COSMETICI: occhio alla scadenza. L’80% sono contaminati. A rischio il mascara

cosmeticida Adico

Lo studio: contaminato l’80% dei campioni analizzati. A rischio il mascara.

Capita a molte donne di tenere rossetti, mascara e ombretti nei cassetti anche per anni, e usarli di quando in quando. Ma si tratta di un comportamento sbagliato e rischioso. anche i prodotti di make-up hanno una data di scadenza, che va rispettata meticolosamente, pena il rischio di incorrere in qualche infezione. Che il rischio sia concreto lo ha dimostrato uno studio studio brasiliano, che interrogando un campione di donne sulle proprie abitudini, e analizzando alcuni prodotti haprovato quanto sia pericoloso utilizzre prodotti “vecchi”.

Le interviste

Il gruppo di ricercatori, coordinati da Sandra E. Haas, dell’Universidade federal do Pampa, ha preso in esame 44 studentesse dai 18 ai 28 anni e ha sottoposto loro un questionario strutturato per indagarne le abitudini e capire se li impiegassero anche oltre la data della scadenza, se avessero mai notato degli effetti avversi, e se vi fosse un utilizzo condiviso.

Effetti avversi 3 volte su 10

La quasi totalità delle studentesse intervistate (97,7%) ha riportato un utilizzo successivo alla data di scadenza, particolarmente per il mascara (86,3%), per le matite occhi (79,5%), per rossetto e lucidalabbra (72,7%) e per l’ombretto (63,6%). Effetti avversi sono stati segnalati in circa tre risposte su 10.

Oltre la scadenza

Sotto accusa in particolare il mascara, il prodotto più utilizzato oltre la data di scandenza: l’area intorno agli occhi è infatti risultata quella maggiormente esposta a lacrimazioni, pruriti e arrossamenti, “I mascara – si legge nello studio – potrebbero provocare dermatiti sulla palpebra a causa dei coloranti e conservanti presenti nella loro formulazione e anche a causa della presenza di microrganismi”.

Milioni di batteri

Gli studiosi sono poi andati avanti, e hanno sottoposto ad analisi microbiologiche circa 40 campioni di mascara forniti loro dagli studenti: nel 79% dei campioni pè stata rilevata la presenza di Staphylococcus aureus, e nel 13% quella di Pseudomonas aeruginosa nel 13%.

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