Il bug che blocca gli apparecchi Apple

Gli iPhone vengono venduti dal 2007 ma in essi è possibile impostare la data al primo gennaio del 1970 che si è scoperto essere un bug dato che si blocca totalmente il sistema operativo e non si potrà far altro che portarlo in assistenza.

In diversi forum online si parla del bug come su Reddit dove degli utenti hanno raccontato di non essere più stati in grado di far ripartire l’iPhone dopo aver impostato manualmente la data d’inizio del cosiddetto Tempo Unix. Sul Guardian si legge che il problema interessa gli iPhone, gli iPad e gli apparecchi iPod con processore 64-bit e sistemi operativi iOS 8 o 9 (iPhone 5S, iPhone 6 e iPad mini 2).

Inoltre ha spopolato un video pubblicato su YouTube l’11 febbraio da Zach Straley, che ha già registrato 1 milione di click, in cui si vede cosa accade se viene impostata quella data sull’iPhone cioè al riavvio il dispositivo si blocca sulla schermata di accensione ed è quindi impossibile accedere al sistema operativo, usare la modalità di ripristino o la DFU.

Dal video emerge pero’ che è alquanto laborioso scorrere il menu e selezionare la data quindi per evitare il problema è sufficiente lasciare le impostazioni predefinite con la regolazione automatica della data e dell’ora e non credere alle false funzioni che vengono promosse online e che promettono di attivare la modalità vintage di Apple una volta selezionata la “data killer”. La Apple ancora non si è pronunciata in merito al bug, ma hanno riferito di essere al lavoro per risolvere il problema.

 

La rivoluzionaria Spina dorsale bionica per tornare a camminare

Una squadra di 39 ingegneri biomedici e neurologi australiani del Royal Melbourne Hospital, dell’University of Melbourne e del Florey Institute of Neuroscience and Mental Health ha sviluppato una rivoluzionaria spina dorsale bionica che potrebbe permettere a pazienti paralizzati da ferite o malattie di tornare a camminare.

Si tratta di un piccolo congegno detto stentrode di soli 3 cm e con un diametro di pochi millimetri che può essere impiantato in un vaso sanguigno vicino al cervello per poi registrare l’attività cerebrale e convertire i segnali in comandi.

La sperimentazione su pecore ha dimostrato che questa spina dorsale bionica può controllare arti bionici e dopo aver emesso segnali per i 190 giorni della sperimentazione ha fatto registrare un segnale rafforzato quando si è formato e consolidato il tessuto attorno allo stent.

Ora gli scienziati vogliono sperimentare il congegno su pazienti del Royal Melbourne Hospital con paralisi degli arti inferiori e per farlo verrà eseguita una procedura di circa due ore in cui dovranno praticare un piccolo taglio nel collo del paziente per inserire un catetere con lo Stentrode e disporlo poi sulla corteccia cerebrale da cui partono gli impulsi nervosi che attivano i movimenti dei muscoli volontari. Successivamente viene rimosso il catetere, lo stent inizia il processo di individuazione dei segnali e grazie agli elettrodi li trasmettono a un piccolo congegno impiantato nella spalla del paziente.

Google e la start up Movidius per uno smartphone che riconosce volti e oggetti

Un essere umano oggi puo’ immediatamente riconoscere gli oggetti in una stanza e quantificarli: anche il telefono, un giorno, potrà farlo. Google e Movidius stanno lavorando insieme per rendere i nostri smartphone più intelligenti grazie all’apprendimento automatico.

Google con Movidius renderanno i nostri smartphone più intelligenti. Un essere umano oggi puo’ immediatamente riconoscere gli oggetti in una stanza e quantificarli: anche il telefono, un giorno, potrà farlo. Più in particolare, le telecamere nei nostri smartphone potrebbero presto essere dotate della tecnologia di machine learning (apprendimento automatico) che potrebbe aiutare gli utenti in molteplici situazioni.

In futuro ancora non ben definito, ma comunque vicino, potrà essere il nostro smartphone direttamente, e non una applicazione, a riconoscere il nostro volto o l’oggetto che si inquadra con la fotocamera. Infatti, Google sta collaborando con la start up Movidius, specializzata in chip, per integrare la tecnologia di riconoscimento di immagini e volti direttamente nei telefoni, a livello hardware e non software. E’ quanto riportato dal Wall Street Journal.

Movidius ha lavorato con Google prima su uno dei famosi progetti di Google, Tango Project. Utilizzando un insieme di telecamere e sensori, la tecnologia Movidius in Project Tango permette ai dispositivi di creare mappe tridimensionali di spazi interni, come della cucina o del salotto di una casa. Pertanto, gli smartphone futuri potrebbero avere la capacità non solo di sapere dove si trovano, ma anche dove si spostano nello spazio di un ambiente interno (tecnologia utile per la navigazione indoor).

Questa nuova collaborazione tra Movidius e Google non fa parte di un progetto a cui è stato dato un nome, ma potenzialmente serve a sviluppare un chip hardware da integrare nei telefoni del futuro in modo che riescano a capire cosa stanno guardando attraverso la fotocamera affinchè la fotocamera di uno smartphone sia l’occhio del dispositivo, in grado di capire chi o cosa si trova di fronte.

In qualche modo, questa capacità di riconoscimento di immagini e volti nei dispositivi Android è gia’ disponibile, solo che è a livello di software, contenuta in una applicazione. L’applicazione Google Foto già riconosce le persone e gli oggetti che si trovano nelle foto, a cui associa dei tag in base a cio’ che viene trovato e così le archivia – si possono poi facilmente trovare tutte le foto scattate a New York cercando ‘cnew york’ come parola chiave. L’applicazione di Amazon, invece, permette di cercare prodotti nel catalogo semplicemente inquadrando con la fotocamera il prodotto che si vuole cercare.

L’analisi artificiale delle emozioni tramite i volti umani è un tema caldo tra le aziende della Silicon Valley, in particolare negli ultimi due anni. Aziende importanti come Facebook e Google hanno investito pesantemente nel campo dell’intelligenza artificiale, apprendimento automatico, e riconoscimento delle immagini. Facebook, per esempio, ha sperimentato una tecnologia di riconoscimento facciale: una caratteristica che analizza le foto di un utente e suggerisce gli amici che trova in esse e quindi dovrebbe taggare, mentre un’altra caratteristica analizza il rullino fotografico dello smartphone per trovare le foto con gli amici sul social network. Facebook ha anche rilasciato Moments, un’applicazione che consente agli utenti di organizzare le loro foto raggruppandole per evento e amici.

di Umberto Buzzoni

Facebook e le dirette video aperte a tutti

Dopo aver cominciato a testare la funzione per alcune cerchie di utenti (dai vip alle pagine verificate di gruppi musicali e aziende), il social network in blu ha annunciato che i video Live saranno disponibili a tutti gli utenti. Sulle dirette video in streaming dallo smartphone, quindi, anche Facebook fa sul serio con quasi un miliardo e 600mila utenti. Una mossa che comincia a far tremare rivali ben più piccoli in termini di audience come Periscope di Twitter e Meerkat.

La novità riguarda per ora gli utenti dei dispositivi Apple e gli Stati Uniti. Nelle prossime settimane sarà estesa a livello globale: in Italia alcuni iscritti la stanno già sperimentando. E Facebook è al lavoro per portare i Live anche sulla piattaforma Android, ben più corposa in fatto di utenti. Per condividere i video live sarà sufficiente aggiornare il proprio status e selezionare l’icona Live Video. Sarà possibile aggiungere una descrizione e selezionare i gruppi di amici con cui si vuole condividere il video prima di andare in diretta.

Durante il live si potranno conoscere il numero degli spettatori, il nome degli amici che si sono connessi e si potrà visualizzare il flusso di commenti. Una volta terminata la trasmissione, questa verrà salvata sul proprio Diario. Il video potrà essere eliminato o conservato per permettere agli amici di vederlo in un secondo momento. I video in diretta dei propri amici appariranno direttamente nel proprio NewsFeed e, durante la visualizzazione, si potrà cliccare il pulsante “Iscriviti” per ricevere notifiche ogni volta che uno specifico profilo o una pagina sarà in diretta. Quello dei video è un segmento corposo per Facebook: sul social network si guardano 100 milioni di ore di video al giorno.

di Umberto Buzzoni

E-Kaia: il biocircuito che produce energia elettrica sfruttando la fotosintesi clorofilliana

Si chiama E-Kaia l’invenzione di tre studentesse cilene di ingegneria che sfrutta la fotosintesi clorofilliana per produrre energia elettrica ed alimentare la batteria di piccoli device. Questo biocircuito, una volta installato nel terreno adiacente a una ‪‎pianta‬ in buone condizioni, è in grado di trasformare l’energia solare in energia chimica dell’intensità di 5 volt e 600 milliampere, sufficiente per ricaricare il tablet o lo smartphone.

Il principio è semplice: durante la fotosintesi clorofilliana la pianta produce materia organica che le serve per crescere. I microrganismi presenti vicino le radici scompongono tali agglomerati organici per sprigionare energia, ma durante tale operazione alcuni elettroni vengono rilasciati come sottoprodotti. I raggi del sole, intanto, colpiscono i cloroplasti presenti nelle piante e l’acqua si scinde in ossigeno, protoni e neutroni. E’ in questa fase che interviene E-Kaia: attraverso un elettrodo il biocircuito cattura gli elettroni “in surplus” tramutandoli in energia elettrica. A questo punto, collegando il telefono al dispositivo tramite un’uscita USB si possono ricaricare gli elettroni della batteria in un’ora e mezza circa, senza mettere in pericolo la salute della pianta stessa. Carolina Guerrero, Camila Rupcich ed Evelyn Aravena che hanno inventato questa tecnologia eco-friendly puntano a lanciarla sul mercato a partire da dicembre 2016.

di Umberto Buzzoni

Whatsapp gratis a vita e niente spam e pubblicità

L’app di messaggistica istantanea più popolare al mondo è diventata gratis a vita, ma le novità non finiscono qui. Martedì milioni di utenti WhatsApp avevano ricevuto la comunicazione che erano stati omaggiati dell’abbonamento gratis a vita ma dopo meno di un’ora una seconda comunicazione rettificava “Siamo spiacenti, abbiamo modificato il tuo account. Il servizio scadrà il xx/xx/xxxx”.

Nel blog dell’azienda pero’ hanno poi ufficializzato la gratuità dell’App con un articolo in cui ricalcano quanto detto dal ceo Jan Koum nel corso della Digital Life Design conference di Monaco:  «Nel corso della nostra crescita ci siamo resi conto che questo modello non ha funzionato bene. Molti utenti non hanno la carta di credito e sono preoccupati di perdere il contatto con i loro familiari dopo il primo anno gratuito» – continua il post – Non significa che arriveranno spam e pubblicità, ma «da quest’anno sperimenteremo nuovi tool per permettere alle persone di comunicare con organizzazioni e aziende. Questo significa, ad esempio, ricevere dalla tua banca la comunicazione di una recente operazione fraudolenta o da una compagnia aerea l’informazione di un volo cancellato».

Quindi addio agli 89 centesimi (99 centesimi di dollaro) richiesti all’anno per usufruire del servizio dopo i primi 12 mesi gratuiti ma non solo in quanto sono in programma ulteriori migliorie in termini di standard di sicurezza (crittografia end-to-end) per proteggere i messaggi da occhi indiscreti.

L’azienda che può contare già su un miliardo di utenti nel mondo, fondata nel 2009 da Jan Koum e Brian Acton ed acquistata nel 2014 da Facebook per 19 miliardi di dollari ha inoltre come obiettivo migliorare l’interazione con Facebook per permettere di condividere maggiori informazioni con i nostri contatti ed assicurando una migliore esperienza di utilizzo dell’applicazione.

di Umberto Buzzoni

 

Ginevra: protesi della caviglia realizzata con imaging e stampanti 3D

Un’équipe degli Ospedali universitari di Ginevra (Hôpitaux Universitaires de Genève o HUG) ha posato, per la prima volta in Svizzera, una protesi della caviglia la cui preparazione è stata effettuata ricorrendo a imaging e stampanti 3D. Questa tecnica è già praticata in Gran Bretagna, Germania, Italia.

Rispetto ai metodi convenzionali, essa presenta numerosi vantaggi: forte diminuzione della durata dell’intervento, maggiore precisione, personalizzazione della posa, meno irradiazioni, chirurgia meno invasiva e rischi di infezione ridotti, sottolinea un comunicato odierno.

Il metodo consiste nel realizzare, prima dell’intervento e sulla base di un scanner dell’articolazione del paziente, una riproduzione virtuale delle ossa. Seguono una ricostruzione tridimensionale dell’anatomia e la simulazione della posizione ideale della protesi. Sulla base di queste ricostruzioni sono prodotte, con una stampante 3D, le guide di posizionamento e di incisione, precise al millimetro, che saranno utilizzate durante l’intervento.