Email con falsi ordini o fatture: Virus da allerta massima

di Umberto Buzzoni

Il nuovo virus che sta invadendo le caselle di posta elettronica ad un primo sguardo può sembrare una normale email generata a seguito di un ordine online invece nasconde un pericolo notevole per il proprio pc. Nell’email ci sono informazioni riguardo un ordine effettuato in un negozio online o una lista di prodotti resi e per avere informazioni più dettagliate si viene rimandanti ad un allegato che contiene un virus in grado di criptare i file e il pc, rendendoli inutilizzabili. L’allerta è massima e in questi casi si consiglia di non aprire l’allegato per nessun motivo e cestinare la mail.

Seppure abbia le sembianze di un messaggio attendibile in quanto sono riportati dettagli come il numero dell’ordine, presunta fattura ed è scritto in un italiano corretto, in realtà si tratta di un virus della famiglia dei “ransomware“, una tipologia di malware che cripta gran parte dei file presenti nel computer tanto da rendenderlo inutilizzabile. Il file allegato solitamente ha un’estensione di tipo .cab,.zip o.scr e, una volta aperto, installa nel pc un virus di difficile rimozione.

Per inviare una segnalazione online alla Polizia postale https://www.commissariatodips.it/
Nella sezione “Collabora” cliccare su “Segnala online”

UNIVERSITA’ E RICERCA: LA TUTELA DELL’OLIO DI OLIVA

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Protagonista della dieta mediterranea e patrimonio della tradizione nutrizionale italiana, l’olio di oliva è sempre più esposto agli attacchi mediati dalla globalizzazione alimentare, dagli adeguamenti alle normative comunitarie in materia e dalle sofisticazioni finalizzate a spregiudicati profitti, in danno del marchio di qualità e della salute del consumatore.

A tutela del prodotto, ha già registrato ottima accoglienza l’innovativo metodo messo a punto dal Dipartimento di Chimica dell’Università di Pisa, in grado di svelare le più comuni frodi sull’olio extravergine di oliva.

Il sistema si avvale di uno spettrometro, – un misuratore di raggi luminosi in lunghezze d’onda – , abbinato ad un contenitore in quarzo, destinato ad accogliere un quantitativo per l’esame: l’analisi spettroscopica dei componenti, – luteina, feofitina-a, feofitina-b e β-carotene – , e la rispettiva concentrazione di ciascuno riveleranno la natura del prodotto e la sua idoneità all’attribuzione della denominazione tipica.

Il metodo, seguito ad uno studio di quattro anni presso l’Ateneo toscano, ambisce a sostituire, per vantaggio di costi e celerità d’esito, la attuale modalità di verifica riconosciuta dall’UE ed a contrastare la contraffazione internazionale, che ha danneggiato  e danneggia il mercato italiano, tradizionalmente ricco nell’ambito della produzione mediterranea e proiettato verso le esportazioni oltreoceano.

Proprio dagli Stati Uniti è partita, ad inizio del 2014, una campagna denigratoria contro le filiere dell’olivicoltura e l’autenticità del Made in Italy, scaturita da un’inchiesta del New York Times e dalle truffe diffuse.

Per questo, il controllo preventivo interno permane uno strumento di salvaguardia alla vendita del miglior prodotto.

Dai dati della Coldiretti, infatti, sappiamo che l’Italia è il secondo produttore mondiale di olio di oliva, dopo la Spagna, con circa 250 milioni di piante su 1,2 milioni di ettari di terreno; con fatturato stimato in 2 miliardi di euro; e con esportazioni oltre 1,2 miliardi di euro, per l’anno 2013, in UE e soprattutto negli USA.

Fonte: Focus

30 ottobre 2014

Petula Brafa

Truffe on line: attacchi ai clienti di Poste Italiane

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Nel corso delle recenti indagini sulla violazione degli account, la società di sicurezza Kaspersky ha registrato oltre 45.000 tentativi di phishing ai danni dei clienti di Poste Italiane nel terzo trimestre dell’anno.

E sebbene la cronaca quotidiana già da sé motivi la difesa attraverso l’adozione di software sempre più evoluti ed accorgimenti preventivi, sono ancora numerose le vittime degli hacker, professionisti della pirateria informatica e di illecite acquisizioni di dati ai danni degli utenti del web.

Nel caso di Poste, in particolare, molti clienti avrebbero ricevuto alcune email, apparentemente provenienti dalla Società, recanti un collegamento per l’accesso ad un sito “presunto”, previo inserimento di login e password, così da consentire il trafugamento dei dati bancari.

I cyber criminali non hanno difettato di varietà e fantasia, recapitando anche falsi messaggi “ufficiali” per comunicare l’avvenuto blocco o la disattivazione temporanea dell’account, o addirittura la ricezione di un telegramma leggibile solo on line, pur di invitare l’ignaro utente all’inserimento delle proprie personali chiavi d’accesso digitale al conto corrente.

La vigilanza della Polizia Postale ed i sistemi di sicurezza informatica possono ovviare al rischio, tuttavia la migliore prevenzione non può che cominciare da un uso consapevole del web, dall’attenzione alla condivisione delle proprie informazioni personali e dal diffidare delle sospette richieste di inserimento dati.

Petula Brafa

Truffe di Natale: raggiri on line per 4 milioni di euro, 3 arresti

truffada Agi.it

La Polizia Postale di Roma ha concluso una vasta operazione contro un’organizzazione criminale dedita alle truffe on line che ha fruttato al gruppo proventi per circa 4 milioni di euro. Sono 3 le persone arrestate e 4 quelle denunciate, 13 i siti sequestrati. Il gruppo realizzava siti per il commercio elettronico con grande precisione e cura dei particolari dando vasta pubblicita’ sui motori di ricerca piu’ visitati, anche attraverso la stipula di contratti particolari che ponessero sempre tali articoli in posizioni apicali. La merce venduta era sempre hi-tech, particolarmente appetibile sul mercato elettronico. Al prezzo gia’ conveniente in partenza veniva applicato un ulteriore sconto del 20 o 30%, cosi’ da rendere l’offerta ancora piu’ credibile. Al fine di rendere il tutto piu’ verosimile il gruppo aveva provveduto ad attivare, mediante l’uso di documenti falsi realizzati anche mediante acquisizione di foto presenti sul web, imprese on line in varie parti d’Italia, che avevano superato anche lo scrutinio degli acquirenti piu’ sospettosi.
Sino a questo momento, infatti, sono state identificate ben 4.000 vittime della truffa. Le somme provento delle truffe, ritirate su tutto il territorio nazionale tramite prelievi bancomat e operazioni di sportello presso istituti bancari e postali, venivano convogliate su conti correnti on line, ma anche bancari e postali tradizionali. Un ingente quantitativo di denaro e’ stato anche fatto transitare su carte di debito e credito e su conti PayPal.

I tre arresti sono stati effettuati a Pescara e Campobasso, quest’ultimo in collaborazione con il compartimento di Polizia Postale molisano. Le perquisizioni sono state eseguite a Pescara, Campobasso, Ferrara e Livorno. I 13 siti web, tutti attestati in Italia, gestiti remotamente dal gruppo, attraverso societa’ britanniche, per pubblicizzare il presunto materiale oggetto delle truffe sono stati sequestrati.
Le indagini proseguono per risalire a eventuali altri siti fraudolenti e ulteriori vittime dell’attivita’ del gruppo.
(AGI) .

Roma, per l’università sono studenti poveri ma papà guida una Ferrari

universitada TGCOM 24

Sull’autocertificazione la studentessa aveva scritto di guadagnare 19mila euro l’anno, ma papà andava in giro in Ferrari e possedeva case di lusso. Un’altra ragazza, iscritta all’università di Roma Tre, ha dimenticato di menzionare un reddito annuo di oltre 70mila euro. Sono solo alcuni esempi di veri “fuoriclasse della bugia”, studenti universitari finti poveri che sono stati scoperti dalla guardia di finanza di Roma.

Nel corso dei controlli del “Patto anti-furbetti” stipulato dalla Gdf con la Regione Lazio sono stati smascherati numerosi studenti che, dichiarando il falso, cercava di ottenere o aveva già ottenuto alloggi, esenzioni dalle tasse, bonus sui trasporti e altri benefit destinati invece ai veri indigenti delle tre università della Capitale.

“L’orda” degli studenti “poveri” – Le Fiamme gialle, grazie a controlli mirati sul corpus di quasi 200mila studenti, ne hanno scoperti a centinaia. E la storia della “povera” ragazza col padre cliente delle officine di Maranello è solo la punta di un iceberg enorme, se si pensa che a presentare la dichiarazione Isee è quasi l’84% degli studenti. Di questi, il 16% è stato inserito nelle tre fasce più basse del reddito, almeno alla “Sapienza”, ma a Roma Tre e a Tor Vergata quelli risultati meno abbienti sono stati il 27%.

Tutti veri poveri? Per niente. C’è una ragazza di Tor Vergata, ad esempio, che ha dichiarato solo 14.313 euro l’anno. Peccato che fosse in realtà in possesso di un gruzzolo di oltre 600mila euro.

Indagine prosegue sugli studenti stranieri –  E c’è infine tutto un capitolo su cui gli uomini della finanza stanno lavorando, quello degli studenti stranieri: 7000 iscritti, di cui nove su dieci hanno presentato la dichiarazione Isee. Il 15% si è dichiarato sostanzialmente nullatenente, meno di mille euro l’anno di reddito. Nel loro caso le Fiamme gialle hanno inviato alle competenti amministrazioni dei Paesi d’origine delle richieste di mutua assistenza, per capire se nella Capitale viva di nascosto un piccolo esercito di “turisti dell’evasione”

Agriturismo a Pasqua. attenzione alle fregature!

agriturismoda Aduc – di Primo Mastrantonio

L’agriturismo torna in auge per le vacanze passquali ma attenzione alle fregature! I furbi, come al solito, non sono pochi e sotto le mentite spoglie di una struttura agrituristica si cela il semplice ristorante in campagna. Vediamo di capire.
L’agriturismo e’ un’ attivita’ complementare rispetto a quella propriamente agricola, vale a dire che l’agricoltore integra le entrate derivanti dalla propria attivita’ di conduzione del fondo (che deve essere preminente, a differenza di quella relativa al turismo rurale e all’ecoturismo che non prevedono tale obbligo) con l’offerta di vitto e/o alloggio. La ristorazione prevede la somministrazione di pasti e bevande ricavati prevalentemente dalle materie prime dell’azienda e della zona. Un’ottima iniziativa, prevista dalla normativa nazionale e da quelle attuative regionali, che ha lo scopo di valorizzare i prodotti locali e nel contempo fornire un’ulteriore fonte di reddito per l’agricoltore. Per questo, oltre ai tradizionali sostegni all’agricoltura, le aziende agrituristiche ricevono finanziamenti pubblici aggiuntivi e facilitazioni (deroghe urbanistiche e sanitarie, formazione, promozione, ecc.), destinati a sostenere questa benemerita attivita’. Insomma il consumatore nel momento in cui siede a tavola ha gia’ dato un contributo, con le proprie tasse, allo sviluppo dell’azienda agrituristica e vorrebbe tranquillamente gustare i “ prodotti del contadino”. Succede a volte che le materie prime non siano…. “prevalentemente ricavate” dall’attivita’ del podere. Come distinguere dunque un agriturismo vero da uno fasullo? Qui di seguito alcune domande da fare prima di prenotare.
* chiedere l’estensione della azienda: un agriturismo non puo’ avere, per esempio, un solo ettaro di terra per fornire i propri alimenti.
* chiedere quanti posti ci sono nel ristorante: un agriturismo non puo’ avere 200 coperti!
* chiedere quali materie prime produce l’azienda: se c’e’ solo l’orto, di proprio al massimo possono fornire il rosmarino!
* chiedere se nelle vicinanze esistono impianti industriali, autostrade o grandi citta’: l’aria pulita dovrebbe essere una condizione essenziale da esigere.
* chiedere il prezzo: come gia’ detto, un contributo con le nostre tasse l’abbiamo dato. Riteniamo equo un costo medio di 40 euro a persona a notte, compresa la prima colazione (con prodotti locali e non con i dolci industriali!).
* chiedere un depliant dell’azienda o visitarne il sito internet: sapere dove si va evita delusioni!

Aumentano le truffe alle aziende che usano l’Internet banking

da Adico

Forte aumento nel 2011 delle truffe sui conti bancari online delle aziende italiane. Un fenomeno legato al cosiddetto phishing su Internet di nuova generazione: la creazione di siti web identici a quelli istituzionali delle banche con i quali le organizzazioni criminali riescono a carpire gli account e le password per l’home banking. A lanciare l’allarme, nel corso di un convegno sull’antiriciclaggio organizzato da Oasi (gruppo Icbpi) è Antonio Apruzzese, direttore della Polizia postale e delle comunicazioni. “Il phishing di prima generazione cercava di ingannare il cliente (mail fittizia della banca con richiesta inserimento delle password per aggiornamento dati) quello di nuova generazione inganna direttamente il pc”. “Il fenomeno è rilevante e l’importo notevole” spiega Apruzzese. I clienti corporate di banche italiane che subiscono il phishing sono passati dallo 0,09% del 2010 allo 0,51% del 2011. Una percentuale, quest’ultima, molto più alta di quella dei clienti retail che subiscono truffe via internet: lo 0,16% del totale. Il motivo lo spiega ancora Apruzzese: “Il cliente retail è attento al suo conto home banking nelle aziende, invece, al conto online accedono più persone e le possibilità di falle si moltiplicano”.