Cosa fare se avete smarrito il biglietto del pedaggio autostradale?

Siete in viaggio ed avete scelto di raggiungere la vostra meta in autostrada. Tutto procede per il verso giusto, prendete il tagliando di ingresso, vi godete il viaggio, fate una sosta all’autogrill per una pausa caffè. Arrivati a destinazione imboccate l’uscita e, davanti al casello, siete in procinto di consegnare il biglietto all’addetto ma purtroppo non lo trovate. Cosa fare in questi casi? Innanzitutto non scendete dal veicolo e spiegate al casellante la vostra situazione specificando da dove avete imboccato l’autostrada. L’addetto prenderà nota e redigerà un verbale. Seduta stante vi farà pagare l’importo della tratta da voi dichiarata, ad esempio, siete sull’autostrada A14, avete preso il biglietto di ingresso a Lanciano per arrivare all’uscita di Ancona.

L’importo che pagherete al momento sarà quindi relativo alla tratta Lanciano/Ancona però, siete comunque in multa poiché l’addetto al momento non può verificare se la vostra dichiarazione è vera o no. Pertanto sul verbale ci sarà l’importo totale da pagare che, per legge, viene calcolato dalla stazione più lontana di entrata. La procedura è obbligatoria però potete opporvi. Recatevi con il verbale presso il Punto Blu più vicino e compilate un modulo di autocertificazio con le vostre generalità, la targa dell’auto ed il casello di entrata. Una volta riconsegnato il modulo la pratica è in stand-by nel senso che la società autostradale verificherà tramite i nastri di sorveglianza se la vostra auto è realmente partita dal casello autostradale dichiarato. In caso positivo il verbale verrà annullato quindi non dovete pagare più la multa, mentre, in caso contrario si rischiano sanzioni penali. Quando viaggiate in autostrada prestate attenzione a non smarrire il biglietto e, in caso contrario, per non rischiare, dichiarate sempre e solo la verità.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Volete noleggiare una macchina on line? State attenti ai costi aggiuntivi!

Spesso nei contratti per il noleggio di una vettura sono nascosti dei piccoli escamotage per far aumentare, a discapito del consumatore, i prezzi per la gestione della pratica. Dopo un confronto con la Commissione Europea, le cinque maggiori società del settore hanno accettato nuove direttive che hanno alla base la tutela del clienti. Spesso infatti chi noleggiava un veicolo on line vedeva aggiunti, al momento del pagamento, nuovi costi relativi magari al carburante o a polizze accessorie spacciate per obbligatorie. Le pratiche incriminate consistevano nelle modalità con cui gli operatori prospettavano al cliente, quando si presentava al desk per il ritiro dell’autovettura già prenotata online, l’acquisto di servizi accessori presentati però come obbligatori.

L’addetto al banco minacciava di bloccare sulla carta di credito un importo elevato, a meno che il cliente non aggiungesse, ad esempio, anche la polizza conducente o quella sui cristalli. La conseguenza è un notevole incremento di prezzo rispetto alla prenotazione online. “Oltre al danno anche la beffa relativa ai portali che confrontano più offerte”, spiegano dal Centro Tutela Consumatori Utenti di Bolzano (Ctcu), l’associazione che ha segnalato all’Antitrust le anomalie aggiungendo che “la maggior parte delle segnalazioni sul rent a car sono di clienti che hanno prenotato l’auto su uno di questi siti che riuniscono più compagnie e spesso hanno sedi estere con cui è impossibile parlare”. Al momento della prenotazione è consentito inserire i dati della prepagata però, solo quando si ritira l’auto si scopre che è, invece, necessaria la carta di credito con i numeri in rilievo per poter autorizzare il deposito cauzionale.

Clausola che però viene riportata solo in fondo alla conferma di prenotazione e che ai più finisce per sfuggire. “Così come non è scritto chiaramente nelle condizioni generali del contratto di noleggio che – sottolineano gli esperti del Ctcu – solo al momento del ritiro della vettura si può aderire a assicurazioni aggiuntive, denominate CDW, SCDW o TP, volte ad abbattere le franchigie danni e furto”.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Infradito alla guida si o no? Ecco cosa dice il Codice della Strada.

Siamo in estate e spesso ci capita di indossare calzature poco adatte alla guida. Pensiamo alle classiche infradito: comode, pratiche, leggere che ci liberano dall’ingombro dei calzini. Cosa succede però se interpelliamo il Codice della Strada? In effetti guidare con le infradito, oppure a piedi nudi, non è vietato dalla legge, ma comunque comporta dei rischi. A tal proposito è dal 1993 che non esistono più norme specifiche che indichino il tipo di scarpa da usare per comandare i pedali.

Le cose cambiano però in caso di incidenti stradali: se nel verbale redatto dai carabinieri o dalla polizia viene specificato che il protagonista del sinistro era alla guida con calzature particolari, come zoccoli, infradito o ciabatte, gli ispettori dell’assicurazione potrebbero indicare tale particolarità come la causa dell’incidente. La mancata aderenza del piede con la calzatura da spiaggia, la sabbia residua che rende difficile il controllo dei pedali sono tutti possibili motivi che causano una scarsa padronanza del veicolo. Pertanto in caso di sinistro, la compagnia di assicurazione potrebbe rivalersi sugli articoli 140 e 141 del Codice della Strada che sottolineano la necessità che il guidatore sia sempre in grado di effettuare tutte le manovre necessarie per garantire la sicurezza su strada, come ad esempio l’arresto immediato del veicolo in caso di pericolo.

Quando si è alla guida con ciabatte o a piedi nudi, questi riflessi potrebbero essere compromessi e se riconosciuti come responsabili c’è il rischio di dover rimborsare di tasca propria eventuali danni causati alle altre vetture coinvolte o addirittura, in caso di ferite, pagare le spese mediche all’infortunato. Se, inoltre, il danno fosse particolarmente grave, potrebbero persino scattare conseguenze penali, come prescritto dalla nuova legge sull’omicidio stradale. Quindi se volete evitare ogni tipo di rischio portate con voi in macchina un paio di scarpe di ricambio in modo da guidare in totale sicurezza anche nei mesi estivi.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Stop ai bimbi dimenticati in auto con un nuovo piano di governo!

Il Governo sta studiando una proposta di legge per salvare la vita ai bambini lasciati in auto dai genitori per sbaglio o per dimenticanza. L’attenzione per questa seria e delicata tematica è cresciuta a seguito dei tragici fatti recenti di cronaca che vedono protagonisti i più piccoli che, per errore o distrazione dei genitori, subiscono gravi conseguenze, in alcuni casi anche la morte. Stop quindi ai bambini dimenticati in auto! Un emendamento del Codice della Strada intende mettere un freno a tutto ciò attraverso l’installazione, in tutte le auto, di sensori che avvertano l’automobilista nel caso in cui lasci inavvertitamente nell’abitacolo neonati, bimbi di pochi anni o anche animali domestici. Potrebbe capitare a chiunque anche al genitore più scrupoloso del mondo: presi dalla routine quotidiana, dagli impegni della vita di tutti i giorni i protagonisti di queste tragedie scendono dall’auto e chiudono a chiave per recarsi al lavoro, con la certezza di aver lasciato il proprio bambino all’asilo nido o a casa dei nonni.
Per scongiurare altre tragiche morti, il Governo intende dotare le autovetture di sensori che possano rivelare la presenza del bambino in auto. Si sta discutendo in particolare se applicare il sensore solo ai seggiolini o su tutta l’automobile. Le fatali distrazioni, in questo modo, potranno essere sventate dando ai genitori particolarmente affaticati, soggetti a ritmi di lavoro e di vita frenetici, degli strumenti che possono salvare la vita a numerosi bambini, ma anche ai non pochi animali domestici dimenticati in macchina ogni anno. Attraverso un allarme sonoro l’attenzione del genitore può essere focalizzata sulla presenza del bambino in auto. Sono in fase di studio anche particolari sensori da collegare alle applicazioni dello smartphone in modo da ricevere sul telefonino la notifica salva vita. Una piccola rivoluzione per evitare tragedie.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Al vaglio una nuova normativa per rendere le strade più sicure!

Presto in arrivo una novità che cambierà il nostro modo di viaggiare in auto. Un disegno di legge che si sta definendo in questi giorni prevede infatti l’abolizione delle segnalazioni di Tutor ed Autovelox sia dalle strade che dai navigatori satellitari. Una ricerca recente ha rilevato che gli automobilisti sarebbero molto indisciplinati alla guida poiché quando viene segnalata la presenza di un autovelox si tende a frenare bruscamente per limitare la velocità.

Non solo: è stato evidenziato che gli automobilisti, per non perdere punti sulla patente o incorrere in salate sanzioni, si impegnano anche in azzardate manovre diventando così un vero e proprio pericolo per sé e per gli altri. Il rapporto infatti analizza come la percentuale degli incidenti stradali sia aumentata rispetto al passato soprattutto la voce “tamponamenti” ha registrato un notevole incremento. In base ad una mappa che segnala durante il percorso da eseguire la presenza di tutor e di autovelox gli automobilisti diventano “diligenti” per convenienza e rispettano i limiti di velocità quando in realtà sarebbe una cosa giusta e rispettosa farlo continuamente. Le nuove disposizioni al vaglio del Ministero dei Trasporti potrebbero quindi cambiare radicalmente le abitudini di chi si mette alla guida!

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile

Cambio gomme: entro il 15 maggio bisogna sostituire quelle invernali altrimenti potrete essere sanzionati.

Avviso a tutti gli automobilisti: il 15 maggio è la data ultima per il cambio delle gomme che da invernali dovranno essere sostiuite con quelle estive. Chi non esegue questa manovra può rischiare pesanti multe in caso di un controllo su strada.
Secondo le norme citate nel Codice dal 15 aprile scatta l’obbligo del cambio gomme: agli automobilisti viene data una proroga di tempo, fino al 15 maggio, per adeguarsi alla normativa.cambio-gomme-vigevano1
Cosa si rischia se tale sostituzione non viene fatta? In realtà gli pneumatici invernali possono essere lasciati se presentano un indice di velocità uguale, oppure superiore, a quello che viene indicato sulla carta di circolazione. Se invece non rispettano questi requisiti devono essere sostituiti obbligatoriamente. Se tale codice quindi risulta irregolare e si continua a viaggiare con le gomme invernali viene messa a repentaglio la sicurezza stessa del veicolo poiché il battistrada rischia di logorarsi più velocemente allungando i tempi di frenata anche a causa delle temperature superiori ai venti gradi.

Nel caso di un controllo fra metà maggio e ottobre inoltre si rischiano pesanti multe che vanno dai 422 euro ai 1.695 euro, con il possibile ritiro della carta di circolazione, perché il veicolo è considerato non conforme, e l’obbligo di prova e visita nella sede più vicina della Motorizzazione Civile. Per avere la certezza che gli pneumatici invernali possano comunque risultare idonei anche durante il periodo estivo occorre guardare il codice di velocità, un indicatore che segnala la velocità a cui la gomma può trasportare un carico che sia corrispondente al suo codice di carico nelle condizioni che vengono specificate dal produttore. Facciamo un esempio: se l’auto presenta una velocità dichiarata di 200 km/h, il codice di velocità dovrà essere superiore oppure uguale a U, che appunto corrisponde a 200 km/h. L’indice di carico invece è un indice che viene associato al massimo carico possibile sulla gomma alla velocità che viene specificato dal relativo codice di velocità nelle condizioni dettate dal produttore.

Umberto Buzzoni
Direttore Responsabile del Consumatore

L’anidride carbonica diventerà presto un carburante

L’anidrida carbonica diventerà un carburante grazie alla scoperta dei ricercatori dell’Università della California del Sud che sono riusiti a trasformare il 79% di anidride carbonica in metanolo mediante un processo che avviene a temperature relativamente basse e che è alimentato da energie rinnovabili.

Lo studio è stato pubblicato sul Journal of The American Chemical Society. Per riuscire nell’impresa, i ricercatori hanno immesso aria in una soluzione acquosa di un composto chiamato pentatilenesammina, aggiungendo un catalizzatore in rutenio per aiutare l’idrogeno a legarsi alla CO2 sotto pressione. Quindi hanno riscaldato la soluzione tra i 125 e i 165 gradi centigradi. In questo modo è avvenuta la conversione del 79% dell’anidride carbonica in metanolo, un eco-carburante per motori a combustione interna. A differenza di altri sistemi, spiegano gli scienziati, il nuovo metodo funziona anche con basse concentrazioni di CO2 come quella presente nell’aria (400 parti per milione, ovvero lo 0,04% del volume). Il vantaggio è duplice: da un lato la capacità di attivare il processo a temperature notevolmente più basse consente l’utilizzo di energie verdi, dall’altro si fa concreta la possibilità di ridurre le quantità di anidride carbonica presente nell’atmosfera.

E’ ancora lunga la strada per rendere il sistema operativo su larga scala. “Dobbiamo imparare a gestire il carbonio, questo è il futuro”, ha osservato il chimico Surya Prakash, autore dello studio. Il metanolo così ottenuto “oggi di certo non farà concorrenza al petrolio, che è a circa 30 dollari al barile. Questo è il futuro”, spiega Prakash. I tempi però non saranno brevi ma gli esperti contano di portare questo sistema a un uso industriale nel giro di 5-10 anni.

di Umberto Buzzoni