EMILIA: PROTEZIONE CIVILE, VOLONTARIATO E SOLIDARIETA’ DOPO IL SISMA

di Petula Brafa

A pochi giorni dal terremoto che ha colpito l’Emilia, mentre lo sciame sismico provoca nuovi crolli, le Autorità e la Protezione Civile si adoperano per la conta dei danni nel modenese, – tra Mirandola, San Felice sul Panaro, Medolla, Concordia, Novi, Cavezzo, Finale Emilia e Carpi -, e nel mantovano, – tra Schivenoglia, Quistello, Moglia, Ostiglia, Sermide, Felonica fino alla stessa Mantova, dove è crollata la cupola del campanile della basilica Palatina di Santa Barbara, a Palazzo Ducale.

Ma, oltre la stima dei danni per milioni di euro nel tessuto urbano ed industriale e nel patrimonio storico-artistico di ciascuno dei comuni colpiti, resta drammatico il bilancio delle perdite umane, – ben 16 vittime ad oggi nel modenese -, e delle condizioni dei sopravvissuti, dei quali 350 feriti e 14 mila sfollati, per i quali urgono soccorsi ed interventi per il ripristino delle abitazioni agibili ovvero per l’allocazione in altre destinazioni.

Dinanzi agli effetti della dolorosa catastrofe, tanto il Capo dello Stato dal Quirinale quanto il Presidente del Consiglio hanno dichiarato la loro promessa d’intenti: «Lo Stato farà tutto il possibile nei tempi più brevi” – ha detto Mario Monti, in diretta televisiva – “ I cittadini abbiano fiducia, l’impegno dello Stato è garantito».

Frattanto, proseguono le iniziative di solidarietà alle popolazioni, con raccolte fondi promosse sul territorio nazionale dalle istituzioni alle associazioni, dai personaggi della televisione e dello spettacolo ai gestori di telefonia, dal volontariato alla cittadinanza.

Su tutti, l’impegno fattivo delle Forze dell’Ordine, dei Vigili del Fuoco e, soprattutto, della Protezione Civile ha consentito in questi giorni terribili il salvataggio dei sopravvissuti ed il loro insediamento in tendopoli o in soluzioni abitative temporanee, in attesa dei progetti di ricostruzione.

Proprio la Protezione Civile, infatti, ha coordinato le operazioni sulle aree interessate dal disastro, avvalendosi anche di volontari e promuovendone, in particolare, la formazione presso i coordinamenti provinciali, al fine di evitare l’insorgenza di situazioni di pericolo per quanti, – sprovvisti di specifiche competenze professionali proprie, ad esempio, a medici ed ingegneri -, offriranno il loro aiuto, tanto più necessario quanto atteso, come insegna l’esperienza del terremoto de L’Aquila.

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