Novita’ sul canone rai

tvdisegnoIl canone di abbonamento alla televisione è dovuto da chiunque abbia un apparecchio televisivo (art. 1 del R.D.L., n. 246/38) e si paga una sola volta all’anno e una sola volta a famiglia, a condizione che i familiari abbiano la residenza nella stessa abitazione.

Con la Legge di stabilità 2016 (art. 1, c. da 152 a 159, L.208/15) sono state introdotte delle novità riguardanti il canone di abbonamento:

  • è stato ridotto a 100 euro (non più 113,50) il canone di abbonamento alla televisione per uso privato per l’anno 2016;
  • è stata introdotta la presunzione di detenzione dell’apparecchio televisivo nel caso in cui esista un’utenza per la fornitura di energia elettrica nel luogo in cui una persona ha la propria residenza anagrafica;
  • è stato previsto, per i titolari di utenza elettrica per uso domestico residenziale, il pagamento del canone mediante addebito nella fattura dell’utenza di energia elettrica. Per tali soggetti, quindi, il pagamento del canone non potrà più avvenire tramite bollettino postale.

Il pagamento mediante addebito sulle fatture emesse dalle imprese elettriche avverrà in dieci rate mensili, da gennaio ad ottobre di ogni anno. Solo per il 2016 il primo addebito del canone sarà effettuato a partire dalla prima fattura successiva al 1° luglio 2016.

Anche i residenti all’estero devono pagare il canone se detengono un’abitazione in Italia dove è presente un apparecchio televisivo.

In caso di possesso di apparecchi radio o TV nei locali della propria attività, il canone TV speciale, cioè per gli esercizi pubblici, continuerà invece ad essere pagato con le modalità tradizionali.

Pagare il canone con addebito sulla pensione

Per poter pagare il canone TV direttamente con addebito sulla pensione, è necessario farne richiesta al proprio ente pensionistico entro il 15 novembre dell’anno precedente a quello cui si riferisce l’abbonamento.

L’agevolazione riguarda tutti i cittadini, titolari di abbonamento alla televisione, con un reddito di pensione, percepito nell’anno precedente a quello della richiesta, non superiore a 18.000 euro.

Le modalità di presentazione della domanda sono stabilite da ciascun ente, che provvederà poi a comunicare al pensionato l’esito della domanda e, in caso affermativo, a certificare successivamente che l’intero importo dovuto per il canone di abbonamento alla televisione è stato pagato.

Disdire l’abbonamento

Non è più prevista la disdetta dell’abbonamento richiedendo il suggellamento dell’apparecchio tv.

I contribuenti titolari di un’utenza di fornitura di energia elettrica per uso domestico residenziale che vogliono disdire l’abbonamento, in quanto non detengono più apparecchi televisivi in alcuna dimora (ad esempio perché li hanno ceduti), devono presentare la dichiarazione sostituiva di non detenzione con il modello appositamente predisposto.

Per ogni informazione, è comunque possibile consultare anche il sitohttp://www.canone.rai.it/

fonte Agenzia delle Entrate

Anagrafe condominiale: ruolo dell’amministratore, dei condòmini e problematiche applicative

Anagrafe condominiale: ruolo dell’amministratore, dei condòmini e problematiche applicative
NEWS DI CONDOMINIO
L’anagrafe condominiale è uno di quei registri che l’amministratore del condominio è obbligato a tenere ed aggiornare. Quali i compiti, gli mutuoobblighi e le spese?
05 MARZO 2016 ORE 13:52
Avv. Alessandro GallucciAVV. ALESSANDRO GALLUCCI
anagrafe condominiale , amministratore di condominio , certificazione conformità impianti
Anagrafe condominiale, nozione e obblighi

Anagrafe condominialeLa legge n. 220/2012 (la così detta riforma del condominio), tra le varie cose, ha modificato l’art. 1130 c.c. introducendo nel corpus legislativo un riferimento all’anagrafe condominiale.

La tenuta del registro spetta all’amministratore nominato dall’assemblea.

Il riferimento alla nomina assembleare non è causale: in quei condomini ove non v’è obbligo di nomina dell’amministratore, potrebbe essere presente il così detto amministratore di fatto (art. 1130, sesto comma, c.c.).
Si tratta di quel condomino che, nella realtà quotidiana, ha l’onere di sbrigare alcune faccende inerenti la gestione delle cose comuni, pur senza esserne stato investito formalmente.

Il n. 6 del suddetto articolo specifica che l’amministratore deve curare la tenuta del registro di anagrafe condominiale contenente le generalità dei singoli proprietari e dei titolari di diritti reali e di diritti personali di godimento, comprensive del codice fiscale e della residenza o domicilio, i dati catastali di ciascuna unità immobiliare, nonché ogni dato relativo alle condizioni di sicurezza alle parti comuni dell’edificio.

La norma specifica altresì che ogni variazione dei dati deve essere comunicata all’amministratore in forma scritta entro sessanta giorni. L’amministratore, in caso di inerzia, mancanza o incompletezza delle comunicazioni, richiede con lettera raccomandata le informazioni necessarie alla tenuta del registro di anagrafe. Decorsi trenta giorni, in caso di omessa o incompleta risposta, l’amministratore acquisisce le informazioni necessarie, addebitandone il costo ai responsabili (art. 1130 n. 6 c.c.).

La norma si lascia leggere facilmente, anche se come vedremo non manca di sollevare alcuni dubbi. L’amministratore deve tenere un registro con tutti i dati relativi all’immobile ed alle persone che lo occupano, ad esempio: proprietario, usufruttuario, conduttore, ecc.

Quanto a quest’ultimo, che spesso resta ignoto al condominio, la riforma del condominio rappresenta sicuramente un grattacapo in più per chi ha dato in locazione in nero un’unità immobiliare ma anche per chi amministra un condominio; la legge, infatti, non prevede un’anagrafe pubblica dei contratti di locazione né conferisce all’amministratore specifici poteri d’indagine. Insomma rispetto alla locazione, il registro di anagrafe condominiale, lo vedremo nel dettaglio più avanti, rischia di essere un’arma spuntata.

L’anagrafe mutuodeve essere tenuta con la costante collaborazione del condòmino; la reticenza di quest’ultimo gli comporta solamente l’addebito dei costi per la ricerca delle informazioni indicate nella norma.

Il registro di anagrafe condominiale, solitamente, altro non è che un insieme di schede personali contenenti le informazioni previste dall’art. 1130 n. 6 c.c.
Rispetto a queste, che devono essere comunicate in ragione di uno specifico obbligo di legge, non vi è necessità per l’amministratore di ottenere l’autorizzazione al trattamento dei dati personali. Diversamente, ossia nel caso di presenza nella scheda di altre informazioni sensibili (es. numero di cellulare del condomino non presente in pubblici elenchi), l’autorizzazione al trattamento è necessaria.

I condòmini hanno diritto di prendere visione ed estrarre copia del registro di anagrafe condominiale e l’amministratore è tenuto ad agevolare l’esercizio di tale diritto indicando – all’atto della nomina e di ogni suo rinnovo – giorni ed ore nei quali è possibile accedere alla consultazione di tali registri ed estrarne copia a proprie spese (art. 1129 c.c.).fonte lavori in casa.it

Instagram verso design in bianco e nero

Instagram verso un design più minimalista: l’applicazione per la condivisione di foto e video di proprietà di Facebook dal 2012 sta testando una nuova versione della sua applicazione per iPhone e smartphone Android con uno stile quasi “in bianco e nero“. Alcuni utenti, come riportato dal sito Mashable, stanno segnalando il nuovo look dell’applicazione, le cui icone avrebbero un aspetto più snello, lineare e poco colorato.

A cambiare sono ad esempio l’icona della fotocamera, che da un quadrato con cerchio all’interno diventa una vera e propria macchina fotografica e le notifiche che sono rappresentate da un cuore più stilizzato. L’uso degli spazi bianchi aumenta. “Spesso proviamo nuove esperienze su una piccola percentuale della comunità globale”, ha spiegato un portavoce a Mashable, “questo è soltanto un test di design“. Dunque i cambiamenti per ora non si traducono in nessun annuncio ufficiale. L’applicazione ha 400 milioni di utenti attivi al mese.

fonte ansa.it

Aborto, Consiglio d’Europa contro l’Italia: discriminati medici e infermieri non obiettori. Lorenzin: dati vecchi

L’Italia discrimina medici e personale medico che non hanno optato per l’obiezione di coscienza in materia di aborto. Lo afferma il Consiglio d’Europa, accogliendo un ricorso della Cgil e sostenendo che questi sanitari sono vittime di “diversi tipi di svantaggi lavorativi diretti e indiretti”. “Gli svantaggi subiti dal personale che non ha fatto obiezione”, secondo l’organizzazione di Strasburgo, “emergono semplicemente dal fatto che certi medici forniscono servizi di aborto nel rispetto della legge”, e “quindi non c’è alcun motivo ragionevole od obiettivo per questa disparità di trattamento”.

Soddisfatta per la decisione Susanna Camusso, segretario generale della Cgil: “Una sentenza importante – commenta – perché ribadisce l’obbligo della corretta applicazione della legge 194, che non può restare soltanto sulla carta. Il sistema sanitario nazionale, deve poter garantire un servizio medico uniforme su tutto il territorio nazionale, evitando che la legittima richiesta della donna rischi di essere inascoltata. Questa decisione del Consiglio d’Europa riconferma che lo Stato deve essere garante del diritto all’interruzione di gravidanza libero e gratuito affinché le donne possano scegliere liberamente di diventare madri e senza discriminazioni, a seconda delle condizioni personali di ognuna”. La ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, si dice invece stupita: “Mi riservo di approfondire con i miei uffici, ma sono molto stupita perché dalle prime cose che ho letto mi sembra si rifacciano a dati vecchi che risalgono al 2013. Il dato di oggi è diverso”. E aggiunge: “Dal 2013 a oggi abbiamo installato una nuova metodologia di conteggio e nella relazione che abbiamo presentato al Parlamento recentemente non ci risulta una sfasatura. Ci sono soltanto alcune aziende pubbliche che hanno qualche criticità dovuta a problemi di organizzazione. E siamo intervenuti anche richiamando”. Per il ministro “siamo nella norma, anche al di sotto. E non c’è assolutamente lesione del diritto alla salute”.

Alla ministra controreplica lo stesso sindacato. “I dati sono aggiornati alla pubblica udienza che si è tenuta davanti alla Corte europea dei Diritti dell’uomo a Strasburgo il 7 settembre 2015 e non sono mai stati smentiti dal ministero della Salute e dal Governo italiano” afferma la responsabile politiche di genere Cgil, Loredana Taddei. “Auspichiamo un confronto serio e definitivo che conduca l’Italia a superare questo stato di disapplicazione e disorganizzazione degli ospedali e delle Regioni”.

Percorso difficile. Il Consiglio d’Europa riprovera l’Italia perché, nonostante la legge 194/78, l’accesso ai servizi di interruzione volontaria è complicato. L’organismo europeo ha dichiarato, dunque, “ammissibile” il ricorso della Cgil alla Corte sulla violazione dei diritti alla salute delle donne che intendono accedere all’interruzione di gravidanza (secondo le modalità previste dalla legge) e dei medici non obiettori di coscienza.

“Le donne che cercano accesso ai servizi di aborto -si legge nelle conclusioni – continuano ad avere di fronte una sostanziale difficoltà nell’ottenere l’accesso a tali servizi nella pratica, nonostante quanto è previsto dalla legge “.

Il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa denuncia una situazione in cui “in alcuni casi, considerata l’urgenza delle procedure richieste, le donne che vogliono un aborto possono essere forzate ad andare in altre strutture (rispetto a quelle pubbliche), in Italia o all’estero, o a mettere fine alla loro gravidanza senza il sostegno o il controllo delle competenti autorità sanitarie, oppure possono essere dissuase dall’accedere ai servizi di aborto a cui hanno invece diritto in base alla legge 194/78”.

Secondo il Comitato, quest tipo di situazioni possono “comportare notevoli rischi per la salute e il benessere delle donne interessate, il che è contrario al diritto alla protezione della salute”.

Pd: “Situazione grave”. “Durante questa legislatura ho presentato diverse interrogazioni al governo sul tema – ha detto la deputata del Pd, Roberta Agostini -. In alcune regioni le percentuali di obiezione tra i ginecologi sono superiori all’80%: in Molise (93,3%), in Basilicata (90,2%), in Sicilia (87,6%), in Puglia (86,1%), in Campania (81,8%), nel Lazio e in Abruzzo (80,7%). Quattro ospedali pubblici su dieci, di fatto, non applicano la legge 194 e continuano ad aumentare gli aborti clandestini. È del tutto evidente come in Italia si stia violando il diritto alla salute delle donne e quanto sia urgente garantire il servizio di interruzione volontaria di gravidanza in ogni struttura e su tutto il territorio nazionale, nella piena applicazione della legge 194 del 1978. Chiediamo al governo e alle regioni di agire subito assumendo le misure opportune e necessarie per assicurare i diritti delle donne e dei medici”.

Turco: “Parlamento faccia di più”. “Il pronunciamento del Consiglio d’Europa rileva che l’Italia, al di là dei dati rassicuranti della relazione al Parlamento sull’applicazione della 194, deve fare di più e meglio. Il tema dell’aborto deve essere centrale nelle decisioni politiche e non marginale come invece è”, ha commentato l’ex ministra della Sanità, Livia Turco. “Ci deve essere una vigilanza concreta – insiste- e vanno attivate tutte le azioni pratiche possibili per una regolamentazione efficace dell’obiezione di coscienza, di cui indicazioni efficaci sono contenute nella relazione della commissione di bioetica della Presidenza del Consiglio presieduta da Casavola”.

Meloni contro Strasburgo: “Pronunciamenti ridicoli”. Non concorda con il Consiglio d’Europa la leader di Fdi, Giorgia Meloni, candidata a sindaco di Roma: “I pronunciamenti del Consiglio d’Europa sono ridicoli: si occupano solo di questioni ideologiche, come del resto fa anche la Cgil. In Italia non è troppo difficile abortire: è difficile avere un bambino, anche grazie alle politiche delle istituzioni europee che hanno affamato le famiglie italiane per rimpinguare le casse delle grandi banche e delle lobby che le governano. Cominciamo a destinare al sostegno alla maternità i fondi europei, poi vedremo quante saranno le donne che vorranno abortire”.

fonte repubblica.it

WhatsApp rafforza la sicurezza e la privacy: tutti i messaggi ora saranno criptati

WhatsApp aumenta le misure per la tutela della privacy degli utenti. L’app di messaggistica, controllata da Facebook, ha rafforzato il sistema di criptazione dei messaggi, in modo che solo chi lo invia e lo riceve possa vedere i contenuti. Come si legge in una nota sul blog del gruppo, WhatsApp era al lavoro dalla fine del 2014 per fare in modo che il criptaggio funzionasse su varie piattaforme di telefinia mobile e per i diversi tipi di messaggio, ora, come ha fatto sapere la societa’, il sistema e’ disponibile per tutti gli utenti dell’app, circa un miliardo in tutto il mondo.

La decisione di WhatsApp arriva in un momento molto delicato, in cui la dicotomia tra tutela della privacy degli utenti e sicurezza nazionale e’ stata portata agli onori delle cronache dal braccio di ferro tra Apple e l’Fbi sulla necessita’ di sbloccare l’iPhone del killer di San Bernardino (la Giustizia americana aveva chiesto a Apple di sbloccarlo, ma questa si e’ rifiutata, e alla fine l’Fbi e’ riuscito a sbloccarlo senza l’aiuto di Cupertino). “Riconosciamo l’importante lavoro fatto dalle autorita’ per garantire la sicurezza delle persone, ma indebolire i sistemi di criptaggio rischi di esporre le informazioni delle persone ad abusi da parte di cybercriminali, hacker e stati nemici”, ha detto Jan Koum, amministratore delegato di WhatsApp.

fonte Il Corriere della Sera

Fiber Phone, Google reinterpreta il telefono fisso

“CHE SI TRATTI di chiamare la mamma o ordinare un cibo a portar via, ci basiamo sui nostri telefoni per aiutare raggiungere le persone e le cose che contano. E mentre i telefoni cellulari ci hanno spinto verso il futuro, il servizio di telefono di casa è ancora importante per molte famiglie”. E’ con queste parole che John Shriver-Blake, product manager di Google Fiber, introduce l’omonimo servizio che Big G ha deciso – in chiara controtendenza – di lanciare in alcune zone degli Stati Uniti. Un servizio di telefonia fissa nel quale per 10 dollari al mese si hanno chiamate illimitate a numeri locali e nazionali e ci sono le tariffe di Google Voice (certamente più convenienti di quelle degli operatori tradizionali) per le chiamate internazionali.

Insomma, Fiber Phone è un servizio di telefonia fissa in piena regola, che arriva dal gigante dell’innovazione soprattutto in chiave mobile. Con questo contratto, fa sapere Mountain View, è possibile mantenere il vecchio numero di telefono o averne uno nuovo. C’è l’avviso di chiamata, ID del chiamante e tutti i servizi canonici degli altri operatori. Fiber Phone, poi, per l’utente i messaggi contenuti in casella vocale e li invia come testo oppure email. Il router che entra nelle case degli americani funziona con tutti i telefoni in possesso dell’utente. Il servizio è basato sul cloud con tutte le opportunità che questa opzione apre.

“Il telefono fisso può essere essere familiare, affidabile e fornire un servizio di alta qualità, ma la tecnologia in questo settore non sempre ha tenuto il passo dell’innovazione”, spiega Shriver-Blake. “Ecco perché oggi vogliamo aiutarti a rimanere in contatto ovunque ci si trovi. Puoi restare sempre connesso, Fiber Phone può aiutarti a sfruttare al massimo il tuo telefono di casa, anche quando non sei a casa. Il tuo numero di telefono fibra vive nel cloud, il che significa che lo può utilizzare su quasi qualsiasi telefono, tablet o laptop.

Fiber Phone è la naturale estensione di Google Fiber che da qualche tempo offre la fibra ottica ad alta qualità (fino a 1000 Mbps) in quattro città americane ma punta a espandersi in breve tempo. Il servizio costa 70 dollari al mese e la tariffa del telefono Fiber PHone si aggiungerebbe, per ora, a quello che già si paga per la connessione.

fonte La Repubblica

Le sette molecole della giovinezza

Okinawa è un’isola giapponese famosa perché detiene il record mondiale di centenari e ultra-centenari. Malattie come cancro e Alzheimer hanno un’incidenza bassissima tra la popolazione e molto si deve all’alimentazione, moderata, varia, ricca di verdure e di antiossidanti. È la famosa dieta studiata dal Centro di ricerca sulla longevità che ha sede sull’isola e descritta nel libro “Okinawa l’isola dei centenari” di Bradley Willcox, Craig Willcox e Makoto Suzuki. Una dieta non molto diversa da quella mediterranea, con moltissima verdura, frutta e carboidrati. Soprattutto tè, cetrioli, insalata, arance, mele, zucchine, yogurt magri e alghe. Adesso un gruppo di ricercatori dell’Istituto di Scienza e Tecnologia di Okinawa, con sede a Onna, ha fatto un passo avanti sulla conoscenza che abbiamo dell’invecchiamento, iniziando a catalogare le principali molecole presenti (o carenti) nel sangue quando invecchiamo e confrontandole con quelle presenti (o carenti) nel sangue di giovani.

Antiossidanti e funzionalità dei muscoli

Una “carta d’identità molecolare” tracciata nel sangue, i cui risultati sono stati pubblicati su Proceedings of the National Academy of Sciences. Come spiega Mitsuhiro Yanagida, primo autore dello studio, sono stati identificati composti carenti nel sangue degli anziani e abbondanti in quello dei giovani, in particolare antiossidanti e molecole importanti per la forza dei muscoli. Ciò suggerisce che sviluppando sistemi volti ad aumentare le concentrazioni di queste sostanze nel sangue si potrebbe rallentare l’invecchiamento, aumentare la longevità e soprattutto garantire una lunga vecchiaia in buona salute. Yanagida e colleghi hanno confrontato la composizione del sangue di 15 giovani (età media 29 anni) e 15 anziani (età media 81 anni) con una particolare tecnica (cromatografia liquida-spettrometria di massa) per misurare la concentrazione di alcune sostanze. Quindi hanno isolato 14 metaboliti (prodotti o componenti del metabolismo), di cui 7 abbondanti nel sangue dei giovani ma non in quello degli anziani e 7 abbondanti nel sangue degli anziani ma non in quello dei giovani.

Sette molecole dei giovani, sette degli anziani

Le “sette molecole della giovinezza” sono soprattutto antiossidanti e composti fondamentali per la salute dei muscoli, per esempio carnosina (legata all’attività fisica svolta dall’individuo), N-acetil glucosamina, NAD+ (uno dei mattoni fondamentali del metabolismo ossidativo, che è la “centrale elettrica” che produce energia), 1,5-anidroglucitolo, leucina (un aminoacido). Gli studiosi di Okinawa hanno poi trovato 7 molecole più abbondanti nel sangue degli anziani. Si tratta soprattutto di sostanze legate a una ridotta funzione di reni e fegato: tra queste la citrullina (aminoacido raro che fa parte degli istoni che stanno intorno al Dna), l’acido pantotenico (o vitamina B5, che viene assunta esclusivamente dalla dieta ed è indispensabile per la sintesi di proteine), la N-acetil arginina.

L’importanza del metabolismo nella salute

«È un lavoro che promette molto, anche se non c’è una scoperta diretta sui principali obiettivi della ricerca attuale, che sono riconoscere in anticipo i segni delle future malattie e rallentare il processo di invecchiamento – spiega PierGiuseppe Pelicci, Direttore della Ricerca all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano -. Lo studio giapponese ha però in sé elementi di novità che aprono un filone, i cui risultati preliminari sono estremamente promettenti». Al centro del lavoro, aggiunge Pelicci, c’è il funzionamento del metabolismo, «che non è solo il “motorino” che produce l’energia di cui abbiamo bisogno, ma un sistema biologico importantissimo che può essere manipolato e modificato e che influenza l’insorgenza delle malattie. Un apparato che è al centro della vita della cellula, i cui compiti sono immagazzinare energia, renderla disponibile e costruire i “mattoni” di qualsiasi molecola che forma il nostro organismo. È una macchina modulabile, a rischio di malfunzionamento ma anche passibile di modifiche a favore della salute e della longevità».

Conoscerlo per poterlo modificare

Per poter intervenire sul metabolismo del singolo individuo, continua il professor Pelicci, è necessario conoscerlo e questo studio è utile proprio in questo senso. «Finora non avevamo strumenti di misurazione accurati dei metaboliti – continua l’esperto -; gli scienziati giapponesi sono invece riusciti, tramite una metodica molto avanzata, a misurare con precisione i livelli di alcuni metaboliti nel sangue che danno un quadro delle caratteristiche dell’individuo. Si apre un’autostrada per future ricerche sull’invecchiamento. Anche perché in questo studio sono stati presi in considerazione anziani di Okinawa (attenzione, non centenari, che hanno caratteristiche completamente diverse) e dunque sarà poi possibile confrontare i dati di questi soggetti con quelli di ottantenni che vivono in altre zone del mondo, meno fortunate in quanto a longevità».

Un apparato complesso (e importantissimo)

Ma perché il metabolismo è così importante? «Abbiamo bisogno di trasformare il cibo in energia e questo è ciò che fa il metabolismo – spiega Pelicci -, ma il processo è ancora più complesso. Un individuo non può dipendere dall’energia fornita dagli alimenti per ogni attività quotidiana svolta e dunque il cibo deve essere trasformato in energia accumulabile (le riserve si trovano nel tessuto adiposo). Il secondo livello di complessità è dato dal fatto che gli stessi apparati usano l’energia presa dal cibo e alcuni componenti del cibo stesso per sintetizzare nuove molecole (proteine, zuccheri e lipidi) che vanno a formare il nostro organismo. È un lavoro incessante, importantissimo». Quali sono i fattori esterni che incidono di più su questo sistema? «In primo luogo il cibo, ma anche l’esercizio fisico. Ed esistono molti farmaci che agiscono sul sistema metabolico». La strada per future ricerche è aperta e l’invecchiamento sarà, si spera, un mondo sempre meno misterioso.

fonte Il Corriere della Sera