Fatturazione a 28 giorni: come richiede il rimborso da Tim.

Dal 2017, Tim e alcune delle maggiori aziende telefoniche italiane hanno cambiato le loro modalità di fatturazione, passando da tariffe mensili a bollette ogni 28 giorni. In questo modo, i gestori telefonici sono stati in grado di guadagnare da due a tre giorni al mese agli utenti, portando così a un aumento delle mensilità da dodici a tredici. A seguito di numerosi reclami da parte delle associazioni di consumatori e dell’intervento dell’Antitrust, l’Agcom ha obbligato Tim e altre compagnie telefoniche, con delibera n. 269/18/CONS a eliminare questa modalità di fatturazione, tornare alla fatturazione mensile e rimborsare automaticamente le somme in eccesso per gli utenti nel periodo in cui è stata applicata la fatturazione illegittima. Ci si troverà in una varietà di situazioni a seconda della posizione debitoria residua della società. Nel caso in cui non ci siano morosità o il debito residuo sia inferiore al rimborso, c’è la possibilità di ottenere un accredito sul proprio conto o su un altro contratto attivo con TIM. Finora, solo l’8% dei clienti coinvolti è stato rimborsato da questa società, escludendo i oltre 5 milioni di clienti che avevano utilizzato il diritto di recesso. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione ha messo fine alla questione, dando torto a Tim e obbligandola anche a rimborsi i clienti che avevano utilizzato il loro diritto di recesso e che avevano cambiato compagnia. Per rimborsare 5.425.978 utenti, che rappresentano circa il 58% dei clienti coinvolti, Tim dovrà quindi sborsare più di 160 milioni di euro. Se non sii riceve un rimborso da da Tim, si dovrà richiederlo da solo.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

La cessione di pago Pa a Poste Italiane bocciata dall’Antitrust.

L’ordinanza del decreto Pnrr che prevede la cessione della piattaforma di pagamenti PagoPa a Poste Italiane per il 49% e a Istituto Poligrafico per il restante 51% è stata respinta dall’Antitrust. Una disposizione che presenta, secondo l’Autorità, “alcune criticità concorrenziali”. L’Antitrust afferma che “in una prospettiva di garanzia del mercato e dei diritti degli operatori potenzialmente interessati, l’individuazione del cessionario della quota del 49% dovrebbe avvenire ad esito di un’asta competitiva o comunque di una procedura che valuti e metta a confronto più manifestazioni di interesse”. Nel 2024, PagoPa ha gestito 92 milioni di transazioni e quasi 20 miliardi di euro.

Le banche italiane si erano già espresse contro questa cessione, ma ora sono tornate a esprimere la loro contrarietà. L’Associazione bancaria italiana afferma che c’è la possibilità che la “parità concorrenziale” venga violata rispetto agli altri partecipanti della piattaforma bancaria e finanziaria. L’Abi afferma in una memoria presentata alla commissione bilancio della Camera sul decreto Pnrr che Poste potrebbe essere favorita dagli istituti di pagamento e dagli operatori gestori di pubblici servizi  nella conoscenza di informazioni sensibili.

Per quanto riguarda l’ingresso di Poste nel capitale di Pago PA, l’antitrust afferma che  potrebbe sollevare alcune rilevanti problematicità nel funzionamento del mercato, che investono in primo luogo il settore dei pagamenti digitali e poi quello delle notifiche digitali. L’Antitrust conclude che il legislatore dovrebbe esaminare metodi alternativi a quelli previsti dalla norma per identificare un soggetto qualificato attraverso procedure trasparenti e non discriminatorie, prevedendo anche adeguati presidi per garantire la sua neutralità.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Cos’è il nuovo diritto alla riparazione dei prodotti?

Il 2 febbraio 2024, il Consiglio e il Parlamento dell’UE si sono espressi favorevolmente sul testo della direttiva sul diritto alla riparazione. Questa direttiva, nota anche come direttiva sul diritto alla riparazione o R2R, mira a promuovere la riparazione di beni rotti o difettosi. Una volta approvata e in vigore, questa legge renderà più facile per i clienti richiedere la riparazione piuttosto che la sostituzione, rendendo l’accesso ai servizi di riparazione più facile, rapido e trasparente. L’accordo provvisorio si applica a tutti i prodotti che hanno i requisiti di riparazione stabiliti dal diritto dell’UE e stabilisce l’obbligo di riparazione per i produttori di beni che hanno i requisiti di riparazione; crea un modulo informativo europeo che fornisce ai consumatori i dati essenziali sui servizi di riparazione; riunisce le piattaforme di informazione sulla riparazione nazionali in un unico sito web online.

La direttiva incoraggia i consumatori a riparare i loro prodotti per prolungare la loro durata di vita. Ciò farà crescere il settore delle riparazioni, ridurre gli sprechi e promuovere modelli di business più sostenibili. La direttiva offre una serie di strumenti per rendere la riparazione più attraente per i clienti, tra i quali un’estensione di 12 mesi del periodo di responsabilità del venditore dopo la riparazione di un prodotto .La Commissione europea ha la possibilità di stabilire requisiti di riparabilità per i nuovi prodotti in futuro utilizzando il regolamento sulla progettazione ecosostenibile. Questi requisiti verranno successivamente inseriti nell’elenco dei prodotti coperti dalla direttiva R2R.  L’accordo vieta pratiche che impediscano ai riparatori indipendenti di utilizzare pezzi di ricambio di seconda mano o stampati in 3D; inoltre, obbliga i produttori a pubblicare informazioni sui pezzi di ricambio sul loro sito Web e a renderli disponibili a un prezzo ragionevole per tutte le parti del settore della riparazione.

Nel tentativo di incoraggiare i clienti a optare per la riparazione, il testo prevede che i produttori effettuino le riparazioni necessarie a un prezzo ragionevole e entro un termine ragionevole. Tuttavia, entro il periodo di responsabilità del venditore incluso nella garanzia, l’accordo mantiene anche il diritto dei consumatori di scegliere tra la riparazione o la sostituzione del prodotto difettoso. Il periodo di responsabilità del venditore sarà prolungato di dodici mesi dal momento in cui il prodotto sarà reso conforme se il consumatore decide di ripararlo. Gli Stati membri possono prolungare questo periodo se lo desiderano. L’accordo provvisorio raggiunto tra le istituzioni dell’UE deve essere formalmente approvato e ratificato da entrambe le parti.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Novità importanti nella riscossione delle cartelle esattoriali.

Dopo cinque anni, ci sarà dal discarico delle cartelle esattoriali sotto i 5 mila euro.  Il decreto sulla riscossione è stato infatti approvato lunedì 11 febbraio nel consiglio dei ministri. Il decreto legislativo impone all’Agenzia delle entrate riscossione una pianificazione annuale per proteggere i crediti tributari dei diversi Enti notificando tempestivamente la cartella di pagamento e gli atti interruttivi della prescrizione e gestendo tempestivamente le attività di recupero. Inoltre, il numero massimo di rate consentite per la rateizzazione ordinaria dei debiti fiscali viene progressivamente esteso.

Il decreto sulla riscossione approvato in Cdm prevede che le cartelle esattoriali non riscosse entro 5 anni verranno cancellate automaticamente dal 1° gennaio 2025. Il termine “discarico automatico” è contenuto nell’articolo 3 della bozza del DLg: “Le quote affidate all’Agenzia delle entrate-riscossione a decorrere dal 1° gennaio 2025 e non riscosse entro il 31 dicembre del quinto anno successivo all’affidamento sono automaticamente discaricate.

In qualsiasi momento, l’Agenzia delle entrate riscossione può inviare all’ente titolare del credito una comunicazione di discarico anticipato delle quote che le sono state assegnate dal 1° gennaio 2025 e per le quali ha rilevato: il completamento del processo di fallimento o della liquidazione giudiziale; verificando che i beni del debitore non siano suscettibili di essere aggrediti attraverso l’accesso effettuato prima del discarico. Si tratta di un’operazione che ha l’obiettivo di svuotare il magazzino della riscossione con una quantità enorme di debito che non è mai stato saldato e che non è mai più richiesto perché riguarda anche coloro che sono deceduti, senza reddito e non possono essere trovati. Nonostante ciò, è fondamentale sottolineare che non si tratta di cancellazione della cartella, come è stato più volte deciso negli ultimi anni. L’ente creditore ha tre opzioni:
• supervisionare autonomamente la riscossione coattiva delle somme scaricate;
• assegnare la concessione a privati attraverso un bando pubblico;
• Riaffidarla all’Agenzia delle entrate riscossione per due anni nel caso in cui l’ente creditore scopra nuovi e significativi dati reddituali del debitore.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Privatizzazione Poste Italiane. Dipendenti preoccupati.

Il parere parlamentare sulla privatizzazione di Poste Italiane delle commissioni Trasporti e Bilancio è confermato dal Dpcm inviato alla Camera. Secondo alcune informazioni, la privatizzazione di Poste Italiane consentirà al pubblico di detenere una percentuale non inferiore al 35%. Questa percentuale consentirà a Giorgia Meloni di aderire a quanto ha già dichiarato, ovvero ridurre la presenza dello Stato nelle aree non necessarie e allo stesso tempo riaffermarla nelle aree in cui è necessaria. Due soggetti, Poste Italiane e Ferrovie dello Stato, sono al centro dell’attenzione del governo. Intanto in rete monta la protesta dei dipendenti che accusano il sindacato di troppa  “accondiscendenza”. Nessuna azione e nessuno sciopero per contrastare la privatizzazione e temono che i sindacati si muoveranno quando ormai non ci sarà più nulla da fare. Ecco che sui forum cominciano a girare locandine come quella di fianco. La privatizzazione di una parte delle quote avrebbe un impatto significativo sulle finanze statali: Con il 49% di Fs e meno del 30% di Poste, gli introiti dovrebbero essere compresi tra 4,7 e 6,7 miliardi di euro. Una decisione presa dal governo Meloni, che ha alcuni vantaggi, ma potrebbe comportare alcuni cambiamenti spiacevoli. Le organizzazioni sindacali lanciano l’allarme sulla possibile riduzione del personale e la chiusura di alcuni sportelli fisici. La privatizzazione di un’ulteriore parte di Poste Italiane, già dal 2024, è stata confermata come previsto. Al momento, il Ministero dell’Economia e delle Finanze detiene il 29,26% del capitale della società e la Cassa Depositi e Prestiti detiene il 35%.

Con l’approvazione delle privatizzazioni del Consiglio dei ministri, il ministero dell’Economia e delle Finanze cederà una parte della partecipazione. Secondo una nota di Palazzo Chigi, questa somma sarà “tale da mantenere una partecipazione dello Stato, anche indiretta, che assicuri il controllo pubblico”. In altre parole, la nota afferma che la modalità di alienazione tenderà a favorire la protezione dell’azionariato diffuso e la stabilità dell’assetto proprietario, senza intaccare il numero di dipendenti o i servizi offerti. Questa non è la prima privatizzazione di Poste Italiane, e diversi sindacati di settore stanno preoccupandosi dopo quella del 2015. Secondo questi, ci sono molti rischi, come una qualità inferiore del servizio ai cittadini e la perdita di posti di lavoro. Nel corso di un question time alla Camera, Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’Economia, ha garantito che la cessione di una parte del capitale di Poste Italiane aumenterà il valore del gruppo Poste garantendo la qualità dei servizi e mantenendo i livelli occupazionali.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Asciugatrice elettrodomestico indispensabile. Ma quando non funziona?

Ogni elettrodomestico ha un proprio principio di funzionamento e caratteristiche specifiche. Una buona conoscenza dell’attrezzatura che si utilizza è essenziale per sfruttarla al massimo delle sue potenzialità e ottenere risultati soddisfacenti. Esistono due tipologie di asciugatrice: modello ad estrazione o a condensazione. Durante l’utilizzo di un’asciugatrice, le fasi principali sono l’ingresso del flusso d’aria calda e la successiva rimozione dell’umidità dalla biancheria. Nella prima fase, l’aria viene estratta dall’aria esterna e portata alla resistenza elettrica o alla pompa di calore. Una volta riscaldata correttamente, viene convogliata nel cestello per rimuovere l’umidità dai vestiti. Questa parte è sostanzialmente la stessa per tutte le asciugatrici, ma ci sono lievi differenze a seconda della marca e del modello. Il flusso d’aria che colpisce gli indumenti bagnati crea una grande quantità di vapore acqueo. Se defluisce direttamente nell’ambiente esterno si chiama deumidificatore ad espulsione o ad evacuazione. È facile intuire come il principale svantaggio di questo apparecchio sia l’elevata umidità emessa verso l’ambiente esterno. Pertanto l’asciugatrice deve essere installata in un locale particolarmente ventilato e ampio in modo che il vapore acqueo si diffonda meglio. La soluzione ideale è collegare l’uscita fuori dalla finestra o tramite un apposito foro nel muro. Il vapore acqueo prodotto nei modelli a condensazione invece viene riconvertito in acqua e quindi rimosso. Dopo che l’aria calda viene deumidificata dagli indumenti, viene immediatamente raffreddata e raccolta in un apposito contenitore sotto forma di acqua oppure eliminata direttamente attraverso un tubo.

Se l’asciugatrice non asciuga bene, i guasti possono essere diversi. La pompa di calore o la resistenza elettrica. Si tratta di due componenti che riscaldano l’aria a seconda del modello. Un altro elemento che può danneggiarsi è il sensore di umidità. È il componente che regola la durata e la completezza del ciclo di asciugatura. Ad esempio può succedere che l’asciugatrice non asciughi bene. Potrebbe anche darsi che il sensore sia semplicemente nella posizione sbagliata o non sia più nella posizione corretta. La cinghia. Permette di ruotare il cestello. È uno dei componenti che si usura di più. Termostati. L’asciugatrice è dotata di diversi termostati. Tra questi, uno dei più importanti è la sicurezza, il cui scopo è arrestare la macchina quando viene superata una determinata temperatura. Scheda. Rappresenta l’unità centrale che controlla le funzioni del dispositivo. Solitamente tutti i componenti vengono controllati attentamente e questo dettaglio viene lasciato per ultimo. Il tubo di scarico in un modello a condensazione che non non scarica più acqua o non trattiene acqua nel contenitore di raccolta. Questo problema è causato principalmente dall’intasamento del circuito. L’utente può facilmente controllare i filtri e pulirli se necessario. Ciò potrebbe anche spiegare perché l’asciugatrice emana odore di umido in determinate condizioni.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Aumenta la domanda di avena da parte dei consumatori.

Sebbene la produzione italiana di avena continui a diminuire (-7% nel 2022-2023 secondo l’Istat), la richiesta del cereale è in aumento (+9%) . L’esplosione dell’avena è descritta nell’ultima edizione dell’Osservatorio Imagine: ipermercati e supermercati hanno ben 623 prodotti che indicano la presenza di avena in etichetta, dai biscotti allo yogurt. Il volume delle vendite è aumentato del 6% per oltre 298 milioni di euro. Bella rivincita per un cereale che è stato per lungo tempo snobbato.

Sebbene ricoprisse un ruolo importante nell’alimentazione di molti popoli, soprattutto nordici, l’avena portava con sé l’immagine di un alimento povero e rustico perché viene utilizzato anche per nutrire gli animali. Finché con il nuovo millennio arriva la dieta francese Pierre Dukan, che ne fa il pilastro della sua popolare dieta, seguita da più di 50 milioni di persone in tutto il mondo. La dieta Dukan non sarebbe la stessa senza l’avena. Al contrario, senza la dieta Dukan, l’avena non avrebbe raggiunto i nuovi livelli di vendita.

L’avena è ricca di fibre che aiutano a controllare il colesterolo e contiene tutto ciò che i consumatori attenti alla salute amano: vitamina B1 e vitamine del gruppo B in genere, tra cui anche folati, calcio, ferro, magnesio, manganese, fosforo, zinco. Possiede poi un altro grande vantaggio: è versatile. È infatti alla base di ricette popolari e può essere trasformato e consumato in tanti modi diversi: in grani e scaglie, come farina o come bevanda. Esistono gruppi di ricerca dedicati a quantificare i potenziali effetti protettivi nei confronti di alcuni tumori, promuovendo un sistema immunitario più efficiente, e i suoi effetti antiossidanti dovuti alla presenza di composti fenolici, flavonoidi e steroli, che potrebbero spiegare alcuni dei benefici per la salute cardiovascolare.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano