Ogni anno circa 160.000 tonnellate di pile, di cui il 30% ricaricabili, vengono commercializzate sui mercati europei. In Italia questo equivale ad un consumo medio di circa otto pile a testa ma, solo due su otto vengono smaltite seguendo una corretta prassi. Le batterie sono costituite da piombo, cadmio, mercurio e cromo materiali inquinanti che hanno un elevato impatto ambientale.
In particolare il mercurio, pur se contenuto nelle batterie a minimi livelli, è un materiale ad altissimo rischio. Se pertanto le batterie una volta esaurite vengono abbandonate nell’ambiente circostante il rischio aumenta: un solo grammo di mercurio può infatti inquinare e contaminare mille litri di acqua. Pile e batterie sono quindi considerati rifiuti speciali data la loro pericolosità e vanno smaltiti correttamente per evitare inutili rischi. Non buttate le batterie tradizionali nel contenitore dei rifiuti “secchi” o peggio ancora tra i rifiuti urbani: esistono delle aree apposite ubicate di solito nei negozi, nelle farmacie o nei centri commerciali per il loro smaltimento.
Sono dei totem di colore trasparente posizionati in punti ben visibili all’entrata dell’area commerciale in cui raccogliere le pile scariche. Prima di smaltire le batterie controllate se hanno davvero esaurito del tutto la loro energia: un consiglio per accertarsene è spostare la pila in un apparecchio che per funzionare necessita di un minore quantitativo di energia ad esempio il telecomando del televisore oppure una piccola sveglia. Per smaltire invece batterie più ingombranti, come ad esempio quelle delle auto bisogna recarsi presso un concessionario oppure direttamente all’officina meccanica per effettuare la sostituzione. Sarà cura del rivenditore o del tecnico specializzato smaltire il rifiuto speciale in maniera corretta.
Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile