Licenziamento sul lavoro e fumo.

Fumare una sigaretta durante una pausa lavorativa può essere motivo di licenziamento? La risposta è affermativa dipende però da alcuni fattori ad esempio dal tempo impiegato e dal luogo in cui si fuma. Durante la pausa, solitamente della durata di dieci minuti, il dipendente può fare in libertà qualsiasi azione bere un caffè, chiacchierare con i colleghi, concedersi una sigaretta senza essere licenziato. Tuttavia per la questione “fumo” il lavoratore è obbligato a rispettare i divieti aziendali posti a tutela dei non fumatori ed andare in uno spazio aperto oppure al di fuori dell’azienda stessa. In caso di comportamento errato si rischia il licenziamento.

Qualche eccezione alla regola esiste: ad esempio, non è possibile fumare all’aperto nei pressi degli ospedali, delle università o delle scuole, a meno che non siano state stabilite dalle stesse strutture apposite aree per i fumatori. Una sentenza emessa dal Tribunale di Monza ordinò il reintegro di un dipendente per colpa di una sigaretta accesa all’aperto in orario di lavoro. Il giudice impose all’azienda anche il pagamento delle retribuzioni maturate dalla data del licenziamento illegittimo a quella del reintegro. Veniamo ad un’altra questione: qual è il comportamento corretto del datore di lavoro? Lui è responsabile della tutela della salute dei dipendenti controllando ciò che succede in azienda, nei corridoi, nei bagni. Quindi, chi viene sorpreso in pausa a fumare in un luogo vietato sarà sottoposto ad un provvedimento disciplinare oppure, nei casi più gravi al licenziamento specie se il comportamento viene ripetuto più volte nonostante la presenza di materiali infiammabili. In questo caso si configura la “giusta causa” perché l’abitudine del lavoratore crea un pericolo per l’azienda.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

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