MARCHE DA BOLLO, PAUSA CAFFE’, GADGET ECC. DOVE SI NASCONDONO LE MICROTASSE

caffeda Repubblica.it

Dalla pausa caffè alle merendine, dalla borsa termica al telo per il mare allegato alle riviste specializzate, dal pieno di benzina all’imposta di bollo, dallo “svapatore” incallito e ora punito, al rincaro della Robin tax sull’energia anche per le piccole aziende. Le “poor tax”, come le ha definite il Wall Street Journal in un articolo dedicato alle imposte più popolari come il tabacco, segnano i primi due mesi del governo guidato dalla coppia Letta-Alfano. In tutto 550 milioni che sono stati utilizzati per coprire nuovi interventi, dal rinvio dell’Iva alla proroga degli ecobonus sulle ristrutturazioni, alla riedizione della vecchia legge Sabatini per favorire gli investimenti in macchinari. “Ossessione dell’Imu e dell’Iva”, ha osservato il deputato Pd Marco Causi. E per questa ossessione, unita alla necessità di non “sfasciare” i conti pubblici come dice giustamente il presidente del Consiglio, si aumentano le tasse, spesso su generi di consumo popolari e modesti.

In questa cornice il Pdl, che attizza quotidianamente il fuoco su Imu e Iva, fa la vittima: “Dobbiamo mettere una app sulle nuove tasse, ogni volta deve squillare l’allarme rosso”, si è lamentato il vicepremier Alfano. Ma al tempo stesso in uno dei recenti provvedimenti varati dal governo è stata cancellata la tassa sul possesso yacht: fino a 14 metri si pagavano 800 euro, ora non si paga più nulla. Anche per la Tobin tax, la tassa sulle transazioni finanziarie che non tocca certamente le fasce più basse di reddito, si è ottenuto un rinvio: l’aliquota dello 0,2 sul trasferimento di proprietà delle azioni o di altri strumenti finanziari non si pagherà più il 16 luglio, ma il 16 ottobre. Ulteriore contributo all’ingorgo fiscale, a tutto vantaggio dei più abbienti.

Ma le pocket-tax, ovvero quelle tasse che pesano sulla vita quotidiana e che emergono solo quando facciamo i conti a fine mese, aumentano. E’ il caso delle sigarette elettroniche: appena usciti dalla schiavitù del tabacco, circa 2 milioni di italiani si troveranno a dover pagare il 58,5% di imposta, con relativo rialzo dei prezzi, sulle e-cig (ieri la protesta dei produttori: settore distrutto). Anche la pausa caffè sarà più cara: proprio per finanziare gli ecobonus è stata aumenta l’Iva sulle macchinette che distribuiscono le merendine e i cappuccini negli uffici e nelle scuole. E’ salita dal 4 al 10%. Con relativi aumenti e un gettito di 104 milioni all’anno. Altri 125 milioni vengono invece da un settore in crisi come l’editoria: i gadget allegati ai giornali dovranno sottostare all’aliquota ordinaria del 21% e non più a quella del 4%.

L’aumento più doloroso tuttavia rischia di essere quello strisciante dei bolli. Per chi non se ne fosse accorto, dal 25 giugno la marca da bollo da 1,81 euro è passata a 2 euro, mentre quella da 14,62 è passata 16. In tutto un incasso di 197,2 milioni all’anno che serviranno per la giusta causa del terremoto in Abruzzo. Sicuri perché questa pocket-tax colpisce tutti e in molti momenti della normale attività quotidiana: fatture, atti dal notaio, passaggi di proprietà, iscrizioni all’università, richieste di documenti e passaporti.

Infine l’altra inesorabile tassa invisibile, contenuta nel decreto “del fare”: la mini accisa sui carburanti il cui importo sarà quantificato successivamente con un provvedimento dell’agenzia delle dogane: aumenteranno benzina e gasolio. Il tutto per 75 milioni di euro.

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