DL FARE: PARTE SCONTO SU MULTE; -30% SE SI PAGA ENTRO 5 GIORNI

multeda Codacons

E’ entrata in vigore la norma del decreto Fare che prevede lo sconto del 30% se la contravvenzione viene pagata entro 5 giorni.
Il Codacons dice ok allo sconto, ma chiede a Governo e Parlamento di adottare misure urgenti sul fronte della sicurezza stradale.
In primo luogo occorrono più controlli sulle infrazioni che mettono a rischio l’incolumità delle persone, come la velocità, i sorpassi, le precedenze, i semafori. Il tutor, ad esempio, va immediatamente esteso a tutte le principali arterie, a cominciare dalle strade statali.
L’associazione di consumatori ricorda che l’80% delle sanzioni comminate in Italia sono date per la sosta vietata e le ztl, multe facili considerato che nelle principali città italiane ci sono la metà dei posti auto rispetto ai veicoli in circolazione e non sono rispettati né gli standard urbanistici né  l’art. 7 comma 7 del Cds secondo il quale i proventi dei parcheggi dovrebbero essere destinati “alla installazione, costruzione e gestione di parcheggi in superficie, sopraelevati o sotterranei …”.
“E’ quanto mai necessario introdurre nel nostro ordinamento il reato di omicidio stradale – afferma il Presidente Carlo Rienzi – Troppe sono le vittime sulle strade italiane provocate da soggetti che si mettono alla guida senza esserne in condizioni, o assumono al volante comportamenti pericolosi. Per costoro le pene sono blande e in nessun caso si arriva alla detenzione in carcere. Serve dunque un segnale forte che funga da deterrente per chi si mette alla guida ubriaco o sotto effetto di droghe, e che punisca severamente chi commette omicidi a bordo della propria automobile. Per tale motivo – prosegue Rienzi – dopo lo sconto sulle multe, chiediamo a Governo e Parlamento di attivarsi per giungere in breve tempo al reato di omicidio stradale”.

Rispunta il taglio del 25% degli stipendi ai manager pubblici

managerda Corriere.it

Al termine di una maratona durata fino a mezzanotte è stato trovato l’accordo sui compensi dei manager pubblici: tutti quelli che non rientrano già nel tetto introdotto con il Salva-Italia (circa 300mila euro, quanto guadagna il primo presidente della Cassazione) al prossimo rinnovo si vedranno sforbiciare del 25% i compensi, «a qualunque titolo determinati». Il provvedimento, dopo aver ricevuto il via libera delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio del Senato, arriverà in Aula nella mattinata alle 9:30. Ieri è arrivata intanto l’annunciata cancellazione del Durt, il contestatissimo documento unico di regolarità tributaria, e nel pomeriggio è stato approvato anche il nuovo pacchetto «Expo», che prevede tra le altre cose l’Iva agevolata al 10% sui biglietti di ingresso all’Esposizione Universale.

LO STOP REVOCATO – Nel pomeriggio era trapelata la «forte irritazione» dell’esecutivo, dopo l’intervento dei senatori che, in commissione, per risolvere la questione delle modifiche al tetto agli stipendi dei manager avevano semplicemente soppresso le modifiche introdotte alla Camera, precludendo così il voto sull’emendamento del governo che introduceva una nuova stretta anche per i manager delle società pubbliche quotate. A Montecitorio si erano esentate dal tetto introdotto dal Salva-Italia le società pubbliche non quotate che svolgono servizi di interesse generale, anche di rilevanza economica, restringendo di fatto la sua applicazione. La linea del governo, con una proposta di modifica che non aveva trovato l’accordo delle forze politiche, era invece quello di ampliare la platea di manager cui «sforbiciar» i compensi, prevedendo un taglio del 25% di quelli dei manager delle società pubbliche quotate (e introducendo per le non quotate un sistema «differenziato»).

è iniziato così un duro braccio di ferro, i lavori delle commissioni sono stati sospesi più volti e le riunioni di maggioranza si sono susseguite fino a tardi, con toni molto accesi, fino alla minaccia di rimanere a lavorarci su per tutto il mese di agosto. Il ministro Dario Franceschini ha ribadito la volontà del governo di ridurre i compensi. Alla fine si è trovato un compromesso con il taglio del 25% per tutti i manager delle società pubbliche quotate e per quelle non quotate che emettono titoli non azionari (e loro controllate).