di Umberto Buzzoni
Il regolamento Europeo 788/2012 definisce un programma di monitoraggio per garantire ai consumatori degli Stati membri un contenuto limitato di antiparassitari e pesticidi nei prodotti alimentari di origine vegetale e animale.
La Relazione annuale del 2013 dell’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) sui residui di pesticidi negli alimenti è il frutto dell’indagine svolta su 80.967 campioni di alimenti provenienti da 27 Stati membri dell’Unione Europea, Islanda, Norvegia e da Paesi terzi.
I paesi dichiaranti hanno dovuto analizzare 12 prodotti tra materie prime agricole e prodotti alimentari, cioè mele, cavoli, porri, lattuga, pesche, segale o avena, fragole, pomodori, latte vaccino, carne suina e vino, e identificare l’eventuale presenza di 685 pesticidi e la relativa quantità contenuta.
I risultati delle analisi:
- il 97,4% dei campioni analizzati rientrava nei limiti di legge (non superando i livelli massimi di residui (LMR) stabiliti dalla legge)
- il 54,6% era privo di residui rilevabili;
- l’1,5% superava nettamente i limiti di legge con conseguenti sanzioni legali o amministrative nei confronti degli operatori del settore alimentare responsabili;
- il 27,3% dei campioni presentava residui di più di un pesticida.
L’indagine viene effettuata per valutare se l’esposizione alimentare ai residui di pesticidi può rappresentare un rischio per la salute umana a lungo termine (cronico) o a breve termine (acuto). Secondo le conclusioni dell’Autorità, “è improbabile che la presenza di residui di pesticidi negli alimenti abbia un effetto a lungo termine sulla salute dei consumatori. Per quanto concerne l’esposizione a breve termine, il rischio per i cittadini europei esposti a livelli nocivi di residui attraverso la dieta è stato giudicato basso”.