TELEFONI CELLULARI: LA RICERCA METTE IN GUARDIA

di Petula Brafa

La divulgazione dei risultati delle ricerche condotte nel 2011, per conto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dall’agenzia IARC (International Agency for Research on Cancer) sulla pericolosità per l’uomo dei telefoni cellulari ha riacceso in questi giorni l’attenzione della comunità scientifica, rinnovando l’allerta sull’utilizzo di questi apparecchi elettronici e sulla attendibilità dei dati forniti, negli anni, dalle industrie produttrici.

Ad oggi, infatti, le ricerche finanziate dai produttori, – recepite dagli Stati concessionari di reti e frequenze, parti attive nel business delle grandi major telefoniche  -, hanno evidenziato un effetto dannoso per la salute nel 28% dei casi contro il 67% riscontrato dai laboratori indipendenti, con conseguente perplessità da parte degli organi deputati a vigilare, in ciascun Paese, sulla salute e sul grado di esposizione dei cittadini al pericolo derivante dall’uso dei cellulari.

Se infatti altri dispositivi elettronici irradiano onde elettromagnetiche di diversa intensità, i cellulari emettono radiazioni potenzialmente cancerogene, assorbite dal corpo umano: più esattamente, lo studio IARC ha osservato che la nocività delle radiazioni emesse dai cellulari, benchè non ionizzanti dunque incapaci di stravolgere i legami del DNA, è da ascriversi all’aumento di temperatura indotto nei tessuti umani, con paventate alterazioni cellulari, a carattere degenerativo e neoplastico, e conseguente necessità di educare la popolazione ad un uso quanto più remoto dal rischio patogeno.

Tra i risultati in esame, è stato reso noto lo studio “Interphone” del ricercatore svedese Lennart Hardell, che ha dimostrato come l’utilizzo del cellulare, per mezz’ora al giorno lungo 10 anni, può addirittura modificare il metabolismo del glucosio nel cervello e raddoppiare il rischio d’insorgenza del glioma, tumore nervoso maligno.

A tutela dei consumatori, gli stati europei hanno già introdotto una serie di obblighi di legge per i produttori, quali l’indicazione del livello di radiazioni emesse e la dotazione dell’auricolare, di cui il Consiglio Superiore di Sanità, in Italia, ha invitato il Ministero a della Salute a promuovere l’uso. E sebbene anche Nokia ed Apple abbiano diffuso consigli sulla distanza di utilizzo e sulle limitazioni ai minori, permane senza smentita la latente indefinita pericolosità di uno strumento non sufficientemente testato, forse, prima della commercializzazione al pubblico e del radicamento nelle nostre abitudini quotidiane.

 

 

 

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