Negli Stati Uniti stampati in 3D i primi tessuti biologici impiantabili nel corpo umano

Negli Stati Uniti, nel Wake Forest Baptist Medical Center in North Carolina, sono stati stampati in 3D i primi tessuti biologici: un orecchio di bambino, un muscolo e un frammento osseo di mascella.

Resistenti e funzionali anche dopo il trapianto sperimentale nel corpo di un topo, sono stati sviluppati nel laboratorio del pioniere della medicina rigenerativa Anthony Atala grazie ad un’innovativa stampante 3D presentata su Nature Biotechnology.

Per creare questo nuovo sistema di stampa Itop (Integrated Tissue and Organ Printing System) sono stati necessari più di 10 anni ma ora sono in grado di produrre tessuti personalizzati prendendo a modello le immagini ricavate da tac e risonanze magnetiche.

In pratica gli ugelli di questa stampante depositano nello stampo un materiale plastico biodegradabile, necessario per dare forma e robustezza al tessuto fino a completa maturazione, insieme ad uno speciale inchiostro biologico fatto di cellule immerse in una soluzione acquosa. Per consentire la sopravvivenza del tessuto e la vascolarizzazione dello stesso, i ricercatori hanno stampato al suo interno una rete di micro-canali che fanno fluire i nutrienti e l’ossigeno fino a quando il pezzo trapiantato non viene pervaso da un sistema di capillari sanguigni per essere integrato nell’organismo.

I tessuti biologici impiantati con successo sotto pelle nei topi a distanza di mesi non solo erano ancora in buone condizioni, ma perfino hanno iniziato un processo di integrazione con i tessuti vicini, con la formazione di nuovi vasi sanguigni e nervi.

I ricercatori hanno spiegato “La tecnica permette di creare tessuti strutturalmente stabili e delle dimensioni adatte: ora dobbiamo perfezionarla ulteriormente, anche per poter usare una più ampia varietà di cellule” infatti questi risultati sono ancora preliminari e sono solo un primo passo verso la produzione di organi pronti al trapianto.

La rivoluzionaria Spina dorsale bionica per tornare a camminare

Una squadra di 39 ingegneri biomedici e neurologi australiani del Royal Melbourne Hospital, dell’University of Melbourne e del Florey Institute of Neuroscience and Mental Health ha sviluppato una rivoluzionaria spina dorsale bionica che potrebbe permettere a pazienti paralizzati da ferite o malattie di tornare a camminare.

Si tratta di un piccolo congegno detto stentrode di soli 3 cm e con un diametro di pochi millimetri che può essere impiantato in un vaso sanguigno vicino al cervello per poi registrare l’attività cerebrale e convertire i segnali in comandi.

La sperimentazione su pecore ha dimostrato che questa spina dorsale bionica può controllare arti bionici e dopo aver emesso segnali per i 190 giorni della sperimentazione ha fatto registrare un segnale rafforzato quando si è formato e consolidato il tessuto attorno allo stent.

Ora gli scienziati vogliono sperimentare il congegno su pazienti del Royal Melbourne Hospital con paralisi degli arti inferiori e per farlo verrà eseguita una procedura di circa due ore in cui dovranno praticare un piccolo taglio nel collo del paziente per inserire un catetere con lo Stentrode e disporlo poi sulla corteccia cerebrale da cui partono gli impulsi nervosi che attivano i movimenti dei muscoli volontari. Successivamente viene rimosso il catetere, lo stent inizia il processo di individuazione dei segnali e grazie agli elettrodi li trasmettono a un piccolo congegno impiantato nella spalla del paziente.

Grassi ma sani. L’indice di massa corporea è un indicatore di salute difettoso

L’indice di massa corporea (imc) non è una misura affidabile e di certo non basta da solo a stabilire se una persona è obesa o in sovrappeso in quanto può dare risultati fuorvianti come hanno spiegato i ricercatori dell’Universita’ della California di Santa Barbara, sull’International Journal of Obesity, che hanno dimostrato che 34,4 milioni di americani, classificati come in sovrappeso sulla base dell’indice di massa corporea, sono in realtà sani.

Nell’indicazione di obesità serve considerate altri paramenti come la pressione del sangue, il colesterolo e la glicemia che insieme contribuiscono allo stato vero e proprio di malattia. Jeffrey Hunger, coautore dello studio, ha spiegato ”L’indice di massa corporea è un indicatore di salute difettoso. Nella categoria delle persone considerate in sovrappeso sulla base dell’imc, abbiamo visto che in realtà il 47% è sano. Usare l’imc per determinare sovrappeso o obesità quindi non è corretto”.

Una conclusione cui i ricercatori sono arrivati analizzando il legame tra imc (calcolato dividendo il peso di una persona per il quadrato della sua altezza) e altri parametri di salute, come la pressione del sangue, il colesterolo e la glicemia. In questo modo hanno dimostrato che oltre 2 milioni di persone, classificate come “molto obese”, perchè con un imc superiore a 35, in realtà erano sane.

Secondo lo studio, l’uso dell’imc da solo non avrebbe permesso di identificare persone con problemi di obesità e sovrappeso: più del 30% di quelle con un indice di massa corporea normale (pari a 20,7 milioni) non sono infatti risultate sane, sulla base degli altri marcatori di salute. ”Non solo l’indice di massa corporea ha classificato in modo errato 54 milioni di persone come malate, ma ha fatto classificare sane persone, che non lo sono se si considerano altri parametri clinici”, conclude Hunger.

Virus Zika: cosa sapere e le raccomandazioni del Comitato d’Emergenza Oms

Il virus Zika (ZIKV) è un RNA virus della famiglia Flaviviridae, genere Flavivirus, gruppo Spondweni, isolato per la prima volta nel 1947 da un primate in Uganda, nella Foresta Zika, riserva naturale vicino Entebbe. Trasmesso da numerose zanzare del genere Aedes, negli ambienti equatoriali soprattutto la Aedes aegypti e in quelli temperati la Aedes albopictus (zanzara tigre), è presente nelle regioni tropicali, in grandi popolazioni di zanzare, circola in Africa, nelle Americhe, in Asia meridionale e nel Pacifico occidentale. Per molti anni erano stati rilevati solo casi sporadici nell’uomo, in Africa e in Asia meridionale. Nel 2007, il primo focolaio documentato di malattia da virus Zika è occorso nel Pacifico. Dal 2013, casi e focolai di malattia sono stati segnalati dal Pacifico occidentale, dalle Americhe e dall’Africa.

Negli esseri umani provoca una malattia nota come “zika” o febbre Zika. Il virus è strettamente correlato a quelli che provocano la dengue, la febbre gialla, l’encefalite del Nilo occidentale e l’encefalite giapponese, tutti trasmessi principalmente da punture di insetto e pertanto definiti arbovirus. Data la diffusione ambientale delle zanzare, facilitata da urbanizzazione e globalizzazione, esiste la possibilità che si verifichino, a livello globale, grandi epidemie urbane di malattia da virus Zika. La zanzara Aedes non può volare a più di 400 metri. Ma può inavvertitamente essere trasportata dall’uomo da un luogo ad un altro (ad esempio nei bagagliai delle macchine, con le piante). Se sopravvive al clima della destinazione, potrebbe in teoria essere in grado di riprodursi lì e di introdurre il virus Zika in nuove aree.

Il virus Zika di solito provoca una forma lieve di malattia; i sintomi compaiono un paio di giorni dopo che la puntura di una zanzara infetta. La maggior parte delle persone con malattia da virus Zika presenta febbricola e rash cutaneo, si possono presentare anche congiuntiviti, dolori muscolari e articolari, e astenia. I sintomi di solito scompaiono in 2-7 giorni. Il trattamento è sintomatico e consiste in farmaci per alleviare il dolore e la febbre, il riposo e bere tanta acqua. Se i sintomi peggiorano, consultare un medico. Non esiste un vaccino specifico contro il virus. Per la maggior parte delle persone con diagnosi di malattia da virus Zika, la diagnosi si basa sui sintomi e sull’anamnesi recente (quali punture di zanzara o viaggi in una zona affetta). Un laboratorio può confermare la diagnosi con esami del sangue.

Le autorità sanitarie stanno attualmente indagando sul potenziale legame tra virus Zika nelle donne in gravidanza e microcefalia nei loro bambini. Fino a quando non si saprà di più, le donne in gravidanza o che stanno pianificando una gravidanza dovrebbero fare molta attenzione e proteggersi dalle punture di zanzara.

L’OMS (Organizzazione Mondiale della sanità) sta collaborando con i paesi per:

– definire e dare priorità alla ricerca della malattia da virus Zika coinvolgendo esperti e partner
– rafforzare la sorveglianza del virus Zika e possibili complicanze
– rafforzare la capacità di comunicazione del rischio per aiutare i paesi a raggiungere gli impegni assunti nell’ambito del regolamento sanitario internazionale
– fornire formazione sulla gestione clinica, la diagnosi e il controllo del vettore anche attraverso una serie di WHO Collaborating Centres
– rafforzare la capacità dei laboratori per rilevare il virus
– supportare le autorità sanitarie per implementare le strategie di controllo dei vettori volte a ridurre le popolazioni di zanzare Aedes come la fornitura di larvicidi per il trattamento di siti di acqua stagnante che non possono essere trattati in altro modo, come la pulizia, lo svuotamento, e le coperture
– preparare raccomandazioni per la cura clinica e il follow-up di persone con il virus Zika, in collaborazione con esperti e altri enti sanitari.

Non ci sono restrizione sui viaggi e sugli scambi commerciali anche se si raccomanda di prendere precauzioni contro le zanzare. Queste alcune raccomandazioni contenute nel parere del Comitato di esperti Oms e approvate dal direttore Margaret Chan che ieri ha elevato il virus Zika ad Emergenza internazionale.

“Il Comitato – ha dichiarato Chan – ha consigliato che i recenti casi di microcefalia e altri disturbi neurologici riportati in Brasile, a seguito di un gruppo simile in Polinesia Francese nel 2014, costituisce un “evento straordinario” e una minaccia per la salute pubblica in altre parti del mondo. A loro avviso, è necessaria una risposta internazionale coordinata per ridurre al minimo la minaccia in paesi colpiti e ridurre il rischio di ulteriore diffusione internazionale. I membri del Comitato hanno convenuto che la situazione soddisfa le condizioni per una emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale”. Il direttore Oms afferma poi di aver “accettato questo consiglio” dichiarando l’Emergenza Sanitaria pubblica di rilevanza internazionale.

“È necessaria una risposta internazionale coordinata – sottolinea – per migliorare la sorveglianza, l’individuazione di infezioni, malformazioni congenite e complicanze neurologiche. Occorre intensificare il controllo delle popolazioni di zanzare e accelerare lo sviluppo di test diagnostici e vaccini per proteggere le persone a rischio, soprattutto durante la gravidanza. Il Comitato ha trovato alcuna giustificazione di sanità pubblica per le restrizioni sui viaggi e gli scambi per prevenire la diffusione del virus Zika. E allo stato attuale, le più importanti misure di salvaguardia, riguardano il controllo delle popolazioni di zanzare e la prevenzione dalle punture di zanzare in soggetti a rischio, soprattutto le donne in stato di gravidanza”.

di Umberto Buzzoni

Il Decreto: le nuove norme e la sigaretta “senza fumo”

 Dal 2 febbraio 2016 vi saranno importanti novità dovute al decreto sulla green economy, dopo l’approvazione del ddl legge 28 dicembre 2015 n. 221.

Il Ddl contiene le nuove norme sul fumo, che vanno a recepire le regole europee: continuano gli avvisi, tramite immagini e scritte, sui pacchetti di sigarette che informano i fumatori che il fumo fa male alla salute, così come continuerà il divieto di fumare in automobile se sono presenti dei bambini e donne in dolce attesa e sarà vietato fumare anche fuori dagli ospedali, dalle università ospedaliere e dagli istituti di ricovero pediatrici, ma anche fuori dai reparti di ginecologia, ostetricia, neonatologia e pediatria. Eliminati i pacchetti da 10 sigarette e le ricariche delle sigarette elettroniche dovranno riportare etichette dettagliate. Il tabacco sfuso non potrà essere venduto in quantità superiori a 30 grammi.

Inoltre arriva un prodotto nuovo: la sigaretta senza fumo. Un dispositivo con dentro una cartuccia di tabacco lavorato che quando si scalda evapora e chi lo aspira dovrebbe subire meno danni, perché non avviene il dannoso processo della combustione a differenza che nelle sigarette elettroniche.

di Umberto Buzzoni

Ginevra: protesi della caviglia realizzata con imaging e stampanti 3D

Un’équipe degli Ospedali universitari di Ginevra (Hôpitaux Universitaires de Genève o HUG) ha posato, per la prima volta in Svizzera, una protesi della caviglia la cui preparazione è stata effettuata ricorrendo a imaging e stampanti 3D. Questa tecnica è già praticata in Gran Bretagna, Germania, Italia.

Rispetto ai metodi convenzionali, essa presenta numerosi vantaggi: forte diminuzione della durata dell’intervento, maggiore precisione, personalizzazione della posa, meno irradiazioni, chirurgia meno invasiva e rischi di infezione ridotti, sottolinea un comunicato odierno.

Il metodo consiste nel realizzare, prima dell’intervento e sulla base di un scanner dell’articolazione del paziente, una riproduzione virtuale delle ossa. Seguono una ricostruzione tridimensionale dell’anatomia e la simulazione della posizione ideale della protesi. Sulla base di queste ricostruzioni sono prodotte, con una stampante 3D, le guide di posizionamento e di incisione, precise al millimetro, che saranno utilizzate durante l’intervento.

Dieta veloce 5:2 “Cinque giorni si mangia Due si digiuna”

Un nuovo trend creato dal famoso medico inglese Michael Mosley che ha spiegato il paradigma della sua dieta “The 5:2 fast diet” nel libro “The Fast Diet“. Alla base di qeusta dieta c’è il concetto di depurazione del corpo utilizzando un’azione intermittente, ovvero cinque giorni di alimentazione normale e due di dieta a forte restrizione calorica. Angelina Jolie, Ben Affleck, Katy Perry e Beyoncè sono alcuni dei nomi di famosi che hanno adottato la logica del digiuno intermittente per rimettersi in forma.

La promessa di Mosley è quella di non riprendere i chili di troppo e di dimagrire in modo sano senza perdere la massa muscolare “Sappiamo tutti che quando si decide di perdere peso le prime mosse sono quelle di mangiare cibi con basso contenuto di grassi, fare più esercizio fisico e non saltare i pasti. Questo è stato il consiglio dietetico standard dato per decenni alle persone, anche se può funzionare solo per alcuni. Quindi non c’è un’alternativa? Noi pensiamo che ci sia, ed è il digiuno intermittente”.

Si mangia normalmente per cinque giorni a settimana e si fa la dieta gli altri due giorni, “nei quali si riduce l’apporto calorico al 25% rispetto al livello normale. Ciò significa che, ad esempio, un lunedì e un giovedì si mangiano 500 calorie (per la donna) e 600 (per l’uomo). Se si segue questo regime è possibile perdere circa 0,4 chili in una settimana, nel primo caso, e un po’ di più nel secondo. Alcuni studi sul digiuno intermittente mostrano non solo che le persone vedono dei miglioramenti a livello di pressione sanguigna e colesterolo, ma anche per la sensibilità all’insulina. Non c’è niente di più ‘potente’ per il corpo come il digiuno”.

Mosley ricorda spesso di aver perso 10 chili in 9 settimane con il digiuno intermittente. Un calo che potrebbe sembrare un traguardo irraggiungibile per molti alle prese con il sovrappeso e con la bilancia che non mente. Soprattutto quando la ‘The 5:2 fast diet‘ permette di mangiare comunque ciò che si vuole nei giorni in cui non si digiuna parzialmente.

C’è però anche chi punta il dito contro la dieta intermittente. Sono molti i nutrizionisti che non vedono di buon occhio questo regime alimentare che sta prendendo sempre più piede. I medici del National Health Service britannico hanno sottolineato che il digiuno provoca ansia, disidratazione e alitosi. Si possono ottenere gli stessi risultati con una dieta più equilibrata, che prevede di mangiare con moderazione e senza esagerare tutti i giorni.

di Umberto Buzzoni