Presto, forse, potremo dire addio all’ora legale!

Si discuterà a Strasburgo  nella giornata odierna in Parlamento Europeo di un provvedimento che chiede l’abolizione dell’ora legale. Secondo i sostenitori di tale opzione cambiare orario due volte nell’arco di un anno, sia a marzo che ad ottobre, porta scompensi nella vita dei cittadini ed è causa di danni alla salute. Sul tema verranno presentati studi scientifici mirati che approfondiscono tali danni ma non solo: gli effetti negativi del cambio di orario hanno ripercussioni anche sull’agricoltura, sul lavoro e soprattutto nel campo della sicurezza stradale.

Il testo presentato dai parlamentari, per la maggior parte provenienti da Paesi del Nord e dell’Est Europa, invita a riflettere su un cambiamento radicale: cancellando l’ora legale resterebbe infatti solo quella solare a cui fare riferimento. L’ultima parola sul tema spetta comunque alla Commissione Europea: seguiremo gli sviluppi del dibattito.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Assicurazione auto scaduta: cosa si rischia

Mettersi al volante con l’assicurazione auto scaduta comporta dei rischi non solo in caso di incidente ma anche in caso di controllo su strada, o non, effettuato dalle forze dell’ordine.L’ articolo 193 del Codice della Strada indica l’ obbligo per tutti i veicoli di avere la copertura Rca e, per ricordare all’utente la data del rinnovo, la compagnia assicurativa, trenta giorni prima della scadenza, invia un promemeria all’automobilista. Cosa succede se il cosumatore dimentica di rinnovare la polizza?

Ci sono ulteriori 15 giorni di tolleranza che partono dalla data di scadenza della vecchia polizza. Se questo lasso di tempo viene superato scattano, in caso di controllo, le sanzioni che vanno dagli 841 ai 3.287 euro. Oltre alla multa, si rischia anche il sequestro del mezzo. Da ricordare che un veicolo non assicurato è passibile di multa anche quando si trova in sosta in un’area pubblica: ciò significa che non è necessario che l’automobile sia in marcia, è sufficiente che l’assicurazione sia scaduta da più di 15 giorni per incorrere comunque nella sanzione.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Licenziamento sul lavoro e fumo.

Fumare una sigaretta durante una pausa lavorativa può essere motivo di licenziamento? La risposta è affermativa dipende però da alcuni fattori ad esempio dal tempo impiegato e dal luogo in cui si fuma. Durante la pausa, solitamente della durata di dieci minuti, il dipendente può fare in libertà qualsiasi azione bere un caffè, chiacchierare con i colleghi, concedersi una sigaretta senza essere licenziato. Tuttavia per la questione “fumo” il lavoratore è obbligato a rispettare i divieti aziendali posti a tutela dei non fumatori ed andare in uno spazio aperto oppure al di fuori dell’azienda stessa. In caso di comportamento errato si rischia il licenziamento.

Qualche eccezione alla regola esiste: ad esempio, non è possibile fumare all’aperto nei pressi degli ospedali, delle università o delle scuole, a meno che non siano state stabilite dalle stesse strutture apposite aree per i fumatori. Una sentenza emessa dal Tribunale di Monza ordinò il reintegro di un dipendente per colpa di una sigaretta accesa all’aperto in orario di lavoro. Il giudice impose all’azienda anche il pagamento delle retribuzioni maturate dalla data del licenziamento illegittimo a quella del reintegro. Veniamo ad un’altra questione: qual è il comportamento corretto del datore di lavoro? Lui è responsabile della tutela della salute dei dipendenti controllando ciò che succede in azienda, nei corridoi, nei bagni. Quindi, chi viene sorpreso in pausa a fumare in un luogo vietato sarà sottoposto ad un provvedimento disciplinare oppure, nei casi più gravi al licenziamento specie se il comportamento viene ripetuto più volte nonostante la presenza di materiali infiammabili. In questo caso si configura la “giusta causa” perché l’abitudine del lavoratore crea un pericolo per l’azienda.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Dal primo luglio sparirà la scheda carburante.

La nuova legge di bilancio prevede moltissime novità: una di queste riguarda la scheda carburante che dal primo luglio verrà abolita. Al suo posto dovranno essere effettuati pagamenti tracciabili, tramite bancomat o carta di credito, dietro emissione di fattura elettronica a cura del benzinaio dove si effettua il pieno. La decisione presa dal governo in merito riguarderà quindi tutti quei professionisti o aziende che detraggono dalla dichiarazione fiscale i costi del carburante al fine di arginare il fenomeno delle “spese gonfiate” per pagare meno tasse.

La legge, è ancora in discussione, e prevede l’introduzione del comma 1-bis nell’art. 164 del TUIR, secondo cui le spese sostenute per comprare il carburante saranno deducibili solamente se effettuate con carte di credito, prepagate o di debito. Ovviamente la notizia rivoluzionaria ha creato il caos soprattutto per i benzinai che temono di non potersi mettere in regola in così breve tempo. I dubbi sono legati soprattutto all’obbligo di emettere la fattura elettronica, che non potrà essere formulata in tempo reale. Secondo le prime stime ci sarebbe però un rimedio rappresentato dall’uso di carte ricaricabili o di credito emesse dalle aziende petrolifere per pagare i rifornimenti. In questo modo l’acquisto del carburante potrebbe essere fatturato direttamente dalle compagnie a fine mese, consentendo ai professionisti di ricevere in poco tempo i dati necessari per accedere alle detrazioni fiscali.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Badante: come organizzare i pagamenti di tale figura professionale

Se si necessita in casa dell’aiuto di una badante bisogna conoscere cosa dice la legge circa il rapporto di lavoro da instaurare con tale figura professionale. Il ruolo della badante è regolarizzato dal contratto collettivo nazionale per le assistenti familiari in cui è indicata la retribuzione minima da percepire. La badante può essere inquadrata come “convivente” o “ad ore” e il suo stipendio varia tra gli 800 e i 1.100 euro al mese. In particolare le badanti impegnate otto ore al giorno percepiranno una paga che va da 5,32 ad un massimo di 8 euro l’ora. Per le badanti conviventi lo stipendio varia da un minimo di 733,3 ad un massimo di 1.350,88 euro al mese compresi vitto ed alloggio. Infine le badanti part-time impegnate per 2 o 4 ore al giorno verranno pagate tra i 7 e i 9 euro l’ora.

La badante ha diritto anche alla tredicesima, al TFR, alle ferie ed al riposo settimanale: nello specifico ha diritto a godere di un mese di ferie retribuito ogni anno e ad un giorno e mezzo di riposo alla settimana e a due ore di libera uscita nei restanti giorni. Per quanto riguarda i contributi invece questi vanno versati ogni tre mesi all’Inps. Ricordate infine di non pagare la badante in contanti poiché, davanti a possibili contestazioni, potreste non riuscire a dimostrare di aver assolto ai vostri doveri. Pertanto si consiglia di utilizzare un pagamento tracciabile: un assegno circolare o un bonifico sono la soluzione ottimale.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Occhio al “key bumping” lo scasso che non lascia tracce!

Con i tempi di crisi che corrono aumentano i furti in appartamento. Le numerose segnalazioni in tutta Italia hanno creato un allarmismo generale poiché la nuova tecnica utilizzata dai malviventi si chiama “key bumping”. Si tratta di un furto con scasso eseguito a regola d’arte poiché non lascia segni di infrazione. Il” key bumping” permette di aprire porte e lucchetti, con serrature a cilindro europeo, utilizzando un’apposita chiave ad urto.

Il ladro in sostanza inserisce nella serratura una chiave appositamente limata che svolge il ruolo di tensore. Una volta infilata la chiave viene poi colpita con un qualsiasi oggetto rigido per far sì che la forza dell’urto vada ad alzare i pistoni superiori, oltre la linea di apertura, facendo scattare la serratura stessa. Ciò comporta che lo scasso non lascia segni di infrazione e i malviventi, una volta entrati, possono sostare in casa indisturbati. Una delle problematiche più spinose da affrontare dopo questo tipo di furto è il rapporto con le compagnie di assicurazione.

Il fatto che i ladri non lascino tracce rende praticamente impossibile l’ottenimento di un pieno rimborso dei danni subiti, dato che l’assicurazione può addurre come attenuante la dimenticanza della porta aperta. State attenti, chiudete sempre con tutte le mandate la porta di casa anche se vi assentate per poco tempo. Se volete sentirvi più sicuri installate un antifurto con sensori sensibili.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Cosa succede se non si paga la bolletta di gas e luce?

Potrebbe capitare per un motivo di distrazione oppure perché semplicemente dimentichiamo di aver ricevuto la bolletta e quindi non la paghiamo. Cosa accade in questo caso?La legge che tutela i diritti del consumatore è regolamentata dall’AAEGSI tramite la DEL 229/01. Se un consumatore è insolvente il venditore cheha emesso la bolletta deve inviare al proprio cliente una raccomandata con un sollecito in cui viene indicato il termine ultimo per mettersi in regola con il pagamento.Nel caso in cui la bolletta non pagata sia quella dell’energia elettrica il venditore deve indicare che, prima della sospensione della fornitura, la potenza verrà ridotta del 15% consentendo così un uso, sia pure minimo, delle apparecchiature elettriche presenti in casa. Se il cliente continua a non pagare, dopo quindici giorni la fornitura verrà sospesa.

Nel caso in cui il pagamento non venisse effettuato, il venditore comunque non potrà richiedere al distributore di sospendere la fornitura prima di tre giorni lavorativi, a partire dall’ultimo giorno utile per il pagamento indicato nella comunicazione di messa in mora. Se invece la bolletta in questione è quella del gas la procedura è la seguente: il venditore deve comunicare il termine dopo il quale, se il cliente continua a non pagare, verrà inviata al distributore la richiesta di sospensione della fornitura. La raccomandata deve inoltre illustrare i costi che si dovrebbero sostenere per la sospensione e la riattivazione del servizio.

Quali sono le sanzioni applicate sul ritardo del pagamento? Il cliente deve pagare la bolletta entro la data di scadenza. Se il pagamento avviene entro la data indicata nessun onere è posto a carico del cliente se il soggetto che ha ricevuto il pagamento (ad esempio l’ufficio postale) lo comunica con ritardo.Al cliente finale che paga in ritardo una bolletta di luce o gas può venire addebitato un interesse di mora, che sarà caricato sulla bolletta successiva. L’interesse è riferito all’arco di tempo che intercorre fra la scadenza della bolletta e la data del pagamento. Il cliente buon pagatore, cioè il cliente che nei due anni precedenti ha sempre pagato la bolletta entro i termini, per i primi dieci giorni di ritardo deve pagare solo gli interessi legali. Al cliente che paga in ritardo possono essere richieste anche le spese postali per l’eventuale sollecito di pagamento.

Se viene sospesa la fornitura cosa può fare il consumatore? Il cliente finale ha altri trenta giorni in cui il contratto rimane attivo con il misuratore sigillato e, prima di richiedere la riapertura dello stesso cliente deve pagare tutto il debito e richiedere la riapertura per morosità. Dopo che il pagamento è avvenuto, dovrà essere data comunicazione al venditore seguendo le modalità spiegate nella lettera di sollecito. Il venditore che riceve l’attestazione di pagamento del cliente deve subito inviare al distributore (tramite fax o e-mail) la richiesta di riattivazione della fornitura che avverrà entro due giorni feriali dalla data di ricevimento della richiesta da parte del venditore.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile