Detta a Google App con comandi vocali i messaggi WhatsApp

L’App Google permette azioni vocali e la ricerca vocale utilizzando le parole “Ok Google“. Oltre alle opzioni per Android di Calendario, sveglie e promemoria, Indicazioni stradali e viaggi, Curiosità e risposte rapide come Traduzione di parole o frasi, si può sfruttare anche per Comunicare con amici e familiari e nella App per iPhone o iPad anche come Svago per la Ricerca di nuova musica, immagini e film.

Per Comunicare con amici e familiari basta utilizzare il comando “OK Google” per esempio per effettuare una Chiamata ad un amico aggiungendo “Chiama Maria” o “Chiama mamma”, per inviare un SMS “Manda un messaggio a Michela per avvisare che arriverò in ritardo di 10 minuti”, per l’Invio di un’email “Invia un’email a Mario Rossi, oggetto articolo da pubblicare, messaggio cortesemente controllare prima della pubblicazione, punto” ed infine per inviare messaggi via Whatsapp, da oggi è disponibile il comando “invia messaggio Whatsapp a Antonella scrivi sono sotto casa tua scendi”.

Dall’App mobile Google per dispositivi Android è possibile quindi inviare messaggi di chat Whatsapp e di altri servizi di messaggistica istantanea come Telegram, Viber, WeChat e Hangout senza utilizzare la tastiera usando la propria voce e con la possibilità di controllare che non ci siano errori di battitura o del contatto selezionato prima di confermare l’invio. Nel caso in cui non sia disponibile nel proprio dispositivo è necessario aggiornare l’app alla versione più recente visitando la pagina dell’app Google sul Play Store e selezionando Aggiorna.

 

Il bug che blocca gli apparecchi Apple

Gli iPhone vengono venduti dal 2007 ma in essi è possibile impostare la data al primo gennaio del 1970 che si è scoperto essere un bug dato che si blocca totalmente il sistema operativo e non si potrà far altro che portarlo in assistenza.

In diversi forum online si parla del bug come su Reddit dove degli utenti hanno raccontato di non essere più stati in grado di far ripartire l’iPhone dopo aver impostato manualmente la data d’inizio del cosiddetto Tempo Unix. Sul Guardian si legge che il problema interessa gli iPhone, gli iPad e gli apparecchi iPod con processore 64-bit e sistemi operativi iOS 8 o 9 (iPhone 5S, iPhone 6 e iPad mini 2).

Inoltre ha spopolato un video pubblicato su YouTube l’11 febbraio da Zach Straley, che ha già registrato 1 milione di click, in cui si vede cosa accade se viene impostata quella data sull’iPhone cioè al riavvio il dispositivo si blocca sulla schermata di accensione ed è quindi impossibile accedere al sistema operativo, usare la modalità di ripristino o la DFU.

Dal video emerge pero’ che è alquanto laborioso scorrere il menu e selezionare la data quindi per evitare il problema è sufficiente lasciare le impostazioni predefinite con la regolazione automatica della data e dell’ora e non credere alle false funzioni che vengono promosse online e che promettono di attivare la modalità vintage di Apple una volta selezionata la “data killer”. La Apple ancora non si è pronunciata in merito al bug, ma hanno riferito di essere al lavoro per risolvere il problema.

 

La rivoluzionaria Spina dorsale bionica per tornare a camminare

Una squadra di 39 ingegneri biomedici e neurologi australiani del Royal Melbourne Hospital, dell’University of Melbourne e del Florey Institute of Neuroscience and Mental Health ha sviluppato una rivoluzionaria spina dorsale bionica che potrebbe permettere a pazienti paralizzati da ferite o malattie di tornare a camminare.

Si tratta di un piccolo congegno detto stentrode di soli 3 cm e con un diametro di pochi millimetri che può essere impiantato in un vaso sanguigno vicino al cervello per poi registrare l’attività cerebrale e convertire i segnali in comandi.

La sperimentazione su pecore ha dimostrato che questa spina dorsale bionica può controllare arti bionici e dopo aver emesso segnali per i 190 giorni della sperimentazione ha fatto registrare un segnale rafforzato quando si è formato e consolidato il tessuto attorno allo stent.

Ora gli scienziati vogliono sperimentare il congegno su pazienti del Royal Melbourne Hospital con paralisi degli arti inferiori e per farlo verrà eseguita una procedura di circa due ore in cui dovranno praticare un piccolo taglio nel collo del paziente per inserire un catetere con lo Stentrode e disporlo poi sulla corteccia cerebrale da cui partono gli impulsi nervosi che attivano i movimenti dei muscoli volontari. Successivamente viene rimosso il catetere, lo stent inizia il processo di individuazione dei segnali e grazie agli elettrodi li trasmettono a un piccolo congegno impiantato nella spalla del paziente.

Grassi ma sani. L’indice di massa corporea è un indicatore di salute difettoso

L’indice di massa corporea (imc) non è una misura affidabile e di certo non basta da solo a stabilire se una persona è obesa o in sovrappeso in quanto può dare risultati fuorvianti come hanno spiegato i ricercatori dell’Universita’ della California di Santa Barbara, sull’International Journal of Obesity, che hanno dimostrato che 34,4 milioni di americani, classificati come in sovrappeso sulla base dell’indice di massa corporea, sono in realtà sani.

Nell’indicazione di obesità serve considerate altri paramenti come la pressione del sangue, il colesterolo e la glicemia che insieme contribuiscono allo stato vero e proprio di malattia. Jeffrey Hunger, coautore dello studio, ha spiegato ”L’indice di massa corporea è un indicatore di salute difettoso. Nella categoria delle persone considerate in sovrappeso sulla base dell’imc, abbiamo visto che in realtà il 47% è sano. Usare l’imc per determinare sovrappeso o obesità quindi non è corretto”.

Una conclusione cui i ricercatori sono arrivati analizzando il legame tra imc (calcolato dividendo il peso di una persona per il quadrato della sua altezza) e altri parametri di salute, come la pressione del sangue, il colesterolo e la glicemia. In questo modo hanno dimostrato che oltre 2 milioni di persone, classificate come “molto obese”, perchè con un imc superiore a 35, in realtà erano sane.

Secondo lo studio, l’uso dell’imc da solo non avrebbe permesso di identificare persone con problemi di obesità e sovrappeso: più del 30% di quelle con un indice di massa corporea normale (pari a 20,7 milioni) non sono infatti risultate sane, sulla base degli altri marcatori di salute. ”Non solo l’indice di massa corporea ha classificato in modo errato 54 milioni di persone come malate, ma ha fatto classificare sane persone, che non lo sono se si considerano altri parametri clinici”, conclude Hunger.

Ginevra: protesi della caviglia realizzata con imaging e stampanti 3D

Un’équipe degli Ospedali universitari di Ginevra (Hôpitaux Universitaires de Genève o HUG) ha posato, per la prima volta in Svizzera, una protesi della caviglia la cui preparazione è stata effettuata ricorrendo a imaging e stampanti 3D. Questa tecnica è già praticata in Gran Bretagna, Germania, Italia.

Rispetto ai metodi convenzionali, essa presenta numerosi vantaggi: forte diminuzione della durata dell’intervento, maggiore precisione, personalizzazione della posa, meno irradiazioni, chirurgia meno invasiva e rischi di infezione ridotti, sottolinea un comunicato odierno.

Il metodo consiste nel realizzare, prima dell’intervento e sulla base di un scanner dell’articolazione del paziente, una riproduzione virtuale delle ossa. Seguono una ricostruzione tridimensionale dell’anatomia e la simulazione della posizione ideale della protesi. Sulla base di queste ricostruzioni sono prodotte, con una stampante 3D, le guide di posizionamento e di incisione, precise al millimetro, che saranno utilizzate durante l’intervento.

Passi avanti nella Ricerca grazie a modelli di ossa e organi in 3D

Un osso fratturato, i polmoni o il cuore ricostruiti e stampati in 3 dimensioni, in modo che il chirurgo possa provare l’intervento prima sulla copia e poi sul paziente. Di questo e altri possibili sviluppi della stampa 3D in campo biomedico, già protagonista dei ‘medical drama’ in tv, si è discusso oggi al JOBday, organizzato dal Campus Biomedico di Roma.

La 3D Medical, start up italiana che realizza queste copie tridimensionali, ha incontrato i giovani laureati in medicina ed illustrato le nuove possibilità offerte dalla tecnologia. “Grazie all’uso della modellazione tridimensionale e delle stampanti 3D siamo in grado di produrre, a partire da immagini Tac o Risonanza magnetica, parti anatomiche” specifiche per i singoli pazienti. “I modelli sono realizzati sull’esatta anatomia del soggetto e rappresentano in dettaglio la parte da trattare. Il chirurgo potrà così avere un modello stampato ancora prima della chirurgia”, ha spiegato Massimiliano Romiti, amministratore di 3D Medical, principale start up del settore nel nostro Paese.

Oltre agli effetti positivi sulla cura dei pazienti, sono attesi importanti risultati anche nel campo dell’occupazione. “Il settore cresce a una velocità frenetica tanto che, secondo gli analisti di Canalys, potrebbe generare un giro di affari superiore ai 20 miliardi di dollari entro il 2020. C’è moltissimo interesse, visto che la stampa 3D ha portato una ondata di innovazione che non si vedeva da molti anni”, aggiunge.

Quali sono, dunque, le occupazioni del futuro legate alla stampa 3D in campo biomedicale? “Verranno create categorie completamente nuove, come, per esempio, quella di Modellatore 3D; chi sarà pronto ad apprendere le nuove competenze richieste dal mercato, sarà anche in grado di crescere professionalmente in un’industria che rappresenta il futuro”, aggiunge Romiti. Medical 3D ne è convinta, tanto da assumere personale: “Ci siamo costituiti da tre settimane e già abbiamo la necessità di allargare il nostro organico: ci sono posizioni aperte per tecnici di radiologia, ingegneri biomedici e biologi. Presto serviranno professionisti in grado di costruire, vendere e riparare le stampanti 3D; ogni innovazione tecnologica ha sempre creato più posti di lavoro di quanti ne abbia cancellati”, dice ancora Romiti.

Intanto è stato creato il primo osso identico all’originale. “Lo studio ha come nucleo centrale la modellazione tridimensionale della trabecolatura ossea, finalizzata alla stampa 3D, per fornire un valido ausilio diagnostico-operatorio per il chirurgo ortopedico. Grazie a questo modello il chirurgo ortopedico potrà avere tra le mani un modello anatomico sezionato”, spiega Luca Borro, esperto di modellazione tridimensionale della società. Il risultato è stato presentato al primo Meeting italiano di stampa 3D nel medicale e in ortopedia e traumatologia, che si è tenuto alla FieraMilanoCity lo scorso marzo.

Reflusso gastroesofageo: la possibilità di curarsi con una tecnica ad ultrasuoni

Chi soffre di reflusso gastroesofageo può tirare un sospiro di sollievo: una nuova cura andrà presto a trattare il tanto odiato disturbo. In occasione del workshop internazionale EndoLive 2015 di Roma, infatti, è stata presentata la nuova tecnica ad ultrasuoni che va ad agire come una sorta di “cucitrice” per andare di risolvere i sintomi causati dal reflusso gastroesofageo come bruciori di stomaco, rigurgito e acidità.

Questo nuovo metodo, chiamato MUSE (Medigus Ultrasonic Surgical Endostapler) unisce una cucitrice chirurgica con onde ultrasuoni e una videocamera in miniatura in un unico strumento: questo ovviamente dovrà passare per il cavo orale andando a “ricostruire” la valvola esofagea.

“Studi preliminari eseguiti con questa nuova tecnica” ha spiegato il direttore dell’Unità operativa di Endoscopia digestiva chirurgica del Policlinico universitario A. Gemelli di Roma, Guido Costamagna, “hanno dimostrato che a tre anni la procedura rimane efficace nel migliorare la qualità della vita nei pazienti con Mrge moderata-grave.” Grazie a questa procedura, l’uso dei farmaci normalmente assunti dai pazienti che vengono sottoposti a questa operazione è stato eliminato del tutto o ridotto almeno al 73% di coloro sottoposti al trattamento.

Sempre in occasione dell’incontro lo stesso Costamagna ha evidenziato come la malattia da reflusso gastroesofageo sia in fondo molto comune. “il 20% della popolazione normale” ha dichiarato lo stesso “riferisce di avere almeno un episodio di bruciore allo stomaco alla settimana. Si parla di malattia quando il reflusso causa sintomi, bruciore e rigurgito, o quando , con la gastroscopia, si scoprono lesioni infiammatorie dell’esofago, esofagite, o ulcere o trasformazione metaplastica della mucosa.” Per questo motivo il trattamento in genere è medico “tuttavia, se i sintomi sono seri e scarsamente controllati dalla terapia medica, può essere indicato il ricorso alla chirurgia”.