E-Kaia: il biocircuito che produce energia elettrica sfruttando la fotosintesi clorofilliana

Si chiama E-Kaia l’invenzione di tre studentesse cilene di ingegneria che sfrutta la fotosintesi clorofilliana per produrre energia elettrica ed alimentare la batteria di piccoli device. Questo biocircuito, una volta installato nel terreno adiacente a una ‪‎pianta‬ in buone condizioni, è in grado di trasformare l’energia solare in energia chimica dell’intensità di 5 volt e 600 milliampere, sufficiente per ricaricare il tablet o lo smartphone.

Il principio è semplice: durante la fotosintesi clorofilliana la pianta produce materia organica che le serve per crescere. I microrganismi presenti vicino le radici scompongono tali agglomerati organici per sprigionare energia, ma durante tale operazione alcuni elettroni vengono rilasciati come sottoprodotti. I raggi del sole, intanto, colpiscono i cloroplasti presenti nelle piante e l’acqua si scinde in ossigeno, protoni e neutroni. E’ in questa fase che interviene E-Kaia: attraverso un elettrodo il biocircuito cattura gli elettroni “in surplus” tramutandoli in energia elettrica. A questo punto, collegando il telefono al dispositivo tramite un’uscita USB si possono ricaricare gli elettroni della batteria in un’ora e mezza circa, senza mettere in pericolo la salute della pianta stessa. Carolina Guerrero, Camila Rupcich ed Evelyn Aravena che hanno inventato questa tecnologia eco-friendly puntano a lanciarla sul mercato a partire da dicembre 2016.

di Umberto Buzzoni

Diminuisce la richiesta di energia ed aumenta l’uso di fonti “pulite”

di Umberto Buzzoni

Terna, il Gestore Nazionale della Distribuzione Energetica, ha fornito i valori della domanda di energia italiana per l’anno 2014 e si è registrato un calo di circa il 10% dell’energia prodotta da combustibili fossili mentre il 38% del fabbisogno di energia elettrica è stato prodotto da fonti “verdi” come idroelettrico, eolico, geotermico e fotovoltaico. Le fonti “pulite” nell’insieme hanno prodotto 102 miliardi di kWh rispetto ai 95 miliardi di kWh nel 2013 grazie all’aumento della produzione fotovoltaica del 9,8%, idroelettrica del 7,4%, geotermica del 4,2% ed eolica del 1,0%.

A parità di calendario e temperatura la domanda di energia elettrica ha subito una flessione del 2,1% rispetto all’anno precedente e se si considerano l’effetto congiunto dei due giorni lavorativi in meno e della temperatura cioè l’inverno più mite e l’estate più fresca la domanda di 309 miliardi di kilowattora registrata nel 2014 rappresenta una riduzione del 3%.

La produzione nazionale ha soddisfatto l’85,9% della domanda di energia elettrica mentre il restante 14,1% proviene dal saldo dell’energia scambiata con l’estero in buona parte dalle centrali nucleari francesi.

Obiettivo Riciclo 2020 dell’Unione Europea con un risparmio di circa 650 milioni di euro

di Umberto Buzzoni

L’Unione Europea ha fissato come obiettivo per il 2020 il riciclo della metà dei rifiuti solidi urbani europei. La società Althesys, specializzata nella consulenza strategica e nella ricerca nei settori ambiente, energia, utilities e infrastrutture, ha calcolato che i benefici sarebbero una riduzione delle emissioni di CO2 di 103 milioni di tonnellate e un risparmio di circa 650 milioni di euro.

Per l’Italia con il riciclo dei rifiuti si parla di una riduzione del 2,5% dei gas serra ovvero circa 10 milioni di tonnellate di CO2 annue che verrebbero meno sul totale di 435 milioni di tonnellate di anidride carbonica.

Nel 2013 il riciclo dei rifiuti urbani ha reso possibile evitare oltre 9 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 che secondo i prezzi attuali del mercato europeo delle emissioni (Ets) corrispondono ad un risparmio di circa 56 milioni di euro mentre secondi i valori della carbon tax britannica di circa 183 milioni di euro.

La Corte di Giustizia Europea sanziona l’Italia per le discariche: 42,8 milioni di euro ogni sei mesi

di Umberto Buzzoni

Nella prima sentenza nel 2007 la Corte di Giustizia Europea aveva dichiarato che l’Italia era venuta meno in maniera generale e persistente agli obblighi definiti dalle direttive europee su rifiuti, rifiuti pericolosi e discariche di rifiuti. Il Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, spiega come questa sentenza si riferisce pero’ ad una situazione relativa a sette anni fa dato che nel frattempo si è passati da 4.866 discariche contestate a 218 rilevate nell’aprile del 2013.

Secondo la Commissione Europea nel 2013 l’Italia ancora non aveva adottato le misure fondamentali per l’esecuzione della sentenza in quanto le 218 discariche non erano conformi alla direttiva sui rifiuti e 16 di queste contenevano rifiuti pericolosi.

Ad oggi si contano 45 discariche e grazie ai 60 milioni di euro stanziati con la Legge di Stabilità 2014 si potranno bonificare 30 discariche e per le restanti 15 sarà poi necessario un ulteriore stanziamento di 60 milioni di euro.

La condanna per l’Italia consiste nel pagamento della sanzione pecuniaria più pesante mai inflitta dalla Corte europea con un importo iniziale per il primo semestre di 42.8 milioni di euro. Una penalità semestrale che andrà pagata fino all’esecuzione della sentenza del 2007 e che verrà calcolata ogni semestre detraendo 200 mila euro per ogni discarica che verrà messa a norma e 400 mila euro per quelle con rifiuti pericolosi.

L’Allerta Meteo continua. Dal Nord al Sud i danni e codice rosso per le prossime ore

C_4_articolo_2077502_upiImageppdi Umberto Buzzoni

Per domani 6 novembre una nuova allerta con codice rosso per ben otto regioni italiane. Sale la preoccupazione ed oltre ai disservizi e danni già subiti si prospettano altre 24 ore di elevata criticità.

Il maltempo imperversa su tutta l’Italia e si riportano dati preoccupanti da diverse regioni come in Toscana dove a Carrara dopo l’esondazione del torrente Carrione si contano 450 sfollati e 1.600 abitazioni danneggiate, in Calabria con i danni subiti per l’acqua e le frane, gli allagamenti in Piemonte, le persone evacuate in Lombardia nel Varesotto e la tromba d’aria a Catania.

Nel Lazio si assiste alla chiusura delle scuole e dei siti archeologici statali della regione come il Colosseo e i Fori. A Roma il prefetto ha consigliato di uscire di casa solo “per lavoro o per situazioni importanti” e all’aeroporto di Fiumicino un aereo dopo essere stato colpito da un fulmine ha dovuto ricorrere ad un atterraggio di emergenza fortunatamente senza conseguenze per i passeggeri.

UNIVERSITA’ E RICERCA: LA TUTELA DELL’OLIO DI OLIVA

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Protagonista della dieta mediterranea e patrimonio della tradizione nutrizionale italiana, l’olio di oliva è sempre più esposto agli attacchi mediati dalla globalizzazione alimentare, dagli adeguamenti alle normative comunitarie in materia e dalle sofisticazioni finalizzate a spregiudicati profitti, in danno del marchio di qualità e della salute del consumatore.

A tutela del prodotto, ha già registrato ottima accoglienza l’innovativo metodo messo a punto dal Dipartimento di Chimica dell’Università di Pisa, in grado di svelare le più comuni frodi sull’olio extravergine di oliva.

Il sistema si avvale di uno spettrometro, – un misuratore di raggi luminosi in lunghezze d’onda – , abbinato ad un contenitore in quarzo, destinato ad accogliere un quantitativo per l’esame: l’analisi spettroscopica dei componenti, – luteina, feofitina-a, feofitina-b e β-carotene – , e la rispettiva concentrazione di ciascuno riveleranno la natura del prodotto e la sua idoneità all’attribuzione della denominazione tipica.

Il metodo, seguito ad uno studio di quattro anni presso l’Ateneo toscano, ambisce a sostituire, per vantaggio di costi e celerità d’esito, la attuale modalità di verifica riconosciuta dall’UE ed a contrastare la contraffazione internazionale, che ha danneggiato  e danneggia il mercato italiano, tradizionalmente ricco nell’ambito della produzione mediterranea e proiettato verso le esportazioni oltreoceano.

Proprio dagli Stati Uniti è partita, ad inizio del 2014, una campagna denigratoria contro le filiere dell’olivicoltura e l’autenticità del Made in Italy, scaturita da un’inchiesta del New York Times e dalle truffe diffuse.

Per questo, il controllo preventivo interno permane uno strumento di salvaguardia alla vendita del miglior prodotto.

Dai dati della Coldiretti, infatti, sappiamo che l’Italia è il secondo produttore mondiale di olio di oliva, dopo la Spagna, con circa 250 milioni di piante su 1,2 milioni di ettari di terreno; con fatturato stimato in 2 miliardi di euro; e con esportazioni oltre 1,2 miliardi di euro, per l’anno 2013, in UE e soprattutto negli USA.

Fonte: Focus

30 ottobre 2014

Petula Brafa

BENI CULTURALI: AGRICOLTURA IN CAMPO PER IL RECUPERO DEI SITI IN ABBANDONO

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Diffuso dall’attenzione dei media e dalla progressiva sensibilizzazione popolare, il ricorrente appello alla valorizzazione del patrimonio storico nazionale incontra anche l’interesse degli operatori del settore primario.

Con una lettera aperta al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschini, la Confederazione Italiana Agricoltori e l’Associazione per gli agriturismo “Turismo Verde” hanno proposto le rispettive candidature partecipative al recupero dei siti archeologici, storici ed artistici in abbandono, attraverso la vasta rete di aziende e strutture ricettive autorizzate sul territorio.

Tra le attività connesse proprie dell’impresa agricola multifunzionale” , – si legge nel testo – , “individuiamo la possibilità di gestire centinaia di beni archeologici e culturali anche al di fuori della disponibilità dei terreni dell’azienda. Questo, attraverso una specifica convenzione con il ministero. Siamo da sempre sensibili alla salvaguardia delle risorse ambientali e culturali oltre ad un uso sostenibile del suolo”.

Anche se siamo stati martoriati dalla crisi, messi in ginocchio dalle bizzarrie climatiche e … additati come il più grezzo tra gli strati sociali” , – ha dichiarato altresì Enrico Rabazzi, presidente provinciale della CIA di Grosseto – , “gli imprenditori agricoli non si arrendono, alzano la testa e si propongono come custodi dei beni archeologici del nostro paese”.

Oltre la tutela, il progetto ambisce alla riqualificazione di aree caratterizzate da manufatti antichi e reperti, prossime alle proprietà aziendali e soggette a carenza manutentiva o a rischio di incuria e vandalismo, con una efficace proiezione economica verso il rilancio turistico, – tra storia, natura, ambiente, coltivazioni di qualità e prodotti enogastronomici – , e l’attivazione dell’indotto lavorativo connesso.

Del resto, in materia di recupero artistico, l’intervento privato, complici l’impegno economico ed il vantaggio commerciale del riflesso d’immagine,  ha spesso avuto ragione sulle lungaggini burocratiche e sui bizantinismi del sistema pubblico di competenze, come attestano da un lato il successo dei grandi restauri, – il Colosseo a Roma, gli scavi ad Ercolano – , dall’altro il limbo di Pompei.

E, proprio nell’alveo di questi esiti, con il Decreto Legge 31 maggio 2014, n. 83 il MiBACT ha introdotto l’ “Art Bonus”, un sistema di incentivi fiscali in favore del mecenatismo, con credito d’imposta definito al 65%, detraibile in 3 anni e riconosciuto alle persone fisiche ed agli enti senza scopo di lucro nei limiti del 15% del reddito imponibile.

Gli agricoltori promettono il loro impegno e confidano di potere già raccogliere i primi riscontri dagli emendamenti al decreto “Sblocca Italia”, avviando frattanto la programmazione delle attività preliminari, a partire dal censimento dei beni culturali interessati dalla proposta di gestione affidata.

A tale riguardo, il Presidente della CIA di Benevento Raffaele Amore ha dichiarato il proposito di contattare i Sindaci dei Comuni sanniti per procedere alla mappatura dei siti archeologici suscettibili di valorizzazione.

Fonti: AGG, L’Espresso

30 ottobre 2014

Petula Brafa