Misura lo stress grazie ad un test

da Unione Nazionale Consumatori

EURODAP, (Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico), in collaborazione con l’Unione Nazionale Consumatori  propone un test sulla valutazione dello stress.

L’iniziativa nasce dalla consapevolezza che lo stress sta divenendo non un momento particolare nella nostra vita ma uno stato continuo e permanente, creando una serie di presupposti emotivi e fisici disfunzionali che sono alla base di diverse malattie psico-fisiche.

“Lo stress diventa pericoloso per la nostra salute se la realtà ci impone una richiesta comportamentale troppo alta rispetto alla nostra energia, senza nessuna possibilità di recuperare lo stato di serenità”, spiega la dottoressa Paola Vinciguerra presidente dell’EURODAP, che prosegue: “Vivere continuamente una situazione negativa può portare all’insorgere di una vera e propria malattia. Quando lo stress è cronico può essere considerato la concausa di problemi circolatori e malattie cardiovascolari (ipertensione, ischemia ed infarto), ma anche purtroppo,verificando un abbassamento delle difese immunitarie, essere responsabile dell’esplodere di una serie di altre malattie anche molto importanti. Capita così di sentirsi nervosi o agitati, di spazientirsi più facilmente, di essere insofferenti e suscettibili di fronte a situazioni che di norma affronteremmo con tranquillità”.

“La crisi economica e questo senso di precarietà che pervade le nostre vite -dichiara Massimiliano Dona Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori- sono fattori che sicuramente influenzano la nostra psiche. Prima, però, che il problema si manifesti in maniera più grave, sarebbe utile prevenirlo: in questo può essere molto utile il test dell’Eurodap per misurare il proprio grado di stress e prendere coscienza del proprio stato psicologico.”

“Nei profili del test infatti -chiarisce la dottoressa Vinciguerra- si potranno trovare dei consigli comportamentali per meglio affrontare le situazioni reali, abbassando di conseguenza i nostri livelli di tensione”.

Sul sito consumatori.it e sul sito EURODAP ognuno può misurare il proprio grado di stress.

Allergie da polline. Utile acqua e sale

da Aduc – di Primo Mastrantoni

E’ in arrivo la primavera e una marea di pollini invaderanno l’aria con effetto non proprio gradito agli allergici. Gia’ ora (febbraio-marzo) i pollini dei cipressi sono diffusi nell’aria. Congestione e naso gocciolante, prurito e lacrimazione degli occhi, infiammazione delle mucose, tosse continua sono i sintomi piu’ comuni che interessano milioni di persone e influiscono in modo sostanziale sulla capacità lavorativa, di apprendimento e di svolgimento delle mansioni quotidiane e quindi sulla qualità della vita delle persone, con ingenti costi sanitari e sociali.

 

Secondo l’Otolaryngology & Head and Neck Surgery della Mayo Clinic (Usa), che ha condotto un esperimento su duecento pazienti, quando si manifestano starnuti da allergia, prima di passare ai farmaci conviene provare un lavaggio del naso un paio di volte al giorno con acqua salata tiepida (un pizzico di cucchiaino di sale in una tazza d’acqua). La soluzione lava via pollini e sostanze irritanti e ovviamente diminuisce, o elimina, gli allergeni presenti nelle mucose nasali. In commercio ci sono soluzioni saline in fiale o spray che, ovviamente hanno il loro costo; per chi vuole risparmiare, o razionalizzare le proprie spese, acqua tiepida e sale vanno comunque bene.

Succo di pompelmo e farmaci. Accoppiata pericolosa

da Aduc – di Primo Mastrantoni

Il succo di pompelmo puo’ interferire con l’azione di alcuni farmaci. Il succo aumenta l’assorbimento del farmaco con conseguenti possibili danni ad alcuni organi. Lo rivela la Fda (Food and Drug Administrationi) statunitense.
Molti farmaci sono metabolizzati nell’intestino con l’aiuto di un enzima. Talune sostanze contenute nel succo di pompelmo possono bloccare l’azione dell’enzima stesso e determinare, quindi, una maggiore assunzione del farmaco.

 

I farmaci che possono essere interessati all’interazione con il succo di pompelmo sono quelli indicati per abbassare il colesterolo e la pressione del sangue, quelli antiansia, antistaminici e antiaritmia.
La soluzione? Non bere succo di pompelmo quando si assumono certe categorie di farmaci o chiedere al proprio medico, o farmacista, le informazioni sulle possibili interazioni succo di pompelmo-farmaco.

Ridurre il sale nei cibi è salutare e il gusto non ci rimette

da Swissinfo

Si può diminuire la quantità di sale senza compromettere qualità e sapore dei cibi? Si può, secondo una ricerca della Scuola universitaria professionale di scienze agronomiche, forestali e alimentari di Zollikofen (Svizzera). Lo studio è stato fatto in seguito alla campagna nazionale per convincere la popolazione a ridurre il consumo di sale, che incide sulla pressione alta con effetti negativi per la circolazione del sangue e il cuore. Va detto che in Svizzera il consumo medio giornaliero è di 9,1 grammi -molto al di sopra dei 5 gr raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
I ricercatori hanno perciò esaminato varie opzioni per abbassare in modo significativo la quantità di cloruro di sodio in alcuni tipi di alimenti, e hanno concluso che è possibile centrare l’obiettivo senza pregiudicare né la qualità né la conservazione dei prodotti. La ricerca ha riguardato gli alimenti preparati come pane, prodotti a base di carne, cibi pronti, e la loro ricetta è stata rielaborata con meno sale.
Il pane è risultato il prodotto che più si presta alla diminuzione. Ed essendo basilare per molta gente, intervenire su quell’alimento ha indubbiamente un effetto positivo. Il sale non gli dà solo sapore, ma ne favorisce anche la cottura giacché modifica la struttura della pasta e incide su consistenza e colore. Poiché le dosi dei panettieri svizzeri oscillano tra l’1,2% e il 2,3% del prodotto finale, il margine d’azione è piuttosto ampio.
In quanto ai prodotti di carne essiccata, la ricercatrice Claudine Allemann fa notare che sono sicuramente molto salati, ma l’impatto è minore perché il loro consumo non è così frequente.
Il sale è un ingrediente a basso costo, utilizzato per rendere più saporiti i cibi, eppure lo studio indica che si possono operare delle riduzioni modeste senza alterare il gusto. Per esempio, i test hanno mostrato che la maggior parte dei partecipanti hanno apprezzato i cracker al frumento con il 15% di sale in meno.

Ora spetterebbe al mercato. Tre grandi aziende alimentari -Nestlé, Migros, Coop- si sono già impegnate in questo senso. La Coop dice che il suo pane non contiene più dell’1,5% di cloruro di sodio; la Migros ha cominciato a limitarlo già nel 2009 e l’anno scorso ha deciso d’intervenire su 171 prodotti; in quanto alla Nestlé, annuncia che nei prossimi cinque anni lo ridurrà del 10% nei suoi cibi preparati. Per le piccole aziende, come le panetterie famigliari, è una cosa più complicata e onerosa: rielaborare il prodotto costa, e se la quantità di sale è stampata sulla confezione, bisogna cambiare l’imballaggio.

Tradizioni gastronomiche
Alcune sono dure a morire. Prendiamo il formaggio Gruyère, il più consumato dopo la mozzarella. “Un prodotto come quello non può essere cambiato”, sostiene categoricamente Philippe Bardet, che rappresenta 175 produttori di questa specialità casearia. E’ vero che, con un tasso tra l’1,2% e l’1,7% sul prodotto finito, il Gruyère è il formaggio svizzero più salato (anche se meno dei formaggi importati Roquefort e Feta). Ma Bardet sostiene che bisogna tener conto della DOP (denominazione di origine protetta) e che la ricetta dev’essere salvaguardata. Il sale è un fattore di conservazione e impedisce al formaggio di guastarsi durante il processo di maturazione, aggiunge. Dopo essere state pressate per 20 ore, le forme vengono messe in un bagno salato al 20%, poi maturano in cantina e via via vengono lavate con acqua salata che mantiene sana la crosta. Insomma, la procedura di conformità alla ricetta del Gruyère è contenuta in un regolamento di ben 22 pagine. Il discorso vale anche per altri formaggi, naturalmente. Ma Claudine Allemann è convinta che si possa intervenire, soprattutto nelle varietà con una salinità superiore alla media.
Dalla ricerca si evince che c’è un potenziale di riduzione di sale molto esteso, possibile da sfruttare. “Ciò che conta è la somma degli sforzi individuali”, conclude la ricercatrice.