Attenzione alla truffa via WhatsApp sul buono Ikea!

Il nuovo raggiro corre su WhatsApp: i truffatori hanno nel mirino milioni di utenti poiché contano sull’App molto diffusa e conosciuta. WhatsApp infatti è, ad oggi, un canale importante di comunicazione veloce a zero costi: i truffatori lo sanno e ne approfittano per diffondere il nuovo messaggio-truffa su un buono regalo messo a disposizione da Ikea, il noto mobilificio svedese.Con la scusa di regalare un buono da 500 euro da utilizzare per acquisti nel suddetto negozio, i truffatori riescono ad ottenere l’indirizzo di posta elettronica dell’utente iniziando un continuo bombardamento via mail. La diffusione del messaggio è cominciata nel weekend tra il 20 e il 21 gennaio e ha raggiunto il picco più alto nel corso della settimana.

Il testo del messaggio è molto accattivante: “Hai visto mai… pensavo che era una fregatura e invece l’ho appena preso!” seguito da un link. Cliccando sul link compare un sito simile a quello di Ikea, ma che in realtà è gestito dai truffatori in cui si invita l’utente a rispondere a quattro domande. Una volte terminato il test, bisognerà inviare lo stesso messaggio ad altri 15 contatti su WhatsApp prima di poter richiedere il buono fornendo il proprio indirizzo e-mail. E qui scatta l’inganno: non si riceverà nessun buono, ma solo una e-mail spam contenenti virus e malware. La stessa azienda Ikea si è affrettata a smentire l’esistenza del buono da 500 euro attraverso un comunicato ufficiale sul proprio sito “IKEA segnala la sua totale estraneità riguardo all’invio di e-mail o di messaggi tramite sistemi WhatsApp Messenger o Facebook Messenger aventi per oggetto “Buono spesa IKEA da 150 Euro”, “Buono spesa IKEA da 900 Euro”, “Buono IKEA da euro 500”, “Voucher 75€ per anniversario IKEA 75 anni”.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

La truffa del resto.

E’ una truffa vecchia come il mondo, ma attuale come non mai. Colui o colei che la mette in atto punta sulla distrazione del commerciante e sulla folla di clienti che in quel momento è presente nel negozio. Ma non solo: sfrutta un meccanismo psicologico che induce il negoziante a provare un senso di imbarazzo e vergogna nell’aver sbagliato a fare i conti sebbene quei gesti, di aprire e chiudere la cassa per ridare il resto, siano usuali.L’obbiettivo, in sostanza, è quello di farsi consegnare dal cassiere un resto non dovuto. Il meccanismo più usato è pagare l’acquisto del bene con banconote di taglio grosso anche se l’importo della spesa è minimo.
Ecco alcune situazioni tipiche. LA BANCONOTA MANCANTE: al momento di ritirare il resto, il cassiere viene distratto da un complice, mentre il truffatore nasconde una delle banconote ricevute. La truffa scatta quando al cassiere vengono mostrate le banconote che si hanno in mano, che non corrispondono al resto esatto. A quel punto il malvivente invita il commerciante ad aggiungere quanto manca. “MI SCUSI, HO CAMBIATO IDEA” : dopo aver acquistato qualcosa con una banconota di taglio grosso, il truffatore dice di cambiare idea e, con una scusa, chiede di restituire il bene acquistato per riavere i soldi indietro. Al momento del reso il truffatore sostiene di aver ricevuto un resto inferiore al dovuto. “GUARDI LE HO DATO DI PIU’ “: il truffatore paga la merce e riceve il resto, per poi sostenere di aver dato al cassiere una banconota di taglio più grande. “Guardi che le ho dato cento euro ma lei mi ha dato il resto di cinquanta”!

Questa è la frase chiave dell’imbroglio a cui bisogna prestare attenzione. LA BANCONOTA FALSA: il truffatore paga l’acquisto con una banconota falsa, in modo da ottenere beni e servizi gratis e “ripulire” le sue tasche dalle banconote fasulle in possesso. COME DIFENDERSI. Prestate attenzione quando vi porgono banconote di grosso taglio per pagare acquisti di importo basso; in questi casi non lasciatevi distrarre dalla confusione o dalla fila che si crea alla cassa. Date precedenza all’urgenza della situazione per non diventare vittime di truffatori senza scrupoli. Verificate sempre l’autenticità delle banconote poiché, sempre più spesso, si trovano in giro quelle falsificate. Le più comuni sono quelle da 20 e 50 euro. Se aguzziamo l’occhio però possiamo riconoscerle nel momento stesso in cui ci capitano in mano. Ad esempio dalla consistenza della banconota falsa che è diversa da quella vera. La banconota sembra infatti carta straccia e, se la strofiniamo con due dita, ci accorgiamo che non emette lo stesso suono di una banconota normale. Altro modo per testare se la banconota è vera è quella di girarla verso la parte dove c’è la striscia dorata che viene impressa sulla sua superficie. Se la fascia è presente la banconota è vera. Se la fascia dorata non c’è quello che abbiamo in mano è solo un pezzo di carta senza valore.Infine, qualora vi troviate in presenza di un qualsiasi tipo di situazione strana o anomala non esitate a chiamare i carabinieri.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Occhio alla truffa del “Registro Italiano” via mail.

Segnaliamo una nuova truffa che colpisce le aziende che si pubblicizzano on line con siti internet. Ecco il testo della mail che arriva all’indirizzo di posta elettronica del titolare dell’attività: “Gentili signori/e, i dati della vostra azienda necessitano un aggiornamento: si prega di inserire le informazioni (nome dell’azienda, sede, telefono, partita iva e sito web) compilando il modulo in allegato.”State attenti poiché si tratta di una mail ingannevole che vi informa in prima battuta dell’obbligo di aggiornare i dati aziendali. A questa segue in allegato il modulo da compilare ed inviare all’indirizzo del mittente. Si tratta però di una vera e propria truffa ovvero un’offerta commerciale nascosta: inviando il modulo con i dati “aggiornati” dell’azienda si accetta l’inserzione a pagamento in cataloghi di imprese, che può costare cifre notevoli ad esempio quella della “DAD” di Amburgo (Deutscher Adressdienst GmbH), ha un costo di 958,00 euro l’anno.Veniamo ora ad un altro interrogativo: dove hanno preso l’ indirizzo di posta elettronica?

I dati di ogni proprietario di sito web, a meno che non siano stati nascosti a pagamento, sono pubblici nei whois e con un semplice programma, accessibile anche a chi ha cattive intenzioni, è possibile ottenere dati sensibili, da usare per scopi loschi. Negli ultimi mesi l’Autorità ha ricevuto centinaia di segnalazioni di imprenditori e di istituzioni pubbliche che si sono visti intimare il pagamento per l’iscrizione nelle guide, pari mediamente a circa 1000 euro, avvenuto proprio per effetto delle comunicazioni ingannevoli. L’Autorità ha quindi deciso di inviare alla Procura della Repubblica di Roma, che ha aperto un fascicolo. L’Antitrust ricorda che i destinatari delle richieste di pagamento possono presentare formale querela alle Autorità giudiziarie competenti e che la comunicazione ingannevole può rappresentare motivo di invalidità del contratto. Chi riceve le comunicazioni per l’inserimento di dati su guide internet deve quindi leggere attentamente i moduli prima di decidere se sottoscriverli: fate molta attenzione se avete ricevuto comunicazioni via email o lettera in cui vi viene richiesto di confermare o aggiornare i vostri dati, poiché si tratta di vere e proprie truffe.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

La truffa del detersivo miracoloso.

Questo raggiro ha come vittime preferite le casalinghe che spesso sono sole in casa. La truffa funziona così: due giovani donne citofonano alle abitazioni cercando di far conoscere i prodotti di un nuovo supermarket che inaugurerà a breve. Con la scusa di presentare in anteprima merce esclusiva, che la ditta offre in omaggio, cercano di far scendere in strada l’inquilino. Dopo la presentazione dei gadget, al malcapitato viene proposto l’acquisto di un kit rivoluzionario, per la pulizia della casa, il cui costo è molto elevato. I toni della conversazione diventano quindi accattivanti: le due donne infatti sottolineano l’irrepetibilità dell’offerta mostrando all’acquirente tutti i vari regalini che, ad acquisto avvenuto, andranno in suo possesso.

La casalinga si lascia coinvolgere dal discorso e, accarezzata dall’idea di avere in poco tempo una casa linda e profumata, accetta l’offerta. Una volta tornata a casa però si rende conto che il kit acquistato si compone solo di un detersivo che non è altro che un comunissimo sapone profumato. State attenti quindi a questo raggiro domestico: le truffatrici infatti fanno leva su prodotti di uso comune e purtroppo riescono ad avere la meglio su persone sprovvedute che, lasciandosi tentare da offerte e promozioni, non pensano che in realtà si tratta di altro. E’ fondamentale quindi imparare ad essere diffidenti, a fare domande precise per cercare di capire se, chi si ha davanti, sia affidabile o meno. Nel momento in cui scatta solo un minimo dubbio, o sospetto, è necessario contattare immediatamente chi di dovere per impedire che altra gente cada in trappola.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Chiamate indesiderate: in arrivo una legge contro il telemarketing selvaggio.

Afflitti dalle telefonate dei call center ad ogni ora del giorno? Dopo l’introduzione del Registro delle Opposizioni la legislatura si muove verso nuovi scenari per cercare di arginare il fenomeno in maniera più efficace. Secondo alcune ricerche infatti il Registro delle Opposizioni si è rivelato un flop e non esistono delle vere e proprie regole in materia che possano mettere un freno all’odioso telemarketing. Per questo un nuovo disegno di legge, approvato dal Senato lo scorso due agosto, ed in discussione alla Camera, si muove in questo senso con alcuni punti fondamentali: al Registro delle Opposizioni si potranno iscrivere anche i numeri di telefonia mobile (oggi non è possibile) ed anche tutti i numeri assenti dagli elenchi pubblici.

Una volta iscritti al Registro tutti i consensi dati in precedenza, sia online che offline, verranno cancellati e quindi gli operatori saranno obbligati a riferire all’utente contattato il modo in cui hanno ottenuto i suoi dati personali, se da elenchi pubblici o acquistandoli da apposite banche dati. Un altro focus del disegno di legge è il “prefisso unico” o “DDL” che prevede che tutte le chiamate pubblicitarie debbano essere riconoscibili da un codice univoco per tutte le società di call center. Basterà guardare il numero per capire che si tratta di telemarketing e, sulla base di questo, decidere se rispondere o meno. Staremo a vedere cosa succederà e se, questa volta, il nuovo progetto basterà a porre un limite alle chiamate no stop dei call center.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Il falso bollettino “CCIAA”: la truffa è dietro l’angolo!

Questa truffa ha nel mirino i commercianti ai quali arriva, presso la loro attività, un bollettino postale sospetto in cui si richiede il pagamento di una fantomatica imposta pari a 398 €. Sempre nello stesso bollettino appare la scritta che, chi non pagherà entro trenta giorni, sarà multato e l’importo cambierà salendo a ben 517,40 €. Ad inviarlo una presunta “C.C.I.A.A” ovvero “Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura” che chiede di versare una tassa per essere iscritti al Registro Telematico delle Imprese. Questo modus operandi fu già segnalato e denunciato alcuni anni fa: in quel caso, e si presume anche in questo, gli ideatori agivano dalla Germania.

Rendiamo quindi noto ai commercianti che la Camera di Commercio non invia più bollettini da tempo. Inoltre se si osserva in maniera più attenta il bollettino ci si accorge che, visitando il sito cui si fa riferimento, www.registrotelematicoimprese.it, non compaiono contatti telefonici e, alcune parti dello stesso sito non sono complete. Si tratta quindi di una vera e propria truffa che punta alla distrazione del contribuente e soprattutto basa la sua riuscita sul fatto che i commercianti, abituati a pagare continuamente bollettini per tasse varie, ormai non ci fanno più caso. Nella foto il bollettino sospetto: se nella vostra attività ne arriva uno simile cestinatelo immediatamente!

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Truffe nel mondo del lavoro.

Le promesse di trovare un lavoro spesso nascondono vere e proprie truffe le cui principali vittime sono i giovani e le loro speranze. Proprio questi ultimi infatti, desiderosi di accedere al mondo del lavoro, sono i bersagli più inclini a trascurare veri e propri campanelli di allarme.Ecco quindi un elenco a cui prestare attenzione: dopo aver fatto un provino, o un colloquio, segue la richiesta di iscriversi ad un corso di formazione a pagamento con la promessa di una finta assunzione; bisogna realizzare un costoso book-fotografico oppure iscriversi ad un club che nasconde meccanismi di vendita piramidali.

Diffidate anche di chi offre un lavoro a domicilio con lauti guadagni oppure propone offerte di lavoro via mail come intermediario finanziario. Come difendersi? Se il nostro interlocutore ha “fretta” di concludere l’ “affare” e chiede somme di denaro in anticipo per iniziare l’attività diffidate. In caso di stipula di un contratto leggete sempre bene ogni pagina dall’inizio alla fine e pretendete una copia scritta dello stesso, timbrata e firmata dal datore di lavoro. Verificate tramite una visura se l’azienda è iscritta alla camera di commercio oppure fate una ricerca su internet in cerca di notizie circa l’esperienza di altri. Non firmate mai documenti in bianco e, in caso di problemi, mettete sempre per iscritto i reclami. Inoltre in caso di dubbi, è possibile rivolgersi alle forze dell’ordine o alle associazioni dei consumatori che saranno pronte ad aiutarvi: tramite il loro intervento le vostre storie potrebbero diventare pubbliche ed essere d’aiuto anche ad altri.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile