famiglie italiane hanno speso per regali in media 171 euro, con un calo del 5 per cento rispetto allo scorso anno, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Deloitte.

Additivi: una abbuffata per le festivita’

additivida Aduc – di Primo Mastrantoni

Li troviamo ovunque. Sono i coloranti, i conservanti, gli antimicrobici e gli antiossidanti, gli esaltatori di sapore, gli agenti di rivestimento, gli aromi naturali e artificiali, gli stabilizzanti, i gelificanti, i lievitanti, gli emulsionanti gli acidificanti, insomma gli additivi alimentari – che in occasione delle abbuffate natalizie i consumatori ingurgitano in quantita’ notevoli. Aumentano con il processo di industrializzazione dei prodotti alimentari e creano qualche preoccupazione perche’ sommati tra loro diventano responsabili dell’aumento del 5% delle allergie alimentari. Comunque un uso eccessivo degli additivi puo’ causare danni alla salute, poiche’ il potenziale effetto dannoso e’ in rapporto alla dose e al peso del consumatore e i primi a soffrirne sono i bambini, per l’uso di prodotti contenenti additivi e per il minor peso corporeo.
Qualche esempio serve a dare la dimensione del fenomeno: i nitrati e nitriti di sodio e potassio, contenuti nelle carni preparate (salumi, prosciutti, ecc), interferiscono con la presenza di vitamina A e B1 e possono modificare il funzionamento della tiroide; in particolare i nitriti possono trasformarsi in nitrosammine, composti cancerogeni. I solfiti, contenuti nei crostacei, nel vino, nella frutta secca e candita, funghi secchi, ecc., possono dar luogo a reazioni allergiche come le asme bronchiali e l’orticaria. I fosfati, contenuti in budini, gelati, latte concentrato, prosciutto cotto, possono determinare una insufficiente calcificazione delle ossa. Si potrebbe continuare per un bel po’ e il consiglio che possiamo dare ai consumatori e’ sempre lo stesso: consumare prodotti freschi (siamo il giardino d’Europa, perche’ dobbiamo mangiare le fragole a dicembre?), congelati o trattati con il calore (pastorizzazione), o che comunque non contengano additivi (meno la lista e’ lunga, meglio e’).