Sentenza della Cassazione contro i furbetti della residenza anagrafica!

Una recente sentenza della Cassazione si esprime contro i furbetti che, approfittando della residenza anagrafica, vanno a risparmiare notevoli importi sui costi delle tasse. Risparmiare troppo sulla bolletta elettrica potrebbe essere un motivo di sospetto e, in caso di accertamenti si potrebbero perdere le agevolazioni fiscali ottenute dal mancato pagamento dell’Imu/Ici e della Tasi per la prima casa. La sentenza si rivolge ai singoli comune che, se in caso di accertamento valutano consumi elettrici sono troppo bassi, posso procedere alla cancellazione delle agevolazioni fiscali per l’abitazione principale.

Il provvedimento mette con le spalle al muro chi di fatto indica un luogo di residenza con prima casa e gode delle agevolazioni su Ici, Imu e Tari senza risiedere effettivamente nell’appartamento. In questo caso infatti il consumo di energia elettrica, secondo la Cassazione, può diventare una prova per revocare le agevolazioni. Non  basta infatti dichiarare che un immobile è adibito ad abitazione principale e spostare lì la residenza per godere delle agevolazioni fiscali “prima casa”: è necessario abitare in maniera vera e propria nella casa in questione. La bolletta elettrica è l’esempio: se troppo bassa indica che nessuno abita l’appartamento e quindi non può usufruire delle varie agevolazioni in futuro.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

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