Sanzioni più dure per chi viola i diritti dei passeggeri.

L’ Autorità di Regolazione dei Trasporti ha approvato un nuovo regolamento sanzionatorio al fine di assicurare una più ampia tutela dei diritti dei passeggeri di treni, autobus e navi. Sono stati stilati tre diversi moduli di reclamo che possono essere inviati all’autorità sopracitata. Il risultato di questa iniziativa è quello di una maggior sicurezza dei viaggiatori con un aumento delle sanzioni per chi viola i loro diritti.

Dal sito ufficiale dell’Autorità apprendiamo che :” L’Autorità di regolazione dei trasporti (ART) è stata istituita ai sensi dell’art. 37 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 (convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214) nell’ambito delle attività di regolazione dei servizi di pubblica utilità di cui alla legge 14 novembre 1995, n. 481. È competente nel settore dei trasporti e dell’accesso alle relative infrastrutture. Tra i suoi compiti rientrano anche la definizione delle condizioni minime di qualità dei servizi di trasporto e dei contenuti minimi dei diritti degli utenti nei confronti dei gestori dei servizi e delle infrastrutture di trasporto. L’Autorità riferisce annualmente alla Camere evidenziando lo stato della disciplina di liberalizzazione adottata e la parte ancora da definire.”

La gran parte delle sanzioni variava da un importo di i 2 mila a 10 mila euro. Ora le nuove norme prevedono sanzioni più dure tra i 5 mila e i 50 mila euro che saranno applicate nei confronti dei responsabili del disservizio. Le cause sono quelle più comuni: ritardi no comunicati adeguatamente, mancati rimborsi spettanti, riprotezioni. Il reclamo deve essere presentato alla compagnia entro tre mesi dal disservizio. La compagnia ha un mese per rispondere al reclamo. In caso di mancata o insoddisfacente risposta ci si può rivolgere all’Autorità con un reclamo di seconda istanza (scaricabile dal sito dell ‘Autorità di Regolazione dei Trasporti’) inviandolo all’indirizzo pec@pec.autorita-trasporti.it.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Disastri ambientali in forte crescita.

Il nostro pianeta non è in ottima forma, questo è sotto gli occhi di tutti. A conferma di ciò è stato valutato come da Gennaio a Giugno 2023 tutti gli eventi disastrosi che sono stati registrati nel mondo hanno causato un danno economico totale stimato intorno ai 200 miliardi di euro e una perdita in termine di vite umane di circa 60 mila persone. Si tratta di un dato significativo in quanto il più alto dall’anno 2010 come ha sottolineato la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima). E quali sono i paesi Ue che hanno pagato il maggior prezzo? A Grecia, Francia e Finlandia spetta il podio di questa particolare e negativa classifica. Al quarto posto c’è la nostra Italia con una spesa media per danni ambientali pari a 41,4 euro a persona.

Sul sito ufficiale della Sima leggiamo “SIMA è nata nel 2015 a Milano, oggi presente con rappresentanze in sette regioni italiane, oltre che in Belgio, Austria, Spagna, UK e USA, nota a livello internazionale per l’impegno profuso nella ricerca scientifica sulla qualità dell’aria, dell’acqua, l’epidemiologia ed i costi delle patologie da esposizioni ambientali, il rischio Radon e amianto e la prevenzione primaria del cancro, specie in ambito pediatrico..”

Se si confronta il ventennio 1980-1999, nel quale ci sono stati 4.212 disastri naturali al ventennio 2000-2020 nel quale i disastri gravi sono stati 7.348, il quadro è abbastanza chiaro. Le indicazioni dell’Agenda 2030 dell’Onu risultano essere davvero importanti e indispensabili da seguire. L’investimento maggiore in infrastrutture verdi, l’utilizzo di nuove tecnologie sono solo alcuni dei punti fermi sui quali dovremmo basare il nostro futuro. La terra è la nostra casa e dobbiamo prendercene cura.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Leggiamo le etichette dei nostri vestiti.

Quando indossiamo un capo di abbigliamento sappiamo realmente cosa c’è nei tessuti? Per questo scopo ci vengono incontro le etichette che ci svelano i composti dei nostri tessuti. In linea generale possiamo avere materiali derivanti da materie prime naturali o di sintesi chimica. Quelli naturali sono ovviamente di origine vegetale (canapa, lino, cotone, ecc.) oppure animale (cuoio, lana, pellicce, ecc.). Quelli chimici sono costituiti da polimeri come i poliesteri o il nylon. Da non trascurare gli accessori e le cerniere che sono costituiti principalmente da metalli o plastiche. Prima di diventare la nostra maglietta o il nostro pantalone il tessuto viene sottoposto ad una serie di trattamenti che danno come risultato finale il colore e la consistenza desiderata.

In questi processi di trasformazione delle fibre possono essere usate diverse sostanze chimiche come ad esempio i coloranti oppure sostanze che aumentano la resistenza dei tessuti. Ce ne sono però alcune pericolose Per evitare dei danni ai consumatori, il Regolamento (CE) n. 1907/2006 (Regolamento REACH) obbliga ai produttori di tali sostanze a fornire informazioni sui vari prodotti utilizzati e se nelle materie prime ci siano sostanze motlto pericolose (le cosidette “Substance of Very High Concern”o meglio le SVHC). Tra le sostanze chimiche “pericolose” che vengono utilizzate più spesso dai fornitori ci sono la formaldeide, metalli pesanti e ftalati (gli ftalati sono ritenuti quelli più pericolosi). Da circa 10 anni numerose ricerche scientifiche hanno posto il problema dei rischi derivanti dall’esposizione agli ftalati. Questi risultano essere molteplici e sono collegati allo sviluppo di alcune malattie, come il diabete o l’asma, ma anche problemi e disturbi di fertilità. Il problema più grave però pare essere legato alla funzionalità nel sistema endocrino.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Cambio di operatore di un impianto fotovoltaico. Si può fare?

Se si è n possesso di un impianto fotovoltaico e si vuole risparmiare ancor di più sulla bolletta della luce, si può optare per la scelta di cambio di operatore senza che vengano meno gli incentivi legati al possesso dei pannelli solari. Il passaggio da un gestore all’altro sia all’interno del perimetro del mercato tutelato o passando dal mercato tutelato a quello libero, rappresenta un ‘alternativa valida e soprattutto fattibile a differenza del pensiero comune che lega il proprietario dell’impianto fotovoltaico al gestore originario. Si può tentare cosi di massimizzare i risparmi riducendo il costo dell’energia che viene prelevata. E’ importante precisare però, che nel mercato libero il costo al kWh dell’energia non è stabilito da ARERA e quindi il prezzo finale dipende dalle scelte del cliente che valuterà le diverse tariffe proposte dai vari gestori. In generale le tariffe si dividono in tariffa a prezzo fisso con un prezzo bloccato per almeno 12 mesi, o una tariffa variabile indicizzata al PUN (Prezzo Unico Nazionale) con aggiornamenti che saranno mensili.

Una delle possibilità più gettonate dai proprietari di impianti fotovoltaici è la Convenzione GSE (Gestore Servizi Energetici). Si tratta di un accumulo virtuale di energia che è stata prodotta ma non è stata consumata (operazione denominata “scambio sul posto”). L’energia in eccesso viene introdotta  nella rete pubblica e passa  attraverso un  contatore di scambio, che calcola in maniera precisa i kWh che sono stati immessi. Inoltre il GSE riconosce al cliente un “contributo in conto scambio” che viene calcolato sulla base  della quotazione  di mercato dell’energia che viene introdotta  nella rete pubblica.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Il bonus psicologo diventa strutturale.

Il Bonus psicologo ha avuto un boom di adesioni da quando è stato proposto sulla scena italiana. Ora diventa strutturale ossia permanente con un budget di 13 milioni di euro per i prossimi due anni. C’è stata dunque una significativa riduzione delle risorse impegnate che passano dai precedenti 25 milioni di euro ai 5 milioni per il 2023 e 8 milioni dal 2024 . La conseguenza è naturalmente che meno persone potranno beneficiare di questo bonus. Come dice il nome il “bonus psicologo” è un contributo a sostegno di chi si rivolge a professionisti iscritti all’ordine per curare ansia, stress o depressione e altri disturbi della personalità. È un contributo nato durante il Covid con il governo draghi utilizzato per sostenere le spese di assistenza psicologica durante la pandemia.

Possono accedere al contributo tutti coloro che “a causa dell’emergenza pandemica e della conseguente crisi socio-economica, si trovano in una condizione di depressione, ansia, stress e fragilità psicologica”. Sono richiesti due requisiti fondamentali al momento della presentazione della domanda. Il primo è costituito dal possedere un Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) non superiore a 50mila euro. Il secondo è il possesso della residenza italiana. La domanda può essere attraverso una prima modalità ossia chiamando il contact Center Integrato, contattando il numero verde 803.164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06 164.164 (da rete mobile a pagamento, in base alla tariffa applicata dai diversi gestori). La seconda modalità è utilizzando il portale dell’Inps accedendo tramite spid, cns o cie.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

La truffa dello squillo senza risposta.

Quante volte è capitato di sentire il nostro telefono fare uno squillo e poi basta. Chiaramente la curiosità spinge a ritelefonare per capire di chi si tratta. Ecco, questa è la dinamica che caratterizza una delle ultime truffe in voga in questo momento denominata proprio” truffa dello squillo senza risposta”. A volte capita anche che seguano diversi squilli singoli dopo il primo proprio per stuzzicare l’interesse della povera vittima.

Si tratta però di un numero a tariffazione speciale con importi al minuto elevatissimi che prosciugano in breve tempo il credito telefonico.  I numeri scelti dai truffatori sono del tutto casuale. Ci sono dei sistemi software che inviano squilli a random senza una predilezione in termini di caratteristiche di chi le riceve.  I prefissi più comuni generati sono quelli della Gran Bretagna (+44) e Tunisia (+216). I numeri però si modificano continuamente. E’ chiaro che se non abbiamo udito squillare il nostro cellulare,  una volta preso in mano ci accorgiamo di una notifica con un numero straniero dobbiamo pensare che forse è il caso di evitare di richiamare. Magari conviene informarsi su internet per vedere se ci sono tracce di informazioni inerenti al numero.

E’ consigliato bloccare il numero in questione sia attraverso le funzioni del cellulare sia attraverso il proprio operatore. Vi sono poi delle applicazioni che possono bloccare i numeri pericolosi che sono salvati nei loro database evitando cosi di incorrere in questo tipo di truffe. Si può fare poi fare una segnalazione alla polizia postale dando loro la possibilità di indagare e di valutare la dimensione del fenomeno. Per quanto riguarda invece il rimborso della somma sottratta è difficilissimo farsi rimborsare dalla propria compagnia telefonica proprio perche la truffa parte nel momento in cui si va a richiamare il numero. Dipende dunque tutto dall’azione dell’utente e non si tratta di un addebito diretto.

Direttore Responsabile Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Smarrimento del bagaglio aereo e risarcimento.

Oggi parliamo di un argomento che interessa un po’ tutti i viaggiatori ossia il risarcimento in caso di bagaglio smarrito. Basti pensare che nel 2021 all’interno degli aeroporti di tutto il mondo sono stati smarriti o rubati in media 27.325 bagagli al giorno. Cosa fare se sfortunatamente ci si ritrova in questa situazione? Nel caso ci si trovi in un aeroporto bisogna rivolgersi al più presto all’ufficio Lost&Found o Ufficio Bagagli Smarriti. Dove si trova questo ufficio? Di solito all’interno dell’area di ritiro bagagli. Occorre avere la carta di imbarco e ricevuta del bagaglio. Se il bagaglio dovesse risultare effettivamente smarrito si avvierà una procedura di denuncia compilando un modulo di Property Irregularity Report. Nel modulo verranno richieste le informazioni necessarie per identificare le valigie come per esempio il colore, la forma e il marchio insieme alle informazioni personali del passeggero.

Esiste un Regolamento (CE), il numero 889/02 che concede numerosi diritti per i viaggiatori ai quali vengono smarrite le valigie. Le compagnie infatti devono offrire in maniera celere dei buoni acquisto per beni di prima necessità oppure fornire i beni stessi. Tra i beni necessari si possono citare i deodoranti, dentifrici, vestiti e pigiama. Si può richiedere un risarcimento di massimo 1200 euro sia per i bagagli regolarmente registrati sia per i bagagli a mano.

Nell’ambito dello smarrimento dei bagagli si è espressa la Corte di Cassazione con l’ordinanza numero 3308/2023. Il caso è quello di una passeggera di un aereo che ha subito lo perdita delle proprie valigie per poi riceverle dopo 5 giorni. Il primo giudizio aveva riconosciuto un importo di 400 euro ridotto poi a 115 euro in appello. La compagnia aerea si rivolgeva alla cassazione contestando la veridicità degli acquisti effettuati che erano stati dimostrati tramite dei semplici scontrini. Per i Giudici ermellini però per ottenere il risarcimento bastano solo gli scontrini o le ricevute fiscali e dunque hanno confermato l’indennizzo alla donna.

Direttore Responsabile Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano