a nuova imposta unica comunale (IUC) e le sue componenti (IMU, TARI, TASI): guida pratica

tasseda Aduc – di Rita Sabelli

Da quest’anno i Comuni applicheranno la nuova imposta unica comunale (IUC), che si compone della “vecchia” IMU, andata a regime e per la quale diventa definitiva l’esenzione per le case di abitazione, e delle nuove Tari e Tasi.

La Tari (tassa sui rifiuti) sostituisce dal 2014 la Tares, che è stata attiva solo per il 2013 e ha sostituito a sua volta le vecchie Tarsu e Tia; la Tasi (tassa sui servizi indivisibili) sostituisce dal 2014 la maggiorazione Tares, che ugualmente copriva, abbinata alla tassa sui rifiuti, i servizi indivisibili comunali (illuminazione pubblica, pulizia strade, etc.).

Per l’IMU, che rimane sostanzialmente invariata, è obbligato a pagare il proprietario dell’immobile, mentre per la Tari l’obbligato è l’occupante, a qualsiasi titolo. Sistema misto invece per la Tasi: paga l’occupante, ma se questi non è proprietario (o usufruttuario o titolare di altro diritto reale) la sua quota è parziale, decisa dal comune tra il 10% e il 30% del dovuto (il resto lo paga il proprietario).

Ma quanto si pagherà?
In attesa dei regolamenti comunali che dovranno definire tutti i dettagli (quando, quanto e come si paga), per la cui emanazione i Comuni hanno tempo fino a fine Aprile 2014, il riferimento sono le regole generali fissate dalla legge.

Per l’IMU le regole sono ferme: la prima rata (del 16/6/2014) dovrà essere calcolata con le aliquote comunali previste per il 2013 e la seconda (del 16/12/2014) dovrà invece essere calcolata -a conguaglio sulla base di tutto l’anno 2014- con le aliquote nel frattempo deliberate dal comune per il 2014 (e pubblicate sul sito del Min.economia www.finanze.it entro il 28/10/2014).

Per la TARI non vi sono tariffe nazionali di riferimento, come per l’IMU. I Comuni determineranno le proprie tariffe utilizzando, più o meno, gli stessi criteri presuntivi validi per le vecchie tasse sui rifiuti (Tares, Tarsu, Tia), in attesa dell’arrivo (si spera), entro Giugno 2014, di nuovi metodi per il calcolo puntuale dei rifiuti prodotti da ogni utenza. I comuni decidono anche le scadenze di pagamento, almeno due rate con cadenza semestrale.

Anche per la TASI le scadenze di pagamento sono liberamente fissate dai Comuni, sempre con almeno due rate con cadenza semestrale, anche differenziate rispetto alla Tari.
Per quanto riguarda le aliquote, che vanno applicate alla stessa base imponibile utilizzata per l’IMU, i Comuni le decidono attenendosi a queste limitazioni:
– aliquota base all’1 per mille e aliquota massima al 3,3 per mille (per il 2014).
– la somma delle aliquote Tasi e Imu per ciascuna tipologia di immobile non deve essere superiore all’aliquota massima IMU consentita dalla legge statale alla fine del 2013. A questo principio un recente decreto (dl 16/2014) ha aggiunto che tali soglie massime possono essere superate dai comuni per lo 0,8 per mille totale, distribuito come meglio credono.
Ne consegue che, per il 2014, sugli edifici residenziali:
– ferme le altre soglie, la soglia massima Tasi+Imu per le seconde case può arrivare fino all’11,40 per mille (senza addizionale al 10,60 per mille);
– ferme le altre soglie, la soglia massima Tasi+Imu per le case di abitazione di lusso, castelli, etc. (categorie catastali A1,A8 e A9) può arrivare fino al 6,8 per mille (senza addizionale al 6 per mille);
– ferme le altre soglie, la soglia massima Tasi+Imu per le case di abitazione diverse da quelle sopra (ed esenti IMU) può arrivare fino al 3,3 per mille (senza addizionale al 2,5 per mille).

Fermo quanto sopra, si capisce quante siano le combinazioni ottenibili distribuendo l’addizionale dello 0,8 per mille tra le varie categorie di immobili.
Tuttavia è presumibile che i Comuni non la utilizzeranno per le case di abitazione ma bensì per le seconde case o per gli immobili destinati ad altri usi (commerciali), anche considerando che per poter beneficiare dell’addizionale dello 0,8 per mille i comuni sono tenuti a prevedere detrazioni destinate -appunto- alle case di abitazione.
Quel che e’ certo e’ che i Comuni sono liberi di abbassare l’aliquota Tasi sotto quella di base (1 per mille), fino anche ad annullarla, prevedendo quindi esenzioni non contemplate dalla legge nazionale. Lo faranno?

Qui la nuova scheda pratica sull’argomento.

Allarme dei consumatori sul 2014: “In arrivo stangata da 1.394 euro”

Mülltonnen und Geld vor weißem Hintergrundda Repubblica.it

Dalla stangata di fine anno a quella di gennaio. L’allarme sull’aumento di prezzi e tariffe per il 2014 arriva da Federconsumatori-Adusbef secondo cui i rincari in arrivo costeranno 1.394 euro a famiglia “malgrado – si legge in una nota – la perdurante forte contrazione dei consumi delle famiglie che ancora caratterizza il mercato. Le motivazioni di tali aumenti non sono solo legate alle solite volontà speculative ma anche a nodi irrisolti della nostra struttura economica, in tema di competitività e di oppressione burocratica, nonchè dei servizi pubblici che scaricano sprechi, inefficienze e clientelismo sui prezzi e sulle tariffe”.

Tra le cause degli aumenti, le associazioni dei consumatori sottolineano “una ossessiva pressione fiscale (soprattutto su casa e caseggiati) che colpisce due volte le famiglie e cioè sia direttamente per i beni e i servizi (oltretutto scadenti) che utilizzano e sia per gli aumenti a imprese, commercio e intermediazione, artigiani e professionisti”. Le uniche note in controtendenza potrebbero riguardare i nuovi meccanismi di calcolo che spingerebbero a una riduzione delle tariffe di luce e gas.

Nel complesso, secondo le associazioni, si tratta di “aumenti insostenibili che determineranno nuove e pesantissime ricadute sulle condizioni di vita delle famiglie e sull’intera economia, che dovrà continuare a fare i conti con una profonda e prolungata crisi dei consumi”.

IL CODACONS INVITA LE PICCOLE E MICRO IMPRESE A NON PAGARE LE TASSE NELLA MISURA DEI CREDITI CHE VANTANO NEI CONFRONTI DELLA P.A. INSERENDO NELLA PROSSIMA DENUNCIA DEI REDDITI L’ARTICOLO 1241 DEL CODICE CIVILE

da Codacons

La compensazione tra crediti e debiti fiscali deve essere automatica, senza lungaggini burocratiche e passaggi inutili, e senza l’onere della certificazione a carico delle imprese. Lo affermano oggi Codacons e Comitas (associazione delle piccole e micro imprese) commentando il prossimo decreto sui crediti della P.A. annunciato dal vice-ministro all’Economia Vittorio Grilli. Il processo di compensazione deve essere più snello e veloce, al fine di sostenere le imprese in difficoltà – proseguono le due associazioni – Grilli deve dare in tal senso precise indicazioni al Fisco, consentendo di inserire nella denuncia dei redditi di giugno la compensazione tra crediti e debiti attraverso la possibilità di allegare alla dichiarazione le richieste di pagamento ancora inevase.

Codacons e Comitas invitano poi le piccole e micro imprese ad una azione di autotutela e a non pagare le tasse nella misura dei crediti che vantano nei confronti della P.A., inserendo nella prossima denuncia dei redditi l’art. 1241 del Codice Civile che recita testualmente: “Estinzione per compensazione: Quando due persone sono obbligate l’una verso l’altra, i due debiti si estinguono per le quantità corrispondenti”. Intanto, sulla scia dell’ondata di suicidi che si sta registrando nel nostro paese, le due organizzazioni hanno depositato questa mattina un esposto alla Procura della Repubblica di Roma, in cui si chiede di aprire una indagine nei confronti del Ministero dell’economia per i reati di appropriazione indebita e istigazione al suicidio. “Lo Stato vanta crediti verso le imprese per una somma che arriva a sfiorare i 100 miliardi di euro – spiegano Codacons e Comitas – Trattenendo queste somme e non avendo finora varato la compensazione tra crediti e debiti fiscali, il Governo si rende complice dei suicidi, poiché alimenta le difficoltà finanziarie degli imprenditori, ai quali attraverso l’Agenzia delle entrate intima di saldare immediatamente i propri debiti. Proprio in relazione a tale inadempimento abbiamo presentato oggi un esposto alla Procura della Repubblica di Roma, chiedendo di procedere contro il Ministero dell’economia, per istigazione al suicidio e appropriazione indebita”. Da oggi inoltre, attraverso il blog www.carlorienzi.it, chi vanta crediti nei confronti della P.A. potrà chiedere di costituirsi parte civile nei confronti dell’esecutivo, al fine di ottenere il denaro spettante comprensivo di interessi.

”Troppi suicidi”, avvocato rinuncia a difendere Equitalia

da il salvagente.it

Rinuncia a lavorare per Equitalia. E rinuncia a riscuotere il suo onorario per le cause già patrocinate. E’ la decisione di un avvocato napoletano fino a ieri consulente dell’agenzia di riscossione dello Stato, che ha scritto una lettera aperta al Mattino.L’autore della missiva si chiama Gennaro De Falco, napoletano di 55 anni, ex componente del pool di avvocati che assistono la società pubblica deputata alla riscossione dei tributi, per il 51 per cento in mano all’Agenzia delle Entrate e per il 49 per cento in quelle dell’Inps.

“Corresponsabile dei suicidi”

“Conoscevo Diego Peduto, l’immobiliarista napoletano che si è suicidato dopo aver ricevuto una cartella di Equitalia”, scrive. “L’ho incontrato per la prima volta nel ’95 quando gli diedi incarico di vendere la mia casa. Aveva figli della stessa età dei miei e la sua agenzia era nel mio quartiere vicino al mio studio. Insomma, le nostre vite scorrevano quasi parallele”. “Questo suicidio di cui a torto o ragione mi sento corresponsabile mi ha convinto a non accettare più incarichi di difesa di Equitalia. Sto pensando di devolvere alla sua famiglia la quota dei miei onorari quando mi verranno corrisposti”.

“Meccanismo diabolico che uccide le famiglie”

Il j’accuse nei confronti dell’agenzia è duro e diretto: “In queste condizioni non mi sento di andare avanti, in Italia in questi anni si è messo in moto un meccanismo diabolico che sta distruggendo famiglie, persone ed imprese” scrive il legale. Poi conclude: “Non so se questa mia decisione servirà a qualcosa ma almeno alleggerirà la mia coscienza, forse aiuterà a restituire un minimo di dignità agli avvocati ed a far riflettere tutti sulla sostenibilità sociale ed etica della gestione di questa crisi”. Secondo federconsumatori sono 19 le persone, dall’inizio del 2012, che si sono tolte la vita a causa di problemi con il Fisco.

La sfilata delle vedove a Bologna

Venerdì 4 maggio, a Bologna, per parlare di loro è stata organizzata la “sfilata” delle vedove bianche, le mogli di quanti, in questi anni, si sono suicidati per ragioni di questo tipo.

Italia. Lo Stato che esige le tasse e non paga i debiti

da Aduc – di Primo Mastrantoni

Come potremmo definire una persona che pretende da noi i crediti ma non paga i debiti? Strozzino no, perche’ l’usuraio almeno i soldi li presta.
Ladro no, perche’ il furfante ruba soltanto. Avremmo qualche definizione in mente ma lasciamo perdere. La circostanza riguarda lo Stato, le Regioni, le Province e i Comuni. Tutti attingono alle tasche degli italiani ma contestualmente sono restii ad onorare i propri impegni. Si parla di 70 miliardi di euro, cifra enorme che manda in tilt i bilanci delle imprese. Eppure c’e’ una direttiva europea, che dovrebbe entrare in vigore dal prossimo anno, che impone i pagamenti a 30/60 giorni.
I ritardi possono attivare un meccanismo perverso: le imprese, consapevoli dei differimenti, cercano soluzioni di rientro con il costo degli appalti, oppure possono ricorrere alle “lusinghe”, che sfociano nella corruzione che, secondo la Corte dei Conti, vale qualcosa come 60 miliardi. Ovvio che non si puo’ continuare in questo modo, strozzando le imprese e quindi l’economia nazionale. Per risolvere il problema lo Stato, le Regioni e gli enti locali dovrebbero vendere cio’ che hanno: gli immobili. Il ministero dell’Economia ne stima il valore in 400 miliardi. Bene ci si metta mano.