Chi ha il compito di pagare il mantenimento degli anziani?

L’assistenza alle persone della terza età è un tema molto delicato specie al giorno d’oggi poiché gli individui, impegnati con il lavoro e la vita quotidiana, non hanno tempo da destinare agli anziani. La realtà vede quindi anziani spesso lasciati soli in balia di se stessi ma, le spese riguardanti i medicinali, gli alimenti, i vestiti, il cibo su chi ricadono? La legge prevede che i familiari hanno l’obbligo di accudire gli anziani dividendo le spese in base alle proprie condizioni economiche mentre lo Stato si impegna a versare l’assegno sociale e l’accompagnamento dove previsto.

Esiste però qualche giudice che la pensa diversamente come nel caso di una sentenza emessa dal tribunale di Genova secondo cui negli “alimenti” rientra anche l’attività di assistenza e supporto al genitore in stato di bisogno, in termini di presenza, compagnia ed affetto. I giudici di Milano però hanno chiarito sostenendo che “il supporto si deve sempre tradurre in una prestazione concreta non potendo coincidere con una semplice presenza”. Quindi abbiamo una distinzione tra il “mantenimento” che riguarda tutto ciò che serve per avere una vita autonoma e gli “alimenti” finalizzati invece a garantire lo stretto necessario per non morire di fame o di malattia. La misura degli alimenti dipende quindi dalle condizioni economiche dell’anziano e da quelle di chi lo deve assistere, in sostanza ciascuno deve contribuire in base alle proprie possibilità. Chi deve somministrare gli alimenti può scegliere se farlo mediante assegno periodico o accogliendo e mantenendo nella propria casa la persona che vi ha diritto. Cosa può fare l’anziano se i figli non lo mantengono? Può agire contro di loro in tribunale affinché sia il giudice a imporgli il versamento degli alimenti. E se non pagano può anche scattare il pignoramento dei beni.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Importanti novità nel campo delle utenze luce, acqua e gas.

La legge di bilancio ha approvato alcune novità nel campo delle utenze: da marzo 2018 non ci saranno più i conguagli e le bollette dai super importi non arriveranno più ai cittadini. La battaglia per l’approvazione della nuova legge è stata lunga e difficile al punto che l’iter rischiava di finire nel dimenticatoio. Ciò non è successo e di conseguenza nessun contribuente riceverà più quelle pesantissime bollette relative a costi fatturati sulla base di stime. I conguagli infatti potevano riferirsi anche ad un periodo molto lungo, in alcuni casi, persino cinque anni. Adesso, grazie alla normativa, non sarà più possibile includere in tali bollette conguagli che vadano oltre i due anni di tempo.

L’Autorità per l’Energia stabilirà i criteri da seguire considerando un punto fermo ovvero le date di partenza: da marzo 2018 ci sarà lo stop ai maxi conguagli della luce, a gennaio 2019 toccherà al gas e l’anno successivo sarà la volta dell’acqua. Gli utenti, le micro-imprese e gli studi professionali avranno quindi un diritto al corrispettivo che si prescriva in due anni nei contratti di fornitura di tali utenze.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Un appartamento può essere adibito a pizzeria? La risposta é si!

La Cassazione stabilisce che le clausole del regolamento di condominio di natura contrattuale,  che contemplano divieti e limitazioni, devono essere interpretate in maniera rigorosa, secondo il contenuto che emerge dal dato  letterale della norma regolamentare. Divieti e limiti devono quindi risultare da espressioni chiare.  Se non è il regolamento condominiale a proibirlo espressamente, non scatta  il risarcimento in favore dei vicini per l’immissione di rumori ed il ripristino alla situazione originaria nel caso in cui il proprietario trasformi l’immobile in una pizzeria, tramite una scala che collega l’appartamento con il sottostante locale.

Ecco i dettagli della questione: un condomino agiva in giudizio per il ripristino dei luoghi contro alcuni condomini i quali, violando il regolamento condominiale, avevano adibito il loro immobile, destinato esclusivamente ad uso abitativo, a pizzeria, mediante la creazione di una scala di collegamento  interna con il sottostante locale, adibito a sua volta a pizzeria-ristorante. Il Tribunale rigettava la domanda, ritenendo che le limitazioni contemplate nel regolamento valessero solo per i locali  cantinati, non sussistendo quindi analoghi vincoli per l’utilizzo degli immobili posti ai piani superiori. La Corte d’appello tuttavia ribaltava la sentenza di primo grado, attesa la pacifica vincolatività del regolamento condominiale,  in quanto trascritto anche nei registri immobiliari e richiamato nel contratto di compravendita dei convenuti. Secondo la corte distrettuale, in particolare, la previsione di una specifica possibilità di utilizzo solo per i detti locali,  imponeva di ritenere che per gli altri locali, quale appunto l’appartamento degli appellati, fosse vietata una diversa destinazione.

Il regolamento era costruito sul principio dell’espressa elencazione delle destinazioni consentite, sicché in mancanza di un’analoga  previsione anche per gli altri locali diversi dai cantinati e dai terranei, doveva concludersi per il divieto di adibire l’appartamento per cui è causa allo svolgimento di attività commerciale. La Corte di cassazione non ha però condiviso la soluzione fornita dai giudici d’appello. Per i giudici di legittimità, il regolamento  condominiale di origine contrattuale può imporre divieti e limiti di destinazione alle facoltà di godimento dei condomini sulle unità immobiliari di proprietà esclusiva in due modi: mediante elencazione specifica di attività vietate oppure facendo riferimento ai pregiudizi che si intende evitare. In quest’ultimo caso per evitare ogni equivoco in una materia atta a incidere sulla proprietà  dei singoli condomini, i divieti ed i limiti devono risultare da espressioni chiare.  Pertanto, nella corretta individuazione della regola dettata dal regolamento contrattuale non si può prescindere al senso letterale delle parole,  cioè univocità delle espressioni letterali utilizzate. Nel caso di specie, la clausola del regolamento si occupa specificamente solo dei limiti alla facoltà di utilizzo dei locali terranei e dei cantinati,  ricavandosi quindi l’esistenza di un limite estremamente rigoroso quanto alle possibilità di utilizzo degli immobili aventi diversi natura, tra cui  anche l’appartamento dei ricorrenti.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

 

Autovelox e rettilinei: quando la multa può essere nulla.

La Corte di Cassazione nell’ ordinanza n. 25030 del 23 ottobre 2017 respinge il ricorso di un comune confermando l’annullamento di una multa per eccesso di velocità. La foto dell’infrazione in questione era stata scattata da un autovelox posizionato lungo un rettilineo di una strada extraurbana secondaria. Secondo i Giudici quando lo strumento di misurazione è gestito da una pattuglia che opera in loco lungo un rettilineo, gli agenti possono posizionarsi in modo tale che, una volta misurata la velocità delle vetture in transito, sono in grado di fermare immediatamente il conducente colpevole di infrazione.

Come si legge nella sentenza: “nulla impediva agli organi di polizia stradale di posizionarsi in modo tale che potessero fermare l’autovettura di cui si era rilevato l’eccesso di velocità’‘. O almeno, le motivazioni specifiche che avrebbero impedito tale azione non sono state specificate all’interno del verbale: la multa è dunque nulla. “Il verbale di contestazione”, continua la Suprema Corte, “non poteva limitarsi a rilevare che l’accertamento era stato effettuato mediante autovelox: all’automobilista andava data la possibilità di difendersi immediatamente”.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Sai perche’? Piccole curiosità da leggere.

Sai perché i gatti si strofinano quando li accarezziamo? Lo fanno per marcare l’uomo con il proprio odore: il gatto preme contro le mani, o contro le gambe, la parte superiore della testa, poi un lato della bocca e infine struscia tutto il fianco, attorcigliando leggermente la coda. Spesso ripete l’operazione più volte, per poi allontanarsi. L’animale ha infatti le ghiandole odorifere che utilizza per marcare il territorio, soprattutto sulle tempie, lungo la mascella, alla base della coda, sui cuscinetti delle zampe. Gli strofinii quindi hanno la funzione di impregnarci con il loro odore: lo stesso trattamento è riservato a vari oggetti della casa, come stipiti delle porte e mobili. Infatti, perché il micio si senta a proprio agio, i suoi “coinquilini” e gli oggetti del suo ambiente ne devono condividere gli odori. Per questo, dopo essersi strofinato si siede e si lecca. In parole povere “ci sta assaggiando”!!! Sai perché l’uomo ha il mento? La protuberanza esclusiva del genere umano viene attribuita ad un processo di selezione naturale per masticare più facilmente. Il mento è infatti la protuberanza ossea più avanzata della mandibola inferiore e, secondo alcune teorie, la sua presenza è da attribuirsi al cambiamento di alimentazione che interessò il genere umano a partire da due milioni di anni fa. La cottura dei cibi avrebbe reso più semplice la masticazione, eliminando la necessità di grossi denti e mascelle prominenti. I cambiamenti che portarono allo sviluppo del mento potrebbero pertanto essere direttamente legati alla cottura, che permise all’Homo Erectus di ridurre il tempo speso ad alimentarsi e portò a denti più piccoli. Il restringimento dei denti potrebbe aver quindi causato come sottoprodotto la comparsa del mento. Sai perché nei palazzi in Giappone non si trova il quarto piano? Questa bizzarra forma scaramantica (chiamata anche tetrafobia) si spiega con il fatto che in giapponese la pronuncia del numero quattro (shi) risulta identica a quella della parola morte. Nel linguaggio parlato il problema si risolve ricorrendo a una pronuncia alternativa del numero incriminato, corrispondente a yon, ma nel complesso si evita il più possibile di avere a che fare con tale cifra. La credenza popolare circa gli effetti nefasti del quattro coinvolge vari aspetti della vita di tutti i giorni. Può per esempio capitare che negli ospedali e in altri edifici pubblici, hotel inclusi, si passi dal terzo al quinto piano… O meglio, che il quarto piano “effettivo” sia indicato negli ascensori con il numero cinque!!!

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Condominio: cosa fare quando i viali condominiali sono usati in modo improprio.

Capita a volte che i viali condominiali vengano usati per far sostare moto e vetture impedendo così l’accesso ai garage. La causa di tale comportamento spesso va ricercata nella comodità di tali spazi, che dovrebbero essere lasciati liberi ed invece vengono usati in modo improprio. Come comportarsi in questi casi? L’ articolo 1102 del Codice Civile afferma che “ciascun partecipante può servirsi della cosa comune purché non ne alteri la destinazione e non impedisca agli altri partecipanti di farne medesimo uso secondo il loro diritto.”

L’uso della “cosa comune” però non comporta un abuso della stessa area pertanto, per quanto riguarda i viali interni hanno tutti diritto ad usarli senza che ciò intralci il passaggio per accedere ad altre aree. Impedire o rendere difficoltoso l’accesso ai garage risulta essere una condizione sufficiente per vietare l’uso del viale stesso Ciò può essere fatto tanto dall’amministratore, che per legge deve disciplinare l’uso delle cose comuni in modo che ne sia garantito il miglior godimento a tutti i condomini, quanto dall’assemblea, che, in ragione dei suoi poteri di gestione delle cose comuni, può andare più in fondo alla questione specificando le modalità d’uso lecite e non.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Chiamate indesiderate: in arrivo una legge contro il telemarketing selvaggio.

Afflitti dalle telefonate dei call center ad ogni ora del giorno? Dopo l’introduzione del Registro delle Opposizioni la legislatura si muove verso nuovi scenari per cercare di arginare il fenomeno in maniera più efficace. Secondo alcune ricerche infatti il Registro delle Opposizioni si è rivelato un flop e non esistono delle vere e proprie regole in materia che possano mettere un freno all’odioso telemarketing. Per questo un nuovo disegno di legge, approvato dal Senato lo scorso due agosto, ed in discussione alla Camera, si muove in questo senso con alcuni punti fondamentali: al Registro delle Opposizioni si potranno iscrivere anche i numeri di telefonia mobile (oggi non è possibile) ed anche tutti i numeri assenti dagli elenchi pubblici.

Una volta iscritti al Registro tutti i consensi dati in precedenza, sia online che offline, verranno cancellati e quindi gli operatori saranno obbligati a riferire all’utente contattato il modo in cui hanno ottenuto i suoi dati personali, se da elenchi pubblici o acquistandoli da apposite banche dati. Un altro focus del disegno di legge è il “prefisso unico” o “DDL” che prevede che tutte le chiamate pubblicitarie debbano essere riconoscibili da un codice univoco per tutte le società di call center. Basterà guardare il numero per capire che si tratta di telemarketing e, sulla base di questo, decidere se rispondere o meno. Staremo a vedere cosa succederà e se, questa volta, il nuovo progetto basterà a porre un limite alle chiamate no stop dei call center.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile