Il 50% del Reddito finisce in Tasse secondo uno studio di Federconsumatori e Adusbef

di Umberto Buzzoni

La spesa annuale per le principali forme di tassazione come IVA, Irpef, accise, bolli, tassazione sulla casa, ticket e tasse occulte, raggiungono un ammontare totale di 17.020 euro che per una famiglia media con un reddito di 34.000 euro annui rappresentano quindi il 50,05% del reddito familiare.

 

 

Riportiamo i calcoli di Federconsumatori e Adusbef:

  • oltre 8.300 euro di Irpef, 588 euro di Irpef regionale e 300 euro di Irpef comunale
  • 3.800 euro di IVA
  • 866 euro di accise dei carburanti
  • 415 euro di accise tabacchi
  • mediamente 284 euro di TARI
  • mediamente 260 euro di ticket sanitari
  • 230 euro di TASI
  • 220 euro di bollo auto

Tra i dati rilevanti che emergono da questo studio inoltre si parla di un 90% della tredicesima che dovrà essere spesa per tasse, bollette, mutui e bolli e di un calo delle spese di Natale del 6,7%.

Canone Rai con le bollette elettriche anche su seconde, terze case e immobili sfitti

di Umberto Buzzoni

L’idea è quella di riformare il canone Rai per ridurre l’evasione fiscale di circa 450 milioni di euro all’anno e il recupero sarebbe di almeno 300 milioni. Chiunque abbia un’utenza elettrica riceverebbe dunque un bollettino con un importo tra i 60 e gli 80 euro, ridotto quindi rispetto ai 113,50 che si pagano al momento ma la cosa assurda è che in questo modo si dovrà pagare il canone Rai anche sulle seconde e terze case ed infine anche sugli immobili sfitti.

Cambierebbe quindi la filosofia con cui si applica il canone Rai e non si pagherebbe più una tassa legata al possesso del televisore/radio bensì di una apparecchiatura elettronica che riceva il segnale come un computer, uno smartphone o un tablet.

Critiche e perplessità sull’attuabilità di questa idea del governo arrivano sia dal Presidente dell’Autority per l’Energia Guido Bertoni, dal Presidente di Assoelettrica Chicco Testa ed infine anche in ambito politico si assiste ad una forte critica da parte di Forza Italia, Lega e Scelta civica.

Non è inoltre ben chiaro cosa dovrebbe accadere nell’ipotesi in cui un utente che paga correttamente le bollette dell’elettricità ma non quella relativa al canone Rai e se in quel caso il gestore provvederebbe al distacco della corrente elettrica e soprattutto se potrà farlo.

F24 cartaceo, addio: oltre i 1000 euro, obbligo di invio telematico

modello-f24-telematico

In prossimità della scadenza TASI al 16 ottobre, i contribuenti italiani si confronteranno con le novità introdotte sul fronte delle modalità di pagamento.

Dal 1° ottobre, infatti, – come già i titolari di partita IVA – , anche i privati saranno obbligati all’invio telematico del modello F24 per gli importi superiori a mille euro, a saldo zero e per i crediti in compensazione con saldo finale maggiore di zero.

Al relativo versamento, si potrà provvedere attraverso i servizi on line dell’Agenzia delle Entrate e dell’Amministrazione finanziaria, con delega all’intermediario (nei casi di saldo zero) e tramite home banking.

Benché inaugurato dal proposito di ridurre i costi a carico dell’Erario, l’adempimento telematico, tuttavia, rischia di imbastire un ordito di difficoltà pratiche, non solo per le complessità dei regolamenti comunali in capo al calcolo della TASI, – ricadente su tutti gli immobili, inclusi quanti ad oggi esenti da ICI e IMU in virtù delle detrazioni fisse – , ma soprattutto per l’eventuale imperizia degli inesperti, dei più anziani e dei resistenti alla pur necessaria alfabetizzazione digitale.

Per istruire la migliore prassi, l’Agenzia delle Entrate ha pertanto diffuso la Circolare n.27/E (http://www.agenziaentrate.gov.it), indicando le procedure telematiche ed i casi di ammissione al persistente utilizzo cartaceo.

Sarà ancora consentito avvalersi degli sportelli bancari e postali per gli importi pari o inferiori a mille euro; per i modelli precompilati dall’Ente impositore per somme anche superiori, purché in assenza di crediti in compensazione; per i ratei in corso di tributi, contributi ed altre entrate fino al 31 dicembre, anche per cifre superiori a mille euro, per crediti in compensazione e per saldo zero; per gli aventi diritto ad agevolazioni fiscali nella forma di crediti di imposta, fruibili in compensazione solo presso gli agenti di riscossione; per le imposte in capo ai protestati ed ai cattivi pagatori privi di conto corrente, che, – a fronte dell’obbligo telematico e della mancata disponibilità di canali abilitati, potranno ricorrere ad un intermediario o, in ultima istanza, al modello cartaceo.

Petula Brafa

TASI: ILLEGITTIMO PAGAMENTO IN DATE DIVERSIFICATE. CODACONS PRONTO AD AZIONI LEGALI CONTRO LO STATO

tasida Codacons

La decisione del Governo di diversificare il pagamento della Tasi a seconda del comune di residenza crea evidenti disparita’ di trattamento tra cittadini e viola le disposizioni della Costituzione Italiana. Lo afferma il Codacons, che affila le armi legali contro la decisione del Governo. “La situazione determinatasi a causa delle incapacita’ delle amministrazioni locali e centrale, e’ quella per cui alcuni contribuenti saranno chiamati a pagare la Tasi entro il 16 giugno, altri il 16 settembre, senza alcun valido motivo che giustifichi tale differenza, dal momento che i Comuni hanno avuto il tempo necessario per deliberare le aliquote – spiega il Presidente Carlo Rienzi – Un simile provvedimento viola poi la Costituzione, che all’art. 3 sancisce l’assoluta uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge”. Il Codacons sta dunque studiando le possibili azioni legali da intraprendere nei confronti dello Stato contro una misura ingiusta che crea disparita’ di trattamento tra cittadini, per cause imputabili unicamente alla pubblica amministrazione.

MARCHE DA BOLLO, PAUSA CAFFE’, GADGET ECC. DOVE SI NASCONDONO LE MICROTASSE

caffeda Repubblica.it

Dalla pausa caffè alle merendine, dalla borsa termica al telo per il mare allegato alle riviste specializzate, dal pieno di benzina all’imposta di bollo, dallo “svapatore” incallito e ora punito, al rincaro della Robin tax sull’energia anche per le piccole aziende. Le “poor tax”, come le ha definite il Wall Street Journal in un articolo dedicato alle imposte più popolari come il tabacco, segnano i primi due mesi del governo guidato dalla coppia Letta-Alfano. In tutto 550 milioni che sono stati utilizzati per coprire nuovi interventi, dal rinvio dell’Iva alla proroga degli ecobonus sulle ristrutturazioni, alla riedizione della vecchia legge Sabatini per favorire gli investimenti in macchinari. “Ossessione dell’Imu e dell’Iva”, ha osservato il deputato Pd Marco Causi. E per questa ossessione, unita alla necessità di non “sfasciare” i conti pubblici come dice giustamente il presidente del Consiglio, si aumentano le tasse, spesso su generi di consumo popolari e modesti.

In questa cornice il Pdl, che attizza quotidianamente il fuoco su Imu e Iva, fa la vittima: “Dobbiamo mettere una app sulle nuove tasse, ogni volta deve squillare l’allarme rosso”, si è lamentato il vicepremier Alfano. Ma al tempo stesso in uno dei recenti provvedimenti varati dal governo è stata cancellata la tassa sul possesso yacht: fino a 14 metri si pagavano 800 euro, ora non si paga più nulla. Anche per la Tobin tax, la tassa sulle transazioni finanziarie che non tocca certamente le fasce più basse di reddito, si è ottenuto un rinvio: l’aliquota dello 0,2 sul trasferimento di proprietà delle azioni o di altri strumenti finanziari non si pagherà più il 16 luglio, ma il 16 ottobre. Ulteriore contributo all’ingorgo fiscale, a tutto vantaggio dei più abbienti.

Ma le pocket-tax, ovvero quelle tasse che pesano sulla vita quotidiana e che emergono solo quando facciamo i conti a fine mese, aumentano. E’ il caso delle sigarette elettroniche: appena usciti dalla schiavitù del tabacco, circa 2 milioni di italiani si troveranno a dover pagare il 58,5% di imposta, con relativo rialzo dei prezzi, sulle e-cig (ieri la protesta dei produttori: settore distrutto). Anche la pausa caffè sarà più cara: proprio per finanziare gli ecobonus è stata aumenta l’Iva sulle macchinette che distribuiscono le merendine e i cappuccini negli uffici e nelle scuole. E’ salita dal 4 al 10%. Con relativi aumenti e un gettito di 104 milioni all’anno. Altri 125 milioni vengono invece da un settore in crisi come l’editoria: i gadget allegati ai giornali dovranno sottostare all’aliquota ordinaria del 21% e non più a quella del 4%.

L’aumento più doloroso tuttavia rischia di essere quello strisciante dei bolli. Per chi non se ne fosse accorto, dal 25 giugno la marca da bollo da 1,81 euro è passata a 2 euro, mentre quella da 14,62 è passata 16. In tutto un incasso di 197,2 milioni all’anno che serviranno per la giusta causa del terremoto in Abruzzo. Sicuri perché questa pocket-tax colpisce tutti e in molti momenti della normale attività quotidiana: fatture, atti dal notaio, passaggi di proprietà, iscrizioni all’università, richieste di documenti e passaporti.

Infine l’altra inesorabile tassa invisibile, contenuta nel decreto “del fare”: la mini accisa sui carburanti il cui importo sarà quantificato successivamente con un provvedimento dell’agenzia delle dogane: aumenteranno benzina e gasolio. Il tutto per 75 milioni di euro.

Tasse locali: in un anno incremento del 5%

manganello_tasseda Repubblica.it

Regionali, comuni e province puntano sui contribuenti, per far quadrare i conti dei bilanci. In un anno le imposte delle amministrazioni sono aumentate di 9,2 miliardi, arrivando a un totale di 182,9 mld (+5%). E dire che sembrava iniziato un trend positivo, di riduzione delle tasse locali, partito nel 2008 e proseguito l’anno successivo. Ma già nel 2010 l’imposizione è tornata a salire e l’anno successivo la tendenza è stata confermata con ulteriori incrementi.
Proprio nel periodo della crisi, quando cresce il numero delle famiglie in difficoltà, gli enti hanno deciso alzare l’asticella delle entrate fiscali, con incrementi annuali che superano anche il 10%. I dati, contenuti nelle tabelle dell’Istat ed elaborati dall’Adnkronos, mostrano che rispetto a 10 anni prima le entrate fiscali, tra imposte dirette e indirette, sono aumentate di 44,5 mld (+32,2%).
Tornando al confronto annuale, secondo i dati più aggiornati dell’istituto di statistica, le imposte comunali dal 2010 al 2011 sono cresciute di 4,8 mld arrivando a 100,8 mld (+5%). Seguono a breve distanza le regioni, che hanno portato il gettito complessivo a 77,5 mld con un incremento di 4 mld (+5,4%). Mentre le province hanno aumentato gli incassi di quasi mezzo miliardo, arrivando a 4,7 mld (+11,1%).

Confrontando le entrate fiscali del 2001 con quelle del 2011 emerge che l’aumento è stato pari a 23,9 miliardi per i comuni (+31,1%); mentre per le regioni il gettito risulta di 19,3 miliardi in più (+33,1%). Ma sono le province le strutture che in 10 anni sono riusciti a ottenere i risultati più elevati, con un gettito che è aumentato del 41,3% (+1,4 mld). Nonostante l’aumento del peso fiscale le entrate complessive degli enti locali e territoriali si riducono, a causa del taglio dei trasferimenti.

Così cresce la quota fiscale sul totale delle risorse a disposizione di comuni e regioni, passando rispettivamente dal 39,7% del 2010 al 42,3% del 2011 e dal 44,9% al 48,2%. Tornando indietro di altri 10 anni si scopre che nel 1991 le entrate fiscali ammontavano a solo il 14,2% del totale per i comuni e al 15,2% per le regioni. La differenza è da attribuire soprattutto al livello di imposizione molto più contenuto: i comuni si limitavano a una tassazione totale di 15,5 mld mentre le regioni si fermavano a 10,1 mld. Le tasse, da allora, sono aumentate del 548,8% nel caso degli enti locali e del 665,7% nel caso degli enti territoriali.

Italia. Lo Stato che esige le tasse e non paga i debiti

da Aduc – di Primo Mastrantoni

Come potremmo definire una persona che pretende da noi i crediti ma non paga i debiti? Strozzino no, perche’ l’usuraio almeno i soldi li presta.
Ladro no, perche’ il furfante ruba soltanto. Avremmo qualche definizione in mente ma lasciamo perdere. La circostanza riguarda lo Stato, le Regioni, le Province e i Comuni. Tutti attingono alle tasche degli italiani ma contestualmente sono restii ad onorare i propri impegni. Si parla di 70 miliardi di euro, cifra enorme che manda in tilt i bilanci delle imprese. Eppure c’e’ una direttiva europea, che dovrebbe entrare in vigore dal prossimo anno, che impone i pagamenti a 30/60 giorni.
I ritardi possono attivare un meccanismo perverso: le imprese, consapevoli dei differimenti, cercano soluzioni di rientro con il costo degli appalti, oppure possono ricorrere alle “lusinghe”, che sfociano nella corruzione che, secondo la Corte dei Conti, vale qualcosa come 60 miliardi. Ovvio che non si puo’ continuare in questo modo, strozzando le imprese e quindi l’economia nazionale. Per risolvere il problema lo Stato, le Regioni e gli enti locali dovrebbero vendere cio’ che hanno: gli immobili. Il ministero dell’Economia ne stima il valore in 400 miliardi. Bene ci si metta mano.