Sì al danno morale per la perdita dell’animale da affezione. Se il vicino decide di farsi giustizia da sé e, infastidito dal comportamento del vostro gatto, decide di ucciderlo può essere condannato. E’ recente la sentenza emessa dalla Corte di Cassazione che non perdona l’ignobile gesto accaduto nel Nord Italia ai danni del piccolo animale. Un condomino si è reso protagonista dell’assurda vicenda e con un fucile ad aria compressa ha sparato al gatto del vicino causandone il decesso. Da un punto di vista giuridico il comportamento dell’uomo rientra nell’ipotesi delittuosa di maltrattamento di animali seguito da morte, un reato che è punito fino ad oltre due anni di carcere.
A tale pena si aggiunge poi il risarcimento dei danni che ne derivano. Il Tribunale di Milano delinea in maniera precisa, nella sentenza del 01/07/2014, la natura dei danni ed il limite quantitativo entro cui essi siano risarcibili. Nello specifico “ove un animale perisca per un fatto costituente reato spetterà ai suoi proprietari il risarcimento dei danni morali da perdita dell’animale da affezione patiti a seguito della condotta delittuosa”. Tale danno morale, dunque, è risarcibile esclusivamente quando il fatto costituisce reato.
Nel caso in esame, il decesso del gatto è inquadrato come tale pertanto viene riconosciuto il danno morale rappresentato innanzitutto dalla sofferenza psichica patita dalla proprietaria per la morte del proprio animale da affezione, col quale aveva creato un lungo rapporto di affetto.
Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile