Asilo nido, dove sei! Sono tempi difficili per genitori con figli piccoli: se hanno la fortuna di lavorare entrambi, hanno raramente la fortuna di trovare posto per il proprio bimbo in un asilo nido comunale. Questi, infatti, coprono solo il 50% delle richieste. I dati parlano chiaro: negli ultimi 3 anni a Roma 7mila bambini sono rimasti fuori dalle graduatorie (quasi 1000 a Palermo). Che fare se non si trova posto nell’asilo pubblico? Bisogna rivolgersi ad altre strutture, se va bene convenzionate con il pubblico, altrimenti direttamente private. Questo vuol dire che i genitori lavorano per pagare l’asilo nido. Quanto costa, quindi, mandare il proprio figlio in un asilo nido per 11 mesi all’anno?
Movimento Difesa del Cittadino (MDC) e Codacons, nell’ambito del progetto “Famiglie&Consumi, come vivere meglio in tempo di crisi” finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, hanno rilevato i costi degli asili nido. Ovviamente quelli pubblici costano molto meno e la spesa è correlata al reddito: si va da un minimo di 396 euro in città come Latina (circa 36 euro al mese), a una media massima di 5000 euro, (450 euro al mese). Fa eccezione Udine dove per 11 mesi si arriva a pagare anche 7000 euro. Ci sono alcune città virtuose come Bologna e Perugia, dove le famiglie che più hanno difficoltà possono usufruire dell’esenzione per mantenere i propri figli al nido.
Passiamo alla spesa per mandare il proprio figlio in un asilo nido privato: facendo una media dei prezzi rilevati nelle città prese come campione, il costo si aggira intorno ai 6.500 euro, ma la cifra varia di città in città. Ad esempio a Pordenone o Potenza la spesa arriva addirittura a superare i 7000 euro, con un’incidenza di circa 680 euro al mese sul reddito famigliare.
E se qualche genitore volesse optare per una baby sitter? La spesa sarebbe ancora più alta: con una retribuzione di circa 10 euro l’ora, valutando un lavoro a tempo pieno, costerebbe fino a 1600 euro al mese.
“La rilevazione – commentano le Associazioni – dimostra come maggiori investimenti nei nidi comunali porterebbero grandi vantaggi per le famiglie che non solo riuscirebbero a risparmiare, ma non sarebbero costrette a indebitarsi per poter lavorare. Le esenzioni dal pagamento per le famiglie in situazioni di grave disagio, praticate in città come Bologna e Perugia, rappresentano un segnale positivo e solidale, oltre che un esempio da applicare in tutti i comuni. Con più risorse si potrebbe garantire il diritto a tutti”.