Quando il parcheggio diventa reato di violenza privata.

Parcheggiare l’auto davanti al cancello di un’abitazione può essere considerato reato di violenza privata. La recente sentenza numero 40482/2018 emessa dalla Cassazione chiarisce le idee in merito: secondo i giudici colui che parcheggia davanti ad un cancello esercita un’azione costrittiva che non consente alla “vittima” di esprimere liberamente le proprie volontà. Si configura così il reato di violenza privata che comporta non solo una semplice multa. La sentenza quindi viene applicata sia per le abitazioni private che per quelle condominiali anche in assenza del cartello di passo carrabile. Sono ivi coinvolte tutte le tipologie di veicoli compresi quelli aziendali.

La sentenza è stata emessa nei confronti di un soggetto che, per giorni, aveva impedito la chiusura di un cancello posto sulla proprietà della vittima,  parcheggiandovi l’auto, impedendo quindi il transito regolare.  I giudici hanno deliberato quando segue “affinché un comportamento possa assumere rilevanza penale  esso deve determinare sulla vittima una coazione tale da porla nelle condizioni di subire una situazione non corrispondente al proprio volere”. In particolare, la violenza privata si identifica “attraverso l’uso di mezzi anomali diretti ad esercitare pressioni sulla volontà altrui, impedendone la libera determinazione”.  Lo stesso discorso vale anche nel caso in cui si occupi il parcheggio riservato ad un invalido, o se si parcheggia l’auto davanti ad un fabbricato in maniera tale da bloccare il passaggio ed impedirne il regolare accesso.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

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