Molti Stati dell’Unione Europea hanno ignorato il divieto scattato all’inizio dell’anno d’allevare le galline ovaiole in gabbie di batteria. La conseguenza? Centinaia di milioni di uova non possono essere vendute come fresche, e in Germania dell’est c’è già la corsa all’accaparramento.
Con la Pasqua, s’avvicinano i giorni tradizionalmente più ricchi di uova. Però quest’anno in alcune zone si rischia la penuria, tanto che i produttori parlano di impasse e nella Germania orientale alcuni rivenditori impongono un limite pro cliente. La temuta scarsità dipende dalla norma Ue che vieta l’allevamento intensivo delle galline ovaiole. Se in Germania il divieto è in applicazione da oltre due anni, altri Paesi se la sono presa comoda. Secondo la società europea dei produttori (Epega), molti Stati membri non hanno ancora recepito nella propria legislazione il provvedimento comunitario deciso dodici anni fa. Un’occhiata ai dati statistici rivela che, nel 2011, in Olanda il 40% delle galline ovaiole era ancora tenuto in gabbie convenzionali; in Polonia il 70%; in Spagna l’80% e in Grecia il 90%.
Ecco perché Epega valuta che le uova di oltre 100 milioni di ovaiole allevate nell’Ue non possano essere vendute come fresche. In Germania numerosi produttori alimentari hanno da tempo rinunciato a utilizzare uova di galline tenute in batteria, e lo stesso vale per i commercianti. Alcune aziende le adoperano solo per produrre pasta e biscotti. Ora l’industria di trasformazione incontra “grossi problemi a consegnare la merce richiesta”, spiega il presidente di Epega, Caspar von der Crone: le uova fresche costano già il doppio dell’anno scorso, e il prezzo è destinato a salire ancora e non solo in Germania. Per esempio, i prezzi alti in Cechia hanno dirottato un flusso di clienti nei mercati alimentari della Germania orientale: nel loro Paese un uovo costa anche l’equivalente di 25 centesimi, mentre in Germania una confezione da dieci viene venduta a 1,09 euro. In prossimità del confine si sono verificati episodi di vera e propria incetta, così alcuni negozi hanno imposto un tot a cliente.
(articolo di Jan Grossarth e Tino Kotowski per Frankfurter Allgemeine Zeitung del 18.03.2012. Traduzione di Rosa a Marca)